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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Fumetti e Cartoni non giapponesi
Dalla Serie: Code Lyoko
Titolo Fanfic: PERCHè L'HO FATTO
Genere: Drammatico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: umisan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/03/2011 02:46:23

Avevo questa piccola idea ...
 
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- Capitolo 1° -

Perché l’ho fatto?
È semplice da spiegare, e io comunque ho tempo da spendere. Moltissimo tempo.
Per prima cosa mi chiamo Ulrich Stern. E so che basta il nome, per farvi capire chi sono.
Da quando le nostre vicende su Lyoko sono diventate di dominio pubblico abbiamo avuto moltissime richieste. Lettere, mail, tutti volevano sapere di noi e di cosa significa essere Cavalieri di Lyoko.
Ebbene, non credo ci sia nient’altro da aggiungere a quello che tutti già sanno. E poi questa storia non parla della nostra missione a Lyoko. Parla di me, e delle persone che amavo più della mia stessa vita.
Le amavo al punto da ucciderle.
Non potevo certo pretendere che quello che ho fatto passasse sotto silenzio, ma se devo essere sincero non mi importa. Io so di essere colpevole, so di avere fatto una cosa orribile. È inevitabile. Sono nato e cresciuto in una famiglia normale, troppo per non conoscere la differenza fra il bene e il male. Eppure, per quanto quest’affermazione possa sembrare assurda o folle, io sono convinto di avere fatto una cosa giusta.
La battaglia su Lyoko ci ha fatto solo male. Fin dall’inizio è stata soltanto dolore, rinunce, problemi. E ha ucciso qualcosa dentro di noi, forse soltanto la nostra giovinezza.
Forse dovrei raccontare cosa ne fu di noi dopo la pubblicazione del libro di Jeremy, no? Lo dirò. Posso anche profondermi nei particolari, dal momento che come ho detto ho moltissimo tempo da spendere.
Ebbene, come ho detto la nostra vita cambiò, e decisamente in meglio. Forse questa è stata l’unica cosa positiva di Lyoko alla fine, l’averci permesso di restare insieme e di vivere bene.
Il libro lo aveva scritto Jeremy come si sa, ma permise a tutti noi quel benessere. Del resto tutti quei soldi e quella notorietà improvvisa, erano davvero troppo per lui solo.
Ci trasferimmo tutti nella casa che aveva comprato. Non era una megavilla o cose del genere, con tantissime stanze o piscine gigantesche. Era una semplice casa, una villetta sì ma dopotutto come dimensioni poteva ricordare molto la casa di Yumi. Ognuno di noi aveva la sua stanza, anche se a volte …
Okay, la stanza di Aelita e quella di Yumi a volte non servivano soltanto loro. Ma era ovvio, e poi non mi metterò a fare discorsi sbagliati sui miei amici, soprattutto adesso che non sono più qui per controbattere.
In ogni caso, vivevamo tutti insieme e la nostra era una bella vita. Avevamo tutto quello che potevamo desiderare, anche se a noi non serviva molto, ci bastava stare insieme.
Vi starete chiedendo come andassero le cose fra noi, sia per quanto riguarda i rapporti di amicizia che altro. Ma so che sapete la risposta, perché non c’era nulla che non fosse di dominio pubblico. Quindi sapete che fra Yumi e me le cose si erano definitivamente aggiustate, e che Jeremy e Aelita progettavano di ufficializzare la loro unione. Che Odd se la spassava alla grande con le ragazze, ma che non aveva mai voluto legarsi seriamente.
Ma ha ragione chi dice che la troppa notorietà, specialmente se conquistata troppo in fretta, può far perdere la testa. E infatti a noi accadde proprio così.
Perché, come ho detto, Lyoko aveva ucciso qualcosa dentro di noi. Vivevamo insieme e ben presto cominciammo a darci sui nervi. Yumi e io riprendemmo a litigare, e il nostro rapporto tornò quello di prima, con la variante del sesso. Litigavamo furiosamente, magari per tutto il giorno, poi a sera uno dei due sgattaiolava nella stanza dell’altro, e ci amavamo quasi con dolore, con rabbia, perdonandoci ma rifacendo poi le stesse cose solo la mattina dopo. Jeremy e Aelita erano decisamente una coppia più tranquilla, ma non riuscivano più a vivere con noi, e anche Odd diventava pesante. Ogni sera portava a casa una ragazza diversa, una ragazza della quale la mattina non ricordava neanche più il nome, tantomeno rammentava le circostanze in cui l’aveva conosciuta.
Avevamo deciso di separarci. Jeremy era il padrone di casa e aveva tutta la facoltà di metterci fuori se ne aveva voglia, ma decidemmo noi che ce ne saremmo andati. Yumi e io discutevamo perché non sapevamo se cercare casa insieme o separati, così io decisi di farlo.
Sarò sincero fino in fondo, anche perché ormai non ho più nulla da perdere. Mi sono già maledetto con le mie stesse mani, per cui penso non possa esserci nulla di peggio.
Non volevo che ci lasciassimo. Amavo Yumi e adoravo tutti loro, e non potevo concepire l’idea che la nostra amicizia potesse finire così. Quindi, decisi di fare in modo che restassimo tutti insieme.
Questo vi sembra il ragionamento di un pazzo, vero? Bè, forse è così. Forse sono pazzo. Forse a rendermi pazzo è stata tutta quella situazione. Oppure Lyoko. Oppure già lo ero.
Comunque lo feci. Alla fine era tutto sistemato, Odd aveva trovato un piccolo appartamento e anche Yumi, e io, ma non insieme. Quella sarebbe stata l’ultima notte in cui avremmo dormito tutti in quella casa. E fu così.
Era forse mezzanotte. Avevamo festeggiato e dormivamo tutti, nella stanza di Jeremy che era la più grande. Lui e Aelita sul letto, noialtri per terra.
Dormivano tutti, così mi alzai e scesi di sotto, in cucina. Pensavo al modo migliore per farlo, e a quale fosse quello più indolore. Poi pensai che alla fine non aveva importanza. Dormivano.
Scelsi un coltello nel cassetto, quello che mi sembrò il più tagliente. E risalii.
La stanza era sufficientemente buia nel caso qualcuno di loro fosse sveglio. Jeremy e Aelita erano due fagotti immobili sotto le coperte.
Colpii prima lui. Bastò poco, due coltellate, e poi il suo respiro cessò. Non si accorse di niente, ma non avevo intenzione di causare ferite inutili.
La seconda fu Aelita. Lei si mosse appena nel sonno quando ricevette la prima coltellata, tanto che temetti si fosse svegliata, ma alla seconda già non respirava più.
Passai a Odd. Lui era sotto la finestra, nel suo sacco a pelo. Restai un po’ ad ascoltare, quindi gli sferrai l’unica coltellata, che a quanto ho saputo poi lo colpì al cuore.
Adesso rimaneva solo Yumi, ma esitavo. Venni vicino a lei e la guardai a lungo, il suo viso tranquillo, ascoltai il suo respiro leggero. Mi sfiorò il pensiero che avrei benissimo potuto risparmiarla. Avrei potuto dirle che qualcuno era entrato e aveva massacrato i nostri amici, che io mi ero svegliato sorprendendolo e solo per questo non aveva toccato lei e me. E se anche poi lei avesse scoperto o intuito la verità, sarei riuscito a farle capire. Lei avrebbe senz’altro capito.
Ma poi riflettei. Se l’avessi lasciata in vita prima o poi anche lei mi avrebbe lasciato, se ne sarebbe andata. Così decisi di completare l’opera.
Ma prima volevo un ultimo saluto. Così nascosi il coltello e abbassatomi accanto a lei, la svegliai.
La svegliai con un bacio, e lei ne ricambiò molti altri. Sapevo cosa sarebbe successo, e quindi dovevo sbrigarmi in fretta per non rischiare di perdere di vista il mio dovere.
Le dissi che l’amavo. Lei ricambiò. Presi il coltello senza farmi notare, e la colpii.
I suoi occhi si spalancarono mentre sentiva il colpo, e mi guardò con uno stupore che mi fece quasi desistere dalla mia decisione. Chiamò piano il mio nome, e io la colpii ancora.
Morì fra le mie braccia, le mie mani erano piene del suo sangue. Il sangue del mio amore che andava via.
Dopo restai a lungo in quella stanza, coi miei amici che adesso non mi avrebbero mai più lasciato. Ero indeciso sul da farsi. Nascondere i corpi? Lasciarli dov’erano e inventare qualche scusa, trovarmi un alibi? Ma che importanza aveva, alla fine?
Qualcosa dovevo fare comunque, quindi telefonai ai genitori di Yumi e diedi loro appuntamento per il giorno dopo. Sarebbero stati loro a trovare i corpi, e io ne avrei approfittato per scomparire.
Tuttavia, come certo sapete anche voi, non mi affannai più di tanto a nascondermi o a cercare di far perdere le mie tracce. Non mi ero nemmeno lavato le mani, e così mi trovò la Polizia, seduto su una sedia con gli occhi persi, le mani sporche del sangue dei miei amici. E quando mi trassero in arresto per quadruplo omicidio, a malapena li guardai.
Sono in prigione da allora, non sono nemmeno due mesi. Il processo ha fatto molto clamore com’era ovvio aspettarsi, e io non mi sono neanche preoccupato di dichiararmi innocente. Sarebbe stato inutile perché le prove erano tutte contro di me, ma anche stupido. Io sapevo, so di essere colpevole.
Ma non sono solo in questa cella, con lo sguardo sempre perso e le mani che la mia mente vede sempre insanguinate. Loro sono con me. Ogni notte li sogno ma i sogni sono sempre molto evanescenti, vaghi, e non ci sono voci, li vedo com’erano allora, come i ragazzini quando lo ero anche io. Quando eravamo felici.
Penso sia inutile dire come hanno reagito i loro genitori. Sarebbe stupido dire che hanno capito e perdonato, e io non mi aspettavo che lo facessero.
Perché questa lettera, dunque? Per i loro genitori? Per i miei? Per me?
No. Solo per loro.
Non vorrei pensare che loro hanno capito e perdonato. Se anche solo uno di loro fosse vivo di certo non avrebbe compreso né perdonato, e sarebbe stato giusto così. Le mie parole e i miei pensieri adesso sono solo per loro, la cui vita è andata via insieme alla mia.
Jeremy, Aelita, Odd … mi dispiace tanto. Vi voglio bene e spero che me ne voleste anche voi, nonostante tutto.
Yumi, amore della mia vita. Con te ho fatto tanti errori e il primo forse è stato quello di amarti troppo. Ma ti amerò per sempre, farai sempre parte di me.
Non posso fare altro che domandare perdono alle persone a cui ho sottratto i figli. So che non lo otterrò, ma mi va bene. Perché per un orrore simile non ci può essere perdono.
Detto questo, penso non ci sia altro da aggiungere. Vorrei non uscire mai da questa cella, restare qui a pagare per la mia colpa senza più vedere nessuno. Del resto un mostro non merita altro.
Domando perdono anche ai miei genitori, diventati loro malgrado padre e madre di un assassino, e insisto col dire che a loro nessuna colpa può essere imputata. L’unico responsabile del mio delitto sono io, io e nessun altro.
Credo di aver concluso. In effetti ho detto anche troppo, anche se nessuna delle mie parole può essere una giustificazione.
Vi state chiedendo chi sono adesso, vero? Anch’io. Bè, non lo so. So soltanto quello che non sono. Non sono più Ulrich Stern, il bravo ragazzo, il Cavaliere di Lyoko, l’amico ideale e generoso. Quello era l’altro Ulrich, non quello che sono adesso …
Che cosa sono io?
Sono un mostro.
 
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VOTO: (2 voti, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
lucy93 - Voto: 05/04/11 13:51
sono d'accordo con mary90... complimenti... mlt ben scritta...
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mary90 - Voto: 29/03/11 00:03
Una one-shot molto bella e anche un po' macabra...
Ho seguito molto Code Lyoko e devo dire che questo rapporto quasi morboso che Ulrich ha in questa con i suoi amici mi stupisce un po', ma è molto interessante.
E' stato molto bello leggere i suoi pensieri e le sue emozioni, descritte molto bene, a mio modesto parere.
Ben fatto, una storia ben scritta e senza errori, il che aggiunge solo!
Complimenti!
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