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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: UNDEATHS
Genere: Parodia, Erotico, Soprannaturale, Dark, Introspettivo
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: OOC, Lemon, Yaoi
Autore: 8night8 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 19/10/2008 20:54:02 (ultimo inserimento: 08/02/09)

A true dream is a nightmare...
 
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1.
- Capitolo 1° -

UNDEATHS







Primo.

A true dream is nightmare...


After my dreaming
I woke with this fear
What am I leaving
When I'm done here





Camminavo verso di lei con passi lenti e pesanti, trascinando ogni tanto i piedi e sollevando grandi nuvole di polvere.
Passo dopo passo la sua figura sfocata diventava più nitida e quando vidi i suoi occhi che mi guardavano iniziai ad avvertire il suo profumo.
Spezziato e piacevole.
Viso ovale e perfetto, tipico delle persone giovani che sono appena sbocciate.
A rompere tutto questo quadro idilliaco, luccicanti e trasparenti lacrime colavano sulle sue guance, sbavandole il mascara e formando due rivoli neri come la pece.
La fissai anch'io perforandola da parte a arte con i miei nuovi occhi.
Infatti distolse subito lo sguardo voltando il viso di lato, con un misto di paura e imbarazzo.
Tremò per più secondi ma subito tentò di riconquistare il controllo di sé e si voltò nuovamente nella mia direzione.
Poi, quando fui abbastanza vicina per sentire la sua voce, parlò.
Biascicò parole di perdono, singhiozzi violenti come sottofondo.
- sei tornata! Non essere in collera con me, ti prego, mi dispiace!
Si portò le mani al viso e, con la foga di una bambina, si sfregò gli occhi togliendosi tutto il trucco rimastole.
No, non fare così, o sarà peggio!
Come potevo resistere?
Il battito accelerato del suo cuore e l'arteria ricca di sangue che risaltava sul suo collo. Ah!
Con un rapido movimento del capo portai tutti i capelli in avanti e liberai il collo da tutto il calore eccessivo.
Dunque abbassai lo sguardo e fissai con insistenza la mie nike, ormai logore.
Mi dondolai un po' e, ritrovata la calma mi alzai e la guardai nuovamente.
Feci un passo deciso verso di lei che spaventata indietreggiò.
Non potei fare a meno di aprirmi in un sorriso poco rassicurante.
Solo in quel momento ricordai il mio aspetto.
Sporca e insanguinata.
Allora ritornai a camminare, stavolta più sicura e meno spaventosa .
Poi le fui di fronte.
Il vento caldo del deserto mosse i capelli di entrambe, i suoi biondi e lucidi ed i miei, pieni di polvere e in disordine.
Cercai di rilassare i lineamenti della fronte per apparire più rilassata, per farle intuire di non avere cattive intenzioni, e funzionò,
perchè quando allargai le braccia in segno di amicizia lei vi si buttò senza timore.
Ah! Tutte queste nuove abilità!
Sembravo davvero così tenera?
- scusami, scusami! Pensavo non mi avresti mai più perdonata.
Mi strinse forte a sé accarezzandomi la schiena come per scaldarla.
Ma più lei lo faceva e più io mi raffreddavo.
Tremai forte per le sue carezze così materne.
Lei mi accarezzava con amore quando io l'avevo attratta in una trappola come Giuda aveva fatto con Gesù.
Si staccò da me e piena del suo solito coraggio e della sua solita spavalderia riprese a parlare.
- posso sapere cosa hai fatto? sei lercia! - mi disse con un gran sorriso mentre con un fazzoletto umido mi puliva la guancia destra da una macchia di olio.
Poi la sua espressione cambiò nuovamente quando si accorse che la mia era sempre rimasta indifferente.
E' incredibile di come un umano cambi espressione così rapidamente, un momento prima è felice e quello dopo piange.
Siamo proprio difficili, o meglio, sono proprio difficili.
Come lei in quel momento.
Per cercare di rimediare mi guardai i vestiti, jeans e maglietta strappati, nike slacciate e sporche di fango
Forse lei intuì che il mio malumore era dovuto alla mia mancanza di indumenti puliti, si sa che le ragazze sono molto suscettibili su questo argomento.
Così, continuando a fissarmi, mi poggiò sulle spalle la sua giacchetta di jeans comprata il giorno prima.
Però io non parlai, non un fiato.
- ti prego, parlami, perdonami! Raccontami cos'è successo!
Ancora una volta il suo battito si fece più frenetico.
No!
La spinsi vie e deglutii ripetutamente.
Ormai avevo il suo odore nelle narici e il sapore del suo sangue sulle labbra che leccai pericolosamente.
Poi mi appoggiai di nuovo su di una sua spalla, e le sfiorai la guancia con un bacio leggero, come quelli che si da fra amiche.
Il suo corpo si rilassò e mi strinse.
Come se lei mi stesse aiutando ad ucciderla, che ironia!
Ma ormai non potevo più attendere.
- addio.
Il suo ultimo sguardo, disperato, ancora così attaccato alla vita, degli occhi che erano stati felici e spensierati.
Portò una mano allo stomaco e vidi il terrore nei suoi occhi appena si rese conto che la sua maglietta color viola, ora era rossa, proprio come il sangue.
Si accasciò a terra con un tonfo e nel giro di pochi secondi un lieve strato di polvere la ricoprì.
Osservai con orrore la mia mano avvolta nel sangue e con tutte le mie forze tentai di non portarmi un dito in bocca e di leccarlo.
Che futile speranza per una così poco resistente ai piaceri carnali!
Così iniziai a leccarmi avidamente la mano, lasciando libere le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento.
Mentre mi nutrivo del suo sangue la guardavo e il rimorso per la mia vendetta si faceva sempre più forte e doloroso.
Tutte le sue immagini, tutti i suoi pensieri mi riempivano la testa come colpi di cannone.
Come un album fotografico o come una proiezione da una vecchia cinepresa.
Vidi anche lui mentre erano abbracciati nel parco. Tentai di non vomitare.
Poi una risata.

Mi voltai terrorizzata, con gli occhi spalancati per la paura ma anche per la rabbia.
L'avevo riconosciuta.
Quella voce così ammaliante che spesso mi aveva fatto sognare e che mi aveva resa felice. Come suonava ironica e gelida ora!
Così acuta e priva di sentimento.
Mi calmai e abbandonai le braccia sui fianchi, lasciando che le poche gocce di sangue rimanenti sulla mia mano scivolassero via nella sabbia.
Lo guardai avvicinarsi.
Scivolava sulle dune con una tale leggerezza e armonia che sulla sabbia non rimaneva segno della sua impronta.
Volava, come un angelo. Un angelo dall' animo nero. Ogni suo movimento esprimeva passione e perdizione.
Cose che solo un vampiro come lui poteva disperdere nell'aria come un profumo.
- allora? Non finisci l'Opera? Lei e' ancora lì.
Mi infiammai ancora di piu'.
Il suo atteggiamento arrogante, il suo sorrisino malizioso e fastidioso, tutto di lui in quel momento mi rendeva furiosa.
Aveva permesso che l'attaccasi, si era goduto lo spettacolo da dietro un masso, approfittando del fatto che io ero totalmente inebriata dei sensi, ubriaca. Fottute rocce!
Tremai di rabbia per colpa della mia inadeguatezza e della mia debolezza, perchè non ero riuscita a percepire la sua presenza?
Cazzo! Sapevo che non era ancora morta, ma non era nemmeno del tutto viva e naturalmente non era cosciente.
- bastardo!
E lui rise con ancora più.

Allora sollevai il suo corpo e, come se la stessi affidando ad un sacrificio la addentatai e le squarciai la gola, sempre guardandolo negli occhi che però rimasero impassibili.
Finita la mia disgustosa opera, scaraventai il suo corpo lontano, ancora nella sabbia del deserto.
La scaraventai come se non fosse mai stata niente per me, solo cibo, prima e dopo. Non più nel futuro purtroppo.
Ero diventata un mostro e i mostri non hanno sentimenti.
Sputai per terra con tutta la rabbia che avevo, sangue e saliva, e con la manica della mia "nuova" giacca di jeans mi pulì la bocca, quasi raschiandola con la stoffa dura.
- non è così che si comporta un bravo vampiro, il pasto è una benedizione, non lo si può trattare in questo modo - rispose avvicinandosi con passo cadenzato e tranquillo -
non devi essere irrispettosa, Aurora, non ti si addice...
- e cosa mi si addice, Marius? Scegliere la mia preda come se fosse solo carne? Essere così mistica come lo sei tu? Ma ti ricordi cosa significa essere vivi?
Perchè io lo so ancora.
- questo non è buono, mia cara. Devi liberarti da tutte queste costrizioni - aggiunse magnanimo, tirandomi su il mento con un gesto secco.
Come vampiro millenario poteva muoversi a velocità a me sconosciute, mentre io, come vampiro di pochi mesi, potevo solo eliminare lo sconcerto.
Continuò ad infastidirmi facendomi inspirare il suo profumo e giocando con le ciocche fuori posto dei miei capelli.
Quanto odiavo il modo in cui si muovevs, in cui mi toccava, sempre così tranquillo ed elegante, ma allo stesso tempo lascivo e bramoso.
Quanto non sopportavo il suo essere sempre così perfetto e inamidato
Vestiti di altri tempi, sguardo di altri tempi e parole antiche.
Spesso quando me lo trovavo davanti, avevo paura che si mettesse a parlare latino da un momento all'altro.
Ogni cosa che lo rappresentava mi irritava, a partire del suo modo di pensare così conservatore e privo di una minima scioltezza ed elasticità.
Il mio creatore è tutto questo.
Marius.
Uno dei vampiri più antichi del mondo conosciuto, ma non abbastanza vecchio da non poter morire.
Purtroppo non sarò io quella che avrà l'onore di avere il suo sangue e, cosa ancora più triste, nessuno di quelli che ne hanno la possibilità, ha intenzione di ucciderlo.
A quanto pare esiste davvero qualcuno che riesce ad amarlo senza vomitare ogni ora.
Ecco cosa succede ad essere l'ultima ruota del carro.
- ora è meglio che torniamo a casa - continuò soffiandomi nell'orecchio con inaspettato desiderio, mi sforzai di stare calma, ma lui era pur sempre un antico,
e otteneva tutto quello che voleva.
- Andiamo?
Lo fissai con occhi che avrebbero dovuto intimare paura, ma per lui ero solo una cucciola.
- e ti posso anche rispondere? Novità!
- lo sai che sono sempre attento alle risposte, anche se la destinazione alla fine è sempre una mia scelta.
- e se io non volessi venire?
Si scostò da me e per un po' tornai a respirare. Non che ne avessi davvero bisogno!
- Aurora, Aurora...Perchè con te le cose si ottengono solo con le maniere cattive? Pensavo fossi felice di ciò che sei diventata.
Si diresse verso il corpo di Brigitta, che aveva finalmente smesso di contorcersi.
In pochi secondi scavò nella roccia dura e ne fece una buca profonda.
Alzò Brigitta per la gola e la buttò dentro.
Un scintillio dei suoi capelli biondi probabilmente rimarrà sempre nel mio cuore, sono proprio la tipica persona che riesce solo a caricarsi di ricordi dopo averli appena uccisi.
E che ricordi! Tanto felici e tanto spensierati! Come quelli di un bambino appena rinchiuso in un manicomio in pratica.
Quale sarà il peggior destino?
Il mio o quello del bambino rinchiuso? Ancora non so decidere.
- e cosa sono diventata, Marius?
Dopo aver rinchiuso la tomba ritornò davanti a me.
- sei diventata la mia vampira preferita? Non è ciò che volevi?
Lo guardai senza rispondere. Il mio cuore era così confuso in quel momento. Cosa volevo essere in realtà?
Cosa volevo essere, quando in macchina, la sera tardi, spostavo i capelli per mostrare la parte sinistra del collo?
Cosa desideravo, mentre facevo finta di dormire, fantasticando su un'altra vita. Una vita reale solo nei libri. Beh, ora non più.
- questo discorso non centra! Io non voglio tornare con te! Mi devi lasciare andare Marius!
Finalmente gli avevo lasciato sapere cosa desideravo per davvero. Una vita mia. Nella quale, forse, il peso della mia nuova realtà si sarebbe fatto sentire molto meno.
Sorrise e strinse una mano attorno al mio collo accarezzandolo senza fretta.
- come posso lasciar andare il mio cucciolo in giro per un mondo così grosso e pericoloso? Mia piccola Aurora, tu rimarrai con me almeno per qualche secolo.
Non suona tutto così breve ora che sei un vampiro?
Arrivò al viso e mi accarezzò con quella dolcezza che sapevo precedeva il pandemonio.
- tu che sei diventata così bella, potresti essere perfetta se solo ti curassi un po' di più. Perchè hai addosso questi stracci?
Non ti sono piaciuti i pantaloni che ti avevo chiesto di indossare?
- intendi quella roba di pelle nera, che stringe da togliere il respiro? No, grazie.
Il suo sguardo non sembrò turbato dalla mia rabbia crescente e dai denti che digrignavano come se stessero per morderlo.
Anzi iniziò a ridere subdolo.
- toglie il respiro! Sei la mia giovinezza, Aurora!
- e tu il mio inferno, Marius. La mia non era una battuta.
Subito le sue risa cessarono e i suoi occhi si fecero rossi. Sapevo già cosa aspettarmi solo che avevo paura di pensarlo.
Si sa che quando le cose sono inaspettate si soffre di meno e questo lui lo sapeva, dopotutto aveva qualche annetto più di me.
Portò le sue mani bianche e pallide sui miei fianchi, anche se eravamo entrambi gelati e senza la possibilità di riscaldarci ancora, il suo tocco
mi diede una sensazione di gelo peggiore della morte.
- come sono dolci le tue guance rosee...
Quanto suonavano false le sue lusinghe, come tanti spilli in corpo.
Prima di continuare, perchè sapevo che lo avrebbe fatto, arrivò alle mie spalle e poi alle mie braccia fino ai polsi.
Le sue carezze erano di una delicatezza letale. Era impressionante quante cose si potevano imparare vivendo secoli e secoli.
Movimenti perfetti e aggraziati, ma anche i più sensuali che possano esistere, ed io ero ancora inesperta rispetto a lui.
Potevo essere ancora umana.
Parole, retorica e oratoria talmente perfetti da convincere il mafioso più incallito a costituirsi.
Il vampiro era davvero ciò che si avvicinasse di più agli dei. Eravamo davvero degli angeli maledetti, ma pur sempre angeli.
Non so ancora se figli di Dio o del Diavolo, oppure di una sola entità.
Mentre lo osservavo lisciare il mio polso bianco e pulsante mi chiesi se veramente esistevano Satana o Dio, come potevano esistere due persone fatte o di solo male o di solo bene?
Non siamo tutti e tutto fatti di opposti?
Noi vampiri siamo belli, temibili, incantevoli ma dobbiamo bere sangue e non potremo mai più vedere il sole. Fortunatamente il buio non riusciva ad opprimerci.
Per noi era come il giorno, chiaro come la luce e nitido come le mattine di cielo azzurro che però non ricordo già più.
Una volta ho tentato di uscire dalla mia bare al sorgere delle prime luci, per appurare che fosse vero che i vampiri non possono stare sotto il sole, il risultato è stato un mese di cecità assoluta.
Da allora ho sempre trovato il buio e la notte come qualcosa di carezzevole e protettivo.
- ...ti danno proprio un'aria da bambina, Aurora...
Sentì le sue carezze farsi sempre più esigenti e con occhi impotenti lo vidi avvicinarsi a me sempre di più.
Sentivo il suo petto che mi schiacciava il seno con forza e la sua mano intrufolarsi sotto la maglietta e sfiorarmi la schiena.
Intanto l'altra mano mi attanagliava il polso come per bloccare ogni mio movimento.
Avvicinò la mia sinistra alle sue labbra e dopo averla voltata come se fosse priva di autonomia, leccò con fare depravato il mio polso e mi sorrise nuovamente.
Il suo viso, la sua espressione avevano un'aria talmente seducente e intrigante che avrei potuto baciarlo e diventare sua in qualunque momento,
se solo non avessi conosciuto prima il suo carattere di merda!
- ... peccato che io adori troppo la tua pelle lattea per vederla deturpata in questo modo...
Tentai di voltare il capo da un'altra parte, ma lui me lo bloccò e fece in modo che io guardassi la scena e soprattutto i suoi occhi rossi pieni di voglia.
Mi morse in uno scatto trovando subito la vena.
Ormai non tentai nemmeno più di scostarmi, altrimenti i buchi sarebbero stati più grossi e tutto sarebbe stato molto più doloroso.
Vedevo i suoi occhi che mi guardavano e il suo sguardo farsi sempre più intenso, il suo succhiare sempre più veloce e prepotente.
Sapevo che mi avrebbe tolto tutto il sangue appena preso fino a lasciarmi quasi del tutto priva di forze.
Dopotutto, per uccidere Brigitte, non era servito il mio carisma né tanto meno la mia forza.
Mentre si nutriva di me iniziai anch'io a perdere il controllo, quando i vampiri si nutrono tra di loro, cambia tutto.
Non è solo un morso e non è solo un bacio. E' come il sesso.
Ma neanche quella parola poteva descriverlo appieno. Il piacere che provano gli umani non è paragonabile a quello che proviamo noi con un semplice scambio di sangue.
Ci si scambia la vitalità, le emozioni; tutto diventa più confuso e caotico come se ci stessimo drogando.
Tutto ha un sapore esotico e invitante e, irrimediabilmente, uno vuole possedere l'altro.
Fortunatamente noi ci eravamo sempre fermati prima di superare quella soglia che avrebbe dovuto rimanere invalicabile, per meglio dire, sono sempre stata io l'unica a non volerla superare.
In quei momenti eravamo indifesi allo stesso modo.
Anche se lui si stava nutrendo, era debole quanto me, di conseguenza nemmeno io potevo attaccarlo, anche perchè sarebbe stato come svegliare il can che dorme.
Dunque, mentre beveva, era a conoscenza di tutto quello che provavo.
Della mia brama nascosta e sottile nei suoi confronti che però continuavo a sopprimere.
Allo stesso modo sapeva del mio odio verso di lui, del mio ribrezzo ma anche del mio piacere nel vederlo muoversi e parlare.
Questo odio/amore che provavo nei suoi confronti sembrava eccitarlo ogni volta. Anzichè tentare di tramutare l'odio in amore, Marius, coltivava entrambi allo stesso modo,
facendoli crescere di pari passo.
Era per questo che lo odiavo, era una creatura che, sotto la facciata di prosopopea, intelligenza e di apparente gentilezza, nascondeva un animo lussurioso, dedito ai piaceri carnali, smanioso.
Anche se provavo un certo appagamento da quello che stava facendo, non solo perchè mi piaceva il gesto ma anche perchè era lui a farlo, farmi succhiare il sangue non era mai una cosa che amavo
mettere in scena come prerogativa.
Innanzitutto mi faceva perdere una grande quantità di energia, cosa che per Marius non era affatto un problema, per quanto sangue potessi prendergli non soffriva mai.
Ho già detto che non basterebbero tre vampiri di una certa età per ucciderlo? Ebbene è così.
Seconda cosa, dopo aver perso sangue avrei dovuto recuperarlo da qualche parte prima di svenire. E, vista la desolazione tipica di un deserto, l'unico essere pulsante al momento era proprio lui.
Odiavo prendere qualcosa da lui, anche se probabilmente mi sarebbe piaciuto, ma non riuscivo a superare l'odio e il rimorso.
Più volte mi aveva costretto a nutrirmi da lui e io, tutte le volte, avevo provato a farlo passare per una cosa poco piacevole, cosa che non era assolutamente.
Marius, teoricamente, era l'unico vampiro che conoscevo.
Tutti quelli che avevo incontrato nei nostri giri erano tutti troppo gasati e privi di cervello ( non potrò mai capire cosa possa spingere un vampiro a crearne un altro scemo e privo di ogni grazia )
Invece quelli, che sarebbero stati perfetti per me, erano tutti morti, uccisi da una creatura veloce e forte, proprio come una antico, cioè da Marius.
Mi aveva messo il bollino di proprietà privata dunque lui, era anche l'unica persona con cui potevo provare piacere, e si sa, gli uomini, come anche le donne, non vivono d'aria.
Non avevamo smesso di fissarci neanche per un secondo.
Io lo osservavo prendere possesso del mio sangue mentre lui, invece di far tornare le mie guance del colore naturale (da nonmorta), le faceva imporporare sempre di più per l'eccitazione.
Naturalmente non avrebbero più potuto diventare rosse come quando ero umana, ma era pur sempre qualcosa.
Visto che nel mio corpo non c'era più sangue come una volta, non avrei più potuto essere imbarazzata, eppure lui riusciva sempre a farmici sentire.
Questo fa capire che contro di lui niente sarebbe servito, tranne forse una cosa.
Stavo per cadere a terra ma lui si staccò prima di quel momento e ne approfittò per stringermi.
Era stato troppo impulsivo e mentre una goccia di sangue gli colava giù per il mento, un'altra scendeva verso il gomito.
Non spesso lo si poteva vedere in una situazione "disordinata"
Marius, naturalmente, notò con quanta smania osservavo quella lacrima gocciolare dalle sue labbra.
- prendila, quello è pur sempre sangue tuo.
Non mi feci aspettare e allungai la mano libera verso il suo viso, portai la goccia alle mie labbra e la leccai assetata.
Poi, con forza sorprendente, mi sollevò in alto, per prendere con più comodità il goccio che stava per cadere a terra.
Mi pulì con la lingua il braccio, dal gomito alla mano, togliendovi ogni residuo che gli era sfuggito e mi riportò con i piedi a terra, facendo sempre attenzione a reggermi.
- oggi sei stata più accondiscendente del solito, Aurora. Il tuo sangue era così dolce...
Si portò vicinissimo al mio viso per guardarmi bene negli occhi. Ormai aveva preso tutto quello che poteva avere.
Mi spostò i capelli dal collo e vi passo le dita, solleticandolo con le unghie lunghe e affilate.
- mi sono ricordato della nostra prima volta, quella è stata e sempre sarà la migliore in assoluto. Quella notte eri così docile e delicata. Sembravi già un vampiro quando ti vidi.
I tuoi pensieri, il tuo modo di muoversi... poi quando ho capito che eri ancora umana non ho aspettato a farti mia - si umettò le labbra alzando lo sguardo verso il cielo terso.
- Il tuo sangue si fa sempre più saporito, ma il sorriso che mi rivolgesti quella volta non lo vedrò mai più. Quanto lo desideravi il mio arrivo, Aurora?
Continuò a sfiorarmi il collo e a guardarlo con brama, ma ormai i suoi occhi non erano più affamati come qualche minuto prima.
Per un vampiro il collo è il massimo della passione.
Certo, il sangue si può succhiare da più parti del corpo, dal polso, dall seno, dalle labbra o anche da un dito; ma il collo era la zona classica.
Da lì si poteva assaporare più intensamente, il sangue aveva più gusto e dava più soddisfazione.
Quelle poche volte in cui ho succhiato il sangue a Marius ho visto quanto desidera affondare i denti nella mia carotide, proprio per questo non glielo permetto, e lui non può far altro che acconsentire.
Almeno un po', anch'io posso farlo soffrire.
- cos'hai provato quella volta, quando ho affondato i denti nel tuo bel collo? E rispondi sinceramente, io ti ho già letto dentro e devo ammettere - disse con una luce di malizia negli occhi - che sono
state cose anche più interessanti del solito.
- lo sai benissimo cos'ho provato Marius. Non farmi domande ridicole - e distolsi lo sguardo
- nulla è ridicolo se ha uno scopo. Voglio sentirlo da te.
- tu sei sempre stato uno che rivanga nel passato. Ormai non significa più nulla.
Bugia e lui sapeva pure questo.
Vi ho già detto l'unico piccolo ed effimero vantaggio delle Creature?
I Creatori non possono leggere il pensiero della propria creatura, fortuna solo fino ad un certo punto, perchè potrebbe arrivare un vampiro come Marius che si nutre di te una volta al giorno per avere
un resoconto delle tue emozioni, come se fossi un quotidiano.
Mi alzò il mento ancora una volta e mi leccò le labbra con un gesto molto provocante per chi avesse voluto accertarlo e ancora più struggente per chi non può riceverlo.
- allora?
Volevo stare zitta. Lo volevo davvero. Mi sarei strappata la lingua se avessi potuto, ma pare che tutte le parti del nostro corpo ricrescano come la coda delle lucertole.
- lo sai che mi è piaciuto. Lo sai benissimo che me lo ricordo ancora perfettamente, Marius.
Un brivido mi sorprese.
Quel morso aveva significato troppo anche per me.
La mia vita umana finiva, e con lei anche tutti i suoi problemi, tutte le sue indecisioni e tutti i suoi dolori.
La mia vita da vampiro iniziava, e anche nel migliore dei modi.
Il mio bacio della morte era giunto sino a me, come avevo tanto desiderato, concedendomi forza, bellezza e potere, dandomi il sangue che non sapevo essere così buono.
Ed è stato proprio a causa di quella vecchia vita che io mi trovavo lì, per chiudere l'ultimo ponte.
Rise.
- lo so, lo so. Lo vedo bene nei tuoi ricordi, Aurora, come lo vedo ancora bene nei miei. I miei denti nella tua carne morbida.
Iniziò a blandire con la lingua il mio orecchio e poi il collo senza però toccarlo con i canini, era rispettoso almeno.
Mi provocò un brivido dietro l'altro. La sua voce e le sue lusinghe avevano una carica erotica allarmante e per certi lati pericolosa e spaventosa, non si poteva mai sapere cosa potesse convincerti a fare.
Sentì le gambe cedere.
Il mio peso era tutto su di lui, se mi avesse lasciata non sarei riuscita a reggermi, ma avevo bisogno di più stabilità.
Mi aggrappai alle sue spalle e al suo collo senza smettere di fissarlo.
- ora possiamo andare, Marius - aggiunsi con voce ferma per interrompere il discorso precedente
- sei sicura di non voler favorire? In Francia non avrai tempo di cercarti una preda. Lì manca poco all'alba.
Lo fissai con maggior intensità.
- avevi organizzato tutto, vero? Il tuo stupido piano riuscito.
- speravo che tu ti arrendessi, ma lo sai che non ti lascio mai senza cibo dopo che mi sono nutrito. Non avevo in programma di andare in Francia - rispose tornando a sfiorarmi il collo.
Rimasi stupita davanti alla sua sincerità, che riuscivo a distinguere nelle sue frasi perchè era veramente rara.
Abbassai ancora una volta lo sguardo che per caso finì sulla sua gola.
Deglutì un paio di volte, la fame stava diventando veramente insostenibile.
- ci stai facendo un pensierino, per caso? - chiese intercettando il mio sguardo
- e dove avevi in programma di andare, scusa? - domandai interrompendo l'argomento scottante sul nascere.
- avrei voluto fare un bel giretto a Mosca. So che ti piace perchè lì puoi camminare anche di giorno, e so anche quanto adori quei bei palazzi d'oro.
Stavo quasi per mettermi a ridere.
- sei davvero un bevitore accanito vero, Marius? Hai capito tutto da un solo e preciso morso, sei sempre l'antico migliore che io abbia mai conosciuto.
- e anche l'unico oserei dire.
Finalmente si spostò dalla mia gola.
- possiamo andare?
Stavo per rispondere di sì, ma mi interruppi.
- prima accompagnami sulla tomba.
Non mi chiese spiegazioni, troppo abituato ad arrivare da solo alle conclusioni.
Mi prese in braccio e con pochi e rapidi passi fummo lì davanti.
Fissai la terra smossa per alcuni secondi senza dire niente.
- vuoi salutarla per l'ultima volta? Se avessi saputo della tua reazione, avresti fatto meglio a lasciarla vivere!
- lo sai benissimo che volevo la sua morte, Marius.
Scesi con i piedi a terra e mi sfilai la giacchetta di jeans che Brigitte mi aveva dato e la buttai sulla sabbia.
- così anche l'ultimo ponte è caduto.
Marius mi riprese fra le sue braccia e per la prima volta ebbi la tentazione di lasciarmi trasportare dal profumo della sua camicia e da quello del suo collo.

Non ricordo niente del nostro volo.
Solo i baci di Marius sulla fronte e le sue braccia che mi stringevano.
Anche se lo odiavo sapevo di potermi fidare di lui.
Non mi avrebbe mai fatto assistere alla mia ultima alba nel deserto, probabilmente sarebbe stato più sottile, e lo avrebbe fatto da uno degli alti grattacieli di New York, dunque,
visto che il Sahara era sprovvisto di grattacieli, potevo stare tranquilla.
Mi risvegliai nella mia tomba di Parigi.
La riconobbi perchè era foderata da un morbido tessuto rosso fermato da bottoni neri, era una delle mie preferite, dopo quella di Milano e di Atene.
All'interno era buio pesto, ma vedevo perfettamente le dita dei miei piedi.
Ero rannicchiata su di un lato e abbracciavo un piccolo cuscino.
Non mi ero ancora abituata alla classica posa vampiriana per il dormire, per me era ancora troppo scomoda, inoltre quel modo di prendere sonno lo usavano: i vampiri
che in vita erano stati influenzati da film di dubbia origine, oppure gli antichi.
Quest'ultimi infatti, visto che erano nati in periodi storici dove le credenze sulla loro esistenza erano più che fondate, nel caso qualcuno avesse aperto la loro tomba con l'intento di ucciderli,
sarebbero riusciti a difendersi meglio se fossero stati in una posizione diversa da quella accucciata.
Sentivo provenire dall'esterno il classico profumo di baguettes francesi appena sfornate, e capì che era ancora mattina.
Le persecuzioni erano ormai finite, il vampiro per il genere umano non era altro che una storia inventata da Bram Stoker, che poi era morto, chissà come... dunque non capitava
spesso che i vampiri si svegliassero di giorno.
Di solito accadeva perchè erano nel pieno di una vendetta o congiura, oppure perché non avevano mangiato a sufficienza.
Io ero entrambe le cose.
So che lo stomaco non può brontolare ad un vampiro, ma mi sarebbe successo, se fossi stata umana.
Sollevai il coperchio lentamente, senza far scricchiolare i cardini e uscì dalla bara.
Il nostro appartamento di Parigi, come tutti quelli in possesso di Marius, era privo di finestre ma comunque era ventilato perchè grosso, con pochi mobili, essenziali ma eleganti,
e poi perchè da qualche parte doveva esserci uno spiffero che non ci eravamo impegnati a trovare.
Le bare mie e di Marius si trovavano nella stessa stanza, l'unica senza camino, e tutti, visto le numerose leggende, dovrebbero capire il perchè.
Il coperchio di Marius era chiuso, dunque immaginai che stesse dormendo, e risplendeva di un nero appena verniciato.
Alcuni mesi fa avevo conosciuto una vampira di qualche mese più di me, che appena lasciato il Creatore, si era data da fare e si era comprata una bara interamente rosa.
Per quanto ricordo, Marius non aveva fatto problemi che io frequentassi quella ragazza, forse non temeva il fatto che io fossi bisessuale, cosa che infatti non ero.
Marius invece, come molti vampiri, non si faceva di questi problemi, avevo visto nella sua mente alcune scene che avevano un che di sorprendente e di raccapricciante.
Penso che avesse in programma di fare un menagè a trois come me e un altro giovane vampiro quella volta che andammo in Egitto, poi però ci ripensò subito, cosa che mi fece quanto meno piacere.
Chissà, forse anch'io un giorno diventerò come lui, spero che sia un giorno lontano.
Mi diressi verso il salotto e presi un libro dalla grossa libreria che stava sulla parete subito dinnanzi.
Presi l'Inferno di Dante Alighieri. Talvolta era divertente leggere il pensiero umano a proposito dell'aldilà.
Mi diressi verso il bagno e accesi la luce.
Aprì il rubinetto dell'acqua calda e mi disfai degli abiti sporchi lanciandoli sul pavimento bianco e pulito.
Mi immersi in quella nuvola di calore senza provare niente, tranne forse solo un leggero pizzicorio ai piedi e alle dita delle mani.
Svuotai quasi l'intera bottiglia di sapone liquido, versandola dentro l'acqua e per lavarmi i capelli incrostati dalla polvere.
Mi passai il balsamo e li spazzolai. Alcuni piaceri umani rimanevano anche a noi vampiri e il pulito era uno di questi.
Poi iniziai a leggere l'Inferno e quando lo finì, dopo dieci minuti, aspettai che passasse un'oretta e uscì dall'acqua.
Mi sedetti sul bordo della grossa vasca e aspettai che il vapore svanisse.
Mi asciugai i capelli solo con l'asciugamano e li raccolsi in una coda alta, non avevo nessuna voglia di asciugarli con il phon, inoltre così facendo avrei decisamente svegliato Marius.
Tolsi le gocce rimaste sul corpo ed uscì.
Mentre attraversavo nuovamente il salone mi sentì vagamente più fresca e anche più leggera e rilassata, riposi il libro sullo scaffale giusto e portai i vestiti nella cesta degli abiti sporchi che si trovava
davanti alla lavanderia.
Vi sembrerà strano ma ogni tanto in quella casa veniva qualcuno che faceva le pulizie.
Naturalmente questo qualcuno non aveva il permesso di entrare nella stanza delle bare e per far capire che in qualche modo quella casa era vissuta, avevamo due camere adiacenti,
con due letti nel centro, che disfavamo prontamente ogni mattina prima di andare a dormire.
In verità quelle camere le usavamo principalmente come guardaroba e niente più.
Inoltre per dare la sensazione che fossimo umani ogni tanto andavamo a fare la spesa e facevamo esperimenti in cucina.
In conclusione, visto che la casa non era tempestata da disegni satanici e, visto che era quanto meno vissuta, a parte il fatto che non avesse finestre e che avesse una camera
dove nessuno poteva accedere, poteva sembrare abbastanza umana.
Potrebbero sembrare tutte soluzioni inutili ma non so perchè ma mi faceva piacere farle, e se Marius me lo permetteva, allora non c'era problema.
Aprì il primo cassetto del mio armadio e presi della biancheria pulita, rigorosamente nera, non perchè ora ero un vampiro, ma perchè pensavo che il nero era allo stesso tempo il colore più casto
ma anche quello più peccaminoso, dunque adatto ad ogni situazione.
Presi la camicia, anche quella nera, che usavo spesso come pigiama, tornai nella stanza delle bare e chiusi la porta con serratura, lucchetto e spranga.
Avevo risolto il problema dello sporco e ora probabilmente sarei riuscita a dormire meglio di prima, ma, per quanto ne ero a conoscenza, Marius non possedeva una banca del sangue nell'appartamento
e io avevo veramente sete.
Mi incamminai verso la mia bara bianca, leggermente più corta di quella di Marius, e la aprì dolcemente.
Poi mi passò per la mente un pensiero.
Chissà se Marius mi avrebbe sentito se lo avessi morso.
Forse sì, ma il sonno dei vampiri è diverso da quello degli umani, è più profondo.
Non ebbi neanche il tempo di fermarmi che mi diressi verso la sua bara nera.
Appoggiai l'orecchio sulla superficie e come era naturale non sentì nulla, nessun movimento e tanto meno nessun respiro.
La aprì più silenziosamente possibile.
Non avevo mai visto Marius dormire, lui si addormentava sempre dopo di me e io non lo avevo mai visto entrare nella sua bara.
Forse aveva paura che l'uccidesse nel sonno, l'unica cosa di cui però ero a conoscenza era lo spettacolo che avevo davanti agli occhi.

Marius era davvero bello.
Era morto verso l'età di venticinque anni, nel pieno della sua giovinezza.
I capelli neri erano ancora lucidi, lunghi solo per farsi un codino e l'espressione che aveva era tranquilla e priva di crepe.
Le mani erano unite all'altezza del cuore mentre i piedi erano incrociati tra loro.
Mi ricordai di una volta in cui mi lasciò andare a caccia da sola, tornai a casa un'ora prima dell'alba e lo aspettai fino a quando le prime luci non si fecero vedere.
In quel periodo eravamo a Londra e dunque era normale tornare un po' più tardi.
Marius però si fece aspettare e tornò due ore dopo di me.
Entrò in casa con le labbra sporche di sangue fresco e rideva.
Appena mi vide seduta su una poltrona a guardarlo il suo sorriso si dosò e diventò più un ghigno.
- mi stavi aspettando?
- sì, stavo aspettando un segno che mi avvertisse della tua morte.
Rise ancora e si lasciò andare sulla poltrona vicino alla mia.
- mi dispiace, sono solo andato a vedere un film al cinema ed era troppo tardi così ho fatto fatica a trovare una preda.
- potevi prendere il mio, no?, Lo fai sempre.
Rise di nuovo e mi guardò.
- ora che so che sei così ben disposta a farti succhiare il sangue, sta bene certa che la prossima volta non me ne dimenticherò.
Mi abbandonai sullo schienale mentre lui era piegato in avanti da risate improvvise.
- hai visto un comico per caso? - chiese spazientita.
Lui mi fece di no con il dito e si voltò verso di me.
- no, niente del genere. Uno dei nostri ha scritto un libro del quale hanno fatto un film, e sono andato a vederlo al cinema di quattro isolati più in là e...
- e? - chiesi cercando di costringerlo a continuare.
- ed eravamo davvero brutti!
La notte successiva andai in quel cinema e vidi la locandina del film. In effetti non assomigliavano minimamente a me o a Marius.
In quella foto i vampiri sembravano quasi più vecchi di un trentenne, la pelle aveva molte più imperfezioni, e di certo non sembravano avere lo spirito dei veri non morti.
Non andai a vedere il film, però uccisi il bigliettaio.

Tornai con la mente al presente.
Marius non si era accorto della mia presenza e aveva gli occhi ancora serrati dal sonno eterno.
Gli accarezzai la fronte con la punta delle dita e passai i polpastrelli fra i capelli, che avevano una consistenza sottile e sfuggevole.
Anche se la mia attenzione era tutta per i movimenti della mia mano, il mio sguardo cadde nuovamente sulla sua gola.
Aveva un'aria così invitante e profumata!
Non so per quanto tempo rimasi ferma in quella posizione, ma quando cambiai idea e voltai nuovamente il capo, i suoi occhi erano aperti e mi fissavano.
Un sussulto di paura mi fece cadere sui talloni e mi fece staccare la mano da lui.
Non sempre si riusciva eliminare lo sconcerto.
Chissà da quanto tempo mi guardava.
Si appoggiò sul bordo della sua bara con i gomiti e con il mento sui palmi delle mani e mi guardò ancora.
- hai sete, vero? Lo sento.
La sua voce mi giunse all'orecchio come un sospiro.
Sarà stato per quel buio intimo che attenuava tutti i suoni oppure perchè era ancora addormentato.
Si morse il polpastrello del dito indice dal quale ne uscì un po' di sangue e lo allungò verso di me.
Osservai quel dito fino allo strenuo delle forze senza toccarlo.
- non resistere sempre, Aurora. E' normale bere sangue, siamo vampiri.
Vedendo che io non mi decidevo si sollevò leggermente e con delicatezza sporcò le mie labbra di rosso, come un rossetto.
Lo leccai subito e velocemente, poi non mi sforzai più a trattenermi.
Mi avventai su quel dito e iniziai a succhiare voracemente con fame e grande sete.
Lo morsi leggermente e lo leccai per allargare il buco.
Poi Marius con la sua forza sovraumana mi trascinò nella bara con lui, continuando però ad attirami con il dito insanguinato.
Ero un pesce stupido che seguiva l'amo.
Un pesce a cui in quel momento non fregava proprio niente, almeno io non sarei finita propriamente in una padella.
Anche mentre ero a cavalcioni su di lui continuavo a nutrirmi, ma non era mai abbastanza.
Poi mi fermò e si mise seduto per sfilarsi meglio la camicia.
Finalmente capì.
- no, non posso...
Marius mi fermò per quello stesso polso che aveva morso quel pomeriggio e mi portò nuovamente su di lui.
- tu devi farlo, almeno un po', quando starai meglio ti fermerai. Se ti indebolisci molto non riuscirai più a cacciare.
Lo guardai con occhi imploranti ma lui non volle saperne di coprirsi.
Allora mi abbassai.
La sensazione della sua pelle contro la mia era qualcosa di dolce e sensuale insieme.
Però non riuscì a concentrarmi su quella per molto tempo.
Sfoderai le zanne e lo morsi.
Ah! Da quanto non provavo quella bellissima sensazione! Dalla nostra prima volta, solo che allora era lui a mordermi e non il contrario.
Il suo sangue era così buono, mi sfiorava la lingua e scivolava per tutto il mio corpo rinvigorendomi.
Sentì le sue braccia stringermi contro di sè e di certo io non lo ostacolai.
Mi feci sempre più aderente a lui e lo sentivo fremere proprio come stava succedendo a me.
Sciolsi il suo codino e strinsi i capelli tra le dita mentre Marius mi accarezzava la schiena da sotto la camicia sottile.
Poi fece pressione sul capo spingendomi ad approfondire il morso
Tutti i miei cattivi pensieri erano svaniti in un solo ed ultimo sospiro.
Anche dopo aver finito di bere continuai a leccargli la gola finchè non sentì le forze abbandonarmi del tutto facendomi accasciare sul suo petto, tra le sue braccia, nella sua bara.




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P.s ho aggiornato la mia Fan fic IO SONO UN VAMPIRO ADESSO.
 
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VOTO: (2 voti, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
whitemoon - Voto: 26/07/09 15:57
bellaaaaaaaaaa! mi piace tanto! non vedo l'ora di leggere il prossimo
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Rif.Capitolo: 1
artemis5 - Voto:
20/10/08 15:12
come potevo non leggere pure questa??
è troppo bella^^
spettacolare, spero di vedere presto il prox capitolo!!
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