torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: HP E LE PORTE DELL`INFERNO
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: lampada galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 27/05/2005 21:22:30 (ultimo inserimento: 19/06/05)

il giovane mago ha dei sogni di avvenimenti passati, presenti e futuri... che siano premonizioni?
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
SOGNO O REALTA`
- Capitolo 1° -

CAPITOLO 1
-Sogno o Realta’-


Era una buia notte d’estate, quando gli abitanti di Privet Drive dormivano serenamente nei loro letti. Ma non tutti dormivano. Soltanto una persona era sveglia. Più specificatamente un ragazzo, chiamato Harry Potter, celebre in tutto il mondo della magia per aver sconfitto il più potente dei maghi oscuri, Voldemort o comunemente definito “ Colui – che – non-deve –essere- nominato”, e segnato per sempre da una cicatrice a forma di saetta.
Egli era infilato sotto le coperte mentre eseguiva il tema riguardante la trasfigurazione di animali.
Harry abitava in una villa tipicamente inglese, poiche’ i suoi zii, i suoi unici parenti viventi, volevano condurre una vita normale, senza fare cosa strane e per questo motivo, non sopportavano il fatto che Harry fosse un mago e quindi “fuori dalla norma”. Nonostante questo, però, Harry era costretto a passare tutte le estati a casa loro, poiche’ i suoi genitori erano stati uccisi da colui che gli aveva inciso la fronte, e questo al giovane non faceva molto piacere per vari motivi.
Il primo fra tutti era quello che non poteva contattarsi con nessuno dei suoi amici perché a zio Vernon non piacevano i gufi.
La seconda motivazione consisteva, appunto dei compiti. Poiché i suoi zii non sopportavano il mondo dei maghi, non poteva fare i compiti alla luce del sole perché non gliel’avrebbero mai permesso e così, come rituale ogni sera, prendeva la sua torcia, i libri e le pergamene da dietro all’asse mobile del letto e si dava da fare….
Era ormai l’una e venticinque, quando tutta la stanza si illuminò. La luce fioca della luna si era ormai tramutata nel sole, che illuminava e riscaldava con i suoi raggi.
Incuriositosi, Harry si avvicinò alla finestra per guardare fuori. Gli sembrava impossibile che la notte si fosse tramutata in giorno, ma dovette ricredersi perché quando guardò di nuovo la sveglia sul comodino segnava le 8:50. “Mi sarò addormentato!” rifletté il ragazzo. Contemporaneamente alle su parole, un gatto svoltò l’angolo della strada e si dirigeva verso un cartello stradale. Poi si mise su due zampe e cominciò a scrutare il cartello come se lo stesse leggendo.
I suoi occhi scivolarono sulle parole “ centro”, “carabinieri” , “Dinner street”, e si fermarono sulla via “ Privet Drive”.Soddisfatto si avviò per la strada e una macchina gli passò di fianco a tutta velocità.
Il conducente della vettura era un omino largo, basso e tarchiato, con baffetti e, quei pochi capelli che aveva, castani chiari. Prima di sfrecciare vie, trovo’ il tempo di mugugnare parole come: <<un gatto… mm…che legge…mm…cartelli stradali…?>>.
Harry, intanto, osservava la scena dalla finestra e per assicurarsi di non sognare, si diede un pizzicotto sulla gamba e distolse lo sguardo dalla strada per rivolgerlo alla stanza. Ma quando riposò gli occhi oltre la finestra, lo scenario era completamente cambiato.
Ora si presentava una scena molto macabra. Lungo tutto la via, sfilava un corteo di persone tutte incappucciate. Il loro percorso era delimitato da fiaccole blu e verdi, con decorazioni molto sfarzose; ricordavano molto lo stile greco antico, e il loro color argento, rendevano ancor di più il senso di corteo funebre. I loro mantelli erano di un blu cupo, contornati da orli d’orati.
Dallo sciame di persone , si levava un canto monotono, come se stessero recitando della preghiere.
Tutta la fila si diresse verso una collina sulla quale vi era una casa. L’abitazione era imponente. Le sue pareti erano di un colore rosso bordoux e su quella centrale vi erano crepe molto spesse, le finestre erano tutte spente, tranne quella di una stanza al secondo piano.
Non appena i primi due della fila si trovarono davanti all’entrata, le porte si spalancarono automaticamente, come se fosse l’entrata dei grandi magazzini.
L’ingresso della casa era di un colore giallino- arancione, con un’enorme tappeto sul pavimento che raffigurava un grosso serpente argentato su sfondo verde.
Di fronte ad esso , una lunga scalinata, caratterizzata da un tappeto di velluto rosso, che conduceva ai piani superiori. Nell’ingrasso, vi erano poi quattro porte.
Le prime due conducevano a un salottino verde chiaro, e alla cucina, con le pareti di un azzurro intenso. Gli altri due invece, portavano ad un baretto con le pareti che sfumavano dal giallo al verde, e alla sala da ballo con tutti i colori dell’arcobaleno.
Dopo tre rampe di scale, gli incappucciati raggiunsero una stanza con dentro una poltrona. Essa era di colore rosso cupo, e il retro dello schienale era tutto lacerato da tagli, facendone uscire l’imbottitura.
Vi era anche un camino con le fiamme che scoppiettavano allegramente, mentre un omino semi- calvo, vi metteva al suo interno un ceppo. Ad un tratto, dal camino si levò un fumo denso…si riusciva a malapena a distinguere il contorno degli oggetti…
silenzio tombale…
l’uomo aggiungeva un’altro ceppo...
silenzio...
...che improvvisamente fu rotto da una voce in lontananza…
che urlava…
BOOOOOOOOOOOOOOOOMMMMMMMMMMMMMM!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Un esplosione fortissima.
Quando la nuvola di fumo si dissolse, il ragazzo vide la strada coperta di cadaveri e alle estremità della carreggiata vi erano da un lato un uomo che sogghignava mentre dall’altra, un topo che scappava lasciandosi dietro di se un dito.
Harry non riuscì a rendersi nemmeno conto che l’uomo era il suo padrino, che svanì tutto.
Che cosa era successo? Che cosa avevo visto? Questi i pensieri di Harry prima di rendersi conto di essersi addormentato.
In quel periodo gli capitava spesso mentre faceva i compiti la sera molto tardi.
Così riprese in mano la piuma e ricominciò a scrivere il suo tema e lo stava per finire…… quando sentì un rombo di motore e voltandosi verso la sua finestra vide Ron, il suo caro amico, sulla macchina volante del signor Weasley, accompagnato dai Fred e Gorge , gemelli, soltanto due dei suoi fratelli.
Harry sbalordito della visita chiese loro:
<< ma cosa ci fate qua>> << Siamo venuti a salvarti, Harry>> lo informò Ron. “A salvarmi...?”. Una volta erano già venuti a salvarlo, al secondo anno di Hogwarst perché Zio Vernon gli aveva proibito di andare a scuola. “Che sia un,altro sogno? La macchina era veramente davanti a lui e sentiva nitidamente il rombo del motore. Così, prese il suo baule, ficcò dentro pergamena e il resto e lo stava per lasciare a Ron quando…. La macchina sparì.
Ron, Fred, George.
Non c’era più nulla.
Solo un ragazzo, in pigiama, con in mano un grosso baule, affacciato a una finestra al secondo piano di una casa nella via di Privet Drive al numero 4. Aveva sognato, e stavolta era stato anche sonnambulo.
Preoccupandosi che il prossimo miraggio sarebbe stato una partita di Quiddicth, e non volendo finire con una gamba rotta, decise che era ora di dormire. Avrebbe finito il tema un’altra volta.


Passarono i giorni, e i suoi strani sogni continuavano. Il povero ragazzo riuscì a completare il tema dopo due settimane e tre giorni, per il fatto che scriveva tre righe e poi si addormentava.
Quindi, Harry si sentiva condannato a passare tutti gli altri giorni prima dell’inizio della scuola a fare i compiti.
<<Sommerso dai compiti per l’eternita’....!>>.
Pensò di scrivere a Hermione, la sua cara amica, poiché era la più grande “secchiona” di tutta la scuola e pensava che avrebbe potuto dargli una mano. Così prese carta e penna e stava per cominciare a scrivere quando nella testa senti’ una vocina che lo rimproverava: <<... Non ci pensare nemmeno. Te li devi fare da solo altrimenti non ti serviranno a niente! Al limite te li posso correggere...>>. “Non me lo permetterebbe mai”
“Ron! Che sbadato, scrivo a Ron”.
Si avvicino’ alla scrivania per cercare una pergamena pulita quando l’occhio gli cadde su un biglietto di auguri dell’anno prima. Era di Sirius.
Così, Harry, prese in mano e cominciò a scrivere, poi arrotolò la lettera e svegliò Edvige, la sua candida civetta, e le legò alla zampa la lettera che diceva

Caro Sirius,
ti scrivo perché in queste ultime settimane non riesco a completare i compiti infatti mi addormento profondamente. Il fatto è che faccio strani sogni, di cose passate, credo. Per esempio, l’altra notte ho visto il professor Silente e la professoressa Mc Granitt parlare in modo strano, qua, nella mia via, a Privet Drive. Penso che fra poco riceverò una lettera da Ron per invitarmi a casa sua per passare le ultime due settimane alla tana prima dell’inizio della scuola, quindi, manda Edvige da Ron così sarai sicuro che arrivi a me, e che non venga intercettata.
Grazie per il biglietto di auguri e per la torta, ne avevo proprio bisogno. Fatti sentire al più presto


Harry

Ma essa sembrasse non volere consegnare la lettera, come se qualcosa le impedisse di farlo. Harry non capiva il motivo di quel comportamento (se fosse stato un fumetto, avrebbe avuto sopra la testa un’enorme punto di domanda). Mentre cercava di legare la lettera, l’occhio gli cadde sulla prima pagina del La gazzetta del profeta, di qualche mese prima:

EVASIONE DI MASSA DA AZKABAN……tra i quali c’è anche la cugina di Black, Bellatrix Lestrange…
In quel momento si senti’ svuotare e un groppo alla gola gli impediva di degliutire.
<<Dai... non...non fare la stup...>>. L’emozione e il ricordo lo invase. Lacrime calde e silenziose cominciarono a scendergli dal volto.
Sirius Black era una ricercaro, perche’ era evaso dalla prigione dei maghi, Azkaban, perche’ accusato di omicidio. Il poveretto, pero’ non aveva colpa ed era andato in cerca del vero colpevole. Durante il terzo anno di scuola di Harry, i due si incontrarono per la prima volta, e qui Harry scopri’ l’innocenza dell’uomo e lo accetto’ come padrino. Sirius voleva molto bene ad Harry, tanto bene al punto di difenderlo con la sua stessa vita, morendo l’anno precedente durante un battaglia contro i Mangiamorte.
Rivide Sirius mentre, ridendo, schivava la maledizione Avada Kedavra lanciatali dalla cugina… “Avanti, puoi fare di meglio!”…un altro getto luminoso verde, che però lo beccò in pieno petto… la risata non gli si era ancora spenta in volto, ma il colpo gli fece sgranare gli occhi… il suo corpo inerte che cadeva oltre l’arco…la voce di Lupin echeggiava nella sua testa…“non puoi fare più niente, Harry…niente…se ne andato”

Harry continuò ad avere i suoi sogni che divenivano sempre più nitidi alla vista e sempre più lunghi. Vide, i suoi genitori al suo battesimo, vide la morte di Mirtilla Malcontenta, una ragazza che ora era un fantasma che Harry e i suoi amici avevano conosciuto mentre frequentavano il secondo anno ad Hogwarst. In più, fece anche un sogno stranissimo: stava giocando a Quiddicth, contro i Serpeverde e i Grifondoro erano in vantaggio per 70 punti a 20. Mentre Malfoy era intento ad esultare per il punto fatto, Harry avvistò il boccino e si precipitò al suo inseguimento. Solo che egli uscì fuori dal campo e si diresse verso la foresta Proibita. Harry, a sua volta lo seguì, quando a un tratto la sua scopa cambiò direzione, per dirigersi verso un cespuglio di rovi, vicino alla capanna di Hagrid, il guardiacaccia e professore della scuola. Il ragazzo cercava in vano di far cambiare direzione alla scopa ma senza successo. Più si avvicinava al cespuglio e più prendeva velocità. Stava per schiantarsi, quando si svegliò di soprassalto e tutto sudato.
Dopo quindici giorni dal sogno ricevette la lettera da Ron, per invitarlo a casa sua per passare il rimanente dei giorni prima della scuola a casa sua, alla famosa Tana. Poi una lettera dalla scuola con l’elenco dei libri e del materiale occorrente.

Nonostante fosse afflitto dalla morte del suo padrino, con la voce di Lupin che gli rimbombava nella testa ogni volta che ci pensava, che gli diceva che non poteva fare più niente, che se n’era andato, che fosse un po’ sbigottito e molto sorpreso dopo aver scoperto di essere legato a Lord Voldemort così tanto che le sua vita avrebbe incluso- o si sarebbe conclusa con- la sua o la morte di quest’ultimo; e dal fatto che a parte i biglietti di auguri da parte dei suoi amici e da Hagrid, non sapeva altro ne di loro ne del mondo della magia, era molto agitato e felice al solo pensiero di poter di nuovo cavalcare la sua bellissima scopa, Firebolt, regalatagli da Sirius, e sentirsi di nuovo libero e invulnerabile….
«Ti conviene scendere o papà ti fa a pezzi! E sinceramente l’idea non mi dispiace!» strillò Dudley.
Se fosse stato per Harry, sarebbe rimasto disteso sul letto a meditare sul nuovo capitano di Grifondoro, sulle nuove cacciatrici (anche se non sapeva se sarebbero state delle ragazze o meno) e se sarebbero state tutte carine come Cho Chang…. e a rimurginare sul fatto che lei e lui, non andassero più d’accordo, nonostante si fossero baciati sotto un vischio, durante l’ultima lezione delle E.S. prima delle vacanze natalizie….
«Ma ci senti o cosa…?». Si era quasi scordato che sarebbe dovuto rimanere a casa da solo. Infatti, i suoi zii dovevano andare a trovare zia Marge, per evitare altri guai, del tipo che si gonfiasse da un momento all’altro come al 3° anno di Hogwarst di Harry. Con un misto tra allegria e rassegnazione, scese dalla sua camera, pronto per ricevere le solite raccomandazioni.
«Muoviti Petunia o perderemo l’aereo! E tu Dudley, vedi di non portarti troppe cose!!» Lo zio stava dando ordini a Petunia e a Dud. Il ragazzo, infatti, stava mettendo in valigia tutti i suoi videogiochi, ma con scarso successo. E pensare che mancavano ancora la sua play, la sua scorta di dolci preferiti, che tutti insieme avrebbero occupato sì e no, due borse da montagna.
«Ah, eccoti!» esclamò zio Vernon, «Allora…vedi di non combinare guai, non fare feste con i tuoi ‘simili’, non attirare troppo l’attenzione. In frigorifero ci sono tute le scorte che hai bisogno fino al nostro ritorno, cioè fra un a settimana. Se hai bisogno di qualcosa (cosa molto IMprobabile che accada) rivolgiti pure alla signora Figg, che sarà lieta di darti una mano…» Forse avrebbe continuato così per altri cinque minuti, ma fortunatamente, per paura di perdere l’aereo, lasciò perdere le prediche e lo salutò, chiudendo la porta dietro di se.
40….45….50….55…60. Da un minuto aveva ricevuto il più bel regalo in assoluto. Era libero. Solo per una settimana. Ma libero.
Rimase li altri due minuti per essere sicuro di non sbagliarsi o di aver capito male, ma i suoi zii non tornarono. E non sarebbero tornati se non dopo sette giorni. Non appena si rese conto della sua libertà, si mise a correre per tutta la casa. In cucina, nell’ingresso, in salotto, su per le scale, in camera di Dudley, in quello degli zii e nella sua. Poi, stanco, andò di fronte al letto e si lasciò cadere. Si mise supino, e guardò il soffitto. Libero.
E stavolta lo era davvero.
E in pochi minuti si ritrovò a pensare alle lezioni delle E.S. che l’anno prima dirigeva.
Poi, mentre chiedeva a Cho se voleva venire al ballo con lei, durante il quarto anno a Hogwarst, e quando, giù in fondo al lago della scuola, stava cercando di farsi capire dai tritoni per riuscire a librare i prigionieri della seconda prova del torneo Tremaghi.
E poi ancora mentre cercava di evocare il suo patronus, nell’aula del professor Lupin, per allontanare i dissenatori, per non mettere in pericolo la possibile vittoria della squadra di Quiddicth di Grifondoro. E ancora, seduto di fronte al tavolo della sala grande, scriveva su un diario incantato, di nome Tom Riddle; o mentre, guardandosi allo specchio, vedeva il suo corpo che cambiava per prendere le sembianze di uno di Serpeverde.
E ancora, quando era dinnanzi allo Specchio delle Brame, dove riusciva a vedere i suoi genitori, e quando stava volando su una scopa per cercare di acchiappare una chiave, e mentre faceva scacco matto al re, per poi andare a soccorrere il suo amico Ron, che si era sacrificato in modo che lui e Hermione potessero proseguire nel percorso per salvare la Pietra Filosofale.
Ma tutte questi pensieri li vedeva nitidamente nella sua testa, come se fossero proiettati sul muro, o come se avesse immerso la testa nel suo Pensatoio. Vedeva tutto in prima persona, con i propri occhi.
Ma, terminata l’ultima immagine del suo primo anno a Hogwarst, gli si piazzo dinnanzi una stanza illuminata dalle fiamme del camino. La stessa stanza che, a sua insaputa, qualche settimana prima, gli era apparsa in sogno.
In quella stanza c’era come al solino, una strana foschia, provocata dal fumo che veniva dal camino. Vi era sempre la solita poltrona, e lo stesso omino semi-calvo che misurava la stanza a gran passi.
I due però, a differenza delle altre volte, stavano parlando fra loro di qualche data segnata sul calendario. L’uomo di nome Codaliscia era intento ad esaminare un quadernetto rivestito di cuoio marrone, molto elegante, ma con una strana caratteristica. Più o meno al centro della copertina vi era un buco che trapassava tutto il libretto.
Al suo interno, Codaliscia, scriveva freneticamente sotto dettatura del suo padrone, «Mente – Insortia….. Avada Kedavra…. Accademius Incantate….».
Harry, nonostante non comprendesse le parole che diceva l’uomo, sentiva dentro di se che le aveva già sentite da qualcuno…. Ma da chi, non riusciva a ricordarselo…….
«Bene, mio signore, il suo piano sta procedendo perfettamente…»annunciò Codaliscia. «Quello stolto! C’è cascato in pieno! Non pensavo fosse così facile attirarlo nella mia trappola…!»,
«Aspettiamo a cantar vittoria. Prima deve credere che quello che vede non si avveri veramente, ma che sia pura coincidenza; e a quel punto… bè, a quel punto non potrà nemmeno rendersi conto che non sta più sognando! Ah ah ah aha aaah».
La stanza si allontanava da gli occhi di Harry, uscì dalla stanza, la porta si richiuse e a velocità altissima vide un’intera città passargli davanti agli occhi, e via per i campi, illuminati dall’ultimo raggio di luce che il sole al crepuscolo emana; e di nuovo una città, case, casa, Privet Drive, su per la scala, una porta, la sua porta. Lui, sdraiato su un letto
«Ahia!!… ma, che cosa….?». Era stato pizzicato da qualcosa, ma aveva la vista offuscata… ma quando guardò meglio si accorse che dinnanzi a lui vi era un volto di un uomo, un volto famigliare, lo stesso uomo che aveva veduto durante lo scorso anno a Hogwarst al Ministero della Magia…. Lo stesso che 15 anni fa tento di farlo fuori…..
«Ora non hai più scampo Harry… non c’è tua madre pronta a sacrificarsi per te, nemmeno la fenicia e neanche Silente. Solamente io e te.
Finalmente.
Troppo a lungo ho atteso questo giorno, troppo tempo è passato da quando mi sei sfuggito, e ora sei mio!».
Harry si sentiva paralizzato. Non riusciva a muoversi ma nemmeno a capire come fosse arrivato li, nella sua camera, come Lord Voldemort si fosse scomodato tanto per inseguire uno scocco semplicione come lui, ma dopotutto non gli importava più di tanto come e quando, ma più a salvarsi la pelle.
Il mago, era ai piedi del letto e si avvicinava lentamente a lui con la bacchetta levata. Era coperto da un lungo mantello nero con cappuccio, ma riusciva ugualmente avergli il volto.
I suoi occhi rossi lo fissavano intensamente, senza nemmeno sbattere le palpebre.
E pian piano si avvicinava al letto.
«Non ti farò del male. Un semplice incantesimo di due parole e potrai raggiungere i tuoi amatissimi genitori, e perché no, i tuoi cari amici!».
«Di che cosa stai parlando?» chiese Harry.
«Oh, poverino, non lo sai ancora? Ho deciso di eliminare te e i tuoi due amici, perché mi avete sempre ostacolato in qualche modo. Ed ora siediti comodo e goditi lo spettacolo».
Così dicendo si scostò e Harry si accorse che dietro di lui, in una specie di campana di vetro vi erano Ron ed Hermione, che cercavano in tutti i modi di rompere l’incantesimo, ma senza alcun successo.
«È giunto il loro momento. Vediamo un po’, da chi potrei cominciare, dalle signore? Oppure dagli uomini? Tu cosa dici?» Hermione stava cercando di dirgli qualcosa, ma non riusciva a capire. Poi vide Ron, mettersi davanti a lei e allora Voldemort riprese.
«Bene, vedo che il tuo amico ha del fegato. Vorrà dire che comincerò da lui. Digli addio….» e schiarendosi la voce gridò «Finite Incantate!».
Ron fu fuori dalla bolla di vetro. <<Harry, stai bene?>>
Ma non fece nemmeno in tempo a rispordere che l’uomo accanto a lui aveva gia’ sollevato la bacchetta.
E poi «Avada Kedavra!». Un lampo di luce verde attraversò la stanza, e mentre il corpo ormai senza vita di Ron si accasciava a terra, Harry cacciò un urlo di disperazione con tutta l’aria che aveva nei polmoni.
Ron, morto. Morto.... morto... morto... NOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
«Vedo che lo spettacolo è di tuo gradimento. Bene ora passiamo a lei….
Finite Incantate!».
Non appena fu liberata, urlò: «Harry, scappa. Fallo mentre è occupato con me!», ma poi cambio’ completamente espressione e gli grido’: <<Non e’ vero quello che stai vedendo...non ti devi disperare... non devi preoccuparti....
Harry non si mosse.
«Che carini! I due innamorati che si scambiano l’ultimo sguardo…. Romantico no??… ma bando alle ciance. Mi hai stufato ragazzina, Avada Kedavra!».
Di nuovo la luce verde uscì dalla sua bacchetta, e di nuovo il grido di Harry salì forte dalla sua gola, mentre si precipitava verso il corpo della ragazza. NOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! <<Hermione! Rispondi! Hermione!>>
«E ora tocca a te. Ora che hai visto i tuoi amici morire, non hai voglia di andare da loro? No? Pazienza li raggiungerai comunque. Di addio a questo mondo. Ciao ciao Harry…..Avada Kedavra!»

 
Continua nel capitolo:


 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: