Fanfiction pubblicata il 29/01/2004 18:19:30 - Ultimo inserimento 23/06/2004
ABCABCABCABC
UN CRUDELE ABBANDONO
Brothers
primo capitolo:
Un crudele abbandono
la notte era tempestosa ed il mare ea molto agitato. Tutte le navi erano al sicuro nel porto, anche quelle dei pirati, che per il momento non si preoccupavano della marina, bens“ del tifone che stava per arrivare. Solo una nave stava ancora navighando, sballottata dalle onde. Sembrava che a bordo non ci fosse nessuno, se non fosse stata per l'ombra, piuttosto minacciosa, che si stagliava sul ponte bagnato. Portava un grosso bappello nero ed un sorriso gli illuminava il viso, ma non si poteva definire un sorriso di felicitˆ...era indescrivibile, come il proprietario. Una donna, sconvolta apparve alle sue spalle, con un fagottino in mano. Un'onda colp“ la nave e lei fu scaraventata contro il bordo della nave.
- Cosa vuoi? -
Chiese duro l'uomo, senza spostare lo sguardo dalla burrasca.
- Signore, sua moglie Ž.. -
Un tuono nascose le ultime parole, mentre l'aria crepitava di elettricitˆ e si preparava ad assorbire la potente scarica elettrica di un fulmine, che non si fece attendere.
- Lo so. Mio figlio? -
- Lui...lui sta bene...Ž qui, in braccio a me. Ha un sorriso dolcissimo... -
- Non mi interessa il suo sorriso. L'altro? -
La donna era un pochino sconvolta, ma ormai conosceva il carattere di quell'uomo e si riprese subito.
- Il bambino Ž di lˆ. Poverino, Ž distrutto, sta piangendo sul capezzale della madre....non dovrebbe.... -
L'uomo le pass˜ accanto e si ferm˜ qualche passo dietro di lei.
- No. Faccia preparare una scialuppa. Quando saremo vicino al porto li faremo sbarcare -
- Ma signore!Non starˆ parlando dei bambini, vero? -
- Subito! -
E la donna non se la sent“ pi di fare altre domande, maledicendosi dentro per non riuscire ad opporsi alla crudeltˆ che il capitano stava per commettere.
La porta della cabina si apr“ lentamente, permettendo la visione di una stanza fredda, fiochemente illuminata. Il silenzio era totale, interrotto a volte solo dal singhiozzo di un bambino. L'uomo guard˜ con durezza suo figlio, scostandolo malamente dal corpo della madre, che cominciava ad irrigidirsi. Fiss˜ gli occhi chiusi della moglie, il viso delicato costellato di lentiggini e i lunghi capelli neri, che erano disposti disordinatamente sul cuscino, ancora matido di sudore. Prese il figlio per le spalle e lo guard˜ severamente negli occhi.
- Fuori di qui -
Il capitano sent“ il piccolo corpicino irrigidirsi
- C - Come fuori di qui? -
Chiese timoroso. Il padre sorrise. Di nuovo.
- Adesso tu prendi tuo fratello e te ne vai. Non vi voglio tra i piedi. Ora che quella stupida Ž finalmente morta posso fare quello che sognavo da tempo. Posso liberarmi di te...anzi, di voi -
Il bambino sent“ nel petto le lame di mille pugnali. Lui lo sapeva. Lo sapeva che era indesiderato, ma non aveva mai voluto crederci.
- Papˆ..stai scherzando, v - vero? -
L'uomo lo guard˜ quasi furioso.
- Ho mai scherzato io? Quando sei nato ti avrei buttato volentieri in pasto ai pesci...ma tua madre me lo imped“. Che peccato....ma ora ho deciso di fare il magnanimo, vi far˜ sbarcare nel porto, cos“ vivrete! Non dovreste ringraziarmi? -
Il bambino non riusciva a spiaccicare una parola. Non si oppose neanche quando il padre lo sbattŽ malamente sulla scialuppa, con il fratellino in braccio. La riva era distante pochi metri, ma con le onde di quella violenza era quasi impossibile non infrangersi sugli scogli.
- Ah, dimenticavo. Si chiama Rufy. Monkey D. Rufy -
Url˜ il capitano, mentre la barchetta si allontanava, incontro alla sorte.
Sorrise di nuovo, quel sorriso che poteva essere portato solo dalla pazzia di inseguire un sogno.
- Addio per sempre, Portuguese D. Ace! -
Il bambino strinse a se il fagottino, cercando di trattenere le lacrime, ma non ci riusciva. Erano lacrime di dolore, odio, rabbia, solitudine...si sentiva solo come un cane, aveva appena tre anni, ma sentiva giˆ il peso di una vita da vivere...e soprattutto, sentiva l'abbandono per la morte della madre. Del padre non gli importava, riusciva solo ad odiarlo. Ma un vagito del fratellino gli fece capire di non essere solo. Fiss˜ gli occhi scuri e sorridenti del neonato e gli accarezz˜ una guancia.
- Benvenuto al mondo Rufy....sono il tuo fratellone -
Rufy emise un suono che assomigliava ad una risata, e allung˜ la minuscola manina verso il viso di Ace. Gli occhi gli si riempirono nuovamente di lacrime, ma una violenta ondata lo sbattŽ sul fondo della scialuppa, facendogli battere malamente la spalla e provocando gli strilli di Rufy. Verso riva le onde erano pi forti, ma se resistevano quella tortura sarebbe presto finita.Ace si accucci˜ sul fondo, abbracciando forte il fratello e strinse i denti perchŽ voleva dimostrare a se stesso che suo padre aveva torto a chiamarlo sempre "debole". Non avrebbe cacciato un urlo per nessun colpo di nessuna onda. Dopo alcuni minuti, che sembrarono un'eternitˆ, la barca urt˜ il muretto del porto e i due poterono mettere finalmente piede a terra. La pioggia continuava a cadere ed erano entrambi bagnati fradici. Nonostante tutto il trambusto Rufy dormiva e questo aiut˜ molto Ace.
Il bambino non aveva nessuna idea di cosa dovesse fare. Vide una luce poco lontano, probabilmente quella di una locanda. Prov˜ a chiamare aiuto, ma nessuno lo sent“. Colpa della pioggia, delle onde, o della volontˆ di non sentire. Grid˜ fino allo stremo. Ma nessuno se ne cur˜. In quel momento Ace cap“ che avrebbe dovuto combattere da solo. Vide al fondo della barca una scatola, che prima non aveva notato. La apr“ e dentro era piena di bustine con una carta argentata. Ace si sforz˜ di leggere, perchŽ la mamma si era preoccupata di insegnargli qualcosa.
- L..latte....latte in polv..ere, latte in polvere! -
Cos'era il latte in polvere? Cosa ci doveva fare?Non si pose la domanda chi l'avesse messa, perchŽ non gli interessava minimamente. La governante che aveva assistito la madre morente e che aveva dato la notizia al capitano si era preoccupata di fornire un po' di alimento per il nascituro, dato che non poteva fare di pi, o meglio, non aveva il coraggio di fare di pi.
- Io...non so cosa fare... -
Si fece coraggio, prese qualche bustoina di latte e si diresse verso la locanda.
Poco prima di entrare fu preso da un brivido di paura, perchŽ i ceffi che giravano attorno al locale non erano per niente rassicuranti. Guard˜ il neonato che dormiva con la bocca leggermente aperta e un'espressione tranquilla sul volto. Per lui, per se stesso, doveva proseguire. Spinse la porta ed entr˜. Un forte odore misto di tabacco, sudore, cibi appena cotti e vino lo invest“, portandogli un senso di nausea. Cammin˜ incerto tra i tavoli. I pirati ridevano e litigavano, senza prestargli la minima attenzione. In confronto al suo corpo minuto gli parevano dei giganti, ma ormai era in ballo. Si arrampic˜ sullo sgabello pi altodel bancone e richiam˜ l'attenzione della governante, una donna pasciuta, di mezz'etˆ.
- Piccolo, non Ž posto per te qui! -
Ace le porse le bustine.
- Che ci devo fare? -
La donna lo guard˜ stupita.
- Con il latte in polvere? Tua mamma non lo sa? -
Ace si rabbui˜
- Io non ho la mamma -
La locandiera fiss˜ il fagottino che il bimbo teneva tra le braccia ed allung˜ una mano, ma Ace glielo sottrase con un gesto brusco.
- Ehi, calma piccola tigre! Volevo solo dargli un'occhiata! -
Poi gli mostr˜ come preparare il latte.
- Grazie. Non Ž poi cos“ difficile! -
- Certo che no, per˜ assaggialo sempre prima tu, perchŽ se Ž troppo caldo rischierai di bruciare la gola del tuo fratellino -
- Va bene!Ciao ciao! -
Ilo bambino scese dal bancone e si avvi˜ verso l'uscita.
- Ehi figliolo! Se tuo padre avesse bisogno di qualcosa digli di venire da me! -
Ace le sorrise indulgentemente.
- Si, grazie! -
Avrebbe potuto dire che era solo. Di sicuro la padrona gli avrebbe trovato una casa, per lui e per Rufy. Ma aveva paura che gli portassero via l'ultima persona cara....che gli portassero via la sua famiglia.
Usc“ dalla locanda e si ritrov˜ nella strada, immersa nel buio della notte.
Non sapeva dove andare, non aveva mai visto quel luogo, dov'era finito? Si guard˜ intorno e vide che se imboccava la stradina alla sua destra si sarebbe diretto verso il centro della cittˆ. Scelse quella soluzione e si incammin˜. Prefer“ le stradine secondarie piuttosto che la via principale, era pi facile passare inosservati. La sua speranza era trovare una casa abbandonata dove poter vivere. Non ce n'erano molte l“ intorno ma si sforz˜ di guardare in ogni angolo. Dopo quasi un'ora trov˜ un vecchio magazzino abbandonato, vicino alla periferia. Non era l'hotel exstra lusso, ma poteva andare. La porta era sbarrata da due grosse sbarre di metallo e un cartello troneggiava sull'entrata: - Edificio pericolante. VIETATA L'ENTRATA - Ace si sforz˜ di leggere ma dopo la prima parola ci rinunci˜ e cerc˜ di forzare le sbarre. Inutile. Per un bambino come lui erano davvero troppo resistenti. Gironzol˜ un po' intorno all'edificio, finchŽ non vide un pertugio nel muro. Era troppo piccolo per una persona adulta, ma loro due ci sarebbero passati senza problemi. Entr˜ con Rufy in braccio, trovandosi in un luogo piuttosto grande che aveva un forte odore di chiuso e muffa.
- Bleah...dubito che mi ci abituer˜.... -
Bonfocchi˜ Ace, tappandosi il naso, ma dopo pochi minuti non ci faceva giˆ pi caso.
Al buio cerc˜ alla cieca una lampadina, ma ovviamente nessuno si era preoccupato di pagare la bolletta di un edificio abbandonato e la luce elettrica non c'era. Allora si accucci˜ nel luogo pi riparato del magazzino, sopra un mucchio di stracci, con Rufy vicino. Il neonato dormiva beatamente, succhiandosi il pollice. Era ancora avvolto nel panno in cui lo aveva avvolto la badante e non aveva vestiti.
- Questo... -
Pens˜ Ace
- ...Ž uno dei problemi di cui dovr˜ occuparmi domani -
Poi, cercando di ignorare il suo stomaco che brontolava piuttosto rumorosamente, chiuse gli occhi e si addorment˜.
I primi raggi del sole baciarono Ace sul viso, svegliandolo dolcemente. Rufy stranamente, dormiva ancora dalla sera prima. Il bambino non se ne preoccup˜, di bambini piccoli ne sapeva poco o niente.
- Uff...che fame!!!!!!!VOGLIO MANGIARE!!!!!!! -
Si lament˜ lui, sentendo le lamentyele della sua pancia.
Usc“ dall'apertura della sera prima e si ritrov˜ nelle viuzzole della cittˆ. Il sole si rifletteva sulle pozzanghere, dando al luogo un aspetto molto allegro. Ace alz˜ gli occhi al cielo, che era di un azzurro intenso. Sorrise. Per la prima volta da quando era morta la mamma. Non si accorse nemmeno che il fratellino aveva le gote rosse e il respiro affannoso.
Nella piazza principale del paese c'era il mercato, dal quale provenivano moltissimi buoni odori. Il bambino si aggir˜ tra le bancarelle in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Trov˜ particolarmente invitante quella di dolciumi, che era piena di cose buone.
- Provate! Provate le mie buonissime ciambelle! Costano pochi centesimi! Provatele! -
Urlava a scuarciagola un uomo, mentre la moglie serviva i clienti con stampato in faccia un sorrisone (di quelli che si capisce subito che sono falsi). Ace annus˜ l'aria, carica di profumo dolciastro. SAbirci˜ il bancone ed allung˜ una mano verso un biscotto piuttosto grande ricoperto di cioccolato.
- Ehi, bambino! Ne vuoi qualcuna? Costano poco, non ti preoccupare! -
Disse la donna, fissandolo gentile.
- Si. Me ne dai uno? -
Domand˜ speranzoso Ace
- UNO? Piccolo, noi vendiamo pacchetti, non biscotti singoli! -
Sembrava piuttosto infastidita.
- Ma io ho fame! E non ho tanti soldi, mi bastano per un solo dolcetto! -
- Quanto hai? -
Il bambino si mise a contare i pochi centesimi che aveva in tasca
- 10 centesimi -
La donna si irrigid“ subito
- Spiacente, neanche un biscotto! -
E lo allontan˜ sgarbatamente.
Un uomo aveva osservato tutta la scena e richiam˜ il bambino, che aveva un'aria piuttosto afflitta.
- Ehi bimbo! Hai fame? -
Ace annu“. L'uomo sorrise e lo avvicin˜, anche lui aveva una bancarella, solo che questa era di frutta e verdura.
- Non ho molto da darti, ma tieni questa mela intanto! -
- Grazie vecchietto....hai qualcosa con cui far bollire l'acqua per il mio fratellino? -
- Hai un fratellino? -
Ace sorrise e gli mostr˜ il fagottino. L'uomo lo prese in braccio e si incup“ subito.
- BAMBINO! MA TUO FRATELLO HA LA FEBBRE ALTA!BISOGNO SUBITO AIUTARLO!!!! -
Ace si spavent˜ subito, non capendo cosa dicesse il signore.
- KORA!KORA!!!PRESTO, VIENI QUI SUBITO! -
Da dietro un tendone apparve una giovinetta sui vent'anni circa, con indosso un grembiule a strisce.
- Cosa succede papˆ? -
- Questo neonato ha la febbre alta! Bisogna aiutarlo, Ž molto piccolo e non so quanto soppravviverˆ! Dobbiamo portarlo subito dal dottore! -
Kora cominci˜ subito ad agitarsi
- Papˆ, npon possiamo mollare il negozio!Portalo tu, io rester˜ qui ad occuparmi dei clienti! -
L'uomo annu“, prese Ace per mano e sal“ sul carro parcheggiato dietro la bancarella.
- Conosco un ottimo dottore dall'altra parte della cittˆ. Ti ci porter˜ subito e poi avviseremo i tuoi genitori! -
- Io non ho genitori... -
- ?! Sono morti? -
Sul viso del bambino scorsero due lacrime, che sciolsero il cuore dell'uomo
- No...mia mamma Ž morta...mio papˆ ci ha abbandonati... -
- Da soli?!Ma tu sei piccolino, come fai ad occuparti di un neonato? -
Ace scosse la testa, zittendo l'uomo.
Arrivarono dal dottore dopo cinque minuti ed entrarono come furie senza bussare, facendo fare un salto a tutti gli altri pazienti.
Non c'era una grande coda, solo un paio di vecchietti e un ragazzo con un braccio ingessato.
- Scusate, dobbiamo passare subito! Non possiamo stare in fila! -
Ansim˜ deciso l'uomo, provocando un brusio di scontento.
- Scusa giovanpotto, ma noi siamo qui da molto pi di te e... -
- Sta male! Questo bambino sta male e non resisterˆ a lungo! -
Le persone presenti ammutolirono, facendo segno di passare.
Sulla porta dello studio apparve un omone con una folta barba nera ed un occhio bendato, vestito da un camice bianco.
- Cos'Ž tutto 'sto baccan, o?! -
- Dottore! -
- Joseph!Da quanto tempo...ma cosa... -
- Aiuti questo piccolino! Sta male e siamo molto preoccupati! -
Il medico prese in braccio Rufy che respirava a malapena.
- Ma Ž nato da pochi giorni! -
Senza aggiungere altro li port˜ tutti nel suo studio e si chiuse la porta alle spalle.
Cominci˜ ad armeggiare tra le medicine, borbottando imprecazioni.
Ace piangeva come una fontana, ma senza singhiozzare.
- Come si chiama? -
- Rufy...me lo ha portato questo bambino che Ž suo fratello. loro padre li ha abbandonati.
- Che essere spregevole! -
Esplose il dottore, il cui nome era Jonatan
- Come sta? -
Domand˜ timidamente Ace
- Non so dirti figliolo. Gli ho dato una medicina molto debole, la pi debole che ho, perchŽ quelle pi efficaci lo ucciderebbero... -
- Ma...vivrˆ? -
Jonatan sorrise debolmente.
- Solo Dio pu˜ saperlo. Abbi fede piccolo...Come ti chiami? -
- Ace.. -
- Quanti hanni hai?
- Tre e mezzo....
- Vivi da solo con tuo fratello? Ma non potresti chiedere un aiuto? Sicuramente l'orfanotrofio.. -
- NO!!!!! - IO NON DAR! MAI MIO FRATELLO IN AFFIDAMENTO A QUALCUNO!SONO IO CHE DEVO PROTEGGERLO! -
Esplose il bambino, inghiottendo le lacrime e tirando fuori le unghie!
Il dottore, stranamente, non si sorprese di quella reazione e neanche del violento pianto che la segu“. Lasci˜ Rufy tra le braccia di Joseph e rovist˜ tra gli scaffali, finchŽ non ebbe in mano un tubetto di pillole.
- Calmati Ace. Capisco bene il tuo stato d'animo, ma come puoi vivere e allevare un neonato nello stesso tempo?Questo piccolino ha bisogno di una mamma, un affetto che neanche con tutto il tuo impegno potrai mai dargli. Cerca di capire, so che dividervi Ž doloroso, ma vi potrete vedere e non sarˆ una separazione definitiva. Conosco una famiglia che... -
Ma Ace non l'ascoltava, era scosso da singhiozzi sempre pi violenti che smuovevano il suo esule corpicino come il vento che fa turbinare in autunno le foglie. Sentiva il suo stomaco chiudersi e aprirsi in scatti dolorosi, mentre conati di vomito gli salivano fino in gola per poi tornare indietro, dandogli in continuazione la sensazione di soffocare. Stava male come un cane.
Il medico gli si era avvicinato e gli aveva passato un braccio sotto la pancia, sollevandolo da terra e mettendolo sul lettino da visita.
- Calmati! ACE, per l'amor di Dio, calmati! -
Il bambino sembrava in trance, continuava a fissare il vuoto e a tremare.
- Cos'ha dottore?! -
Il medico scosse la testa.
- ...Ž scioccato. Anche se Ž piccolo ha un amore smisurato per il fratello. Il loro legame Ž troppo forte, se li separassimo, come avevo intenzione di fare, la loro salute ne risentirˆ -
- E allora cosa propone di fare? Farli adottare insieme? -
- Credo sia l'unica soluzione...ma sarˆ difficile trovare una famiglia che li voglia entrambi. Questa cittˆ Ž popolata sopratutto da vecchi e i pochi giovani sono pieni di bambini. Sarˆ un'impresa ardua... -
- Non li potrebbe adottare lei? -
- Lo farei volentieri ma non posso. Il mio salario Ž troppo basso per mantenere due bambini e anch'io ho la mia famiglia -
Ace, intanto, sembrava essersi rispreso. I tremiti erano spariti e la nausea pure. Solo le lacrime c'erano ancora, lacrime amare di solitudine che scorrevano sulle guance lentigginose, ricordando a tutti la tristezza che giˆ doveva portare nel cuore.
- Stai meglio? -
Chiese pacato il dottore
- Si... -
- Non vi separeremo..starete insiemze, se qualcuno vorrˆ adottarvi -
- Non voglio che ci adottino..se poi non gli piaceremo pi ci butteranno in mezzo ad una strada, come ha fatto mio padre....non voglio, trover˜ un lavoro, mi occuper˜ io di mio fratello... -
- Non puoi farlo, sei troppo giovane, nessuno ti prenderˆ e tuo fratello rischierˆ tutti i giorni la vita...Ž questo che vuoi? -
- Ace ci riflettŽ su un attimo
- Aiuter˜ lei. Non chiedo soldi, solo un lettino per Rufy ed un po' di acqua calda per dargli il latte in polvere. Quando sarˆ grande da poter sopravvivere con me, andr˜ a cercare un lavoro con un salario! -
Jonatan sembrava dubbioso.
- Ace io non credo che.... -
- La prego! -
- E va bene! Ti aiuter˜ in questi primi tempi, ma dovrete tirare un po' la cinghia, se volete questo... -
- Non sarˆ un problema, davvero! Grazie dottore! Grazie mille! -
Il piccolo sorrise, mentre Joseph dava il neonato, che cominciava a stare meglio, tra le braccia di Jonatan.
- Sarˆ un luuungo anno! -
Sospir˜ il medico, cullando Rufy che si era svegliato e strillava per la fame.
Ace rideva, guardando l'uomo indaffararsi per scaldare l'acqua e sfamare il fratellino, che sembrava essersi ripreso piuttosto bene.
- Io, allora, me ne vado... -
- Vecchietto...Grazie! -
Ace gli corse incontro e lo abbracci˜.
Il vecchio mercante sorrise
- ..Ž stato un piacere Ace. L'importante Ž che Rufy stia bene! -
E si avvi˜ verso l'uscita.
- Allora? Da cosa si comincia? -
Chiese il bambino, desideroso di mettersi al lavoro
- In effetti un po' di aiuto mi farebbe comodo, dunque, vai di la dai pazienti e di loro che sar˜ disponibile entro pochi minuti.Se poi hai voglia parla un po' con loro ed intrattienili! -
- Ma Ž dovere o piacere? -
Chiese Ace dubbioso
- BhŽ, nŽ l'uno nŽ l'altro...Ž una via di mezzo! -
- Eh?! -
Il dottore era in netta difficoltˆ
- Senti, prendi il biberon, tuo fratello, vai di la e fa ci˜ che ti ho detto! -
- Agli ordini! -
Nella sala d'attesa.....
- Ma cosa starˆ succedendo?Il dottor Jonathan non Ž mai stato cos“ lento... -
Si lament˜ una vecchia, imbronciando la sua faccia rugosa
- Giˆ, ma avete visto quei bambini?Non stavano per niente bene! Speriamo che siano riusciti a fare qualcosa per loro! -
- Si, si! E poi sembrava che Joseph, il vecchio del mercato, ci tenesse molto! Acciderba, Ž entrato come una furia! -
- Forse perchŽ gli ricordano i suoi nipotini... -
Esord“ l'unica persona che non aveva ancora aperto bocca.
- Ehi Ben, qualcosa mi dice che tu sai qualcosa che noi ignoriamo... -
Rispose stizzito il pi giovane della compagnia, un ragazzotto sui venticinque anni, che aveva un braccio ingessato.
- Ah, io ne so di cose che voi non sapete! -
Rispose di buonumore il vecchio, illuminando il suo viso da un sorriso
- Non fermarti per divagare! -
- Uffa, i giovani!Che impazienti! Comunque, Ž vero, Joseph aveva due nipoti, che avevano pi o meno l'etˆ dei bambini di prima. Si chiamavano Dick e Miko.Morirono annegati in un giorno di tempesta -
La folla era ammutolita. Sopratutto il ragazzo, che fece ondeggiare i suoi capelli color fuoco in segno di negazione.
- Mi sembra impossibile che quel vecchio burbero possa aver avuto due nipoti... -
- Dimmi un po', Shanks, da quanto sei su quest'isola? -
- Circa dieci giorni...colpa di questo braccio.... -
- Appunto. Non hai l'esperienza per giudicare gli altri..ricordati che prima di parlare bisogna conoscere! -
Shanks sembr˜ imbarazzato e si gir˜ dall'altra parte.
- Vecchio malefico... -
Sibil˜ tra i denti. Ben sorrise.
- Sono vecchio, non sordo! -
E questo fece aumentare il rossore del ragazzo.
- Ciao... -
Disse una vocina, attirando l'attenzione dei vecchi.
- Ehi, come sta il tuo fratellino? -
- Meglio..sono contento che abbiate avuto tutta questa pazienza...il dottore vi riceverˆ entro pochi minuti...giusto il tempo di sistemare il disordine dello studio... -
Ace sorrise
- Sono un po' casinista! -
- Non ti preoccupare, per la salute questo e altro! Io mi chiamo Ben e, modestamente, sono il pi vecchio del paese! Quel ragazzo imbronciato Ž Shanks, un giovane pirata che sogna di dominare i sette mari, poi c'Ž Margit, la commessa, la signora Floar, proprietaria dell'emporio e Joi, Ž quello che sta fumando la pipa fuori dalla porta....lo vedi? -
- Io sono Ace...e lui Ž mio fratello Rufy...davvero sei un pirata? -
Chiese a Shanks, che continuava ad essere molto imbronciato.
- Si...ma a te che importa? -
Rispose lui con non curanza
- Il mio papˆ Ž un pirata....io vorrei diventarlo da grande, ma non so se sar˜ abbastanza forte...mi insegni qualcosa? -
Spieg˜ il bambino pieno di speranza
- ...bhŽ, sono contento di vedere che non si sono rammolliti del tutto i giovani d'oggi -
- CON QUESTO COSA VUOI DIRE, VECCHIO?! -
Esplose il ragazzo, quasi saltando alla gola del buontempone Ben
- Chi? Io?! Nieeente! Ascolta, piccolo! Accetta un consiglio da un vecchio filibustiere come me, tutti hanno la forza per rincorrere i loro sogni, basta sperare nel domani! -
Ace lo guardava con occhi scintillanti d'emozione, mentre il vecchio gli faceva vedere il tatuaggio che aveva sulla spalla, con su scritto il suo nome.
- Uao!!!!!!!!Anch'io ne voglio uno! -
- Sei troppo piccolo, ma quando crescerai ti accompagner˜ io stesso a farne uno! -
- Davvero?!E mi insegnerai il mestiere?! -
Il vecchio esplose in una fragorosa risata.
- Ma certo che si!!!! Questa Ž una promessa! -
- ACE!!!PUOI FAR ENTRARE I PAZIENTI?QUI Ž TUTTO IN ORDINE! -
- Sentito? Ci possiamo accomodare! -
E la gente si rimise silenziosamente in fila, aspettando il proprio turno.
Invece Ace, con in braccio Rufy, usc“ sulla strada polverosa, respirando a pieni polmoni l'aria salmastra. Il mare era la sua casa, suquesta era l'unica cosa su cui non aveva dubbi. Il vento gli scompigliava i capelli e provocava le risatine del fratello, che cercava di acchiappare le foglie che gli danzavano davanti agli occhi.
- Sai Rufy? Ho la sensazione che io e te faremo grandi cose insieme. Fratelli....per sempre -
Ace baci˜ una guancia al neonato e si diresse verso la spiaggia.
C'erano molte mamme con i bambini, non faceva ancora troppo caldo e loro potevano approfittare per giocare con i figli in riva al mare.
- Tanto non mi prendi!!! -
- Makiko! Piccola sfrontata vieni subito qui!!!!!! -
La bambina fece una linguaccia alla mamma e continu˜ a correre, finchŽ non sbattŽ contro il giovane "pugno di fuoco", che fin“ gambe all'aria.
- Scusa, ti sei fatto male? -
La bambina aveva circa dieci anni e lunghi capelli neri che le ricadevano elegantemente sulle spalle.
- No, scusa se ti ho fatto inciampare... -
- Non Ž niente! Mi chiamo Makiko e tu sei.... -
- Ace... -
- Eccoti l“ piccola peste!!!! -
- Oh no, mia mamma!!!!!!Devo scappare, magari ci rivediamo eh? Mi troverai sempre alla locanda, sono la figlia della proprietaria! Se hai bisogno di una mano vieni pure da me -
E scapp˜ veloce come una saetta.
- ^___^Ho trovato una persona a cui potr˜ affidare il mio fratellino quando avr˜ degli impegni! -
Sorrise il bambino, trotterellando verso casa, perchŽ era ora di pranzo ed il suo stomaco cominciava a brontolare!
- Eccoti qui, non ti ho pi visto e mi sono preoccupato...oggi abbiamo finito, quindi il pomeriggio potrai raccontarmi con calma un po' di tuo padre, magari riusciremo a rintracciarlo, chissˆ! -
Disse Jonathan, aiutando il suo "amico" a salire sul calesse.
- Ma io non voglio ritrovarlo...mi ha fatto solo soffrire...per colpa sua Rufy crescerˆ senza genitori e io...bhŽ, io pure...e non potr˜ neanche realizzare il mio sogno con lui accanto... -
- Vuoi diventare un pirata? -
- Oh si, ma non solo questo, io voglio trovare lo ONE PIACE! -
Il medico sorrise, dandogli un buffetto sulla testa.
- Hai delle belle ambizioni tu! -
- Si, e presto, con l'aoiuto di Ben riuscir˜ a realizzarle! -
- Ne sono sicuro Ace, ne sono sicuro! -
Stavano attraversando la cittˆ, quando un uomo corse spaventato in mezzo alla strada, urlando:
- NAVE PIRATA!STA ARRIVANDO UNA NAVE PIRATA!!!SCAPPATE GENTE, PRESTO!!!!!!!!! -
- Una nave pirata? Che segno c'Ž sulla bandiera? -
- Un teschio con i baffi signore! -
- Un tescgio..con i baffi...Sono i pirati di berbabianca! NON DOVETE AVERE PAURA GENTE!!!Io CONOSCO QUELL'UOMO, NON FA MAI MALE ALLA POPOLAZIONE, VERRˆ QUI SOLO PER RIPOSARSI!!! -
Detto questo si rivolse ad Ace, che sembrava tutto eccitato per l'arrivo dei suoi "idoli"
- Ti spiace se facciamo una scappatina al porto? -
- DICO, SCHERZI?!? -
- Ne ero certo! -
E spron˜ il cavallo ad andare pi veloce.
La nave aveva appena gettato l'ancora ed i primi uomini cominciavano a scendere a terra, quando il dottore ed i due bambini arrivarono al porto. Il capitano, il famoso Barbabianca, scese per ultimo. Era un uomo di stazza piuttosto grossa, con due enormi baffi ed uno sguardo buono, nonostante si dicessero peste e corna di lui e della sua ciurma.
Appena vide il dottore, si illumin˜.
- Jonathan! Vecchio amico, che piacere rivederti! E questi chi sono? i tuoi figlioletti? -
- Anche per me Ž un piacere! No, non sono figli miei, sono stati lasciati qui da una nave pirata, il loro padre non li voleva pi tra i piedi -
Barbabianca si chin˜ ad osservare Ace negli occhi, che non sembravano per nulla intimoriti dalla stazza dell'uomo.
- Ciao figliolo! Non odiare tuo padre per questo...quasi tutti i pirati sono spietati, anche con i loro famigliari! -
Alla parola "odiare", Ace si rabbui˜, fissando duramente il pirata.
- Odiare, Ž un complimento -
Disse con freddezza, lasciando sgomento il pirata, che si allontan˜ di qualche passo.
- Quegli ochhi... -
Balbett˜, provocando lo stupore di Jonathan.
- Quegli occhi..sono gli stessi di Roger..Gold D. Roger, il re dei pirati! -
- Ma cosa balbetti? Gold D Roger? Il re dei pirati? -
- Una volta mi ero battuto contro di lui..aveva lo stesso sguardo, ne sono certo! -
- CONOSCEVI IL RE DEI PIRATI?! -
- Uhm.....senti Berbabianca, Ž meglio che vieni a casa mia. Ti offro un bicchiere e facciamo due chiacchere, okay? Cos“ Ace potrˆ giocare in giardino! -
Che voleva allontanare il bambino era una cosa pi che evidente, ma Ace non la comprese.
- Ma io voglio ascoltare la storia di Gold Roger! -
- Ace, non discutere! -
E si incamminarono tutti verso casa, anche se Ace sbuffava come una locomotiva.
Jonathan apr“ l'anta dell'armadio, prendendo un ottimo rum e servendone un bicchiere al pirata, che si fumava la pipa stravaccato sulla sedia a dondolo.
- Allora? -
Lo spron˜ il dottore, sedendosi accanto a lui. L'uomo non cambi˜ minimamente espressione, nŽ pos˜ lo sguardo sull'amico. Tir˜ una boccata di fumo e cominci˜ a raccontare.
- Una volta ho incontrato il re dei pirati. Ci siamo fronteggiati in un duello e ovviamente mi ha battuto. Ma disse che ero destinato a grandi cose e non mi uccise. Aveva uno sguardo, mentre lottava, davvero unico! Ho cercato a lungo quegli occhi, in tutti i pirati che vedevo, anche tra i pi spietati. Ma non l'ho mai trovato. E ora..ora quel bambino era uguale a lui....stessa espressione. Mi Ž persino sorto un dubbio... -
Il dottore ascoltava in silenzio, ma in quel momento non potŽ fare a meno di fare una domanda
- Che...che dubbio? -
Barbabianca scol˜ in un attimo il suo bicchiere.
- Che quei due fossero i suoi nipoti -
- COSA?IL RE DEI PIRATI AVEVA UN FIGLIO?!!!! -
Il pirata sorrise
- In pochi lo sanno. Anche lui aveva lasciato figlio e moglie per rincorrere i suoi sogni. E li ha raggiunti, direi....anche se ora Ž cibo per i pesci... -
- Quindi pensi che Ace e Rufy siano suoi discendenti? -
- Ne sono certo. Ed Ž per questo che ti chiedo di poterli allevare sulla mia nave, insegner˜ loro a diventare veri pirati, come i loro antenati -
- Mi spiace, ma non posso. Sono ancora troppo piccoli. Ace ha appena tre anni ed Ž meglio che resti qui con Rufy, almeno finchŽ non sarˆ pi grande...cerca di capirmi, come medico non me la sento di... -
Barbabianca si alz˜ in piedi.
- Capisco benissimo, non preoccuparti! Io torner˜ su quest'isola tra 14 anni. A quel punto, se vorrˆ ancora, mi piacerebbe arruolare Ace nella mia ciurma. Credimi, quel ragazzo diverrˆ un grande! -
Entrambi gli uomini si voltarono a guardare Ace, che giocava in giardino, mentre Rufy era stato assegnato alle cure della moglie di Jonathan, che si era subito innamorata di quel musetto.
- Ti sconfigger˜, brutto tenente della marina! Io sono il pi grande pirata dei sette mari! -
Il bambino era su un vecchio tronco di albero piegato e giocava a lottare contro la marina.
- CIURMA!All'arrembaggio! -
Barbabianca prese il cappello e fece per andarsene.
- Grazie del Rum, amico mio! Arrivederci a quando sarˆ grande! -
E usc“, dirigendosi verso il porto.
- Cosa ti ha detto il pirata? -
Chiese ad un tratto Ace, entrando nella sala come una furia.
- Che sei un bel bambino e farai grandi cose -
- Tutto qui? -
RibattŽ lui, un po' deluso
- Tutto qui -
- Uffa, speravo ti dicesse qualcosa di pi -
- Tipo? -
- Che so, qualcosa su Gold Roger... -
- No, mi spiace -
Era meglio tacere sul probabile legame di parentela. Non era sicuro e poteva alimentare nel bambino false speranze. Decise dunque di non dirgli nulla e spedirlo a farsi un bagno. Era tutto sudato, e certo non profumava di violetta.
- Sarˆ meglio che tu vada a lavarti. Potresti fare il bagnetto con Nick, tanto siete maschi tutti e due e avete pi o meno la stessa etˆ.
- Va bene! Dov'Ž il bagno? -
- Terza porta in fondo al corridoio -
Ace buss˜, ma dato che non gli rispondeva nessuno spalanc˜ la porta ed entr˜. Un bambino si mise a fissarlo con sguardo truce.
- Ciao... -
- Che vuoi? -
- Il dottore ha detto che devo farmi il bagno! -
- Con me? -
- C'Ž poca acqua e poi sei un maschietto! Che ti importa? Potremmo giocare con le navi da guerra! -
- Si, certo, e magari anche con le paperelle! Io sono grande, ho cinque anni e certo non giocher˜ con un moccioso -
- Non sono un moccioso! -
Nick sembr˜ rifletterci per qualche secondo.
- E va bene -
Disse infine con un ghigno.
- Giochiamo! -
Si misero entrambi nella vasca da bagno e cominciarono a mobilitare le navi da guerra.
- Vinco io! Vai nautilus! -
Disse Ace, ridendo. Certo non si sarebbe aspettato che Nick gli prendesse la testa e giela mettesse sotto l'acqua.
- Glub.. -
- Ti diverti, piccolo scroccone? -
- Anf anf..ma sei impazzito?! -
- Cosa?Mi stai dicendo di farlo di nuovo? -
E gi ancora. L'acqua gli entrava nelle orecchie e nella bocca, dandogli l'impressione di annegare.
- Cof Cof... -
Nick usc“ dalla vasca e si rivest“. Ace lo guardava sconsolato, perchŽ non capiva cosa avesse fatto di male.
- PerchŽ mi fissi, moccioso? -
- Cos'ho fatto? PerchŽ sei arrabbiato con me? -
- Esisti..da quando siete arrivati tu e tuo fratello mamma ha occhi solo per voi. E oggi aveva promesso di venire in spiaggia con me! Vi odio tutt' e due! -
- ....io non volevo! Davvero!!Per˜ eravamo nei guai, Rufy stava male e.... -
- Non mi interessa! -
E se ne and˜ sbattendo la porta.
Ace era sull'orlo delle lacrime, ma cerc˜ di resistere, anche se di odio ne aveva giˆ ricevuto tanto. Prese il sapone e cominci˜ a lavarsi, nonostante l'acqua fosse praticamente giˆ fredda.
- Nick, Ace si sta ancora lavando? -
- PerchŽ ti interessa? Comunque si, ma dovrebbe aver quasi finito.Cosa si mangia per pranzo? -
Il bambino si sedette a tavola, mangiucchiando un pezzo di pane.
- Anch'io voglio! -
Balbett˜ la sorella May, seduta vicino a lui.
- Prendertelo no, eh? -
- NICK!Ma ti sembra questo il modo di rivolgerti a tua sorella?! -
- Uhmmm!Tieni -
- Grazie! -
- Mamma, chi Ž quello che tieni in braccio? -
Chiese, sapendo giˆ la risposta.
- Si chiama Rufy. Diventerˆ il vostro nuovo fratellino! -
- Ma non Ž vostro figlio! -
- Non bisogna per foreza avere lo stesso sangue! -
Gli spieg˜ pazientemente la mamma.
Nick si scur“ in volto.
- Giuro... -
Pens˜
- Che io non vorr˜ mai bene a questi due! -
In quel mentre entr˜ Ace, vestito e profumato.
- Eccoti qui!Vieni, Ž ora di mangiare! -
Il bambino si sedette a tavola, scambiandosi uno sguardo con Nick che lo fiss˜ glaciale. Ace sent“ un fremito e l'intollerabile voglia di essere grande per potersene andare a vivere da solo con Rufy. Non era stato accettato, e l'aveva compreso fin troppo bene. Sentiva sempre di pi che la sua unica famiglia era suo fratello.
fine primo capitolo