Manga e Anime
creata dalla serie "NARUTO":
"L'ANGELO DELLA FOGLIA"
una fanfiction di:

Generi:
Romantico - Commedia - Azione
Avviso:
What if? (E se...)
Rating:
Per Tutte le età

Anteprima:
Kakashi ha nascosto ai suoi 'allievi' un elemento importante della sua vita...

Conclusa: No

Fanfiction pubblicata il 29/12/2006 19:32:08 - Ultimo inserimento 28/06/2009
 
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 INTRODUZIONE


Salve a tutti, ragazzi. Eccomi tornata con una nuova fiction, basata su Naruto, ma che ha come protagonista indiscusso il mio bellissimo e amatissimo Kakashi. *_* Già sono in visibilio alla sola idea di immaginarlo mentre compie azioni che scrivo, puccioso caro!!!^///^ (Non ci fate caso, basta pronunciare il nome di Kakashi perché non ci capisca più nulla ndVeraErikuccia). Comunque, come scrivo e riscrivo sempre prima di cominciare una fan - fic su Naruto, voglio avvisarvi che ho conosciuto il mondo della foglia^^ solo attraverso l’anime di Italia1 e che ho cominciato a prendere il manga solo adesso che sta uscendo la ri - edizione^^ Per questo non so cosa accada oltre il punto dell’anime, quindi non so un ciufolo sulla vera storia di Kakashi e compagnia bella. D’altra parte si chiamano fanfic per questo, no? Per far divertire noi fan^^ Ora, come vi ho già detto, il protagonista di questa storia è essenzialmente Kakashi, sebbene non manchi l’adorabile terzetto^^ Però vi devo avvisare di due cose. 1) Diciamo che questa fan - fic avrà poco a che vedere con il genere vero e proprio di naruto (anche perché io sono incapace nel genere azione - avventura), basandosi per lo più su un periodo di calma nel villaggio della foglia. Questo però non vuol dire che non ci saranno scene d’azione.(anche se devo ancora studiare bene come svilupparle….) 2)Come stile di narrazione, ci saranno due punti di vista. Ve lo dico prima così poi non ci confondiamo le idee. Ci sarà una narrazione in prima persona che riguarda solamente la protagonista (di mia creazione), e una narrazione in terza persona per tutto il resto. Oddio, spero proprio di non combinare un casino… Ok, ora che avete perso mezz’ora per leggere questa premessa, e altri minuti per leggere queste ultime frasi che continuo a scrivere, ^^, posso darvi il via libero per leggere la mia umilissima storia, che non ha pretese di sorta, se non quella di portare alla ribalta il mio Kakashi adorato *_* Perciò, se vi va, buona lettura.
Erikuccia, come sempre (accompagnata solo per questa occasione dal suo alter ego, la vera erikuccia, che non è altro che la migliore amica della vera sakura ^_^)









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L’ANGELO DELLA FOGLIA






(/…Fuggi via dal tuo pagare
nel silenzio dei tuoi sogni
tra le braccia dell'angelo
troverai conforto…/)
(Syria, Tra le braccia dell’Angelo)









INTRODUZIONE
Capitolo Primo


La prima volta che lo vidi mi parve simile ad un angelo.
E non quelli che si vedono nei libri illustrati: non parlo di grandi ali bianche, né di un volto androgino, né tantomeno di sfere celesti. Non parlo di un'entità religiosa, nè di una personalità altamente spirituale. Niente di tutto questo.Parlo semplicemente del fatto che, alla mia vista, lui era simile ad un angelo, la personificazione del bene. Lo avevo guardato a lungo, quel giorno, chiedendomi come avesse fatto a sentire la voce che non riuscivo a tirare fuori.E allora mi parve un angelo.
Probabilmente dipendeva dal fatto che era stato proprio lui a salvarmi, era stato lui che mi aveva preso e che, da quel giorno in poi, si era sempre preoccupato non solo della mia educazione e della mia formazione come ninja, ma anche della mia vita, nel senso più esteso del termine. E' stato lui che si è adoperato perchè in qualche modo venissi accettata in questo villaggio, anche se non si sapeva niente delle mie origini, della mia famiglia o del villaggio da cui provenivo. E' stato lui che ha combattuto contro tutti quelli che volevano mandarmi via. Penso che lui avesse bisogno di me, almeno quanto io avevo bisogno di lui. E tutto era iniziato quel giorno, quando un semplice ninja si era trasformato in un angelo. Ricordo ancora che l’avevo guardato con gli occhi aperti, con la voglia di colpirlo per vedere se esisteva davvero o se era solo un frutto della mia immaginazione, magari dovuto alla stanchezza. Ma lui esisteva, e da allora, per me, è sempre esistito. E se devo essere sincera non saprei mai immaginare la mia vita senza la sua esistenza. Se lui non ci fosse, l'universo smetterebbe di esistere.
«Stai bene?»
Furono queste le prime parole che gli sentii pronunciare, ed io ero così smarrita, così contenta, e nel frattempo così confusa che non sapevo neanche come rispondere. Ero così felice che ci fosse ancora qualcuno che, se non altro, sembrava interessarsi davvero a me, anche solo per chiedere come stavo, come se la risposta fosse davvero una cosa importante.
Stavo bene? Era questa la domanda che esigeva una mia risposta. Il problema era che non sapevo darla.Non sapevo se stavo bene: avevo dolori in tutto il corpo che fino a quel momento mi avevano fatto desiderare di non essere più viva. Dolori di cui ricordo ancora l'intensità. Il mio corpo non era abituata allo sforzo al quale mi ero sottoposta, e reagiva punendomi come in una tortura.Però di colpo avevo dimenticato tutti i miei dolori, troppo presa dall’euforia di essere stata finalmente trovata.
La vista di quel ragazzo apparso dalla nebbia era stata una cura miracolosa. Era bastata la vista di un solo occhio cortese per farmi ritornare a sperare. Quindi si, sotto quel punto di vista, stavo davvero bene. Credo di aver annuito, perché lui aveva sorriso dolcemente facendomi battere il cuore. Non perchè lo amassi (ero troppo piccola anche solo per capire che cos'era un sentimento come l'amore), ma perchè era un sorriso così sincero che mi spinse ulteriormente a fidarmi di quella persona che aveva allungato una mano per aiutarmi ad alzarmi. E' stato il mio mezzo di trasporto, la mia fese, il mio angelo. Una sola persona è stata in grado di svolgere tutte queste funzioni.
All’epoca avevo poco più di otto anni, uno scricciolo. Ero magra e bassa per la mia età, con le gambe piene di ferite per via dei rovi sopra i quali avevo dovuto camminare. Alcune di quelle ferite sanguinavano ancora, o almeno così mi sembra di ricordare. Ero scappata dal mio villaggio quattro giorni prima, e per quei giorni non avevo fatto altro che correre, scappare da qualcosa, e dalle tenebre di cui avevo una paura folle. Non ricordo altro delle vicende che mi hanno spinto ad incontrarlo, e ad arrivare al villaggio. Anche della mia famiglia ricordo poco. Ricordo la voce di mia madre, quando cantava per me, la sera, oppure il suo profumo al limone che mi riempiva le narici ogni volta che si avvicinava a me per abbracciarmi. Ricordo ancora le espressioni che mio padre mi faceva per farmi ridere, oppure le volte in cui mi sgridava, sorridendo subito dopo perché io smettessi di piangere. Però quando provo a mettere insieme tutti questi elementi, quando provo a ricordare davvero le figure dei miei genitori, riesco ad avere solo un immagine confusa e sfocata, e questo mi fa male, perché non avrei mai voluto dimenticarli. Loro hanno dato la loro vita per me, e non meritavano davvero di finire nel mare dell'oblio. Non mi sono ancora abituata alla loro scomparsa, anche dopo tutti questi anni.
«Non è colpa tua. Succede a tutti. Vedi la mente umana è fatta per trattenere solo un certo numero di informazioni. Ogni volta che tu vedi qualcosa che ti colpisce, che sveglia la tua fantasia, questo si prende del posto nella tua mente, mettendo in secondo piano il resto. Non hai mai più visto i tuoi genitori, e quindi la tua memoria ha perso quell’esercizio…Adesso hai qualcosa che vedi più spesso, come il villaggio, e hai qualcosa che ti penetra nella memoria. E’ un fatto del tutto normale, credimi.» Fu questo che lui mi disse quando gli spiegai il mio stato d’animo, e questo mi fece riflettere. Se davvero non era colpa mia, allora probabilmente era sua.
Era sua perché era sempre lui che vedevo, erano le sue immagine che riempivano la mia memoria, con le sue parole che mi riecheggiavano nella mente. Erano le sue immagini che avevano scacciato tutte le altre. Se penso al mio migliore amico, vedo lui. Se penso al mio angelo custode, vedo lui.
Se penso alla parola famiglia è sempre lui che appare. Eppure per me non è mai stato come un padre, né come un tutore. Non ha mai rappresentato niente di simile. Non potrei mai vederlo come un padre, non solo perché ne ho già uno, anche se ormai di lui non è rimasto niente, se non i miei ricordi, ma soprattutto perché sarebbe un peccato immaginarlo come un genitore. E' il mio confidente, l'unico che mi ascolti sempre con la massima attenzione, come se dalla mia bocca uscissero solo parole intelligentissime. E' l'unico a cui parlo di ogni cosa, ed io so di essere l'unica con cui anche lui si apre totalmente, sebbene sia stato più fortunato di me, ad incontrare persone che gli vogliono bene.
C'è stato un tempo in cui avevo solo lui: ora ho degli amici, altre persone a cui voglio bene, ma lui rimane la mia stella polare, la mia guida, la mia continua ispirazione.
Lui è l’angelo che quella mattina di nebbia è apparso per salvarmi, è l’uomo che mi ha insegnato davvero come funziona il mondo, ed è l’unica persona per cui darei la vita. E’ l’unico per cui sarei davvero pronta a morire, senza nessun tipo di rimpianto. Se ho la vita lo devo a lui, e la mia vita gli appartiene. Ma se anche così non fosse, sarei io che gliela donerei con tutto il cuore.
Da allora sono passati tanti giorni e tante lune si sono affaccendate su questo mondo. Non sono più la ragazzina di otto anni fa, ma sono ancora quell'anima che ha incontrato un angelo.




continua....




...Continua nel prossimo capitolo


 
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