Manga e Anime
creata dalla serie "VAMPIRE KNIGHT GUILTY":
"MIDNIGHT BLOOD"
una fanfiction di:

Generi:
Sentimentale - Drammatico - Dark - Horror - Erotico
Avvisi:
Lemon - What if? (E se...)
Rating:
Per Tutte le età

Anteprima:
Aprì gli occhi. Una serie di flashback gli impedivano di vedere cosa realmente ci fosse davanti a lui. Gli apparivano a scaglie, frammenti di ricordi

Conclusa: No

Fanfiction pubblicata il 10/04/2015 19:55:48
 
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 MIDNIGHT 1° - IL RITORNO DEL DEMONIO.


<i>Questa Fanfiction nasce da una role fra me e una mia amica: ) spero vi piaccia. <3</i>

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<center><b>Midnight 1° ~ Il ritorno del Demonio.</b></center>



Aprì gli occhi. Una serie di flashback gli impedivano di vedere cosa realmente ci fosse davanti a lui. Gli apparivano a scaglie, frammenti di ricordi che dovevano essere realmente accaduti, eppure... era sicuro di essere ancora lì in carne ed ossa per poterli raccontare. Quale inferno ti lascerebbe la possibilità di risvegliarti?
Sollevò il capo con la lentezza indicibile di qualcuno che inesorabilmente, sta morendo.
Gli tremarono le palpebre e la bocca non si mosse per volontà: si schiuse da sola, sanguinante, e le pupille dilatate scrutarono finalmente lo spazio davanti a loro: niente flashback, niente frammenti, niente ricordi. Solo il presente.
Se ne restò lì a fissare il paesaggio che sfumava verso l'orizzonte, probabilmente per ore, non sentendo nulla oltre il suo collo.
La distesa rossa intorno a se cambiava colore man mano che ci si allontanava, diventando bianca. La neve? Era questa la sua tomba? Una orribile e candida distesa di neve? Sembrava come il punto di partenza, e senza che se ne accorgesse, si allungò un ghigno sul suo volto che gli fece più male di una mano infilata in una ferita profonda.
«Cof cofff coff...... Hmfff....» rovesciò piu sangue di quanto se ne potesse avere in corpo e gli crollò mezzo volto sulla neve gelida; sfinito e senza dubbio: esanime.
Riaprì gli occhi e la tomba di neve gli aveva coperto anche il volto. Quand'ebbe visto il suo destino, allora, rise. Rise così forte che uno stormo di corvi si separò volando lontano, spaventato da quel suono sinistro. Continuò a ridere, senza sosta e quasi detestava non riuscire a smettere perchè gli toglieva le forze, forze che sentiva di nuovo scorrere nelle vene.
Si leccò le labbra gelide e violacee e deglutì tirando su un ghigno che gli tagliò il viso da parte a parte.
Nel paesaggio silente, di punto in bianco si sentì uno scossone e la neve franò: era lui che dimenava tutto il corpo per uscire e all'improvviso, le dita scarne si aggrapparono tremanti sulla superficie e si fecero forza per sollevare i resti di se stesso sino a che non uscì con il capo da quel buio interminabile. Con un braccio si trascinò strisciando come un serpente lontano dalla fossa e con un ginocchio tentò di sollevarsi, riuscendoci a stento.
«Tsk.» sibilò, ghignando, con gli occhi attenti a studiare bene il luogo della sua "rinascita" «Ancora una volta... Ancora qui. Ancora io...» farfugliò con la poca voce roca e vibrante che aveva in gola e provò a mettersi in piedi con quello che restava di lui: una gamba e un braccio. Sollevò lo sguardo e un espressione di pura follia lo pervase mentre crollò di ginocchi sulla neve, e rise ancora, folle «... con la mia vendetta, maledetto /Cacciatore/.»
Non era chiaro come, né il perché, ma come una calamità naturale che sempre perdura nel tempo, Rido Kuran, aveva fatto ritorno tra i non morti, più vendicativo di allora.
Era passato già un anno da quando aveva lasciato l'accademia e il suo padre adottivo, Kaien Cross, per riprendere quella vita a cui apparteneva davvero... quella vita che infondo non sentiva davvero sua.
Quando Kaname aveva risvegliato Yuuki Kuran e ucciso Yuuki Cross, era cambiato ogni cosa.
La Yuuki che conosceva Zero era stata divorata dalla Yuuki vampiro e dopo la battaglia contro Rido, il nemico più temibile che potessero incontrare, nonché suo zio, aveva deciso di andare via e seguire suo fratello solo perché lo sentiva giusto.
Non voleva che Yori, Kaien e lo stesso Zero soffrissero ancora a causa dei vampiri... e ormai lei faceva parte di quella categoria.
Dimenticare e andare avanti, questo era bastato agli umani.. ma per suo padre e per Zero non sarebbe stato lo stesso. Come lei, loro avrebbero sofferto per sempre quella vita tranquilla, nonostante tutto, ormai distrutta.
E Zero aveva promesso di ucciderla.. sperava solo che il sangue che aveva preso da vampiri sangue puro fosse bastato a guarirlo dal level 0 portato da Shizuka.
Non che non fosse felice di vivere con Kaname.. lei amava tantissimo suo fratello, lo aveva sempre amato... ma... non era quell'amore che credeva di provare, sino all'anno prima.
Se lo aveva seguito era anche perché non voleva lasciarlo solo.. e perché i suoi genitori volevano cosi.
Ma non si erano mai sfiorati, nemmeno una volta, seppur lei sapesse quanto questo gli facesse male.
Lui era dolce e premuroso con lei, ma lei viveva in incubi continui, tormentata dalla sua parte vampiro che voleva prevalere sulla sua ostinazione di continuare a sentirsi e a comportarsi da umana.
Anche se assumeva le compresse che prima di lei, anche Zero prendeva, non bastava a placare la sete, ma non chiedeva mai nulla a Kaname, soffrendo in silenzio e bevendo da lui solo quando la costringeva.
Odiava... in verità... ciò che era diventata.
E Odiava quella vita che la teneva segregata in casa, senza poter uscire perché Kaname temeva per lei e diceva che non era ancora pronta ad entrare in società data la sua nuova nascita. Proprio come una bambina appena nata.
E ogni volta che provava ad uscire, uno della Night Class glielo impediva.
"Sei contenta di questa vita?! Oh, suvvia, dì pure quanto la odi"
«Smettila!» urlò, alla solita voce che le riempiva il cervello, spinta dalla sete, e che la portava a vedere una sé stessa diversa e crudele.
La Yuuki vestita in un lungo abito nero, sorrise, avvicinandosi a lei "ti basta solo accettarlo.. o ucciderlo"
«Non lo ucciderò! Non sono come te!»
Barcollò, ansante mentre sentiva la gola bruciare dalla sete.
Si mantenne ad una delle finestre di quella che una volta era la casa dove vivevano con i loro genitori ma la sé stessa parlò ancora: "lui ti tiene prigioniera. Lo sai che finirà per distruggerti.. non è perfetto come credi. In quella notte di neve, come questa, lui ha solo fatto il suo interesse"
«Non starò ad ascoltarti ancora!»
E nuovamente gettò al vento il primo oggetto mal capitato, lasciando sparire l'altra sé.
Stava impazzendo?!
Adesso che arrancava da ore, cominciava a sentire la sete. Una sete irrefrenabile. Non sarebbe bastato un coniglio o un cervo, no. Aveva bisogno di molto più sangue. Tuttavia nelle condizioni in cui quel maledetto scherzo della natura lo aveva ridotto, non potè fare di meglio che mettersi in agguato e attendere la prima vittima, anche piccola, che si fosse messa nel suo cammino. Dopo ore interminabili, sentì un fruscio: non potè capire se fosse neve che cadeva da qualche ramo o un animale in giro, ma sentiva l'odore. Odore di vita che scorreva svelta nelle vene, odore di sangue, odore di ferro.
Un cervo. Saltò nella neve troppo alta per poterci camminare sopra e neanche se ne accorse. Sapeva ancora bene come annullarsi per non farsi vedere.l'istinto di sopravvivenza a Rido Kuran non era mai mancato. Attese, e quando fu abbastanza vicino da potegli spezzare una gamba, lo afferrò e gliela torse con uno acatto del braccio talmente rapido che neanche lui stesso potè dire di avere visto il proprio corpo cambiare di postura. Trascinò l'animale tremante e lamentava, chiamando forse aiuto e lui lo lasciò fare nella speranza che qualcuno arrivasse in suo soccorso così da banchettare un po meglio al confronto di quel misero pasto. Nessuno sembrò arrivare. Gli occhi gli diventarono più vivi, il colore più vivido e i denti più in vista. La bocca si spalancò sempre piu man mano che l'animale era sempre piu vicino a se e quando vi riuscì si attaccò alla preda e non vi si staccò da essa finchè non la prosciugò. Si sentiva già meglio. Poteva avanzare in ginocchio anziché sembrare un lurido serpente ai piedi di tutti. E prese a ridere, troppo furioso per potersi trattenere. Rise così forte che sembrò tremare tutto intorno, e la voce riecheggiare per miglia e miglia di distanza.
/Se ti trovo sul mio cammino, inutile umano, ti faccio a pezzi con la sola forza delle mani..../
Vide una strada, dopo ore di cammino, e dietro di se si lasciò una scia di innumerevoli vittime incontrate fino ad ora, ma non una goccia era finita per terra, se non quella che gli scappava dal morso, troppo vorace per mantenere un certo contegno.
Una volta in piedi, provò ancora come per tutto il tragitto aveva fatto, a ripristinare il suo corpo offeso e, con sua grande sorpresa, questa volta, vi riuscì. Accumilato sangue a sufficienza sfruttò questo per ricostruire ciò che gli era stato tolto e finalmente potè camminare con la forza dei suoi piedi sino a qualche luogo abitato.
«Finalmente tutto intero. Ho proprio voglia di divertirmi un po'.» e guardandosi attorno, Rido, si fece guidare dall'odore per cercare un bel piatto caldo e un buon vino.
Quando Kaname era tornato a casa, cercò come ogni volta di mostrarsi una brava compagna.
Quella compagna che era costretta ad essere, sempre sorridente e gentile quando lui tornava a casa, accogliendolo nel migliore dei modi.
Lasciando che sfogasse su lei la sua stanchezza perché lei era l'unica persona cara che gli era rimasta.
Aveva i suoi seguaci, Aidoh, Kain, Ruka, Rima, Shiki... ma Kaname non era legato a loro come, Yuuki lo sapeva, meritavano.
Soprattutto Ruka che lo amava tanto.
Aveva sete, una sete tremenda ma, come ogni volta, fece in modo di non darlo a vedere e Kaname, come le rare volte in cui accadeva, non capì la verità.
Qualche ora dopo, quando lui si prese cura di lei come faceva di consueto, curandole il corpo e i vestiti come si fa ad una bambola, trovò il coraggio di osare:
«Neh... onii - sama...» disse, guardandolo mentre si prendeva cura dei suoi piedi con dolcezza. Era davvero una bambola nelle sue mani... questa cosa le faceva davvero male, nonostante cercasse di non dar retta alla voce nella sua testa. «avrei... voglia di andare in città a fare un giro... sono quasi due anni che non esco di casa e presto verrò mostrata in società e al consiglio... posso?»
Kaname alzò lo sguardo e la osservò con la sua solita aria seria. Yuuki nei suoi occhi vedeva sempre malinconia, anche quando era dolce. Tante volte Kaname, quando lei aveva provato a fare simili capricci, l'aveva punita... sottraendole sangue sino ad indebolirla. Sapeva che per questo avrebbe dovuto odiarlo ma si convinceva stupidamente che lo facesse per amore e per paura di stare di nuovo da solo.
Nuovamente nel suo sguardo vedeva freddezza e delusione «Yuuki...»
«Tornerò subito!» lo interruppe, cercando di sorridere rincuorante nonostante la voce nella sua testa le desse della stupida «Se tardo, potrai punirmi e non te lo chiederò più.
Ma... fra poco è il mio compleanno... e non te l'ho mai chiesto come regalo, nonostante tu mi dicessi che potevo chiedere di tutto.»
Il Kuran fece un'enorme sospiro prima di chinarsi con il volto sulle sue gambe «Sai che ti farò seguire...»
«Va bene...» rispose lei, accarezzandogli il capo con dolcezza
«Sai che potrei riprenderti e riportarti indietro ancora... e finirei per punirti...»
«Va bene...»
Kaname allora sospirò e alzò lo sguardo su di lei nuovamente. «Un'ora.»
Yuuki lo guardò con stupore. Non avrebbe mai immaginato che potesse accettare in quel modo! Forse non era una gran cosa ma... poteva uscire!
Allungò un sorriso e lo baciò prima di lasciare che la coccolasse a suo piacere, ancora un po'.
Quasi un'ora dopo, in pieno pomeriggio, si ritrovò a camminare per la prima volta per le vie di quella città che non vedeva da cosi tanto tempo.
Le cose non erano cambiate ma lei le vedeva in una luce del tutto nuova.
Anche il tempo era dalla sua parte: nuvoloso. In questo modo non avrebbe sentito anche la stanchezza dovuta al sole, oltre a quella per trattenere la sete che stava salendo ancor più a causa degli umani.
La voce in lei le suggerì che forse il fratello aveva accettato proprio perché era a conoscenza di quella sete ed aspettava solo che lei facesse un passo falso per spingersi a non uscire più.
Rido era sazio. Così sazio che se non fosse stato per puro piacere, avrebbe lasciato viva la sua ultima preda. Eppure ne voleva ancora, come in un controsenso.
Si leccò le labbra rosse di sangue e raccolse le sbavature con un dito per portarle alla bocca. Da quanto tempo il sapore di quel nettare non risaliva dai canini per raggiungere ogni fibra del suo corpo? Quanto tempo era passato? Quanto inerte era stato sotto la neve, in quella bara di fanghiglia? Troppo, per lui. Anche un giorno era troppo per lui. E si era lasciato truffare in questo modo. Ma come aveva già detto: i colpevoli avrebbero pagato mille volte di più per quel peccato.
Trascino la sua mole soddisfatta in un'altra stradina e all'improvviso lo senti. Dolce come nessuno, come nient'altro. Prelibato come pochi e raro come niente. Da dove veniva quell'odore?
Girò i tacchi e cambiò direzione. Lo sentiva arrivare da una strada che aveva ignorato perché desolata.
Svoltò ancora una volta e ancora niente. Incalzò sempre di più il passo, impaziente mentre un ghigno sinistro si era dilagato su tutto il volto e lo sguardo era perso nella concentrazione. Avrebbe corso a quattro zampe se fosse servito ad arrivare prima, poteva giurarlo. Oh, si, che poteva giurarlo.
All'ultima svolta poi, col l'odore così forte che gli annebbiava la mente, scattò il capo e la riconobbe.
/Non è possibile/, pensò. «È lei.» il ghigno si fece inverosimilmente più lungo, più sadico e insano e come un felino apparve dietro di quella donna assaporando il profumo del suo collo bianco, pallido, troppo pallido.
Le toccò i capelli e li carezzò seguendo la lunghezza mentre biascicava incomprensibili parole al suo orecchio e quando il palmo tocco le punte dei capelli, strinse il pugno e tirò indietro il suo capo guardandola in volto.
«... E non credevo di trovarti ancora su questo mondo.... Juuri...» sibilò, in estasi, un poco più forte, un discorso partito molto prima.
Era dannatamente difficile riuscire a mettere a tacere quella sete insana, in un luogo che popolava di sangue fresco e vivo.
Poteva sentirlo da ogni angolo e da distanze inspiegabili, poteva sentirlo circolare nel suo corpo solo tramite l'olfatto... ma non poteva cedere. Non doveva cedere alla sua natura crudele, quella natura che aveva ucciso il bello che sua madre le aveva donato...
"Quella natura che lui ti ha ridato"
E fu proprio mentre cercava di far smettere la sete di sangue e quella maledetta voce nella testa, fu proprio mentre pensava a sua madre che si sentì attaccata alla spalle.
Dapprima pensò che Kaname fosse andato di nuovo a prenderla come la prima volta che aveva provato ad uscire, ma poi quella voce nell'orecchio, quel respiro e quella malvagità le portarono un senso di deja vouz ancor prima di ritrovarsi dinnanzi l'uomo per il quale era iniziata e finita la sua vita umana e vampira.
Gli occhi le si sgranarono e un grido le morì in gola nel riconoscere il volto di suo zio: Rido Kuran.
Com'era possibile?! Lei lo aveva colpito con Artemis... e Zero l'aveva ucciso...
Come, allora?! Che stesse davvero impazzendo del tutto, vedendo dinnanzi a sé non solo la seconda sé ma anche quel demonio?!
«... Rido...»
Semplicemente, però, non riuscì a muovere un muscolo.
Lui respirò il profumo di quella pelle. Quanto gli era mancato quell'odore.
Aveva dimenticato. Dimenticato ogni cosa. Il suo tormento, i suoi peccati, e la morte. La morte di Juuri. Il dolore che le aveva causato e le lacrime che lei aveva versato per la vita che non avrebbe vissuto in compagnia della sua famiglia.
Non lo ricordò in quel momento e fu decisamente la cosa migliore che a Yuuki potesse capitare o sarebbe morta in quel momento stesso.
Con il proprio profilo carezzò quello di Yuuki, bramoso di quel sangue e di quel corpo. I muscoli si mossero da soli e allentò la presa ai capelli preso da un folle attimo di pietà. Ma la guardava come fosse disperso tra il mondo reale ed uno di fantasia, come se non fossero lì per davvero.
Sentiva il vento nelle orecchie e ancora assaporava l'odore di quella pelle che gli era mancata forse troppo, così come gli era mancata quella donna che vedeva sempre davanti ai suoi occhi anche quando non vi era nessuno, e che nel limbo tra la vita e la morte doveva avere ricordato e rivissuto milioni e milioni di volte. Forse, vendetta a parte, era stato il ricordo di Juuri a tenerlo in vita.
«ma ti posso vedere.»
Disse, ancora, con la voce roca, ansante, mentre la voltava e la costringeva alla parete di fronte a loro.
«e allora... questa volta... cosa scegli?»
con la mano stretta al suo volto strinse così forte che le ferì una guancia e si chinò a leccare quel miele che non vedeva l'ora di assaggiare.
Terrore.
Puro terrore prese possesso del corpo di Yuuki.
"È lui. Colui che credi un fratello. È lui ad aver escogitato questo piano. Vuole solo farti fuggire da lui come una bambina spaventata dal mondo"
«Smettila!»
Si ritrovò ad urlare, a voce alta, mentre la seconda sé continuava a tormentarla. Se solo avesse accettato la sua natura attuale, lei sarebbe scomparsa. Lo sapeva da sola, senza che nessuno dovesse dirglielo.
Ma lei non era un mostro!
«Non sei reale!»
Esclamò, sia alla seconda Yuuki che alla figura di Rido dinnanzi a sé.
Non poteva essere reale. Lui non poteva essere vivo dopo aver fatto quella fine certa...
Era morto... da anni!
Socchiuse gli occhi che qualche attimo prima aveva chiuso e Semplicemente lo guardò: guardò quel viso conosciuto e quei lineamenti cosi uguali fra i suoi incestuosi familiari.
"Che famiglia particolare, povera, piccola, Yuuki. Ihih"
«Per favore, smettila!»
Anche se sentiva la pelle di Rido sulla propria, anche se aveva sentito quel suo tocco... non voleva crederci!
Ancora. Ancora una volta la scelta sbagliata. /Juuri, ma possibile che tu non riesca mai a scegliere la cosa giusta?/ disse tra se in un pensiero confuso e intanto guardava la figura di questa ragazza nella totale confusione. Sembrava più persa di quanto non lo fosse stato lui per chissà quanto tempo, sotto la gelida terra. Tuttavia non l'aggredì. Non subito. L'odore del suo sangue era talmente inebriante che lo stava mandando in estasi.
La inchiodò al muro e ancora una volta, con il corpo contro il suo, chinò il capo al suo orecchio sibilando parole apparentemente senza senso e respirando sulla sua pelle pallida.
«per quale ragione ti comporti così? Perché rispondi sempre la cosa sbagliata. Quale torto ti ho mai fatto per non meritare tutta la tua attenzione?
Devi guardarmi quando di parlo, Juuri. Dritto negli occhi perché ho troppa voglia di ucciderti adesso senza lasciarti parlare, se non lo fai subito.» e come se lei lo avesse ascoltato, le voltò lui stesso il capo stringendole il volto nella mano così forte che le tagliò entrambe le guance. Ghignò, e parve tornare a nuova vita, come se quello sguardo nello sguardo lo avesse ricaricato di chissà quale energia e ancora sibilò più folle di prima.
«ecco, lo vedi che quando mi ascolti le cose funzionano meglio?! Rivedere il tuo volt - » e poi lo notò; notò il sangue che dalle ferite aveva macchiato le dita scarne e lo sguardo si accese di un nuovo colore. Le pupille si restrinsero e i canini apparvero dal taglio di quel ghigno impresso sul volto. Fu un istante: le si avvicinò e la lingua assaporò quella delizia. Respirò il suo collo e in un attimo i canini solcarono la pelle come carne cotta, e strinse le mani attorno alle sue braccia avido di desiderio.
E fu solo in quel preciso istante che finalmente sembrò tornare in sé da quell'apparente follia.
Era reale, quindi?! Rido Kuran era tornato ancora una volta dal mondo dei morti... ma come ci era riuscito?!
La voce nella sua testa sparì nel momento esatto in cui sentì quei canini penetrarle la carne senza alcuna dolcezza ed un urlo squarciò il cielo.
Oh, che razza di stupida!
Kaname aveva sempre avuto ragione nel dire che il suo unico posto sicuro era fra quelle mura... ma essere rinchiusi si può definire vivere?!
Una parte di lei preferì l'aver rincontrato suo zio, che continuare quella vita.
Questo le fece capire di essere davvero uscita di senno... come poteva dare un simile ringraziamento a suo fratello, dopo tutto ciò che aveva passato per lei?!
Strinse gli occhi e cercò di dimenarsi appena da quella stretta ferrea.
Quell'uomo era ancora più fuori di testa di quanto ricordasse!
Se solo fosse riuscita ad afferrare Artemis nella sua borsa...
Kaname stavolta si era davvero fidato di lei tanto da lasciarla sola, senza controllarla se non grazie al loro sangue diviso?!
«Io... non sono mia madre... maledetto pazzo...» riuscì finalmente a pronunciare qualcosa di sensato che non riguardasse sé stessa, quella stessa sé che stava dicendo che forse Rido non fosse altro che Kaname in altre sembianze, pronto a punirla come al solito.
Ah, se solo avesse smesso di parlare!
Neanche lo notò, lui; Benché lei si dimenasse con vigore, lui neanche si accorse del movimento... così preso dal desiderio frenetico e dalla sete di vittoria, neanche gli sembrò che lei fosse contro. Anzi, pensò che lei lo stesse appoggiando in quella scelta, che si stesse offrendo lei stessa a lui, forse per amore perché ancora, i suoi occhi, la guardavano come fosse Juri davanti a se.
All'improvviso, proprio quando credeva che avrebbe bevuto tutto, fino all'ultima goccia, si fermo di scatto e sfilò i canini dalla carne, lacerandola. L'aveva capito. Allora la voltò con furia e le tirò il capo dai capelli per guardarla in viso e in quel momento, solo in quel momento, l'occhio smise di guardare ciò che voleva guardare lasciando spazio alla verità.
« Juri... No.... » affermò tra lo stupore e la fermezza, allora con una mano al meno che le voltava il viso a suo piacimento, lo avvicinò a sé e gli affanni si unirono sembrando uno solo.
« Lei.... tu sei dunque quella maledetta della figlia.» il ghigno che aveva stampato sul volto si fece più lungo e lo sguardo più folle quando la guardò da capo a piedi e l'afferrò dal collo. « allora se lei non ha avuto il coraggio di stare su questo mondo e guardare con gli occhi suoi tutto questo, pur di starmi lontano, sarà costretta dall'altro mondo a guardare te, patire senza una fine... per scontare tutte le sue colpe.»
Come fosse fatta di carta, avvolse le dita ormai rinvigorite al collo sottile, e trascinò con se Yuuki, alla ricerca di un posto dove stare.
Non riusciva a respirare! Per quanto provasse a dimenarsi o a dire qualcosa, non riusciva a prendere respiro!
La cosa ironica della sua vita, era che poteva anche morire e soffrire come un essere umano, ma fino a quando non le fosse stato distrutto il cuore o staccata la testa dal corpo, si sarebbe sempre risvegliata.
Ahh... quale ironica esistenza...
Con le forze sempre più inesistenti e la vista sempre più offuscata, lasciò ricadere le braccia. - le quali mani erano fino a poco prima strette attorno a quella dell'uomo - lungo i fianchi.
La borsa cadde in terra e tutt'intorno si fece sempre più buio.
Oh... beh... almeno avrebbe smesso di pensare per un po'... e la sua seconda sé stessa, avrebbe taciuto.
Cadeva a pezzi quasi, ma il posto in cui la potrò significava per lui molto più di quello che pensava lui stesso. In rovina con le mura piene di muffa e gli angoli pieni di ragni, prede e vecchie ragnatele. I mobili cadenti e il mobilio a pezzi o scomparso. Eppure quando lo guardava poteva sentire ancora l'odio che provava quando ancora vi passava le giornate. Non credeva che lo avrebbe trovato in piedi; a dir la verità le sue suole lo avevano portato lì senza deciderlo con concretezza. Però il caso strano della vita gli piacque più del dovuto: avrebbe costretto la figlia a vivere come a madre avrebbe dovuto, al suo fianco, proprio in quella casa dove Juri aveva donato la propria vita per sperare in una migliore per la figlia.
Allungò un'occhiata verso Yuuki distesa per terra lì dove, entrando, l'aveva lasciata scivolare dalla sua mano e il legno sul pavimento scricchiolò rumorosamente nel momento il cui Rido fece qualche passo avanti verso la figura minuta di sua nipote. La guardò con insistenza e poi si voltò allungando un ghigno mentre sprofondava in una poltrona malandata in trepida attesa per quel risveglio che avrebbe dato inizio a quel malsano gioco del quel pregustava di già la vittoria, e poi rise. Rise e rise sempre più forte, Rido, finché non rieccheggiò in quel salone spoglio e polveroso.
Per quanto tempo aveva dormito?! E quando aveva ripreso a respirare?!
La mente tornò a riattivarsi pian piano che gli occhi si socchiudevano e la vista riprendeva lucidità.
Cos'era successo?! Dov'era?! Aveva forse sognato o Kaname era tornato a prenderla?!
Sentì il freddo del pavimento sulla pelle e, ancora lì, in terra, riuscì a riconoscere una casa in rovina che lei conosceva fin troppo bene.
La sua vecchia casa... quella casa dove un tempo facevano da decorazione solo risate e gioia... prima che Rido distruggesse tutto.
A quel pensiero sussultò e tutto le tornò alla mente.
Suo zio, il respiro mancante...
Si resse sulle braccia e, alzando il capo, lo vide, lì, di fronte a lei a guardarla con il suo solito fare sadico.
Come... diavolo poteva essere vivo?! Lei e Zero lo avevano ucciso...
Come?!
«... Rido...»
Il corpo tremò di colpo, mentre il terrore di essere sola e senza Artemis, con quel mostro, prese possesso di lei.
Possibile che fosse tanto inutile?!
Il piacere di vederla rinvenire si spiegò sul volto senza bisogno di esplicarlo a parole. Entusiasta come può esserlo un bambino nel ricevere un gioco nuovo di zecca, premette i palmi contro la poltrona e si diede la spinta per rimettersi in piedi sprizzante di una gioia incontenibile nell'avvicinarsi alla sua nuova e più che agognata distrazione.
« ben svegliata, nipotina. Hai fatto un bel sogno?»
Al suo capezzale, si piegò rispettoso, allungando una mano al suo volto e preso tra le mani lo puntò nella propria direzione aiutandola a guardarlo in viso, e ancora saturo di quella esasperata felicità, le sorrise tendando di contenere le risa per il divertimento.
« Perché dal momento che sei sveglia, mi auguro che tu voglia aggrapparti a quello.... per riuscire ad andare avanti.
Ho intenzione di fare un gioco.... e tu...» le lasciò andare il viso con un gesto sgraziato e si levò da terra girandole intorno con la flemma straziante di chi aveva tutta l'intenzione di terrorizzare a morte il suo ospite d'onore.
«... sei la mia deliziosa pedina. »
Ella non seppe se tremasse di rabbia o di terrore, fatto stava che il suo corpo era scosso da tremiti violenti ed evidenti.
Se solo avesse ascoltato Kaname... se non fosse uscita... se avesse lasciato che la sua seconda sé le permettesse di impazzire...
Troppi se che non servivano a nulla.
Alzò lo sguardo su di lui e cercò di darsi quel contegno che era degno di un Kuran.
"I Kuran non si piegano dinnanzi a nessuno. Sono forti e fieri" ecco cosa le aveva insegnato Kaname. Un sangue puro come loro non dovevano mostrare null'altro che fierezza e potenza.
Si mise in piedi, stringendo i pugni prima di guardarlo con fare fiero e un mezzo sorriso dipinto sul volto.
«Sono passati tanti anni... mio nobile zio.»
Iniziò, cercando di non mostrare troppo disprezzo in quella parentela espressa a voce e che tanto detestava
«Se sono stata capace di affrontarvi appena avvenuto il mio risveglio, figuratevi adesso. Non permetterò che mi prendiate ancora alla sprovvista»
Bugie... inutili bugie ma che sperava portassero a qualcosa.
Infondo conosceva quella casa come le proprie tasche.
Alle parole pungenti di Yuuki, Rido digrignò i denti e fece scricchiolare la dentatura per quanto forte prese a stringere e la guardò dritto negli occhi aggrottando le sopracciglia e cercò di reggere l'espressione più che poté rivolgendole la parola. Non un passo più avanti, non uno in dietro.
« Ahh, accidenti!» esclamò, con uno scatto del capo prima di mandare questo indietro. E poi scoppiò in una fragorosa risata, sì, ancora una. Sembrava che il risveglio gli avesse riservato un bel giorno; tutta quell'attesa n'era valsa di sicuro la pena, ne era certo Rido.
« ahahahah! Ammetto che sei stata assai convincente, piccola imbrogliona!» a canzonò, così come si canzona qualcuno di cui ci si sta prendendo gioco nella forma più palese, e con lo stesso tono di scherno ma giocoso, continuò a monologare.
« /peccato/ che questi giochi io li conosca tutti. Sai?! » e in quel momento mosse un passo, e girò attorno alla figura di Yuuki che tentava di essere forte e dominante, e le carezzò i capelli che nonostante tutto, lasciava scivolare dalle mani come fossero seta.
« di tua madre... hai preso l'aspetto, la temperanza, la /strafottenza/ ma... l'ovvietà... /quella/» e si affacciò a guardarla oltre le spalle mentre l'odore del suo sangue, che scorreva nelle vene proprio sotto la pelle, eccitava i suoi sensi. « era unicamente del tuo stupido padre.» allora infilzò gli artigli nel capo, in una stretta e trascinò il suo esile corpo verso la poltrona lì dove la lanciò per farla accomodare. « Si, si, lo so. Non si parla male degli assenti ma..» si piegò a guardarla negli occhi come se in quel momento non vi fosse del sangue che scivolava lungo i capelli castani della ragazza, e ghignò con un estrema tranquillità; faccia a faccia con lei. « è come se mi stesse davanti.»
Come poteva essere tanto sadico e folle da non rendersi conto di ciò che le aveva appena fatto?! Di ciò che le aveva /sempre/ fatto.
Socchiuse gli occhi quando se lo ritrovò faccia a faccia mentre la vista diveniva nuovamente offuscata dal dolore e dalla nuova perdita di sangue.
Per quanto avrebbe voluto giocare in quel modo?! Per quanto avrebbe voluto ucciderla senza farlo davvero non danneggiando i punti giusti?!
«.... sei... un folle...»
Borbottò, chinando appena il capo in avanti mentre iniziava a sentire il formicolio della ferita che iniziava a rigenerarsi.
Faceva male.. tanto da farle salire le lacrime agli occhi.
Ma un Kuran non piangeva. Mai. Non poteva permetterselo.
Perché era imboscata in quella vita orribile?!
"È solo a causa della tua codardia"
Ancora quella voce e la seconda sé comparve lì, alle spalle di Rido, e la guardava con un sorriso.
Gli occhi le si sgranarono appena, tanto da farla sussultare ancora una volta... ma se Rido si fosse accorto anche di ciò...
« Nessuno ha detto che puoi esprimere la tua opinione. » ribattè, serio, Rido, stringendole il viso nella mano, con l'espressione mutatasi in una smorfia di disprezzo prima di allungarsi su di lei e poggiare le labbra sul capo per godere ancora di quel sapore.
Si ritirò e la lasciò lì mentre egli si sedette un poco distante a farsi, con la mente, chissà quali altre congetture divertenti per passare l'eternità, o quasi, con la piccola patetica figlia dell'ingrata Juri.
« Tua madre. Lei aveva sempre una risposta di dissenso nei miei confronti. Qualunque fosse ciò che avevo da dire.» e benché stesse dicendo qualcosa che a chiunque essere dotato di un anima e di una coscienza, avrebbe fatto male, lui mostrava il ghigno sul volto e guardava un punto definito della casa, come se in quell'attimo lui stesse ripercorrendo un momento accaduto troppi anni addietro.
La Kuran cercò di non dar troppo peso alla sé stessa ancora di fronte a lei e più vicina, stavolta, a quell'uomo tanto crudele ma che aveva in corpo il suo stesso sangue.
Avrebbe solo dovuto ignorarla, cosi sarebbe andato tutto per il meglio... non poteva permettere a Rido di approfittare di una sua debolezza ancor più evidente.
Un sorriso amaro le comparve sul volto mentre si sforzava di restare lucida.
Sua madre e suo padre, per quanto li ricordasse, erano state le persone migliori del mondo.
«... mia madre... ha provato molte volte a vedere del buono in te...»
Iniziò, dirignando appena i denti nel ricordare ciò che infondo le era solo stato raccontato
«Ma tu l'hai ripagata non solo cercando di ucciderla, ma hai ucciso suo figlio!»
Lo sapeva... sapeva che il presente Kaname non era il suo vero fratello ma... poco importava, infondo.. anzi...era anche meglio cosi.
«Hm!» scosse le spalle in un risolino che non poté contenere. « E allora?!»
la guardò, come se avesse dovuto voltare il capo a fatica per poterla guardare in viso, ma lo fece con piacere pregustando la sua espressione a ciò che poi disse. « era l'occasione perfetta per risvegliare quell'inetto.» si piegò in avanti, poi e con la mano scostò i capelli mossi che gli disturbavano la vista.
« e.. - oh, si! Avrei voluto ucciderla con le mie mani. Mi ferì profondamente scoprire che aveva perso la vita per darla a te. Risvegliatomi, quella volta... la prima cosa che pensai fu l'idea di tornare in quella casa e porre fine alla sua vita.» fissò Yuuki con rammarico stampato a lettere cubitali sul volto e digrignò la dentatura, indignato. « che delusione avere scoperto ciò che immaginavo avrebbe fatto. Che totale disfatta.» e sospirando mentre pronunciava quelle ultime due parole, si strinse nelle spalle, rassegnato, e poi s'alzò dai resti di quella poltrona, con indicibile flemma.
« andiamo. Movimentiamo questa notte. È troppo bella per lasciarla scorrere facendo salotto.»
Movimentare quella notte?! La sola idea la terrorizzava alquanto. Non sapeva però dirsi se il terrore fosse degno di ciò che davvero doveva avere in mente Rido.
Alzò giusto appena lo sguardo per seguirlo con gli occhi e cercare di seguire ogni suo movimento per captare cosa avesse in mente... ma come al solito era talmente folle, suo zio, da non poterlo decifrare.
Ormai era inutile anche chiedersi come potesse parlare di certe cose in un certo modo.
Era solo e semplicemente un pazzo.
«... vuoi divertirti ad uccidermi, a martoriarmi?!»
Le venne poi spontaneo sputare dalle labbra quelle parole come di disprezzo.
Lui con una mano le indicò la strada da percorrere per raggiungere la sala alla destra di yuuki mentre con disinteresse ascoltava le assurdità che la ragazza stava blaterando. « Il fatto che tu mi stia guardando in ogni mio movimento mi lusing - ahahah... ucciderti?» arrestò il passo prima di riprenderlo e camminare adagio indietreggiando. «No, io non intendo ucciderti. Questo sarebbe un sollievo per te, una noia per me e la pace per tua madre.. ma io non ho alcuna intenzione di regalare questa sottospecie di pace al sangue del mio sangue.» Le diede ancora le spalle certo che, volente o nolente, lo avrebbe seguito, prima o poi. « Ho in mente per voi... qualcosa di più divertente. »
Si arrestò e, lo si capì dal tono voce, smise di sorridere; digrignò la dentatura e appena voltò il capo nella direzione di Yuuki, ma ella poté scorgere solo la punta del suo naso che spiccava oltre il capello mosso che ricadeva sul volto. « E ho detto seguimi, o mi vedrò costretto a sollevarti di peso.» Benché fosse serio, tutto ciò gli diede ragione di tirare su un ghigno sinistro e con l'area di chi sapeva che a momenti la sua pedina, nonostante l'assenza di forze si sarebbe messa in piedi con coraggio per avanzare, attese il suo primo passo così come una madre attende quello del proprio figlio.
Seguirlo...
Aveva paura... talmente tanta paura che sentì le gambe tremarle.
Però era più che certa che se non lo avesse fatto, lui non l'avrebbe presa di peso con dolcezza. Oh, no di certo.
Per quanto potesse riuscirci, mosse prima un piede e poi un altro, riuscendo a mettersi in piedi come un bambino al suo primo passo.
Ma no, di certo non poteva cedere, doveva assolutamente farcela, doveva per sé stessa.
Ancora un passo e camminò, barcollando, dietro di lui.
«.... cos'hai intenzione di fare, allora?»
Ma tanto, Yuuki lo immaginava, non le avrebbe dato una risposta.
L'unica cosa da fare, era aspettare e sperare.



 
 
 
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