Manga e Anime
creata dalla serie "NARUTO":
"WITH YOU"
una fanfiction di:

Generi:
Sentimentale - Drammatico - Dark - Azione - Avventura - Introspettivo
Avvisi:
What if? (E se...) - Spoiler
Rating:
Per Tutte le età

Anteprima:
[ Sequel di: “Until The Day I’ll Die” ] …perché si sa. E’ con il cuore che si ama. Ed era stato proprio il suo cuore a condurla ad Oto...

Conclusa: No

Fanfiction pubblicata il 29/04/2008 16:40:44 - Ultimo inserimento 20/05/2008
 
ABC ABC ABC ABC



 SOTTO I CALDI RAGGI SOLARI _ SOTTO I FREDDI RAGGI LUNARI


Il sole splendeva.
Alto e irraggiungibile. Bellissimo e vivace.
Sole di una tipica calda e ventilata giornata primaverile.
Giornata in cui, dopo un mese di missione, un nuovo team faceva rientro a casa.
Il sole splendeva. Scaldando il suo cuore e rendendola felice.
“Esattamente come fa Naruto” si ritrovò a pensare Hinata.
Arrossì di botto, colta di sorpresa dai sui stessi pensieri.

<i>Riesci ancora ad arrossire, pensando a lui?
Suvvia Hinata, ormai sei diventata forte.
Sei una chunin, hai appreso lo juken, controlli il Byakugan.
Sei stata scelta da Tsunade in persona, per prendere parte a questo team.
Hai sconfitto miriadi di nemici… eppure, riesci ancora ad arrossire?
Nonostante tutto, nonostante le missioni, i miglioramenti, gli anni passati, sei rimasta candida e timida come tre anni fa…
I miei complimenti, sei una delle poche persone a cui sia rimasto ancora un po’ di cuore. </i>

<<Che hai? Non ti senti bene Hinata?>>
Le chiese il genin biondo al suo fianco.
<<N - no. Sto bene Naruto.>>
<<Sicura, perché se vuoi possiamo pure fermarci.>> Naruto si girò in direzione del suo ‘nuovo’ caposquadra <<Eh Yamato - Sensei? Possiamo fermarci, vero?>>
L’uomo gli annuì brevemente.
Non era un tipo molto loquace. Esattamente come il suo compagno di squadra.
Sai.
Il nuovo arrivato.
Nuovo arrivato che per altro, non gli stava nemmeno tanto simpatico. Anzi, non gli stava simpatico per niente.

<i>Ma eri dovuto scendere a compromessi con Tsunade - Sama, Naruto.
Perché lo sai, una squadra non può essere formata da una persona sola. E i ninja agiscono in squadra.
Hai dovuto persino cambiare insegnante. All’improvviso tutto ciò che riguardava il tuo passato è dovuto cambiare.
Sakura e Sasuke non c’erano più, ma questo ormai l’avevi accettato.
Al loro posto, un freddo e preparato chunin moro e silenzioso insieme ad una delicata ragazza dagli occhi chiari e dalla pelle profumata.
Al posto di Kakashi, un uomo che portava una strana ‘maschera’ che gli incorniciava il volto, un uomo dagli strani occhi grandi e scuri.
Un uomo che alla fine ti eri ritrovato a chiamare Sensei.
Ma dopotutto, hai accettato tutto a testa bassa non osando opporti.
E non perché ti andasse bene chiunque, ma perché semplicemente, l’obbiettivo finale che ti eri preposto ti era stato offerto su un piatto d’argento dalla Godaime in persona.
Un nuovo team e una nuova possibilità.
La possibilità di rintracciarli e riportarli indietro.
E tu un’occasione simile non potevi perderla, vero Naruto?</i>

<<Ma n - no dai Naruto. Ti ho detto che sto bene.>>
Protestò imbarazzata Hinata.
Odiava essere di peso alla squadra.
Inoltre sapeva bene che era lei l’anello debole del team quindi almeno per una volta non voleva essere d’intralcio a nessuno.
<<Sicura, eh? Perché in effetti questo sole, inizia a dare fastidio anche a me.>>
Ammise portandosi le mani dietro la testa, per poi incrociarle.
<<N - no. A me… a me piace… i - il sole…>>
<<Ah beh, in tal caso… comunque se ti vuoi fermare non è un problema.>>
Rimarcò nuovamente Naruto.
<<Non sarà che sei tu a volerti fermare?>>
Chiese atono Sai.
<<Tzk, non sono affari tuoi.>>
<<…Dì che sei tu che ti vuoi fermare. Sei già stanco? Solo i ninja di basso livello possono stancarsi per così poco.>>

<i>Sai, povero e paziente Sai.
Ma anche tu come Naruto hai dovuto accontentarti momentaneamente per raggiungere uno scopo poi più grande.
Perché il motivo per cui hai accettato di stare in squadra con un genin infantile come Naruto e una kunoichi che aveva così poco a che fare con una ninja, era sempre stato solo uno.
L’obbiettivo finale sarebbe stato la più ambita delle tue prede.
La figura più importante da disegnare sul tuo libro, una volta sconfitto. </i>

Naruto lo guardò storto.
<<Mi pare di non avere chiesto nulla a te!>>
Gli disse mettendosi sulla difensiva mentre incrociava le braccia al petto.
<<Suvvia ragazzi, non litigate. Perché non ci fermiamo un po’? Potremmo ristorarci all’ombra di quella roccia, che ve ne pare?>>
Propose Yamato per sventare un’altra litigata che ormai era cosa frequente tra quei due.
Anche troppo frequente.

<i>Da quando avevi accettato l’incarico dall’Hokage in persona, vederli litigare in missione era cosa da ordine del giorno.
Povero Yamato, costretto a ricoprire un incarico che solo tu potevi ricoprire… ma che avevi pochissima voglia di ricoprire.
Perché lo sai anche tu, no?
L’essere speciali, porta a doversi sacrificare se si vuole che gli altri ti considerino alla pari.
E tu sei sempre stato speciale.
Quanti sacrifici hai dovuto sopportare, Yamato?
Per essere considerato alla stregua di un semplice jonin, quanto hai dovuto sopportare?
Probabilmente così tanto, che neppure ti ricordi più.</i>

<<Tzk, io non ho alcun bisogno di riposarmi. Lo dicevo per dire…>>
Disse Naruto sdegnando completamente la proposta del Sensei.
Hinata sorrise timidamente.
Narutokun era bello anche quando si imbronciava.
Decisamente.
Narutokun, era sempre bello.
Diventò rossa nuovamente, dopo essersi accorta per la seconda volta dei suoi pensieri.
Ultimamente, stava pensando a Naruto sempre più spesso.
Veramente era quasi impossibile non pensarci, visto che erano in squadra insieme.
E con la moltitudine di missioni che la loro squadra aveva dovuto svolgere, per aumentare il loro affiatamento, era diventato normale per lei avere Narutokun intorno.
Quando erano a casa, e lei era sola nell’immensa villa di famiglia, non vedeva l’ora di ripartire per una nuova missione.
L’avere Naruto intorno, una persona solare e divertente come Naruto, la faceva sentire felice.
Lui era diverso dalle persone che l’avevano circondata fin dall’infanzia.
Schiere e schiere di servitori ai cui non importava nulla di come stava realmente, bastava che svolgessero i loro lavori e che si occupassero della giovane Hyuga.
Naruto era diverso.
Gli importava di lei.
Di come stesse, di come si sentisse, di quello che pensava.
Naruto le era amico e le voleva bene.
Anche se lei, non aveva smesso mai neppure per un istante di sperare che iniziasse a volergliene anche in un altro modo.

<i>E di la verità Hinata, per quanto tu sia buona, appena avevi appreso della notizia che Sakura e Sasuke se ne erano andati, il tuo pensiero era subito andato a Naruto.
Al fatto che ora senza Sakura intorno, le possibilità di far breccia nel suo cuore sarebbero aumentate.
Forse ora, si sarebbe finalmente accorto di te.
Il fatto che poi anche tu avessi iniziato a sperare nel loro ritorno per il bene di Naruto, l’avevi fatto solo perché mossa dal senso di colpa.
Perché mentre tutti erano rimasti shockati, preoccupati, tristi o delusi, tu dentro di te, avevi gioito.
Gioito che Sakura se ne fosse andata, gioito perché finalmente gli occhi di Naruto sarebbero stati capaci di vedere che lei non lo meritava, che lei non era l’unica… che c’eri anche tu.
Non mentire a te stessa Hinata, perchè l’essere una persona con un gran cuore, non ti esime dall’avere qualche macchia nera sulla tua anima bianca e pura. </i>




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La luna splendeva.
Lontana e irraggiungibile. Marmorea e stupenda.
Una luna piena che regnava indisturbata nel cielo notturno di una notte primaverile.
Un cielo notturno che era stato complice di un’altra missione portata a termine.
La luna splendeva. Scaldando il suo cuore.
“Esattamente come fai tu.” si ritrovò a pensare.
Gettò un’occhiata distratta davanti a se per ricontrollare ancora una volta che i nemici fossero stati tutti eliminati.
Rivolse un altro sguardo alla luna.
Era tempo di tornare a casa.

<i>Casa?
Io non la chiamerei casa il posto in cui stai per tornare, direi piuttosto prigione.
Ma dopo tutto è grazie a quella prigione, se sei riuscita a rimanergli accanto, no?
E non era questo ciò che volevi?
Rimanergli accanto?
Ebbene ci sei riuscita. I miei complimenti.
Anche se ormai, non sei più quella di una volta.
Sei diversa, sei cambiata… sei senz’anima.
L’hai venduta ad Orochimaru per ottenere in cambio ciò che avevi sempre anelato a raggiungere… e sai anche tu che io non parlo di lui.
Ma una cosa è rimasta come prima.
Sasukekun, è ancora al tuo fianco.
Perché è questo ciò che volevi, vero?</i>

Alzò con un gesto preciso la lama della sua katana, in modo che potesse osservarla bene sotto i raggi lunari.
Era sporca di rosso.
Con un altro gesto secco e preciso abbassò la lama facendola ‘danzare’ con un movimento semicircolare, macchiando la terra con il sangue scarlatto di cui era sporca e ripulendo la lama nello stesso tempo.
La rinfoderò nel fodero ornato in seta nera che si teneva legato a lato del bacino.
Diede un’ultima occhiata ai cadaveri stesi di fronte a se.

<i>Perché uccidere era diventato facile, una volta venduta l’anima.
Vero? </i>

Con disappunto, notò che ancora non era al suo livello.
Ma questo era normale infondo, in quegli anni aveva raggiunto una potenza e una precisione spaventosa.
Gettò un altro sguardo ai cadaveri stesi vicino ai suoi piedi.
Beh, se non altro stava migliorando.
Si ravviò una ciocca di capelli rosa dietro l’orecchio.
Gli occhi smeraldini - ora vitrei - si posarono sulla mappa che le era stata data dal suo Sensei.
Mise con grazia inaspettata ciò che aveva dovuto prendere, nel sacchetto fornitole in precedenza. Dopo aver fatto tale operazione, iniziò ad incamminarsi lungo la strada di ‘casa’.

La luna splendeva.
Lontana e irraggiungibile. Marmorea e stupenda.
Una luna piena che regnava indisturbata nel cielo notturno di una notte primaverile.
Un cielo notturno che era stato testimone di un’altra nottata passata in bianco ad aspettarla.
La luna splendeva.
Mentre lui come incantato, era incapace di distogliere il suo sguardo.
Se ne stava lì, appoggiato con la schiena contro il muro umido della stanza.
E aspettava…

La luna era ancora in cielo quando la kunoichi tornò con l’obbiettivo della sua missione.
<<La missione?>>
Le chiese il ragazzo dai capelli argento legati in una coda bassa.
<<Tutto secondo i piani, Kabutosensei.>>
Risposta atona, come un automa.
<<Bene. Anche questa volta hai fatto un ottimo lavoro.>>
Disse sistemandosi gli occhiali sul naso con l’indice e il medio.
<<Vi ringrazio.>>
Disse mentre s’inchinava.
Kabuto, come al solito, indugiò a lungo con lo sguardo su quella bambina che era diventata davvero una bella ragazza.
Capelli rosa sfilati che le arrivavano alle spalle, con due ciuffi davanti lasciati cadere lateralmente più lunghi che le arrivavano a posarsi sul seno. Labbra rosse, carnose e morbide.
Occhi di un verde smeraldo, contornati da lunghe ciglia nere.
Un corpo affusolato, slanciato e snello ma che presentava delle curve sinuose.
Sakura tornò a guardarlo negli occhi, trapassandolo.
Sapeva che non le piaceva essere guardata così. Ma non poteva farne a meno.
Perché se OrochiamaruSama aveva diritto ad avere un giocattolo per se, perché anche Kabuto non poteva averlo?
Inoltre, il suo giocattolo era proprio bello.
Era impossibile non giocarci ogni tanto.
Le sue gambe, il suo corpo, più di una volta l’avevano portato nel cuore della notte davanti alla camera della sua allieva. E più di una volta l’avevano condotto fuori dalla sua stanza, all’alba.
<<Portalo nel laboratorio, poi va a riposare.>>
Le disse soddisfatto.
Averla presa come allieva si era rivelato più utile e dilettevole del previsto.

<i>In questo modo Orochimaru aveva un qualcosa per tenere legato a se Sasuke, e tu Kabuto finalmente avevi opportunità di tramandare le tue ricerche ed allevare quella che sarebbe diventata il miglior ninja medico del mondo.
Così almeno, vincono tutti, no?
Non avevi detto così per convincere Orochimaru a tenere la genin invece di ucciderla?
Perché un premio dopo tanti anni a servire Orochimarusama ci voleva.
Perché dopo tanto, essere finalmente chiamato Sensei da qualcuno ci voleva.
Vero, Kabuto? </i>

Sakura eseguì meccanicamente l’ordine impostole.
Lasciò il contenuto del sacchetto in un apposita borsa termica - sigillante.
Stava uscendo dal laboratorio quando lo incrociò.
<<Ben tornata, Sakurachan.>>
Una voce profonda eppure con un chè di acuto, la sorprese alle spalle.

<i>La voce alla quale avevi venduto la tua anima. </i>

Sakura si girò lentamente.
Aveva capito chi era, non c’era alcun bisogno di agitarsi.
<<Grazie, OrochimaruSama.>>
Disse lei facendogli un inchino profondo.
<<Suvvia…>> le disse mentre la faceva rialzare <<…non c’è bisogno di tutti questi formalismi. L’allieva del primo discepolo che ho avuto, non deve essere così formale con me.>>
Lo fissò con occhi vuoti senza replicare.

<i>Per dire cosa poi?</i>

<<…Allora, com’è andata la missione?>>
Le chiese dopo un po’, vista la sua reticenza a parlare.
<<Tutto bene. Ho recuperato l’obbiettivo come richiestomi.>>
<<E che mi dici dei nemici?>>
<<Morti. Tutti.>>
Due parole pronunciate meccanicamente, senza emozione nella voce.
Come se stesse dicendo cose poco importanti.
<<Bene. Vedo con piacere che Kabuto ha fatto un ottimo lavoro con te.>>
Disse studiandola.
<<Vi ringrazio, OrochimaruSama.>>
Le sorrise compiaciuto.
Ringraziò mentalmente Kabuto per averlo convinto a tenere quella genin.
Si era dimostrata molto più utile del previsto.
Imparava presto ed aveva uno spiccato talento per l’arte medica e le arti illusorie.

<i>Visto Orochimaru?
Ogni tanto, essere magnanimi, porta a qualcosa.</i>

<<Vai a riposarti ora, sembri stanca.>>
Le disse sinceramente preoccupato.
<<Sì.>>
Con un inchino, seguito da passi lenti e misurati si allontanò dal sotterraneo e risalì le scale.
Salì i gradini uno ad uno fino ad arrivare al secondo piano.
Fece per girare la chiave nella toppa ed entrare, ma la porta era già aperta.

<i>Strano.</i>

Sperò, pregando dentro di se, che non fosse Kabuto.
Ne aveva avuto abbastanza delle sue attenzioni ‘extra - scolastiche’.
La spalancò del tutto per trovarci dentro - con sua sorpresa - un Sasuke appoggiato al muro umido, intento ad osservare il cielo dalla finestra.
<<Ah, Sasukekun. Sei tu.>>
Constatò sollevata mentre entrava e chiudeva la porta alle sue spalle.
<<Com’è andata la missione?>>
Le chiese atono continuando ad osservare il cielo stellato.
<<Bene… perché?>>
<<No, niente. Così.>>
Sasuke si voltò a guardarla per la prima volta dopo che lei era entrata nella stanza.

<i>Ogni volta che la osservi, ti sembra sempre più strana vero?
Diversa, ogni attimo che passa.
Perché più il tempo passa e più lei cambia.
E’ da tanto che non la vedi più sorridere come faceva una volta.
Ti sei mai chiesto perché?
Portandola con te, l’hai condannata.
E lei ha perso la sua anima.
Ma, era questo ciò che volevi per lei?
Ti eri detto che avresti potuto preteggerla, ma tu per primo sapevi che non avresti potuto proteggerla da se stessa.
Però, confessa, anche se lei ora è così, il fatto di non essere solo ti conforta, vero?
Infondo l’egoismo è sempre stato un tuo punto di forza, no?
…Eppure, ancora non capisco, se sei così egoista, perché hai tutti questi fastidiosi pensieri?
Aspetta. Come si chiamano?
Ah, giusto… sensi di colpa.
Perché ti senti in colpa Sasuke?
Perché ogni volta che è in missione, non puoi fare a meno di aspettare il suo ritorno?
Perché, la notizia che lei potrebbe morire in missione ti provocherebbe dolore, quando tu stesso non ne provi più da molto tempo?
Perché sono anni che speri in una sua fuga, per lasciarla andare, sperando che torni a Konoha?
Eh, Sasuke? </i>

<<Ho detto qualcosa che…?>>
<<No. Nulla. Chiedevo soltanto...>> disse interrompendola <<…Adesso, sarà meglio che ti riposi. Mi sembri stanca.>> aggiunse poi dirigendosi alla porta.
<<Sì.>>
Sasuke afferrò la maniglia dorata e l’abbassò.
Aprì la porta e fece un mezzo passo fuori dalla stanza.
<<Sakura.>>
Cominciò atono rimanendo girato di spalle.
<<Sì?>>
<<…Ben tornata.>>
Sakura, da dietro, gli sorrise stancamente tirando le sue labbra rosee in un sorriso veloce.
Per tutto il tempo del tragitto di ritorno, non aveva aspettato altro che quel momento.
Quelle parole, lui.
Il momento, le parole, la persona per cui, era diventata così.
Il momento in cui ogni volta, le si ricordava il perché se ne fosse andata.
E come ogni volta, come se avesse bisogno di dosi continue di lui, si disse che sì aveva fatto bene ad andarsene insieme a lui.

<i>Perchè infondo l’amore è anche sofferenza… no?</i>

Sasuke uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, e la lasciò sola.
Era stanca. Aveva bisogno di riposare.
E anche lui che la stava aspettando in piedi da ore - che gli erano sembrate interminabili - aveva bisogno di riposare…



















<b>Postilla di fine capitolo: </b>
<i>Avverto subito fin da ora che per quanto riguarda gli aggiornamenti, non so come farò. Nel senso che a oggi ho scritto solo il capitolo uno. Per tanto sarò molto franca con voi, non illudetevi che l’aggiornamento di questa fiction sarà costante e a brevi intervalli di tempo, perché ancora, sebbene abbia le idee chiare, non ho tempo materiale per intraprendere la stesura di questa fiction. Quindi <u>gli aggiornamenti andranno a rilento</u> e non aspettatevi il contrario.
Bene, dopo avervi disillusi per bene, lasciatemi ringraziare una persona.
Una ragazza a me molto cara, un pelouche, senza la cui passione per la mia fiction Until The Day I’ll Die [prequel di questa fiction] e senza la cui amicizia, questo primo capitolo non sarebbe nemmeno stato progettato e successivamente scritto.
Quindi mia cara Alienor, il primo capitolo è dedicato a te.
Prendilo come il regalo di una padrona al suo caro pelouche! ^^
…Inoltre voglio sperare che tutti i precedenti lettori di Until The Day I’ll Die rimarranno contenti di questo primo capitolo. Voglio poter davvero sperare di aver continuato quella fiction, con una fiction alla sua altezza. Quindi spero caldamente di non aver deluso le vostre aspettative…

- Come sempre, vi ricordo per chiunque volesse, che il fermoposta della sottoscritta è sempre aperto a nuovi commenti e critiche costruttive - </i>




...Continua nel prossimo capitolo


 
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