He lives in you, he lives in me
He watches over everything we see
Into the water, into the truth
In your reflection; he lives in you
(‘He live in you’ by Tina Turner)
*****
Un lieve venticello scompigliò i capelli di Myatsu e gli solleticò il viso. Il ragazzo aprì gli occhi e si stiracchiò.
Era una soleggiata giornata di marzo e lui, non poteva negarlo, se la stava godendo appieno.
Peccato che....
Un uomo gli piombò alle spalle e gli pizzicò l’orecchio tra le sue dita forti.
Ecco spiegato il ‘peccato che’.
- Razza di sfaticato buono a nulla! Che ci fai qui?!Ti stiamo aspettando per la meditazione! -
- AHIHIHIHI!!!Lasciami lasciami lasciami, mi fai male! -
L’uomo lo mollò seccamente, continuando a guardarlo di traverso.
- Sai una cosa, caro Mushin? Dovresti imparare ad essere meno violento! -
Si lamentò l’amico, massaggiandosi l’orecchio. Quando voleva, il suo maestro era peggio di un oni! Ecco perché tutti lo temevano...e lo rispettavano. Mushin era un uomo alto e muscoloso, aveva folti capelli neri, tenuti un po’ lunghi e in disordine, sul viso spiccavano due occhi color dell’erba coperta di rugiada. Era un esempio per tutti di forza e determinazione. Peccato che bevesse troppo saké e si perdesse dietro le donne. Gli bastava vedere una gonnella o un abito un po’ succinto che partiva subito come un treno, senza riuscire a controllare la sua mano, decisamente troppo morta!
- E tu più rispettoso degli orari! Questo é un tempio, non un albergo! -
- Uff.... -
Il ragazzo sospirò, distendendosi nuovamente sull’erba. Lui non era bello come il maestro. Aveva capelli castano chiaro, che crescevano un po’ dove volevano e due occhi dello stesso colore. Non aveva alcun tipo di vizio, non correva dietro le donne, non beveva saké...l’unico difetto era forse quella sua voglia di libertà, quel suo non stare alle regole. Il desiderio di andare sempre oltre...e la debolezza mista alla frustazione di non riuscire ad arrivare....
Il maestro si sedette, continuando a scrutare l’allievo.
Il suo sguardo indugiò sul guanto e sul rosario sulla sua mano destra.
- Cosa c’é? -
Chiese Myatsu, sentendosi addosso lo sguardo del maestro.
- Eh? -
- Perché mi fissi in quel modo? -
- No...niente..... -
Restarono alcuni attimi in silenzio, mentre le nuvole disegnavano buffe forme nel cielo.
Fu Myatsu a rompere il silenzio. Sapeva cosa stava osservando di lui il maestro. Era lo stesso motivo per cui lo guardavano gli altri.
- é ogni giorno più forte -
Disse con calma.
Non traspariva timore dalla sua voce, solo rassegnazione.
Il maestro se ne stupì non poco. Erano passati meno di due anni da quando lo aveva raccolto sulla porta del tempio, sanguinante, ridotto in fin di vita...e con quella mano avvolta dal rosario, che aveva immediatamente attirato la sua attenzione. Con l’aiuto dei suoi allievi e della sorella di uno di loro, lo aveva curato e aveva cercato di conoscerlo meglio.
Gli era apparso subito come un ragazzo chiuso, triste e malinconico.
All’inizio non parlava con nessuno e, se era sicuro di non essere visto, si scioglieva spesso in lacrime. Lacrime silenziose e cariche di dolore.
Mushin aveva provato una pena infinita per lui...e aveva cominciato a trattarlo da figlio, anche se non era proprio la persona adatta a fare il padre. Piano piano si era avvicinato a lui, era riuscito a conoscerlo e a fargli raccontare un po’ di lui. Aveva così saputo tutto sul foro del vento, sulla maledizione che aveva ucciso suo padre...e sulla sua ricerca di Naraku.
E poi il combattimento.
La sconfitta....
Il dolore per una ferita al ventre..
..e la consapevolezza che non ce l’aveva fatta.
..che era condannato alla morte....
Mushin si ricordava la notte in cui Myatsu gli aveva aperto il cuore....era una notte di dicembre...c’era la luna piena...e l’unico rumore intorno a loro erano i singhiozzi incontrollati del ragazzo, che finalmente aveva avuto il coraggio di confessare le sue debolezze...e quindi cominciare ad accettarle.
Mushin quella sera bevve due fiaschette di saké.
Era stato un colpo anche per lui.
- Hai paura? -
Mushin si diede immediatamente dello stupido. Domanda fin troppo ovvia....
- Si...ma... -
Myatsu sorrise senza reale allegria.
- Ormai non ci faccio quasi più caso........anche se ogni tanto mi viene un forte batticuore, che mi costringe a fermarmi e riprendere fiato per calmarmi -
L’uomo abbassò gli occhi. Conosceva il motivo dell’abbandono della lotta contro Naraku...le ferite che aveva riportato il monaco alla gmba e al ventre non si erano mai rimarginate del tutto e lui faceva molta fatica a camminare.
Allora, non vezdendo più via d’uscita, decise di dedicare gli ultimi anni della sua vita alla famiglia e alla donna che amava. La stessa che due anni prima si era presa cura di lui....
- Non volevo farla soffrire -
Disse il ragazzo, con un velo di malinconia negli occhi.
- Cosa intendi? -
Approfondì il maestro.
- Avrei preferito che non si innamorasse di me. La farò solo soffrire, lo so...ma queste cose non si comandano.....un uomo non sa perché si innamora...viene travolto e basta.... -
- Lei...glielo hai detto? -
Mushin era stupito. nessuno conosceva il suo segreto, Myatsu gli aveva chiesto di non dirlo. quand’era più piccolo molti ragazzi e uomini lo maltrattavano, lo guardavano e parlavano di lui come di un mostro....
- No.Non sa nulla....le ho solo accennato al fatto che non mi toglierei questo rosario per nulla al mondo. Non sono andato più in là con le spiegazioni... -
- Capisco.... -
- Però.... -
- Um? -
- Però sono felice.....se devo morire che si compia pure il destino....ora mi interessa sfruttare attimo per attimo i momenti che passo con lei... -
- La ami davvero molto vero? -
Myatsu annuì.
- Farei qualsiasi cosa per lei.... -
Il ragazzo si mise seduto e guardò Mushin con aria interrogativa.
Prese una fiaschetta che portava legata alla cinta e se la portò alla bocca, bevendone un lungo sorso.
- Se continuerai a bere tutto quel saké ti si consumerà il fegato! -
Lo rimproverò Myatsu, mentre un sorriso gli illuminava il volto.
- Ma che vuoi saperne te, bamboccio! -
Ridacchiò il maestro, asciugandosi le labbra con il dorso della mano.
Il ragazzo si fece improvvisamente serio.
- Grazie... -
Disse in un soffio, osservando il terreno sotto di lui.
L’uomo lo guardò, indeciso sul da farsi.
Poi si mise a ridere e gli diede una manata sulla spalla, che mandò il ragazzo faccia a terra.
- Figliolo, ma che cosa dici? -
Rise, mentre Mayatsu si riprendeva dal colpo.
Ad un tratto sentirono una voce femminile provienente dai piedi della collina. Una giovane donna, con lunghi capelli corvini legati in una coda alta e due profondi occhi blu li stava cercando.
- Mayatsu! Maestro Mushin!!!!che fine avete fatto!!!!é pronto in tavola! -
I due le fecero cenno con la mano di aver capito e si alzarono, spolverandosi i vestiti dalla terra.
- Bene! -
Disse Mushin, passando il bastone da monaco a Myatsu, i cui anelli tintinnarono allegri illuminati dal sole.
- Avevo giusto un certo languorino... -
e si avviò per il sentiero, quando la voce di Myatsu lo costrinse a fermarsi.
L’allievo era fermo, le mani strette sul bastone per sorreggersi, lo sguardo deciso.
- Promettimi... -
Disse con tono duro e speranzoso allo stesso tempo.
- Promettimi che se avrò un figlio....lo alleverai insegnandoli tutto ciò che farà di lui un uomo vero! -
Mushin fu un poco stupito dalla richiesta. Chiuse gli occhi e sorrise, ricominciando a camminare verso il tempio.
- Te lo prometto.... -
Disse, senza voltarsi.
- Ma ti chiedo una cosa in cambio... -
- Cosa? -
- Prometti di morire il più tardi possibile...odio i mocciosi! -
Il giovane monaco sorrise sollevato.
- Ok! -
E lo seguì per il sentiero, zoppicando leggermente, mentre un leggero vento scompigliava i capelli e accarezzava i visi.
***
- Myatsu, lo sai che oggi sei ben strano? -
Disse Shima, osservando il ragazzo attentamente.
Erano tutti seduti nella sala da pranzo e stavano mangiando il riso appena preparato da Shima, insaporito dalle risate leggere e giovanili, colme di allegria.
- Trovi Shimachan? Io mi sento sempre uguale... -
La ragazza sorrise e si sporse verso la pentola del riso.
- Ne vuoi ancora? -
Il ragazzo si leccò i baffi.
- E me lo chiedi? -
Disse, allungando la ciotola. Lei cominciò a riempirla di riso.
- Senti Myakun....io...ti dovrei parlare..... -
Disse in un soffio.
- é successo qualcosa Shimachan? -
Chiese il monaco, mentre volti incuriositi si voltavano verso di loro. La ragazza arrossì violentemente.
- No....ma.vorrei scambiare due parole.....in privato -
Disse, sottolineando le ultime due parole.
- Ma non posso almeno finire di mangiare... -
Si lagnò Myatsu, ma la ragazza gli diede un sonoro pugno in testa e lo trascinò via, ignorando i ridolini scherzosi dei compagni.
- Ahioo!!ma si può sapere che vuoi?Perché devi essere sempre così violenta?! -
Chiese Myatsu, una volta che la donna si fu fermata. Erano sulla sponda del lago, vicino alla cascata.
Shima giocherellò con un fiore di pesco che le era caduto sul grembo.
- Ecco io.... -
Mentre parlava, le sue guance si tinsero di scarlatto.
Myatsu non capì il motivo dell’imbarazzo e la esortò a continuare.
- Allora? Sappi che ho rinunciato a metà pranzo per parlare con te....e ora tu non mi vuoi più dire nulla? -
Cercò di ironizzare. La ragazza lo guardò negli occhi e, senza alcun preavviso, gli si gettò tra le braccia.
- Ehi!Che foga...piccola ma che c’é? -
- Ho riportato le conseguenze del nostro amore... -
Singhiozzò, Myatsu non capì se per la felicità o per la disperazIone...anzi, in realtà non aveva capito neanche cosa intendeva la ragazza!
Shima se ne accorse e cercò di spiegarsi meglio...
- Ecco io...sono in...insomma, sto aspettando un bambino da te! -
Le sue parole furono come un fulmine a ciel sereno.
Il monaco passò tutti i colori dell’arcobaleno e tutte le espressioni immaginabile.
Per quanto riguarda i suoi compagni e Mushin, che naturalmente li avevano seguiti, facevano fatica a trattenere lo stupore.
- Un bambino? alla loro età? Ma se Myatsu ha solo 18 anni! E Shima 16! -
Mushin non disse nulla. Era contento e preoccupato allo stesso tempo.
Quanto sarebbe durata ancora la loro felicità?
Il ragazzo allontanò Shima da lui per guardarla negli occhi e le strinse le mani e sorrise, pieno di commozione.
- Non potevi darmi notizia migliore... -
Disse, con la voce rotta d’emozione. Lei arrossì a queste sue parole.
- Temevo che mi dicessi che era troppo presto... -
- Non é mai troppo presto per amare, Shima. Perché non sai la vita per quanto durerà... -
Queste ultime parole le disse con un velo di tristezza ma si riprese subito e aggiunse, ridendo.
- Allora!Come lo vorresti chiamare questo bel signorino? -
- Signorino? E chi ti dice che sarà un maschio? -
- Intuito maschile cara mia! -
- Ah, allora stiamo freschi! -
Si guardarono e scoppiarono a ridere.
- Comunque, se fosse un maschio...vorrei dargli un nome pieno di speranza...la speranza di un futuro migliore, di una vita tranquilla.... -
- Hai delle belle pretese... -
- Dici? -
- Mmmm...vediamo...che ne dici di Miroku? Significa ‘colui che salverà il mondo’ - (o qualcosa del genere...^^”””” nda)
- Miroku...si, suona bene...e se fosse una femminuccia? -
- Sunset....ti piace? era il nome di mia madre... -
- Lo trovo dolcissimo -
Myatsu abbracciò la moglie e chiuse gli occhi, perdendosi nel suo profumo.
- Te l’ho mai detto che ti amo? -
- Si...ma mi piace sentirtelo ripetere.... -
Le labbra di lui cercarono quelle di lei, per unirsi in un bacio delicato, colmo d’amore.
Da lontano, Mushin, che aveva mandato via tutti gli allievi, sorrise.
- ’Te lo meriti proprio figliolo...hai bisogno d’affetto più di quanto tu non voglia ammettere’ -
Pensò, prima di bere un po’ di saké e seguire i discepoli al tempio, per lasciare la giusta privacy ai neogenitori.
***
Pioveva.
era da due giorni che non smetteva un minuto, l’acqua creava piccoli fiumicciattoli sporchi di terra che ammorbidivano il terreno e procuravano frane.
Il cielo era triste, esattamente come lui.
Lui, che stava perdendo l’unica donna che avesse mai amato.....lui, che avrebbe dato la vita per salvarla, era lì, impotente, con lo sguardo fisso sul parqué in legno, il suono della pioggia nelle orecchie e le mani strette in grembo, tormentate in una morsa di ansia e dolore.
Shima stava morendo.
Sfiancata da un parto difficile.
Il bambino non riusciva ad uscire, il bacino di lei era troppo piccolo, poco adatta ai parti travagliati. Si parlava di cordone ombelicale intorno al collo, di una morte sicura del piccolo....si tentava però di salvare la madre.
Myatsu era stato stroncato da quella notizia.
Il suo unico erede...suo figlio...non era ancora nato che già lo consideravano morto.
Non gli era stato permesso di entrare nella stanza del parto.
Il perché?
Avrebbe pagato per saperlo.
La porta scorrevole si aprì e ne uscì Mushin, pallido, sudato, distruitto.
Myatsu non l’aveva mai visto così.
- Cosa...cos’é succeso? -
Domandò, non del tutto sicuro di volerlo sapere.
- Vuole vederti -
Disse semplicemente il monaco, spostandosi affinché l’allievo potesse entrare nella stanza.
- Come sta il bambino? -
- Sta bene...siamo riusciti a salvarlo -
Myatsu sentì il suo cuore farsi leggero. Entrò senza timore nella stanza, cercando di adattare lo sguardo al buio che vi alleggiava.
La luce incerta di una candela illuminava il viso pallido di Shima, coperta di sudori ma con un timido sorriso sul viso. Teneva tra le bracci un fagottino urlante.
Suo figlio.
- Ciao Myakun! -
Disse la donna, con enorme sforzo. Gli mostrò il viso del bimbo.
- é un maschietto...come volevi tu... -
Lui le portò un dito sulle labbra, dolcemente.
- Non ti stancare -
Ma lei non gli diede retta.
- Miroku...saluta il tuo papà... -
Il bimbo, che aveva smesso di piangere, fissò con gli occhioni blu il volto sorridente del padre.
- Posso...prenderlo in braccio? -
Shima glielo porse sorridendo e il piccolo allungò le manine pizzicando il naso di Myatsu.
- é adorabile... -
- Prenditene...cura... -
- Eh?Cosa... -
- Myatsu... -
Shima prese la mano del monaco tra le sue.
- Parlagli...della sua mamma...digli...che lei lo amava tanto....che vi ama tanto tutti e due... -
- Shima...ma ma che dici? -
- Prom... -
La mano della ragazza scivolò giù e lei si accasciò sul futon, gli occhi chiusi e un lieve sorriso sulle labbra.
Urlò il monaco, cadendo in ginocchio accanto a lei. Se n’era andata....SE N’ERA ANDATA!
Al suo grido Mushin corse nella stanza e non gli ci volle molto a capire cos’era successo.
Poggiò una mano sulla spalla a Myatsu.
- Figliolo...é stato un parto davvero difficile...lui é vivo per miracolo... ti posso assicurare che quel bambino é stato davvero fortunato... -
Lo fece alzare e lo condusse in un’altra stanza, dove delle donne si occuparono di pulire e vestire il bambino.
A Myatsu sembrava di vivere in un sogno.
Si sentiva svuotato, perso....senza più una ragione per vivere.
Una vecchina gli mise in braccio il bambino, che era sveglio e lo guardava con gli occhioni blu spalancati, mentre un ciuffo di capelli neri gli cadevano sulla fronte.
Myatsu sorrise.
Una ragione c’era.
- Hai proprio gli occhi di tua madre sai? -
***
Mushin osservò il ragazzo, il suo ragazzo, preparare i bagagli.
Era tutto indaffarato, mentre Miroku gli zampettava intorno allegramente, mettendosi in bocca tutto ciò che gli sembrava abbastanza invitante.
- Ehi! razza di monello!!! Non ciucciare il rosario che rischi di soffocare! -
Disse il padre, toglieno tutti gli oggetti pericolosi che si trovavano alla portata del figlio.
- Vuoi davvero partire Myatsu? -
Domandò Mushin, appoggiandosi allo stipite della porta. Il monaco sorrise.
- Mi spìace maestro...ma devo proprio andare...voglio girare un po’ per i paesi...aiutare il popolo...ho sentito che si sono risvegliati molti demoni in questo periodo e la gente é impaurita e povera...intanto crescerò Miroku, gli insegnerò tutto ciò che é necessario per sopravvivere a questo mondo...e gli parlerò della madre.... -
- Sei sicuro di farcela da solo? -
- Si, non ti preoccupare...me la caverò.... -
Si mise in spalla lo zaino e prese Miroku in braccio.
- Di ciao allo zio! -
Disse al bimbo, che salutò l’uomo con la manina.
- Arrivederci maestro! -
Disse il giovane monaco, sorridendo.
Mushin ricambiò il sorriso e gli diede una pacca sulla spalla.
- Ricordati che la mia porta é sempre aperta! -
- lo so...arrivederci amico mio! -
Myatsu si avviò verso l’uscita del tempio, seguito con lo sguardo da mUshin.
- Maestro... -
Disse, prima di uscire.
- Metti i fiori sulla tomba di Shima anche da parte mia... -
Mushin annuì e restò a guardare il suo allievo arrancare per la collina, appoggiato al suo bastone da monaco con Miroku in braccio.
- Buona fortuna, ragazzo mio! -
Disse, prima di bere l’ultimo goccio di saké e rientrare nel tempio.
Sul cumulo di terra appena smossa, spiccavano innocenti moltissimi fiori di pesco appoggiati vicino ad un rosario.
***
Mushin si stiracchiò, ancora insonnolito. Quella notte non riusciva davvero a dormire. Si sentiva agitato, infreddolito. Sentiva una strana sensazione bruciargli nelle vene, come quando si annuncia una brutta notizia.
Si liberò del futon, le cui coperte gli sembravano un macigno sul suo corpo, e decise di andare a fare due passi sotto le stelle, per schiarirsi le idee.
Cominciò a camminare distrattamente, lasciando che fossero i piedi a guidarlo. Gironzolò un po’ per il giardino, camminò vicino alla cascata, vicino alla tomba di Shima. Non aveva mai perso l’abitudine di portare fiori freschi sulla sua tomba.
Passo dopo passo, si ritrovò davanti all’entrata del tempio.
Il grande portone di pietra si ergeva in tutta la sua potenza, immutato negli anni, altero e fiero come quando lo aveva visto per la prima volta.
Quanti anni erano passati da allora? trenta?No, forse di più....
All’improvviso notò un’ ombra accovacciata sotto il portone, con la schiena appoggiata ad una colonna.
Si avvicinò per capire chi - o cosa - fosse.
Appena fu abbastanza vicino il cuore gli fece un doppio salto mortale.
Era un giovane monaco...con un bambino tra le braccia, che dormiva saporitamente.
A dir la verità, a giudicare dal lieve russare, anche l’uomo sembrava dormire.
E piuttosto profondamente.
Mushin osservò il viso del ragazzo.
Myatsu.
Myatsu era tornato.
Più vecchio.
Più maturo.
Forse un po’ più saggio.....
ma era sempre lui.
Sempre con quei capelli spettinati, che crescevano dove volevano....
Sempre con la solita espressione ingenua e rilassata, nonostante le avversità.
Sempre con quella voglia di non arrendersi, di lottare per riuscire a trovarsi uno spazio nel mondo..per poter dire ‘Ci sono anch’io’.
Sempre lo stesso, anche con quel bimbo addormentato tra le braccia.
Sempre il suo ragazzo.
Il maestro lo scosse per una spalla, cercando di svegliarlo.
Lui aprì gli occhi, ancora assonnato.
- Non é più comodo il futon? -
Gli chiese il maestro con dolcezza, sorridendo leggermente.
Myatsu sbarrò gli occhi.
- Ma come sei invecchiato! -
Disse tutto d’un fiato, osservando il poco attraente pancione che si era sostituito ai muscoli tonici e ai capelli, piuttosto radi ormai, incanutiti dal tempo.
Mushin lo guardò storto e gli diede un sonoro pugno in testa.
- Ahioo! -
- L’impertinenza é sempre la stessa, vero? -
Disse seccato. Si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere.
- Mi sei mancato ragazzo! -
Ammise Mushin, invitandolo ad alzarsi.
- Anche tu maestro... -
- E questo sarebe l’ex piccolo Miroku? -
- Già...é cresciuto eh? -
- Otto anni sono lunghi figliolo..vieni dentro...parleremo davanti ad un bicchierino di saké, dopo che avrai steso Miroku in un letto. -
- Le mie abitudini non sono cambiate maestro...non bevo alcolici... -
- Ok, allora cambiamo proposta.....vieni dentro...parleremo davanti ad un bicchierino di saké per me e un thé verde per te, dopo che avrai steso Miroku in un letto! -
Myatsu sorrise e solo allora Mushin si rese conto delle rughe intorno agli occhi. La luce che un tempo vi scorgeva era sparita quasi completamente, per lasciare spazio ad una vecchiaia un po’ anticipata. Lo condusse nel tempio cercando di non farci caso.
Poco dopo si trovarono a parlare davanti ad un tavolo, con la sola luce di una lanterna.
- Cosa ti ha spinto a tornare? -
Domandò Mushin, trangugiando il saké.
- é giunto il momento che ho sempre temuto....e aspettato. Sono tornato in memoria della promessa che ti strappai anni fa...ti affido Miroku...io devo andare... -
A Mushin quelle parole fecero l’effetto di una secchiata d’acqua gelata.
- Il foro si é... -
- Troppo...sono riuscito a dominarlo a stento nel tragitto fin qui...ma ora non ho più la forza per lottare...ho fatto tutto ciò che mi ero ripromesso. Ho trovato il mio spazio nel mondo.
é tempo che ora lo lasci...a qualcuno che riuscirà a sconfiggere la maledizione... -
Myatsu guardò il figlio addormentato. Nonostante fosse ancora così giovane, doveva già portare un rosario attorno alla mano destra, perché non gli facesse troppo male. Il dolore lancinante che sembrava gli dovesse trafiggere il palmo era uno dei tanti sintomi della formazione del foro del vento. Miroku era già stato fortunato.
Myatsu aveva avvertito i sintomi molti anni prima del figlio.
Una fitta alla mano gli fece scappare un grido, e rovesciare la tazza di thé bollente sulla tavola.
- Come và? -
Chiese immediatamente Mushin, allarmato.
- T..tutto ok.... -
Rispose il giovane monaco, non del tutto sicuro che andasse davvero tutto bene. La mano gli pulsava in maniera incredibile e sentiva dentro di se una potenza enorme, che non aveva mai avvertito prima....ma che non riusciva più a controllare...
- Mushin... -
Mugugnò, stringendosi il polso destro.
- Mi raccomando.....prenditi cura...di Miroku.... -
Disse, prima di alzarsi in piedi e cominciare a muoversi velocemente, sempre più velocemente, verso il giardino. Senza pensarci due volte Mushin lo seguì, lo prese per una spalla e lo fece voltare. Incrociò due occhi colmi di paura e smarrimento...gli stessi che aveva visto quella lontana notte di 10 anni fa....sulla porta del tempio dove si erano incontrati....dov’erano diventati buoni amici....la stessa porta su cui ora si stavano dando l’addio.... Il maestro lo abbracciò con calore, nonostante Myatsu gli dicesse di lasciarlo andare, che non sarebbe riuscito a soggiogare il foro del vento ancora per molto.
- Mi mancherai figliolo... -
Myatsu fissò gli occhi lucidi del maestro e sorrise.
- Anche tu...padre... -
E corse via, mentre il rosario che portava legato al polso destro cadeva, rotto, in mille sferette che si persero sul pavimento, tra le assi del vecchio legno.
Fu questione di un attimo.
Un rombo assordante, come quello che preannuncia una grande tempesta, ruppe l’aria e mille fulmini cominciarono a crepitare nel punto in cui poco prima Mushin aveva scorto l’ombra di Myatsu.
Un grido risuonò nelle orecchie....ma fu questione di un secondo, poi tutto venne coperto dal suono del vento....
Mushin assistitì impietrito alla scena, almeno finché non vide un ombra correre veloce verso il punto dove stava avvenendo la fine del mondo.
Nella sua testa tutto si bloccò per qualche secondo.
- MIROKU!!!!!!! -
Urlò, ma il bambino non lo sentì, o forse non volle sentirlo...correva, correva con la forza della disperazione. Dov’era suo padre? Cosa gli stava succedendo?
- PADREEE!!!!!!!! -
Urlò, deciso a seguirlo, ma due forti braccia glielo impedirono. Mushin era riuscito a fermarlo, impedendogli di andare incontro a morte certa.
- Chi sei tu? Lasciaaami!!!Dove siamo? Papààà!!!!Papàààààààààà!!!! -
Urlò disperato il piccolo, dimenandosi senza però riuscire a liberarsi.
- Non puoi andare là Miroku! O anche tu verrai risucchiato dal foro del vento di tuo padre! Lui sapeva di non poter vivere ancora a lungo per questo ti ha portato a questo tempio! -
Ma le lacrime non si fermavano...e anche Mushin, nonostante avesse pronunciato parole tanto forti, era in lacrime come un bambino. Quella notte aveva perso un amico...e anche un figlio. Tutto in un colpo solo.
Poco dopo la tempesta passò e tutto tornò calmo. Come se non fosse successo nulla...ma il vuoto nei cuori rimaneva... la tristezza non se ne andava...al posto di Myatsu, il ragazzo dolce, sognatore, ingenuo...non c’era più...e a ricordarlo non c’era che un cratere profondo, scavato nella terra bruna.
Mushin prese tra le braccia il corpicino di Miroku, che non smetteva di tremare un attimo, ancora con gli occhi fissi su quella scena.
Una sola domanda, che il bambino ripeteva senza attendersi una reale risposta.
- Dov’é papà? -
Una folata di vento attraversò il cortile, accompagnando con il suo pianto le due figure che stavano rientrando nel tempio.
Sul fondo del cratere appena creato, il vento depositò un fiore di pesco, che risplendeva alla luce della luna.
***
Il maestro Mushin si svegliò di soprassalto, sudato.
Ancora quel sogno. Era da un po’ di notti che lo tormentava.
Guardò Miroku che dormiva pochi futon più in là, vicino a Sango, Kagome e Inuyasha.
Quel bambino sul quale il padre aveva riposto tante speranze ora era diventato un uomo.
E aveva superato i limiti del padre.
Si era fatto degli amici.
Aveva trovato anche lui una donna da amare.
E soprattutto, lottava ogni giorno, per arrivare più in là, perché era dannatamente attaccato alla vita.
Naraku non avrebbe avuto vita facile.
Forse, il ragazzo sarebbe stato all’altezza del significato del suo nome...e avrebbe vinto, vendicando così i suoi antenati.
Il maestro sorrise e prese la fiaschetta di saké uscendo silenziosamente dalla stanza.
Arrivò con passi strascicati sulla tomba di Myatsu, stette alcuni secondi a scrutare il cratere e poi vi entrò, sedendosi vicino al cumulo di pietre che faceva da lapide a Myatsu.
- Ora é diventato un uomo...come volevoi tu...e sono sicuro che vincerà questa battaglia...perché ora.... -
Rovesciò il saké sulla lapide.
- ..Ora non é più solo....brindiamo -
Disse, avicinandosi la fiaschetta alla bocca, per bere il poco liquido che rimaneva.
Una folata di vento un po’ più forte delle altre gli fece cadere dalla tasca una busta contenente thé verde.
Mushin sorrise.
- Dimenticavo che tu non bevi alcolici! -
***
‘ Night
And the spirit of life
Calling...mamela
He lives in you, he lives in me
He watches over everything we see
Into the water, into the truth
In your reflection; he lives in you
Ingonyama nengw’ enamabala
He lives in you
Ingonyama nengw’ enamabala’