E poi fu l’inizio della fine che per me era ancora inizio
Conclusa: No
Fanfiction pubblicata il 24/02/2013 19:17:50
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IL VENTO PORTO UN ODORE DI SANGUE
<i>Ricordo che quel giorno come fosse ieri. Erano partiti, e quando sono tornati l’allegria della nostra calda famiglia era sparita. E poi vi fu l’inizio della fine, che per me era ancora iniziò.
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<b>Il vento porto un odore di sangue</b>
Una dolce melodia si diffondeva nella stanza dal grande pianoforte in legno di noce, la stanza non era molto decorata, aveva solo un grande specchio che occupava tutto il muro alla destra del piano, un asta fissata a 45 cm dal pavimento di parquet, una luminosa ed ampia finestra che dava su un meraviglioso giardino e infine un lampadario di cristallo che regnava sul soffitto.
La melodia dolce, ma priva di qualunque fantasia era suonata da un uomo dai lunghi e biondi capelli i suoi occhi turchesi prestava molto attenzione al suo spartito, oltre a lui vi era: una donna dalla statura minuta i capelli grigi, gli occhi erano piccoli e grigi come la cenere, e una bambina sui dieci anni, aveva dei lunghi e lisci capelli neri color dell’ebano, la pelle di porcellana sul quale si potevano distinguere le labbra rosse come le rose in estate e le invisibili, se pur esistenti, lentiggini che decoravano le guance rosee.
La bambina stava ballando su quella melodia, osservata in ogni piccolo movimento dalla donna dagli occhi grigi; le punte dei piedi costantemente tenute in alto iniziarono a fargli male il peso se pur limitato del suo gracile corpo s’iniziava a far sentire, ma cercava di ricordare i passi più che pensare al dolore, teneva gli occhi chiusi come se gli potessero far avvertire di meno il dolore, ma la cosa non cambiava, odiava ballare.
“Stai più dritta con la schiena!” disse severamente la donna sventolandosi con un ventaglio nero.
La bambina cercò di raddrizzarsi, quando senti il dolore intensificarsi e a quel punto si dovette lasciar cadere. Poteva sentire attraverso le scarpette rosa il sangue caldo uscire dalle ferite suoi piedi.
“Stupida!” gridò la donna avvicinandosi e ritirandola su.
“Mi spia…!” la bambina cerco di parlare ma fu fermata da un possente e ben assestato schiaffo della donna.
Senti il dolore spargersi dalla guancia per tutto il corpo. Vi era ormai abituata ma questo non cambiava che faceva ugualmente male. I suoi occhi di un dolce cioccolato fecero cadere una lacrima che si affretto ad asciugare con il palmo della mano.
“Ricominciamo immediatamente!” disse la donna sia al pianista sia alla bambina.
La musica ricomincio e la bambina si rimise sulle sue punte continuando nella sua danza, cercando di nascondere il suo dolore, quando noto tra le foglie del cespuglio che s’intravedeva dalla vetrata un paio di occhi rossi.
La danza era stata una vera e propria fatica, i piedi le sanguinarono fino alla vasca sporcando il pavimento di marmo bianco. Lascio andare via dalle sue labbra un piccolo sospiro e si fece cadere serenamente nell’acqua calda della sua vasca. Adorava l’acqua, forse in una vita precedente era stata una sirena che nuotava libera nell’oceano. - MAGARI! - Pensò. Dalla finestra del suo bagno poteva guardare il giardino, fu in quel momento che ripenso a quegli occhi cremisi notati qualche ora fa. Il bagno fu molto rilassante e le piccole ferite si erano già richiuse, finalmente poteva godersi il pomeriggio. Si mise un abitino blu notte molto semplice ricamato con del pizzo bianco. Si affretto a raggiungere la biblioteca del suo castello, quando lungo il corridoio di marmo apparve una figura slanciata dal fisico statuario, gli occhi erano verdi come il prato appena bagnato dalla rugiada, emanavano calore e felicità ma anche una grande severità, i suoi capelli arrivano fino alle orecchie colorati da un dolce ramato.
“Dove stai andando Rhime!?” chiese il più grande.
La bimba sorrise serenamente.
“In biblioteca Dominic, un posto che dovrebbe frequentare più spesso fratellone!” rispose.
“Tu brutta piccola….” Il più grande gli si era avventato a dosso ma agile come una lepre la piccola si sposto.
Tirando in fuori la lingua, la piccola scappo verso la biblioteca.
Amava tanto suo fratello Dominic, anche se lo prendeva in giro il più delle volte, e si ritrovavano sempre a fare scenette come quella di prima. Dominic, aveva sette anni in più di lei, era prossimo a diventare il capofamiglia e il protettore del loro grande impero. Era sicuramente pronto, ma molti lo consideravano inadatto a un ruolo così gravoso, ma dopo la tragedia di quella notte del 22 febbraio che costrinse i due a rimanere orfani Dominic doveva prendere a più presto le redini dell’impero.
“Ehi Rhime fermati!” Il fratello la stava inseguendo. “Devo dirti una cosa molto importante!”
La bambina si fermò incuriosita.
“Cosa mi devi dire fratello?”
“Tu non hai ancora scelto un servo che ti stia accanto vero?”
“Sì ma ho ancora un po’ di tempo vero!”
“Sì ma vedi se la Zia venisse a scoprire che non ne hai trovato ancora uno mi torturerà!” il più grande sembrava afflitto, mentre nella mente della piccola, riaffiorava la figura della Zia Natali, una donna grassa e corpulenta dai capelli biondi. I due rabbrividirono.
“Ti prego Rhime trova presto qualcuno che ti possa accompagnare a Galia per i tuoi studi o la zia ci ucciderà!”
“Va bene Dominic cercherò qualcuno! Comunque ora avrei un po’ di tempo libero quindi ti prego posso andare!”
Il maggiore fece un lungo sospiro poi giro i tacchi e lascio proseguire la sorella verso la sua metà.
Qualche minuto dopo la piccola era seduta su una panchina dell’immenso giardino, il profumo dei fiori era meraviglioso, il vento era fievole quasi una carezza su quella pelle di porcellana, i rumori erano ridotti al cinguettio degli uccelli e di qualche animaletto che correva qui e la.
Improvvisamente il vento porto con se uno sgradevole odore, ci volle un po’ per riconoscerlo, era “SANGUE”, quel fetido odore di rame si era avvicinato al suo naso insieme al profumo delle rose dandole enormemente fastidio, si guardo a torno per capirne la causa, fu a quel punto che si accorse di un ragazzo. Getto un piccolo grido, il ragazzo era ricoperto di sangue, persino i capelli biondi sembravano ora rossi per quanto fossero ricoperti da fetido e lurido sangue. La bambina fece un passo indietro impaurita dalla situazione, la mente ripeteva solo di scappare, ma perché avrebbe dovuto farlo infondo il ragazzo non sembrava essere cosciente e poi non poteva di certo lasciarlo li appollaiato alla sequoia per sempre. Discretamente e molto cautamente si avvicino quando al suo naso arrivo un altro odore, questo era di bruciato, si accorse solo ora che i vestiti, o meglio gli stracci, erano bruciati nei bordi, ma non era solo l’odore della stoffa bruciata che arrivava alle sue narici ma anche l’odore di carne bruciata. Oh dio! Ora che gli era più vicina la poteva vedere, sul petto del ragazzo vi era una grande ferita una ferita marchiata col fuoco. A quel punto la paura per la sua vita scomparve, si affretto ad essere vicino al ragazzo al qual e prese il polso. Si, era ancora invita poteva sentire il cuore pulsare regolarmente. Sospirò ma non poteva stare in quello stato doveva chiamare qualcuno.
“Aspetta qui!” disse quasi senza accorgersene.
La bambina correva per il castello cercava Dominic.
- Dove sei? Dove? Dove? -
“DOMINIC!” urlò, non l’aveva mai fatto invita sua eppure eccola li, lei sorella di un imperatore a gridare il suo nome così come una qualunque villana, .
“Rhime!?” fece interrogativo il fratello comparso alle sue spalle.
Non diede nemmeno alla sua testa di ragionare, era l’istinto quello che dominava, prese il fratello per il braccio, stringendolo il più forte che poteva, lo trascino giù dalle scale e poi fuori dalla villa.
“Rhime cosa ti succede?”
Arrivarono in giardino e li si fermarono, la bambina era affaticata ma alzo il dito indicando il ragazzo che giaceva sotto la sequoia. Dominic si sorprese ma con disinvoltura prese in mano la situazione.
“Stai con lui Hikarhime, io vado a chiamare un medico!”
La bambina si avvicino col fiatone al ragazzo, si inginocchio d’avanti a lui e ricontrollo il polso, aveva paura di non sentire il suo cuore, ma era li, batteva. Sospirò di nuovo. Osservo il ragazzo, doveva avere sulla quindicina sedicina d’anni o giù di li, se i capelli non fossero stati sporchi dovevano essere di un biondo così intenso e d’orato da far invidia al sole, Rhime lo poteva capire dalle piccole ciocche libere dal sangue secco. Dove sicuramente essere uno schiavo non solo per i vestiti logori ma anche per i muscoli, che ser pur piccoli erano esistenti. I lineamenti del volto erano dolci e sinuosi. Poteva affermare che era carino. Arrossi senza accorgersene nemmeno lei e fu travolta da un ondata di dolcezza, interrotta da un dolore che risaliva dal braccio, gli occhi del ragazzo si erano aperti erano colorati da un cremisi acceso, il dolore che aveva avvertito si trasformo in una leggera pressione.
“Chi sei chiese?” il ragazzo tossendo
“Non importa chi sono stai calmo mio fratello a chiamato un medico non ti voglio fare del male!” il ragazzo mugugno senza lasciare la presa sul braccio della bambina.
“Non ho bisogno di alcun medico!” tossì ancora sputando sangue.
“Stai fermo ti prego!” implorò Rhime.
Improvvisamente il ragazzo perse un'altra volta conoscenza.
<b> angolo autrice
E la prima volta che ne faccio una originale... spero vi piaccia buona lettura, pubblichero i cap ogni 2 sett</b>