La storia di una ragazza sull'orlo del baratro che trova l'amore e l'amicizia....
Conclusa: No
Fanfiction pubblicata il 21/08/2009 18:07:37 - Ultimo inserimento 07/03/2010
ABCABCABCABC
I CAPITOLO
“<i>Al momento se guardo davanti a me non vedo altro che lacrime e tristezza, ma nonostante ciò penso si possa ancora sperare in qualcosa. Se sono ancora qui e state leggendo questo lettera, è tutto merito vostro. La vostra musica mi ha salvato la vita, almeno per ora. Forse queste poche righe no le leggerete neanche, o forse non le capirete, ma ho voluto comunque farvi sapere per me quanto valore ha la vostra musica.
P.S. Scusate per il giapponese non eccellente</i>.
Ilaria♡”
<Ehi ragazzi vedete questa lettera, è così particolare, non si capisce quasi niente, poi dice delle cose alquanto strane, ma però come il nome di questa ragazza…>
<Fa vedere Nana!>
<Non rovinarla Nobu, altrimenti ti meno!> rispose porgendo la lettera all’amico.
<Bhe hai proprio ragione, Yasu dà un occhiata, di certo ci capirai qualcosa in più.>
<Da qua, fai vedere.> disse il leader prendendo il foglio dalle mani di Nobu e leggendo con attenzione. <Basta poco per capire, questa ragazza ha tentato il suicidio, e forse ha rinunciato dopo aver ascoltato qualche nostra canzone.>
<Dici davvero pelatino?!> esclamò Nana.
<Almeno credo, la mia è solo 1 ipotesi…>
<Chissà che canzone avrà ascoltato sono proprio curioso.> continuò Nobu.
<Infatti, e poi avete notato che nome strano, e scrive perfino peggio di Shin.>
<Bhe, elementare Nana, questa ragazza non è giapponese.>
<Hai ragione pelatino!>
<Smettila di chiamarmi così!>
<Vorrei tanto poter parlare con questa ragazza, la sua è davvero una storia interessante.>
<Si, si! Anche io vorrei conoscerla!> esclamò Nobu.
<Ehi Shin, a te non interessa questa storia?>
<Scusa Yasu, pensavo al altro.>
<Ho capito, comunque se proprio ci tenete a conoscerla ragazzi, qui c’è il numero del suo cellulare.>
<Davvero?!> risposero i due all’unisono.
<Si, è qui in fondo. Anche se non penso dovremo contattarla, è meglio non avere contatti con i fan.>
<Ma sta zitto, e dà qua!> urlò Nana, strappandogli la lettera dalle mani, <La chiamo subito.>
<Bhe fa come ti pare, e comunque sono le dieci passate…>
<Ma dai, non è così tardi, e a dir il vero, questa non sembra una lettere di una fan, di solito sono piene di complimenti e cose così, questa è diversa…Voglio conoscerla.> rispose con tono deciso, e compose il numero del cellulare.
“Piripi - Piripi” (Suono del cellulare)
<Chi sarà a quest’ora, e poi con un numero privato. Mi sembra davvero strano, nessuno ha il mio numero.> sussurrai, quasi parlando tra me e me, poi presi il cellulare che al mio rientro avevo lasciato sul comodino, e risposi. <Pronto.>
<Pronto, parlo con Ilaria?> mi chiese una voce profonda dall’altro lato, era la voce di una ragazza, una voce che ti rapiva.
Restai un attimo in silenzio, poi risposi, <Si, con chi parlo?> chiesi molto dubbiosa.
Con tono spavaldo e quasi irritante lei rispose, <Sono Nana, dei Blast.>
“Ora conoscendoti Nana capisco che quel ton che usasti quella sera, non era perché ti sentivi superiore come capita a tutti quelli famosi, ma semplicemente perché quello era il tuo modo di parlare, proprio come una bambina viziata.”
<Nana dei Blast?> risposi pensierosa, <Ah si ho capito, siete quel gruppo rock. Vi ho scritto una lettera, ma non immaginavo mi avreste contattata. In Giappone si fa così?>
<È Strano sai?> rispose lei.
<Che cosa?>
<La tua reazione, mi aspettavo saresti scoppiata a piangere, o al minimo ti avrei sentita urlare come una forsennata, invece non è successo nulla di ciò.>
<Mi dispiace di aver deluso le tue aspettative.>
<Non devi scusarti, e non mi hai delusa, anzi. Non sopporto chi piange per le cose stupide.> disse con tono sprezzante, poi seguì un attimo di silenzio. Non sapevo cosa dire, e neanche perché mi avesse chiamata, così aspettai cominciasse lei qualche discordo, o facesse qualche domanda.
<Piuttosto, devo essere io a scusarmi per l’ora, ti ho disturbata?>
<Affatto.>
<Io, cioè noi, vorremmo incontrarti.> chiese con un tono stranamente dolce.
<E perché mai?>
<Sai che sei proprio una tipa strana, qualcuno al tuo posto si sarebbe fiondata qui da noi.> disse ridendo.
<Grazie per il complimento, e comunque se ci tenete proprio tanto, potrei venire anche ora, tanto non ho nulla da fare.>
<Davvero! Che bello!> disse con l’enfasi di una bambina che riceve un regalo, <Allora raggiungici subito, ho tanta voglia di parlare da vicino con te, è tutta un’altra cosa rispetto un discorso al telefono.>
Nana mi diede l’indirizzo della sua abitazione ed io la raggiunsi in taxi. Durante il viaggio sussurrai, parlando tra me e me, come ero solita fare, <Chissà perché si è messa in contatto con me, bhe è sicuramente colpa di quella stupida lettera, che seccatura, non avrei dovuto scriverla!>
In poco tempo arrivai al ‘dormitorio’ come l’aveva chiamato lei, visto che non c’era quasi traffico.
Entrai e chiesi al portiere dove si trovasse la stanza di Nana, e lui mi guardò con aria sospetta, <Potrei sapere chi diavolo sei? Qui non può entrare nessuno senza permesso…>
<Sai che sei proprio un vecchio scorbutico, sei odiso.> dissi con il mio solito tono acido, che utilizzavo quando iniziavo ad irritarmi. <Comunque sono un’amica di Nana, ma se non posso salire non fa nulla, non è mica la fine del mondo.> dissi girando i tacchi.
<A quanto pare, sei il tipo che subito si arrende!> disse un tipo poggiato al muro.
<La conosci Yasu?> chiese il portiere.
<Per una vaga idea, direi che tu sei Ilaria.>
<Già, sono io, e tu chi sei?>
Lui rispose con una risata, poi aggiunse, <Ma non conosci i membri dei Blast?>
<Veramente no, non mi interessano.> risposi passivamente, senza mostrare alcuna sorpresa, alcuna emozione. <Conosco solo alcune canzoni, a me interessa la musica, non la band.>
Lui mi guardò con aria interrogativa, poi si presentò. <Allora mi presento, sono Yasushi Takeda, batterista dei Blast.> disse porgendomi la mano.
<Dai vieni Nana ti aspetta in camera sua, ci sono anche Shin e Nobu.> disse incamminandosi nel lungo corridoi, ed io lo seguii.
<Sono gli altri membri della band?>
<Si.>
Salimmo una rompa di scale ed attraversammo un altro corridoio identico al precedente, e giungemmo davanti una porta.
<Eccoci, siamo arrivato.> disse, aprendo la porta.
Quando entrai nella stanza vidi una ragazza coi capelli corti e neri, e col trucco molto forte, con un abbigliamento a mio parer a assurdo sdraiata sul divano. Un tipo biondino, seduto ai piedi del divano che beveva una lattina di birra, ed un ragazzino, forse faceva le superiori, coi capelli azzurri che se ne stava seduto in un angolo accordando la chitarra, entrambi con un vestiario simile a quello di Nana. In mezzo a quei ragazzi così vestiti, io col mio vestitino di Valentino e le scarpe di Cavalli e la borsa di Gucci, che facevano apparire una ragazza snob di buona società, mi sentivo totalmente inadeguata.
<Salve.> dissi dopo essermi guardata intorno, poco dopo Nana e il biondino che non si erano accorti del mio arrivo mi corsero incontro, quasi come se non aspettassero altro che il mio arrivo.
Appena mi videro esclamarono, <Oh!! Ma quanto sei bella!!!>
<Dite?!> risposi col mio solito tono deprimente.
Quella piccola parola pronunciata in quel modo cambiò del tutto i loro atteggiamenti e le loro espressioni, soprattutto quella di Nana che d’un tratto divenne triste.
Il ragazzo abbassò lo sguardo, e Nana mi guardò in modo dispiaciuto, quasi compassionevole.
<Perché mi guardi così?> lei chiesi e lei non rispose. Dopo poco il suo sguardo tornò quello di prima e disse, piacere di conoscerti io sono Nana Osaki, la vocalist dei Blast.>
<Bhe l’avevo capito, comunque piacere mio, io sono Ilaria.>
<Io invece sono Nobuo Terashima, ma per gli amici Nobu, sono il chitarrista ma penso tu lo sappia già.>
<Veramente no, comunque scusatemi non mi sono presentata in modo appropriato, a volte dimentico le usanze giapponesi. Io sono Ilaria Conti, e sono italiana.
<Ah, ora torna tutto.> disse Yasu.
<In che senso scusa?> chiesi.
<Il nome particolare sulla lettera, e senza offesa, anche il pessimo giapponese.>
<Ah la lettera, pensavo che non l’avreste mai letta, non so neanche perché la scrissi. Scommetto mi avete contattata per quella, e per cosa altro se non…>
<Hai ragione.> disse Nana con uno sguardo provocatorio, <La tua storia è molto interessante, sono molto curiosa sai, voglio assolutamente sapere tutto ciò che ti è successo.>
Io risposi alle parole con un sospiro, <E a cosa ti serve scusa?>
<Potresti ispirarmi, ci scrivo una bella canzone.>
<Nana, smettila non mi sembra opportuno comportarti così con lei, non la conosci neanche.> la rimproverò Yasu.
<Vabbè, è solo un piccolo spunto…>
<Non preoccuparti per me, tanto ormai qualunque cosa accada non mi cambia niente. Comunque da quel che ho notato la vostra è una band punk.>
<Cos’hai contro il punk?> mi chiese il tipo dai capelli azzurri, che sembrava proprio un liceale un po’ troppo cresciuto, quasi come fosse infastidito dalla mie parole, o forse proprio dalla mia presenza.
<Io proprio niente.> risposi, il suo tono mi irritò al quanto, e continuai con tono acido <Io il punk lo detesto proprio, odio tutto cioè che è vintage, è uno stile ridicolo.>
A quelle parole tutti mi guardarono in modo strano, pensavo mi avrebbero cacciata via ma non fu così, Shin mi rispose <Non prendertela con il mondo se qualcosa ti va storto, non ti ha fatto niente.> e poi tornò alla sua chitarra.
<Mi dispiace io…> cercai di rimediare ma rimasi senza parole.
Yasu mi invitò a sedere e mi offrì da bere, <Vuoi della birra?>
<No grazie, non avete una soda?>
<No mi dispiace.>
<Fa nulla.>
Nana si sdraiò di nuovo sul divano, e Nobu e Yasu si sedettero accanto a me vicino al tavolo.
<Allora vuoi raccontarmi la tua storia?> mi chiese in modo sfacciato, che avrebbe innervosito chiunque, ma non mi tocco minimamente, avevo capito che mi voleva solo provocare.
<Se proprio ci tieni.> risposi in maniera atona, risposta della quale sembrò molto sorpresa, forse se ne aspettava una del tipo, ‘ma fatti gli affari tuoi’. <Però sappi che è una noia,> continuai, <Allora io ho diciassette anni e mezzo e sono nata in Italia, precisamente sono di Milano. Circa tre mesi fa ci siamo trasferiti qui a Tokyo, è stata una cosa improvvisa tutto è successo nel giro di un mese, il tempo di trovare casa e fare le valigie. Mio padre è un imprenditore ed ha avuto l’occasione di far grandi affari qui a Tokyo.
Io non volevo partire a nessun costo, non volevo lasciare la mia casa, la mia scuola, i mie amici per venire qui dove non conoscevo nessuno, ma ai miei genitori non importava nulla di ciò che volevo io pensavano solo a loro, e loro affari. Visto che mi ignoravano mi sono rassegnata e sono partita…<
<Ce l’avevi il fidanzato?> mi interruppe Nobu.
<No, non sono molto fortunata in amore, ma in Italia avevo molto amici, e ho dovuto abbandonarli tutti, io volevo molto bene a tutti. E inoltre ho dovuto lasciare in italia, l’unica persona con la quale potevo piangere e confidarmi in ogni momento, mio fratello, che per me era anche il mio migliore amico…>
<Tuo fratello? La persona che più ti manca è tuo fratello? Ma scusa non poteva venire anche lui qui in Giappone?>
<Si, mio fratello. Lui ha due anni più di me, e frequenta l’università lì in Italia, ed inoltre ha anche una fidanzata, non poteva lasciare tutto, là ha la sua vita.>
<Bhe anche tu avevi la tua vita, non potevi restare con lui?> mi chiese Nana.
<Vedi, Davide, così si chiama mio fratello, mi disse che se volevo sarebbe venuto con me, ma non ho voluto comportarmi da egoista, e gli dissi che me la sarei cavata da sola, che non doveva mollare tutto a causa mia. Allora mi invitò a restare in Italia con lui, me sarebbe piaciuto molto, ma non volevo essergli di peso, lui vive con la ragazza, non era il caso. Così decisi di partire, ed ora eccomi qui a Tokyo. Odio questo posto è così malinconico, niente a che vedere con l’Italia, senza offesa. Odio il giapponese, è troppo difficile e faccio solo errori, odio il liceo che frequento attualmente, e dire che a me piaceva la scuola. È un istituto per sole ragazze, che noia, pieno di ragazzine stupide e superficiali, odio tutto di questo posto, odio perfino questa vita!> esclamai, il mio solito tono pacato era diventato isterico, quasi aggressivo, e mentre nervosamente stringevo i pugni una lacrima mi rigò il viso.
<Se non hai più voglia di parlare non importa.> disse Yasu spegnendo la sigaretta nel posacenere.
<No, non preoccuparti, non fa niente, forse parlarne è meglio che tenermi tutto dentro. Però per piacere non guardatemi con quello sguardo compassionevole, mi irrita!>
<Come vuoi…> mi disse Nana guardando fuori dalla finestra, <Dai, continua.>
<Da quando sono qui non esco mai di casa tranne che per andare a scuola, me ne sto sempre chiusa in camera mia. I miei genitori non ci sono quasi mai, sono sempre fuori per lavoro. Mia sorella è una ragazzina di appena tredici anni, che discorsi potrei avere con lei, che pensa solo a giocare.
Nella mia scuola non mi sono ambientate per niente bene, e così non ho neanche un’amica, così passo le ore in totale solitudine, e qualche volta a telefono con mio fratello, quando non è impegnato. Quando parliamo fingo sempre che va tutto alla grande, perché non voglio farlo preoccupare, non voglio che si preoccupi per me. Ultimamente però non ci sentiamo quasi mai perché lui è sott’esame, così le cose sono peggiorate. I miei vedendo in che stato mi ero ridotta mi hanno mandato anche da uno psicologo, ma è servito davvero a poco. Così circa una settimana fa, dopo aver pianto per chissà quanto tempo, stanca di tutto scavalcai la ringhiera del balcone della mia camera, decisa a farla finita una volta per tutte. Ad un tratto alle mie orecchie giunse una canzone, nn la conoscevo, non sapevo chi la cantava, ma quelle parole mi rimasero impresse nella mente, e non sono riuscita più a dimenticarle. Ecco quali erano:
“<i>Anche se grido mentre verso lacrime nere
Il domani arriverà, col suo volto sconosciuto
Dovrò affrontare gli stessi dolori
Se è questo che mi aspetta
Voglio sparire lontano
Anche se è da egoista…</i>”
Così cambiai idea e me ne tornai in camera mia, e mi gettai sul letto a riflettere.>
<‘Kuroi Namida’…> sussurrò Nana.
<Si, ‘Lacrime nere’, come le mie. Se ho rinunciato non è stato però per l’amore che ho per la vita, ma soprattutto per la paura che ho della morte. Inoltre, sono state proprio le ultime parole a farmi riflettere, io non posso essere egoista, non posso fare un gesto del genere, andarmene così lasciando tutti i miei cari nel dolore. Pensai alla reazione di mio fratello e di mia sorella, e a quella dei miei genitori, come si sarebbero sentiti tutti i miei amici…Infondo io sono ancora legata a questa vita, ci sono cose che non voglio ancora perdere, ma non so se questo basterà a farmi andare avanti…>
Per un po’ nella stanza ci fu silenzio totale, che però fu interrotto dal suono della chitarra di Shin, <Credimi, per quanto dolorosa possa essere la vita, vale sempre la pena di essere vissuta fino in fondo. Quello che hai tu non è un problema serio, i problemi seri sono altri credimi, sei tu che nella tua psicologia lo hai ingrandito a tal punto di commettere una follia.> mi disse il ragazzo.
<Sta zitto Shin!> urlò Nana alzandosi dal divano e afferrando Shin per il colletto della camicia.
<Forse hai ragione tu Shin, forse non sarà il problema più grande del mondo, ma ognuno reagisce in modo diverso, quando si è fragili è difficile sopportare queste cose.> disse Nobu per giustificarmi.
<La verità,> continuai, <è che io non ho mai amato molto la mia vita. Ho tutto ciò che una ragazza può desiderare, vestiti, scarpe, borse e accessori alla moda. I miei genitori mi lasciano fare tutto quello che voglio, eppure non sono mai stata veramente felice, è da quando ero piccola che non faccio altro che lamentarmi. Penso che la vita più ti dà, più ti rende infelice.
Sono davvero stanca, non ce la faccio più a sopportare tutto questo! Perché non posso essere felice?! Perché non riesco più a sorridere come una volta?! Perché?!> dissi scoppiando in lacrime, un pianto talmente forte che mi bloccava il respiro, i singhiozzi mi facevano sussultare, mi sentivo come se stessi per esplodere.
Nana mi corse in contro e mi abbracciò, e carezzandomi dolcemente la testa mi sussurrò con un tono dolcissimo, <Non disperare, tutto si aggiusterà, devi solo essere forte, da oggi non sei più sola, ci sono io con te.>
Non avrei mai pensato che una persona all’apparenza così dura come Nana, potesse essere così dolce e disponibile verso gli altri.
Appena l’ho vista ho pensato fosse una persona egoista e cupa, altezzosa e capricciosa, proprio come me ma mi sbagliavo del tutto. Ora conoscendoti Nana, posso che sei totalmente diversa, con quelle tue poche parole quella sera di marzo hai cambiato la mia vita, non smetterò mai di ringraziarti, che darei in questo momento per parlare ancora con te, Nana dove sei?