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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: RINASCITA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: celebrian galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/04/2006 11:12:25

divisa in due parti...questa è la prima...
 
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ALL`ALBA DI UN NUOVO GIORNO
- Capitolo 1° -

La neve...
Da tanto tempo non mi soffermavo a guardarla cadere. Sembra così strano guardarla da qui, da questa fredda, dannatissima cella. Ho le mani intirizzite e il corpo insensibile ormai ad ogni contatto con la dura pietra.
Non ricordo più neppure da quanto tempo sto qui...forse da un giorno...forse da una vita.
Nella mia testa solo ricordi confusi di facce, voci...profumi...
Sì...riesco a percepirlo...il tuo profumo...l'odore della tua pelle, così calda sotto le mie dita, riesco a sentire il tremito delle tue labbra sulle mie, il tuo respiro regolare di notte, mentre riposi...ricordo di averti accarezzato i capelli, di averti sfiorato le labbra, di averle toccate appena con le mie...ricordo di essere stato ad un passo dal tuo corpo...in sogno...
Sì...ora ricordo...
...ricordo...
Sento freddo...ho freddo...

Le porte di Azkaban si spalancarono davanti ai suoi occhi pallidi e stravolti. Fece qualche passo incerto sotto la luce di un sole velato di fitta bruma argentata, stringendosi addosso il mantello logoro e strappato. Rabbrividì.
Un mago alto ed austero lo afferrò per un braccio, conducendolo verso la banchina frustata dalle acque gelide del mare del Nord...
...il mare...
...lo aveva ascoltato continuamente nelle lunghissime....interminabili ore di prigionia...
Ma mentre saliva su una barchetta a remi, accompagnato da quel nero figuro e dallo sguardo ostile delle guardie di Azkaban, gli sembrò che la sua possente voce fosse diversa....più bella e meno crudele...non infieriva più su di lui per rammentargli l'agonia di quelle sbarre, dell'anima oppressa da pensieri crudeli...strano...ma la voce del mare gli fece sentire con più chiarezza quanto fosse bello essere liberi.
La barchetta urtò contro il molo di legno marcio e il traghettatore Caronte mollò le cime e gli intimò di scendere con voce fredda e profonda.
"Scendi...siamo arrivati"
Draco scese con le gambe malfere per il freddo e la stanchezza, si inginocchiò sulle assi cigolanti e guardò la barchetta allontanarsi sempre più verso l'isolotto della prigione. Un senso di sollievo di ipadronì di lui, il peso sul suo cuore si allentò un poco e lo fece respirare a fondo l'aria salmastra e pulita del porto. Non sembrava esserci nessuno nei dintorni, nè vicino alla riva, nè sulla stradina fangosa e ricoperta di neve sporca che conduceva alla strada principale. Si rimise in piedi a fatica e si diresse in quella direzione, inspirando profondamente e sorridendo inconsciamente. Pensava di non trovare nessuno, invece ad aspettarlo c'era un uomo sui quarant'anni, vestito di un mantello viola acceso e una sacca a tracolla.
"Il signor Malfoy, suppongo" non era una domanda. La sua voce era roca e sembrava raffreddato.
"Sì...e lei...?"
"Sono il signor Pinch...Geremia Pinch, per l'esattezza" non gli porse la mano ma si guardò intorno impaziente, picchiettando con la mano su una tasca della giacchetta nera. "Sono stato mandato per accopagnarla nel mondo civile...la riporteremo a casa sano e salvo...aspetto una macchina dal Ministero" concluse, leggermente agitato e spazientito. Tirò su col naso.
Aspettarono una decina di minuti fermi, immobili sulla stradina fangosa, a pochi metri dalla strada principale. Draco era perplesso: il signor Pinch era un buffo ometto scontroso e ipettito, irrequieto ed indignato dal ritardo di una presunta vettura del Ministrero della Magia. Non degnava di un solo sguardo Draco e il suo mantello sunto e bisunto, piuttosto sembrava deciso ad ignorarlo il più possibile.
Dopo quella che stava diventando un'attesa interminabile, Draco non potè trattenersi e domandò "Ma quando dovrebbe arrivare quest'auto?"
"Mezz'ora fa..."
Draco lo guardò incredulo.
"Mezz'ora...e dove dovrebbe portarmi, di grazia?"
"A casa sua" rispose secco Pinch.
"A casa...?"
"Sì...al Malfoy Manor"
Draco s'immobilizzò...tornava davvero a casa?!
"Al..al...ma...è ancora in piedi?"
Pinch lo guardò altezzoso, come se pensasse che volesse prenderlo in giro. Decretato che così non era, guardò nuovamente la stradina e rispose.
"Certo...dopotutto, i suoi beni le appartengono ancora...e il maniero fa parte dell'eredità della sua famiglia da generazioni!"
"La mia famiglia è finita in prigione..." precisò.
"Sì, ma la stirpe dei Malfoy non comprendeva solo lei e suo padre...sua nonna ha garantito per lei e le sue proprietà sono intatte...più o meno..." lasciò la frase in sospeso e riprese "E poi la sua è...era...una famiglia illustre."
Draco sbuffò. Gli sembrava di sentire uno dei discorsi di suo padre ai tempi della scuola "La famiglia...l'onore...e bla bla bla.."
Finalmente apparve sulla stradina un'automobile vecchio modello giallo canarino, lucida e pulita, come fosse nuova. Pinch esclamò un FINALMENTE impettito e precedette Darco a bordo.
Il ragazzo era a disagio. L'automobile filava per magia ad una velocità assurda e presto sarebbe tornato a casa...a casa...una casa vecchia, solitaria e tristemente vuota...dubitava che potesse essere come allora. Di certo, viverci da solo, senza amici, senza un'occupazione, sarebbe stato oltremodo deprimente...e poi, la sua prigionia era valsa a renderlo duro e irrequieto...cupo... Neppure il proprio letto poteva restituirgli ciò che aveva inevitabilmente perso, divorato da una vita vuota e da una notte buia lunga come mesi interi...i migliori anni della sua vita.
Quanto tempo aveva perduto...per colpa di suo padre...

L'auto si fermò di fronte al cancello del Maniero della famiglia Malfoy, chiuso col catenaccio. Draco scese e strinse le dita attorno alle sbarre, cercando di vedere nella fitta nebbia la casa ormai abbandonata.
Pinch lo seguì prontamente fuori dall'auto e lo aprì con una grossa chiave d'ottone che subito gli consegnò.
"Ancora una cosa o due" disse senza preamboli. Si schiarì la voce e lo guardò serio. "Essendo stata la sua un'accusa molto lieve, le sarà concesso portare nuovamente una bacchetta, benchè la sua sia stata distrutta al momento dell'incarcerazione. Potrà trovare un impiego, se lo desidera, e rientrare in possesso dei beni della sua famiglia, di cui è l'erede assoluto. Non potrà, tuttavia assumere impieghi di alto livello data la...sua...situazione per la durata di dieci anni e non potrà comunicare con coloro i quali sono ancora detenuti ad Azkaban. Le è proibita ogni visita a quelle persone. Potrà Materializzarsi e Smaterializzarsi, ma è in atto un severo controllo dei viaggi attraverso i camini, a cominciare dal suo. Stesso discorso vale per le Passaporte...può richiederne una per Diagon Alley, ma non può usarne di artigianali. Sono stato abbastanza chiaro?" chiese infine, scrutandolo con sguardo scettico.
Draco si eresse in tutta la sua statura e lo guardò dall'alto in basso.
"Cristallino, direi..." disse, sprezzante.
Un'ultima occhiata malevola e Pinch risalì in auto, salutandolo con un cenno. Dopo un istante, l'auto era sparita.

Draco finalmente osò voltarsi verso il maniero. La strada lastricata che conduceva al salone d'ingresso era come allora ma coperta completamente di neve intatta...così come i prati ben curati. Non fu molta la strada da fare.
Il portone riluceva di una luce inquietante, massiccio e decorato con bassorilievi e borchie di ferro, come se fosse ancora un mezzo medievale di difesa dagli assalti. Cigolò quando Draco lo spinse verso l'interno.
Ma se la facciata del maniero era inquietante, lo era certamente di più l'ingresso polveroso, e non contribuivano certo a migliorarne l'aspetto gli arazzi sporchi e opachi e i lampadari ricoperti di ragnatele perlacee. I gradini dello scalone erano ricoperti da uno spesso strato di sudiciume e i suoi passi erano ovattati.
Ad un gradino dal primo piano, Draco si voltò per guardarsi intorno. Osservò come fosse ridotto male quello che un tempo era stato un esempio di grande eleganza e di squisito gusto architettonico, a cominciare dal soffitto a volta e dai quadri dalle cornici dorate. I suoi avi lo osservavano arcigni, studiando le sue mosse mentre saliva le scale alla ricerca della sua stanza.

Quella era, se possibile, in condizioni ancora più pietose. Dalle finestre spalancate entrava il vento gelido dello Yorkshire d'inverno e in lontananza si vedeva la landa agirasi come un mare d'argento ad ogni raffica. Gli alberi scuotevano i propri rami e le eriche e le ginestre non ancora in fiore risplendevano di un orrendo colore scuro ed indefinito.
Le cortine del letto a baldacchino si muovevano con il vento e un grosso gufo reale stava appollaiato su un trespolo in cattivo stato.
L'animale si levò in volo e raggiunse la sua spalla, salutandolo con affetto e accolto con altrettanta simpatia. Mentre accarezzava le piume lucenti dell'animale, si voltò ad osservare la propria immagine riflessa in uno specchio annerito. Era pallido e magro, il volto scavato e gli occhi iniettati di sangue. Avvolto da quel misero straccio, sembrava proprio un fantasma.
"Sei prorpio messo male, vecchio mio" sentenziò osservandosi con occhio critico. Rabbrividì ripensando alle ore cupe trascorse in sei mesi di prigionia. E provò umiliazione ricordando il processo farsa.
"L'imputato viene condannato a sei mesi di reclusione per essere stato complice dei Death Eaters durante alcuni interrogatori culminati con atroci torture"
Brutti bastardi...a loro non importava nulla che era stato portato là solo per guardare che fine facevano i traditori. Non aveva inferto a quei disgraziati neppure una tortura e si era tenuto in disparte. Ma per suo padre era suffuciente. Con quel gesto, si era assicurato la permanenza di suo figlio in prigione insieme a lui. Fortuna che quel maledetto bastardo aveva tirato le cuoia prima di lui...prima di vederlo morto per colpa sua.
"E bravo paparino" caspita, che genitore esemplare.
Ma comunque...era a casa, finalmente...contava solo quello...a casa...
Guardò ancora la propria stanza logora e disastrata e pensò con nostalgia a com'era un tempo..
"Be', dovrò rimboccarmi le maniche...ma senza bacchetta?" si chiese depresso. Si guardò di nuovo nello specchio e concluse che non poteva andare da nessuna parte conciato a quel modo. Nell'armadio c'era ancora qualche indumento che gli stava bene, ma ne urgevano di nuovi...oltre alla bacchetta.
Chiuse le finestre e si vestì in fretta. Ad un tratto, guardò il proprio gufo bello tronfio sul suo trespolo, con le penne lucide ma soprattutto...ancora vivo.
"Ehi, di'un po'...stai quasi meglio di me...qualcuno si è occupato di te?"
L'uccello ammiccò.
"Ah già...tu mangi topi e schifezze varie...mica come me...brrr, brodaglia insipida per sei mesi..."
Finì di vestirsi e si coprì con il mantello caldo. Ah...ora sì che si ragionava.
Si diresse verso il camino e aveva già afferrato un po' di Polvere Volante, quando si ricordò di ciò che gli aveva detto quel bacchetttone di Pinch...niente camino...ma non poteva Smaterializzarsi perchè all'interno della proprietà non ci si poteva Smaterializzare.
"Accidenti" imprecò fra i denti.
Gli toccava usare la scopa, dato che per una Passaporta ufficiale doveva andare comunque a Londra. Ma non ci pensava neppure ad uscire con quel freddo.
E poi, che lo tenessero pure sotto controllo...andava solo a Diagon Alley. Guardò con desiderio in camino tragicamente spento. Afferrò con la mano libera un po' di Polvere Infiammante, rosso rubino, e un fuocherello appena tiepido si accese all'istante. Poi gettò la Polvere Volante, di uno scintillante verde intenso. Sospirò e disse fra i denti.
"Guardatemi le chiappe mentre parto, imbecilli" poi a voce alta "Diagon Alley".

Il Leaky Cauldron era affollato di avventori ciarlieri, tutti stretti intorno ai tavoli e al bancone dove Tom, il vecchio barista, serviva da bere. Dalle finestre entrava la delicata luce del giorno, rischiarata da quel cielo d'argento, tipico della neve che sta per cadere.
Coloro che affollavano i tavoli accanto al camino, neppure si accorsero di un Draco impolverato che ruzzolava fuori dalle fiamme con un gemito di dolore e tenendosi stretto il gomito dolorante.
"Diavolo...che ingresso trionfale" pensò e si alzò a fatica.
Il pub era proprio come lo ricordava: piccolo e scarsamente illuminato, ma accogliente ed ospitale.
Preferendo defilarsi, uscì in fretta verso il retro...dove disgraziatamente il muro aspettava che qualcuno lo colpisse con la bacchetta sul terzo mattone a sinistra (Fpero di non aver sbagliato...:P _NdH).
"E' proprio la mia giornata fortunata" ringhiò e tirò un calcio in direzione del muro...ottenendo solo un tremendo dolore all'alluce.(Ghgh^^) Imprecado fra i denti, tornò saltellando dentro, guardandosi intorno. Non conosceva nessuno...o almeno così credeva.
Restò paralizzato, infatti, quando vide entrare dalla porta che dava sulla strada Babbana un ragazzo di non più di diciotto anni che...come non riconoscerlo?
Il ragazzo si scompigliò la zazzera di capelli corvini, peraltro già dannatamente in disordine e si sistemò gli occhialetti rotondi sul naso. Sotto la frangia scomposta, riluceva pallida una sottile cicatrice a forma di saetta.
Per tutti i fulmini! Harry Potter!
Ma che sfiga allucinante che aveva!
Non sapeva che fare...se fosse uscito lo avrebbe di certo riconosciuto...ma non poteva andare dall'altra parte!!
"Salve Tom! Buona giornata" esclamò Potter, sventolando la mano in direzione del barista calvo, che lo salutò con un inchino "Salve signor Potter...buona giornata a lei!"
Potter sorrise e si diresse verso di lui. Draco, indeciso se affrontarlo di petto con baldanza o andarsene, tirò su il cappuccio del mantello e si voltò verso il muro, fingendo indifferenza. Dopotutto, poteva usarlo per entrare a Diagon Alley!
Potter si avvicinò al muro, ma prima di battere il mattone con la bacchetta, si accorse dello strano osservatore.
"Salve..." disse incerto.
Draco rispose con un sibilo appena percettibile, e tossicchiò per simulare la voce. "...hem hem...Salve"
Potter gli diede un'occhiata dubbiosa "Aspetta qualcuno?" chiese.
"Ehm...sì, in verità...un amico..." mentì. Avrebbe voluto dirgli con un ghigno "Ehi, Sfregiato..sono io, non mi riconosci?" ma affrontare una casa abbandonata e vuota da mesi era già abbastanza...non era certo di poter sopportare altri ritorni al passato in così poco tempo.
"Be'...arrivederci..." lo salutò con un cenno del capo e battè sul terzo mattone a sinistra. Improvvisamente si aprì un passaggio nel muro sufficiente a farlo passare anche se fosse stato sei volte più grosso. Un ultimo cenno del capo e Potter si dileguò nella stradina affollata di Diagon Alley.
Draco lo guardò sparire tra la folla, risentito. Di tutti i bentornato che il mondo potesse dargli, di certo non se ne aspettava uno tanto sgradito. Ad ogni modo, prima che si chiudesse, attraversò il passaggio e si diresse verso la Gringott.

Olivander era il miglior fabbricante di bacchette del mondo magico. L'insegna a lettere oro recitava "...bacchette di qualità superiore dal 382 b.C.". In vetrina, su un cuscino di velluto rosso scuro, una sola bacchetta impolverata. Non fosse stato per la fama, il negozio sarebbe parso anonimo e sconsigliabile.
Draco vi entrò con un certo tremito. Erano...esattamente...otto anni circa che non metteva piede là dentro. Ricordava ancora la prima bacchetta che vi aveva comprato e si immerse nei ricordi mentre osservava le scatoline sistemate in bell'ordine fino al soffitto.
Il sign. Olivander non si fece attendere e spuntò fuori dagli anfratti del negozio con il suo sguardo vacuo e argentato.
"Bene bene bene" disse, scrutandolo "Sign. Malfoy" non era una domanda "Ero certo che sarebbe tornato. Desidera una bacchetta nuova, non è così?" Draco annuì "Penso sia inutile indugiare...ho qui quello che fa per lei" e sparì nuovamente.
Quando tornò, stringeva fra le dita sottili alcune scatoline impolverate.
Ne aprì una. "Tasso e corde del cuore di drago, otto pollici e mezzo, bella flessibile...la provi"
Draco la provò ma il risultato fu scadente.
"No no no..." brontolò Olivander "Eccone un'altra" aprì la seconda "Mogano e piume di fenice...su, avanti..."
Altro fallimento.
Terza bacchetta "Salice e peli di unicorno, undici pollici"
Dopo la sesta bacchetta Olivander sembrava fuori di sè dalla gioia "Sembra più difficile dell'ultima volta" esclamò eccitato.
Infine, aprì l'ultima scatola e gli porse il contenuto, contento. "Ebano e peli di unicorno, dieci pollici e un quarto, molto potente".
Dalla bacchetta scaturirono scintille d'argento non appena Draco l'ebbe impugnata e Olivander battè le mani, entusiasta.
"Bravo...bravo signor Malfoy. Un'ottima bacchetta, devo dire, ottima scelta...ma d'altronde...è la bacchetta a scegliere il proprietario" sogghignò incartandola.
Draco pagò tredici galeoni per la bacchetta magica e si diresse verso Madama McClan per altri acquisti.
L'ultima tappa fu la farmacia, dove fece rifornimento di ingredienti per pozioni: tentacoli di calamaro, corni di unicorno, occhi di coleotteri, guano e pelle di drago...essì, la solita roba. (^.^)
Purtroppo per lui, se la giornata era stata decisamente storta, i guai non erano ancora finiti.
Appena uscito dalla farmacia, incontrò...no, forse è meglio dire...si scontrò...perchè gli cadde letteralemnte addosso...con nientepopodimenochè Harry Potter in persona, che imprecò.
"Dannazione"
Draco rimase bloccato. Harry Potter di certo lo avrebbe riconosciuto. Sarebbe stato troppo chiedere al cielo che lo scambiasse per qualcun altro. E d'altronde, l'umiliazione di essere schernito come perdente lo avrebbe di certo ucciso. Lui, Draco Malfoy, umiliato dopo aver già passato una tempo esageratamente lungo in quella fogna di prigione! no, non lo avrebbe accettato.
Potter si rialzò pesantemente e raccolse la propria roba, mentre Draco faceva altrettanto ma con non altrettanto imbarazzo.
"Mi scusi, mi scusi tanto" balbettava al suo indirizzo.
Draco biascicò un "Non è nulla" risentito e cercò di defilarsi, ma Potter lo raggiunse, come desiderando guardarlo in faccia.
"Spero non si sia fatto nulla...sa, andavo di fretta e non l'ho proprio vista..mi dispiacerebbe se le avessi fatto male..."
"Non...non è nulla, glielo ripeto..."
"Be', lo spero...sa, non sarebbe una bella entrata in scena, non le pare?" rise. Era una risatina pulita e ingenua...di quelle che si fanno senza pensarci...ma a Draco sembrò il più orribile dei rumori. Quell'idiota stava ridendo di lui! lo stava deridendo. Aveva avuto ragione a cercare di defilarsi.
Si voltò di scatto e lo fronteggiò con occhi fiammeggianti.
"Ma bene, Potter...ci facciamo quattro risate, eh?" chiese maligno. Aveva i nervi a fior di pelle e una rabbia incontrollata stava impadronendosi di lui.
Sembrò che il ragazzo fosse esitante. Sembrò valutare per un istante il suo interlocutore, come fosse la prima volta. Ma durò un istante. Subito i suoi occhi si strinsero di collera e il suo sorriso svanì.
"Malfoy" sibilò fra i denti.
"Già, sorpresa!" disse sarcastico "Pensavi stessi ancora marcendo ad Azkaban?"
"Più che altro speravo ci fossi morto"
"Be', mi dispiace deluderti. Ti sarebbe piaciuto tanto saperti al sicuro, bello e tronfio nel successo della tua vita...ora sei un dio, vero?"
"Chiudi il becco, stupido"
"Perchè dovrei? non ho forse ragione?"
"L'unica cosa che credo è che tu debba stare ancora in quella misera cella dove ti hanno sbattuto GIUSTAMENTE, insieme a quelli della tua specie...o magari all'inferno, insieme a loro!" era come in passato. Il suo acerrimo nemico e il loro spropositato odio.
"Sei e resterai sempre un debole, Sfregiato. Il signore Oscuro non è riuscito a farti le scarpe...ma verrà qualcun altro" disse sprezzante.
"Tu, per esempio?"
"Sarebbe troppo bello"
"Davvero? be', goditi la tua libertà, Malfoy" rincarò fra i denti l'ultima parola, come fosse motivo di scherno "Ma ti avverto..sono un Auror, adesso...fa' solo un passo falso e mi assicurerò che tu ci muoia là dentro...tu e tutti i bastardi come te. Sono stato chiaro?"
Pensando che quella era la seconda volta in cui qualcuno gli si rivolgeva con quel tono, ghignò.
"Cristallino, Potter. Ma fino a quel momento..non metterti sulla mia strada" e se ne andò, lasciandolo perplesso.

A casa di Hermione Granger l'atmosfera era delle migliori. Un fuocherello emanava un delizioso tepore dal camino e in cucina si era intenti a preparare una deliziosa cena. Nell'abitazione vittoriana della strega, erano stati invitati pochi amici intimi...per l'esattezza, solo Ron Weasley, Neville Paciock...e ovviamente Harry Potter. Ma per ora, era tutto deserto.
Hermione stava mettendo in forno uno spezzatino dall'aspetto mediocre, quando suonarono il campanello.
"Arrivo...arrivo..." trillò e andò alla porta.
"Harry! che piacere!" esclamò vedendo l'amico alla porta "E' un pezzo che non ci si vede! entra, entra..."
Quando Harry entrò, fu sospreso di constatare che era il primo arrivato. "Accidenti...vuoi vedere che sono arrivato in orario?"
"Ebbene, sì...sembra proprio che l'orario d'ufficio ti giovi!"
"Se, sai che palle..." sbuffò e si diresse verso la cucina. "Che prepari?"
Hermione lo ragiunse trafelata e gli mostrò lo sportello del forno "Spezzatino!, oh..." disse, interpretando l'espressione di Harry "e ho anche preparato il tuo dolce preferito!" e sorrise.
Com'era bello stare fra amici. Era la cura migliore contro la noia da tirocinio...quasi quasi gli passò il malumore per l'incontro/scontro davanti alla farmacia di Diagon Alley...quasi. I suoi pensieri dovettero scriverglisi in faccia, perchè Hermione lo guardò perplessa e gli chiese "Qualcosa non va, Harry?"
Harry si riscosse. "No no...tutto ok..."
"Ah, bene" disse lei, poco convinta. Ma dopo un minuto gli mollò una pacca in fronte e gli domandò di nuovo "Sei sicuro che non ci sia qualcosa di storto?"
"Ahi...no...cioè...sì..." Occhiataccia scettica di Hermione e mani sui fianchi = parla o sei morto. "Ok, no...stamattina ho incontrato qualcuno di molto poco gradito..."
"Chi?"
"Quel bastardo di Malfoy"
Hermione sgranò gli occhi e una strana luce li attraversò per un istante "Ma non era ad Azkaban?"
"Sì, infatti...ERA..." e s'incupì.
La ragazza, che la sapeva lunga, lo guardò di sottecchi e capì ciò che passava per la testa dell'amico. "Cosa ti ha detto? che sei un debole...che sei un idiota?"
Fu il turno di Harry di sgranare gli occhi. "E tu come diavolo fai a saperlo?"
Hermione fece spallucce, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Be', d'altronde...è quello che mi diceva anche a scuola, no? è per questo?"
"No, Harry...non è per questo, ma..." cercò le parole "Pensa un secondo alla sua situazione: è stato ad Azkaban dopo un processo farsa di appena dieci minuti durante il quale non ha neppure potuto aprire bocca. Probabilmente è appena uscito e a casa sua non ha trovato nessuno perchè, santo cielo, i suoi genitori sono morti in quella fogna (Ma perchè la chiamano tutti fogna? io mi potrei pure offendere...NdAzkaban)..."
"E dovrei pure compatirlo? i miei sono morti che ero un marmocchio! e non erano neppure i bastardi che erano i Malfoy" si accaldò Harry.
"...lo so, bene, Harry...e non ti chiedo nè di compatirlo nè di capirlo...anche se dovresti..chi meglio di te sa cosa significa perdere tutto?" ribattè lasciandolo a interdetto. Sospirò e riprese "Harry, è un uomo finito...è stato umiliato e gettato nel fango..che male può farci, ora come ora? è impotente...una vipera senza veleno e rovinarti l'umore per le scemenze che ti ha detto, è una cosa decisamente stupida!" disse incrociando le braccia e guardandolo severa "Anche perchè cucino da stamattina e non voglio vedere musi lunghi..."
Harry sorrise titubante. Aprì la bocca per ribattere, ma ci ripensò e la richiuse. Alla fine disse "Touché...ti prometto che non ci saranno musi lunghi...tranne quelli per il tuo spezzatino bruciato"
"Quale sp...Ah, lo spezzatino!"
Non si era ancora accorta del fumo che usciva dal forno.

Fu proprio una cena fantastica. Oltre alla torta di melassa, Ron aveva portato i famosi involtini di pollo e prosciutto della signora Weasley (Che compensarono la mancanza dello spezzatino, pensionato e tragicamente gettato nella spazzatura) e Neville si era procurato del vino rosso. Chiacchieravano già da un pezzo, quando Neville interruppe gli altri per una "Notizia dell'ultim'ora"
"Ehim, ragazzi...Malfoy è uscito di prigione!"
Per poco a Ron non andò di traverso la melassa "C...cofa???"
"Già, così pare...me l'ha detto lo zio Ernie stamattina...cioè..mi ha detto che sarebbe uscito..."
"Quel grandissimo..."
"Oh, Ron...non potevano lasciarlo là per sempre" intervenne Hermione, aspra "In fondo non era neppure un Death Eater"
"Ma lo sarebbe diventato di certo"
"Una possibilità non dà certezza..."
"Ma che proverbio è?"
"Non è un proverbio, scemo"
"Hermione ha ragione...e poi lo sanno tutti che volevano una scusa qualsiasi per sbatterlo dentro!"
"Grazie, Neville. Vedi, Ron?"
"Io resto fermo nella mia opinione (Hermione sbuffò "Figuriamoci..testone!") e tu che dici, Harry?"
Harry li aveva ascoltati senza batter ciglio. Non aveva opinioni da esternare, dopotutto. Non era certo neppure di averne in proposito.
"Harry?" lo stavano fissando tutti, adesso.
"Eh?"
"Dicevo...be', insomma...che ne pensi di Malfoy?"
Si schiarì la gola e assunse un'aria indifferente "Sinceramente non penso che possa essere un pericolo, ormai...come ha detto Hermione, non era un Death Eater e ora come ora non ha nè alleati nè amici...è una...vipera..senza veleno" lanciò un'occhiata ad Hermione che gli fece l'occhiolino. "E poi, la cosa non ci riguarda...per quanto mi riguarda, poteva pure morirci in quel buco di cella...vi ricordate com'era insopportabile a scuola? chissà che la permanenza ad Azkaban non gli abbia fatto perdere la baldanza..." tacque e rabbrividì...Azkaban era un posto freddo e buio...pensò ai Dissennatori e all'effetto che gli avevano fatto un tempo, quando era più piccolo...ogni volta che gli tornavano alla mente, richiamavano i peggiori ricordi della sua vita...i suoi genitori..Cedric...Sirius...tutta quella morte intorno...
Hermione se ne accorse e cambiò subito argomento.
"Il CREPA sta avendo risvolti interessanti..." tutti gli occhi si levarono verso il cielo.

Il cielo si incupì verso sera e cominciò a nevicare. Nevicava talmente tanto che dalla finestra giungeva solo uno sibilo continuo, infinito, e un freddo cane gli entrava fin nelle ossa.
Draco stava mettendo in ordine nella propria stanza con la bacchetta, che però sembrava restia ad obbedirgli pienamente. Doveva funzionare come per i cani e le donne(MA CHE ACCOSTAMENTO!!! NdMe)...se non ci sai fare o non sono ancora caldi...
Per prima cosa levò tutta quella polvere, quello strato grigiastro che sembrava ricoprire ogni cosa. Poi si occupò del letto e delle finestre sporche. Il trespolo del suo gufo fu presto riparato e lo specchio fu ripulito da cima a fondo. Trasse un sospiro di sollievo quando vide che il lavoro era terminato, ma si sentì decisamente sconfortato quando pensò che c'era ancora tutta la casa da pulire e risistemare...che barba.
Si sedette sulle coperte pulite e ben sistemate che profumavano di fresco e si stese del tutto...ah...un vero letto dopo un tempo dannatamente lungo! finalmente avrebbe dormito per bene!
Però...
La stanza era fredda...nonostante il fuoco nel camino, quella casa restava gelida e morta, come un ramoscello che nascondesse fin troppo bene la propria scintilla vitale. Ovunque posasse lo sguardo, solo desolazione e solitudine. Persino la propria immagine allo specchio era desolata e triste, spogliata della prorpia essenza. Ogni richiamo al passato era stato cancellato dal suo volto e dalla sua anima. Dovunque, un vago senso di nostalgia e nausea.
Si alzò e si guardò allo specchio.
Le labbra sottili, gli occhi spenti, le guance scavate, la pelle bianca e tesa sulle ossa del cranio, le spalle curve e cascanti. No, decisamente, quello non era il vecchio Draco...non lo era più. Guardò la bacchetta che stringeva ancora in mano, nuova, senza neppure un graffio, senza nulla che la facesse somigliare a qualcosa del passato. Niente. Liscia.
Nuova. Questo fece scattare qualcosa nella sua testa.
Si era svegliato da un tremendo sonno, da un incubo orribile che sembrava dover durare in eterno. E invece aveva avuto fine, era passato. Era tornato il giorno ad illuminare il suo cuore arido e vuoto.
Si era svegliato.

Nevicava anche su Londra, quella sera del dodici gennaio, una una neve candida e argentata. Un freddo boia fuori, per le strade, dove la gente si vedeva sfocata sotto ombrelli imbiancati e cappotti che nascondevano le facce.
Harry sedeva sul divano del salotto di Hermione, davanti al camino acceso, scaldandosi un po'. Sembrava che la casa proprio non riuscisse ad esser calda. Eh, la torre di Grifondoro sì che era calda. Piena di quel delizioso chiacchiericcio tipico degli studenti esausti dopo una giornata pesante, o dopo una bella partita di Quidditch quelle ovazioni che costringevano la McGranitt a sgridarli tutti ancora alle tre del mattino. Cara Minerva...quasi quasi gli mancavano i suoi rimbrotti quotidiani.
"Immerso nei ricordi?" la voce di Hermione lo riscosse. Portava due tazze fumanti di cioccolata calda. Gli si sedette accanto e gliene porse una, baciandolo sulla fronte. "Sei ancora pensieroso?"
"No, solo...è stata un'ottima idea invitare Ron e Neville...mi mancavano proprio...ti ricordi ai tempi della scuola? umph...che personaggi...!"
"Solo loro? mi hai fatto disperare per sette lunghi anni...pensa che liberazione al diploma...e invece eccoci qua, a bere cioccolata calda come due nonnetti e a pensare a quanto ci manca tutto...persino lo stress da esami..."
"Oh, quello non dubito che ti manchi..." ghignò.
"Be', mettiamola così...era un'ottimo stimolo...penso sia il modo migliore per temprare gli animi al duro lavoro..."
"Mi sembri la McGranitt"
"Le ho mandato un gufo un paio di settimane fa...mi chiedeva tue notizie...sei stato piuttosto evasivo con lei, ultimamente...dovresti farti sentire più spesso"
"Ma io mi faccio sentire!"
"Certo...a Natale..."
"Be'..." volle ribattere con risentimento "E allora?" fallimento su tutta la linea.
Hermione ridacchiò e cominciò a sorseggiare la sua cioccolata, subito seguito da Harry. (Ghgh...io adoro la cioccolata...) Era calda e saporita, proprio l'ideale in una sera di neve...be', non che a Londra il tempo fosse molto diverso, in genere, in quella stagione...però...la sorseggiò con gusto, immaginando di stare sotto le coperte con lei a guardare la neve cadere. Subito dopo arrossì un poco a quel pensiero.
Hermione terminò la propria bevanda e poggiò la tazza sul tavolino. Poi, si voltò a guardarlo.
Harry fece altrettanto.
Lei gli accarezzò il viso e lo baciò sulle labbra che avevano ancora il sapore della cioccolata calda. Era bello baciare le labbra di Hermione, mentre le sue mani vagavano con dolcezza sul suo collo, come seta leggera. L'abbracciò per tenerla stretta, mentre le si avvicinava ancora di più. Sentiva il suo profumo avvolgente stuzzicargli le narici e le accarezzò la schiena. Un brivido lo attraversò quando le gambe di Hermione sfiorarono le sue. Era caldissima quella stretta, come una fiamma meravigliosamente brillante, morbida al contatto la sua bocca che lo accarezzava sulle labbra, sul mento, sul collo e sussurrava il suo nome. Era tutto meraviglioso. Le accarezzò i capelli e la scostò appena per guardarla negli occhi.
Lucidi di emozione, sorridenti come le labbra. Il capo piegato appena di lato e i capelli castani a solleticargli le mani.
Era tutto meraviglioso.
Però non poteva.
Il sorriso svanì dalle sue labbra ed Hermione se ne accorse. Il suo sorriso era dolce e caldo, ma comprensivo e pieno di tenerezza nei suoi riguardi.
"Lo so che non sei pronto" disse, accarezzandogli il viso. "Ma non voglio andare troppo in là...sto così bene con te"
Non c'era niente di male a baciare Hermione. A stare così bene con lei.
Fu lui ad attirarla a sè, stavolta e a posare sulle sue labbra il bacio più vero di tutta la sua vita.
 
Continua nel capitolo:


 
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