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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: A CHRISTMAS FOR WE, LIKE A FAMILY
Genere: Sentimentale, Romantico, Introspettivo
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: One Shot, Yaoi
Autore: kei-saiyu galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/01/2008 12:31:17

Incontri clandestini, perchè costretti a combattere e a non potersi amare liberamente...SasuNaru (principale) Uchihacest (....)
 
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LOVE
- Capitolo 1° -

Disclaimers: I personaggi sono maggiorenni. Appartengono di diritto a Kishimoto Sensei ed io non ottengo nulla nello scrivere, semplicemente un mio personale diletto.

Pairing: SasuNaru ( Principale ), ItaSasu (…), ShisuiIta ( Accennato )

Raiting: Lo riterrei un R tendente a NC-17. Dolce, malinconico, triste, angst e death.

Avvertenze: Yaoi, Lime, Cest!

Dediche e note: Dedicata a quel baka del mio Uchiha, che si ricorda di adorarmi solo quando gli sforno qualcosa che gli piace -_-.

Questa fan fiction, è nata per il semplice piacere di dedicare qualcosa di carino ad una persona miagolante, fuseggiante, con manie di persecuzione e dalla personalità non ben definita (XD).

Tutta per te Rekishi!

Per me – chi mi conosce anche solo un po’ ne intuisce il motivo – questa storia è stata un parto.

IO, amante del SasuNaru, rinnego con ogni mia forza tutto ciò che non è questa coppia. Non sopporto l’idea di un Sasuke che sta con qualcun altro, così come per Naruto, ma questo non significa che critichi le altre coppie, semplicemente, sfrutto il detto del “vivi e lascia vivere”. Scrivere una mezza Uchihacest, mi ha fatto venire su per giù tre infarti, tuttavia, il risultato è di mio gradimento.

Concludo queste note, sperando che la storia sia piacevole da leggere. Se volete lasciare un commentino, ne sarei oltremodo lieta.

Vostra,

Kei.

A Christmas for we, like a family…



Gli esseri umani sono fragili, insulsi e frivoli.

Guardali adesso, mentre come tante formiche, s’incamminano per fare doni per una festività che, infine, nemmeno conoscono.

Guardali ora, nel momento in cui, saturi di una felicità fittizia, si dirigono nelle loro case riscaldate dal fuoco, ma così fredde e vuote dentro.

Osservali, mentre si tengono gioiosamente per mano, anche se all’indomani sai che si odieranno.

Non odi questa falsità?

Ricordi, invece, mentre noi sedevano sul tappeto, abbracciati davanti al camino?

Rimembri, poi, le mie carezze?

E la notte, noi due, stesi nel mio futon?

Se non lo ricordi, allora ti farò rivivere quei momenti, ma adesso, lasciami osservare, ancora un poco, queste creature.

Questa notte, verrò a prendere ciò che mi spetta.

Sei pronto, Otooto?


Si spande nell’aria, trasportato dal vento, il suono di pianoforte oramai scordato, ma nessuno pare sentire quella lenta e malinconica melodia.

Le vie, illuminate solo da qualche sporadica luce, sono come prive di vita.

È, d’altronde, la notte di Natale e le persone sono in casa, a scambiarsi insulsi regali, o, magari, a scaldarsi davanti al fuoco. Tuttavia, ad un esame più attento, si può notare una figura che che corre verso il limitare del bosco.

Si mimetizza. Si nasconde.

Non vuole essere vista ed allora corre, per raggiungere colui che lo aspetta al di là dei cancelli.

Un raggio di luna, illumina i capelli dorati, mentre le iridi cerulee splendono di vita propria.

Il fiato si condensa in tante, piccole, nuvolette, segno di quella corsa pazza in una notte così fredda. A coprirlo dal gelo invernale, un pesante mantello nero.

Giunge infine verso la meta, con il cuore che pompa violentemente il sangue, sia per la corsa, che per la paura e l’eccitazione.

Si poggia, stancamente, al tronco di un albero per riprendere fiato, mentre una figura ammantata di nero lo raggiunge.

Osserva il passo felino e sensuale - da predatore – e l’incarnato pallido, che sembra sfidare la luna a batterne la lucentezza.

L’osserva e sorride con gli occhi e con le labbra, felice di vederlo.

Iridi lucenti come zaffiri, immersi in altre di pura onice.

Teneramente, il biondo lo guarda, riconoscendo in quella figura colui che tanto ama.

Si avvicina piano, come se avesse il timore di spaventarlo con un gesto frettoloso, ma a sorprenderlo è proprio l’altro, che con due ampie falcate copre la restante distanza, stringendolo a se in un forte abbraccio.

« …Naruto.»

Sussurra l’oscura figura.

« Sasuke! »

Risponde il giovane.

Si guardando intensamente, per poi unire le loro labbra in un bacio appassionato e sensuale, ma non per questo privo d’amore.

E passano, così, quel poco tempo che hanno a disposizione. Sanno entrambi che non dovrebbero vedersi, ne tantomeno amarsi, ma è più forte di loro.

Si baciano come fosse l’ultima volta, perché loro, ormai, dovrebbero essere nemici.

Si sfiorano pieni di quel sentimento che, in battaglia, non possono mostrare.

Si amano di nascosto, perchè quando le loro vie s’incrociano, specialmente in battaglia, devono nascondere i loro “Ti Amo” con insulti, ed i loro nomi diventano “Uchiha” e “Uzumaki”, non più pronunciati con affetto, ma con un finto disinteresse da parte di uno, e con malsopportazione da parte dell’altro.

Neppure adesso possono lasciarsi andare completamente.

Troppo attenti a sentire il minimo rumore.

Troppo occupati a pensare al domani, sperando di non dover incrociare, ancora una volta, i kunai come se fossero nemici.

Al di fuori di quell’ora d’amore, diventano nuovamente un Mukenin ed un Genin ed a Naruto, il più sensibile dei due, questa storia inizia a pesare.

Lo ama troppo per combatterlo, ma sa che, stando al suo fianco, gli sarebbe solo d’intralcio.

Ed allora va avanti, grazie anche a momenti come questi, in cui il suo corpo è riempito da quello dell’Uchiha.

E quando giungono le prime spinte, lente e regolari, si cancellano i pensieri.

E quando queste si fanno più forti, ma non meno delicate, tutto il resto scompare, lasciando solo una luce accecante.

E quando dopo il climax riposano uniti, anche solo per cinque minuti, le parole d’amore dello scorbutico compagno, leniscono il dolore di ogni triste pensiero.

« Si - pensa Naruto, mentre ancora sente il seme di Sasuke scorrere nel suo corpo – anche solo per un altro momento come questo, posso continuare ad andare avanti ed a vivere…»

Riposati e sempre più innamorati, si rivestono amorevolmente a vicenda.

Sistemandosi colletti già perfetti, o lisciando pieghe inesistenti, solo per rubare qualche altro secondo a quel tempo che, inesorabile, scorre contro di loro.

Il momento dei saluti è il più triste e gli occhi azzurri luccicano di lacrime trattenute, poi, qualcosa brilla in esse e sorride.

Estrae, da una tasca del mantello, un pacchetto colorato, porgendolo, con con le gote arrossate dall’imbarazzo, all’altro.

Sasuke fa un piccolo sorriso e compie il medesimo gesto, porgendo al compagno un pacchetto.

Scartano velocemente i regali, per poi guardarli stupiti.

Naruto scoppia a ridere allegramente, mentre Sasuke sbuffa.

Hanno scelto lo stesso regalo. Colori differenti assieme al disegno, ma pur sempre lo stesso dono.

Per Naruto, una bella e calda sciarpa arancione, con disegnata una splendida volpe rossa sul bordo.

Per Sasuke, una morbida e soffice sciarpa bianca, con il disegno di un bel gattino nero all’estremità.

Ricamate, vicino all’ornamento, le loro iniziali intrecciate.

La N di Neko (gatto) e la K di Kitsune (volpe). Per non far conoscere, ad occhi indiscreti, il loro segreto. Per far si che, quelle iniziali, solo loro le possano comprendere.

Si baciano con passione per altri minuti, pregando affinchè il tempo si fermi, ma quando, puntalmente, questo non avviene, dolcemente si lasciano a baci casti.

Sussurrandosi altre, poche, parole, le loro vie si separano, ma tenteranno lo stesso d’incontrarsi la notte dopo, e quella dopo ancora, e ancora…fino a che non potranno amarsi liberamente.

L’Uchiha, osserva la schiena del compagno mentre questi corre via. Solo quando non è più visibile, si decide a voltarsi con un sospiro amaro, ma mentre sta per saltare su di un ramo, un improvviso suono lo ferma.

Acuisce i sensi, tentando di identificare il suono e quando, dopo qualche secondo, lo avverte nuovamente, sobbalza timoroso ed incredulo.

« Non è possibile! » gli urla la mente

« Corri » grida il cuore

Accompagnato dal vento e dalla melodia, trasportata da esso, il giovane Uchiha corre nella direzione del villaggio.

Non gl’importa più di essere visto.

Non si da pena nemmeno di nascondersi, tanto non c’è nessuno per le vie.

Corre con il cuore che martella furioso, avvertendo nel suo animo, una miscela di sensazioni e sentimenti.

Svolta l’angolo, ritrovandosi nella zona ricca di Konoha.
Non sbaglia.

Il suono c’è ancora, più nitido e pulito di prima e mentre corre, nella sua mente, si materializzano immagini di un tempo ormai lontano.

Si ferma.

È arrivato a destinazione.

Davanti ai suoi occhi spalancati, la sua vecchia casa.

Fatiscente, coperta in più punti da piante rampicanti, ma è lei.

Il cancello aperto, come se invitasse ad entrare e lo fa. Percorre in fretta il viale, per poi entrare, dato che anche la porta è aperta, in casa.

Segue ancora la melodia, come un topolino che ha incontrato il Pifferaio Magico, e ciò che vede, lo sconvolge a tal punto da lasciarlo immobile.

Seduto davanti al vecchio pianoforte, posto nell’ampio salone, suo fratello Itachi.

Si guardano per interminabili secondi, poi, il maggiore sorride, ma è un sorriso così stanco, da risultare impossibile associare l’immagine di quel viso, in genere sempre strafottente, a quello spento e triste di adesso.

Itachi parla con voluta lentezza ed il tono è dolce, carezzevole, eppure così sensuale.

« Bentornato, Otooto. Ti stavo aspettando. »

Incapace di formulare anche solo il più piccolo pensiero, l’altro riesce a sussurrare solo la più ovvia delle domande.

« C-che cosa ci fai…tu qui? »

Sospira l’altro.

Triste.

« Sono venuto a prendere ciò che mi spetta. »

Si alza dallo sgabello, avvicinandosi con fare indolente al fratellino. Ora, uno di fronte all’altro, Sasuke nota che il maggiore non ha lo sharingan. Se ne chiede il motivo, eppure è ancora l’assassino a parlare.

« Prima però, lascia che ti chieda un unico favore…»

Sasuke vorrebbe dire qualcosa di velenoso, crudele, ma dalle sue labbra, esce solo un debole pigolio, troppo simile ad un “si” per essere un insulto.

« Lascia che ti abbracci e ti dica quello che devo…poi, potrai decidere di rifiutarmi o meno. »

La ragione, spingerebbe il giovane a scostarsi da quelle braccia che, adesso, sembrano così calde e dolci…come un tempo.

Il cuore, invece, preme per riprovare, anche solo per una volta, quel calore familiare perduto.

Inconsciamente, fa un passo avanti – offrendosi - ed il sorriso affettuoso di Itachi, gli scalda quella parte di cuore che credeva morta.

Si lascia stringere, senza nemmeno pensare che sia una trappola.

« Lui è uno stronzo bastardo, ma non attacca in maniera così subdola. » si scusa con se stesso.

Sente, stupito, quelle dita lunghe da pianista del fratello, che gli accarezzano amorevolmente la testa, grattando poi dietro l’orecchio e provocandogli un traditore brivido di piacere, susseguito da un piccolo gemito.

Itachi parla direttamente al suo orecchio, ma il tono non è più stanco o triste, anzi, è basso e sensuale e Sasuke è costretto ad ammetere, di trovare quella voce da orgasmo multiplo. ( ne sai qualcosa Reki? X°°°D )

« Ti voglio…adesso! »

Un forte brivido di piacere percorre la schiena del giovane, portandolo a chiedersi che cosa proverebbe, ad essere posseduto da quel corpo forte.

Neanche per un momento gli torna in mente la propria famiglia trucidata, o le volte in cui lo vedeva, fin troppo vicino al suo Naruto.

Niente.

Ne rabbia, ne dolore. Neanche tristezza…solo piacere e caldo, tanto, troppo.

Non sentendo rifiuti da parte del fratellino, Itachi lo bacia appassionatamente, affondando la lingua in qella bocca socchiusa dallo stupore.

Presto, anche il giovane si trova a rispondere a quella lingua affamata di lui.

Avverte le mani di Itachi percorrergli la schiena, scendendo verso le natiche sode per poi stringerle con forza, strappandogli un potente ansimo di piacere.

Quando si sente sollevare da terra, allaccia le gambe dietro la schiena dell’altro, strusciandosi, eccitato, sul corpo duro del fratello.

Nel momento, poi, in cui viene sbattuto sul pavimento solido, l’eccitazione sale ancora, rendendolo voglioso di qualcosa di più. Non gli basta strusciare il suo ventre teso contro quello di Itachi, vuole avvertire la pelle nuda finalmente a contatto e l’altro, sembra sentire i suoi pensieri, poiché con movimenti febbrili, inizia a slacciargli il mantello ed a togliergli tutto ciò che trova sul suo cammino.

Non che Sasuke sia da meno.

Quando si ritrovano completamente nudi, Itachi si stende fra le cosce aperte del fratello, strofinando con forza i due sessi con una mano, mentre con l’altra pizzica un capezzolo.

I gemiti salgono.

« Aniki! Ahh ‘Niki! »

Itachi affonda i denti nel collo niveo dell’altro, strappandogli gemiti ancora più forti dei precedenti, tramutandoli quasi in grida di estasi, ma non è ancora il momento della fine dei giochi.

Smettendo di frizionare le loro pelli, il maggiore porta due dita davanti alle labbra aperte del minore, chiedendogli, silenziosamente, di lubrificarle con la sua saliva.

E Sasuke accetta.

Accetta quelle dita fra le sue labbra, così come le accetterà, poco dopo, nel suo corpo.

E la preparazione è lenta e piacevole, dedita solo ad allargare quell’antro stretto ed inviolato, poichè, anche se tutti credono che il Sannin se lo sia sbattuto varie volte, le testuali parole di Orochimaru sono state: « Non ti fotterò. Per il semplice motivo, che non voglio un corpo con un buco grande quanto un melone! »
Il momento della penetrazione, nonostante tutta la preparazione, è doloroso.

Si sente spaccare in due, aprire innaturalmente, ma non emette un fiato. Un po’ per orgoglio, un po’ per carattere. Si limita a mordersi forte le labbra.

Itachi, avvertendo la rigidità del fratellino, prende a masturbarlo velocemente, mentre con le labbra gli mordicchia il collo.

Una volta penetrato fino in fondo, emette un sospiro di piacere, imponendosi comunque di far abituare l’altro alla sua presenza prima di muoversi.

Dopo alcuni minuti, il corpo sotto il suo si rilassa. Gli accarezza il volto con delicatezza, posando, poi, le sue labbra su quelle martoriate dai morsi, passando con la lingua per tutta la lunghezza, aspettando che si schiudano per dargli accesso.

Quando avviene, tenta di distrarlo coinvolgendolo in un languido gioco di lingua, mentre, con il corpo, assesta piccole oscillazioni, prima di effettuare una vera e propria spinta – rischiando, fra l’altro, un bel morso del fratellino -.

Il dolore di Sasuke, se possibile, aumenta ancora, ma i movimenti della mano sul suo membro – mai cessati - , lo tengono in bilico fra il piacere ed il dolore.

Dopo altre spinte però, il suo corpo pare abituarsi, facendogli provare sensazioni nuove ed estremamente piacevoli. Certo, il dolore c’è ancora, ma è come un sottofondo ovattato, che rende il tutto ancora più bello.

Ed alla lentezza, sussegue il vigore e la potenza.

Vogliosi di raggiungere l’orgasmo, i due si muovono frenetici, alternando gemiti forti come grida a nomi sussurrati.

Sasuke viene per primo, macchiando il proprio ventre e quello del fratello, mentre Itachi, dopo qualche altra profonda spinta, raggiunge l’orgasmo al suo interno.

Sfinito, il maggiore si lascia cadere sul corpo dell’altro, riprendendo fiato e lucidità.

Nota, distrattamente, che il petto di Itachi si muove fin troppo veloce, ma non da peso a questa constatazione. Forse perché troppo occupato a rendersi conto di ciò che ha fatto, o perché vede, dalla finestra, i fiocchi candidi che scendono su Konoha.

Non gli è mai piaciuto il bianco.

Gli ricorda la purezza di un bambino, od il sorriso dell’Uzumaki.
Lui, si sente molto più simile alla neve calpestata – sporca – che riflette il suo animo non più bianco, ma di uno strano grigio, con profonde macchie nere.

Itachi, solleva il volto fino a posare le labbra sulle sue, in un bacio casto, eppure dal sapore di sale.

Si solleva lentamente a sedere, portando con se Sasuke, fino a fargli poggiare la testa sul suo ampio petto niveo.

« No, – si corregge il giovane Uchiha – il suo petto non è pallido, ma giallastro … malato …»
Sgrana gli occhi a quel pensiero, ma le dita del fratello che vagano sulla sua testa, lo bloccano dal compiere qualsiasi movimento.

Le parole, giungono inaspettate e dolorose.

« … Suppongo che l’avrai notato, Otooto. Si, sto morendo. – risponde con un sospiro alla muta domanda di quegli occhi di pece – Ti devo delle spiegazioni e te le darò.»

Prende un profondo respiro, per poi iniziare a raccontare con voce bassa e lenta. Nessun sentimento traspare da quel tono, eppure, Sasuke, è sicuro di leggerne dolore profondo.

« Il clan Uchiha, come sai, basava tutto sul primogenito, il secondo aveva, se nasceva, però, un ruolo fondamentale.

Erede e sacrificio.

Mentre il primo veniva educato secondo le rigide leggi del Clan, per diventarne il Capo, il secondo veniva cresciuto in, quasi, piena libertà.

C’è un motivo per tutto questo. »

Sospira pesantemente, come se quelle parole non volessero uscire.

« Io, sarei stato destinato a diventare il Capo Clan e, come tale, avrei dovuto sposare una ragazza appartenente alla nostra famiglia, ma non volevo, perché già il mio cuore amava una persona … e questa persona, era Shisui … nostro cugino … »

Gli occhi aperti che guardano lontano, ricordando quei momenti di profonda tristezza.


« Shisui! Shisui! »

Un ragazzo dai lunghi capelli neri, correva in direzione del lago della tenuta Uchiha.

Gli occhi pieni di lacrime non versate. La voce tremante e addolorata.

Una figura, in piedi vicino alla riva, si volta leggermente verso quella che corre.

Sorride tristemente.

« Itachi … »

Il ragazzo si fionda fra le braccia di quel giovane così simile a lui, di aspetto, eppure così diverso.

Le lacrime che spezzano il silenzio, testimone di un dolore troppo grande per un ragazzo ancora così giovane.

« Non voglio sposarmi! Io amo te, non voglio una donna al mio fianco! Shisui!!!! E poi … Sasuke, anche lui … è così piccolo, come possono fargli questo? Ed è mio fratello, ed oi lo amo! Non voglio! Ti prego aiutami! »


Chiude gli occhi per arginare quel ricordo. Quando li riapre, riprende a raccontare, incurante del fratellino che ascolta con meticolosa attenzione.

« Avevo già deciso che sarei scappato con lui, ma tu eri così piccolo, ed io sapevo ancora così poco sul nostro Clan … la notte in cui uccisi il mio Shisui, fu lui a chiedermelo. Sapeva che per avere il Magenkyo Sharingan – l’unico con cui avrei potuto far fuori tutto il Clan -, avrei dovuto uccidere la persona a me più cara … ma io non volevo, solo che qualche giorno prima, oltre a sapere già la data del matrimonio, seppi anche un’altra cosa.



Shisui la conosceva già, per questo decise di sacrificarsi.
Non voleva che soffrissi. »

Abbassa il volto fino a posare un casto bacio sui capelli arruffati di Sasuke.

« Lo sai che il Clan Uchiha è legato al demone delle otto code? »

Il giovane Uchiha alza gli occhi esterrefatto.

Lo guarda come se fosse un pazzo o come un genio.

« Cosa? Intendi lo Yamata no Orochi? »

« Esatto.

Il motivo per cui ho sterminato il Clan … risiede proprio in questo … e poi … l’ho fatto anche per te. »

Sasuke lo guarda con rabbia ora ed il tono di voce, fino a quel momento calmo, aumenta pericolosamente.

« Come sarebbe a dire per me? Io amavo il nostro Clan! Amavo la mamma e l’hai uccisa! Tu hai distrutto la mia felicità! Potevo crescere felice, con una famiglia, adesso invece, per ucciderti, sono diventato un traditore! Come puoi dire di aver fatto il mio bene?! SPIEGAMELO! A causa tua non posso nemmeno amare Naruto come vorrei!!! »

Se ne avesse La forza, Itachi riderebbe, ma si limita a baciarlo con ardore, per fargli scaricare la rabbia.

In un primo momento, l’altro si divincola, poi prende a sfogarsi su quella lingua che lo blandisce con maestria.

Si separano con il fiatone e negli occhi di Itachi, Sasuke, vi legge forza e verità.

« Ogni cento anni, veniva compiuto un sacrificio in onore del Demone.

Sulla pergamena, viene riportato questo patto:

“ Il secondogenito del Capo Clan, nel giorno del suo ottavo compleanno, si dovrà recare presso il tempio nascosto. Scosti dunque il settimo tatami della stanza e scenda le scale che porteranno al luogo segreto. Qui, vi dovrà vivere fino al giorno del matrimonio dell’Erede.

Se non vi sarà un secondogenito, l’attuale Capo Clan dovrà immolarsi a me e nominare il bambino più vicino di parentela a lui – escludendo comunque il primogenito o chi diverrà Capo - che prenderà il posto del figlio mai venuto. ”

Gli occhi di Sasuke, somigliano incredibilmente a due pozzi oscuri senza fondo.

Pensieri sconnessi gli attraversano la mente, non riuscendo a trovare la giusta collocazione.

« Ho odiato colui che mi ha salvato »

« Sono diventato un vendicatore per … vendicarmi di esser stato salvato? »

« Volevo uccidere mio fratello … che mi ha permesso di vivere e di trovare Naruto? »

« … Io … per che cosa vivrò, ora? »

« Era meglio, forse, non sapere la verità … »


Ma nemmeno per un istante, nella sua mente si è affacciata l’idea che sia tutta una bugia.

Quegli occhi non mentono. Lo vede. Lo sente nella pelle. Colmi di un dolore, per troppo tempo celato dietro una maschera di strafottenza.

Crede a tutto ciò che gli ha detto, perché i dialoghi tornano alla mente.

La madre, con quel sorriso felice, eppure con una punta di rassegnazione e dolore.

« Sasuke-chan, la mamma ti vuole bene, ricordalo … »

Il padre, sempre così fiero ed altero, che non possedeva occhi che per Itachi … per non doversi affezionare a quel figlio che dovrà sacrificare, ma che si lasciava sfuggire parole significative.

« Degno di essere mio figlio … »

Il fratello, silenzioso e scostante, ma che gli voleva bene, tanto da amarlo, ma troppo occupato a non farsi scoprire per mostralo.

« Mi spiace Otooto, sarà per la prossima volta … »

I tasselli si congiungono finalmente, in un puzzle dalle mille sfaccettature orrende e crudeli.

Un forte colpo di tosse, lo distoglie dai suoi pensieri.

Guarda il suo aniki mentre si piega in avanti, tossendo con forza.
Panico.

Lo abbraccia aspettando pazientemente che tutto finisca, mentre il suo cuore urla di paura.

Perché ricorda quelle parole: “sto morendo” ed il pensiero di perdere, ora che l’aveva ritrovato, il suo fratellone, lo distrugge.

Finito il momento, Itachi lo guarda con occhi resi lucidi dallo sforzo. Lo accarezza dolcemente, chiedendogli il tributo che era venuto a prendere.

« Uccidimi. Morirei comunque fra qualche tempo, ma voglio che sia tu a mettere fine alla mia esistenza. Quel giorno, quando ti lascia in vita, volevo veramente portarti con me, ma non sapevo nemmeno dove andare … ti avrei costretto a vagare, per non so quanto tempo, come un traditore.

Sempre con i sensi all’erta e non saresti riuscito a sopravvivere a quel repentino cambiamento.

Ti ho lasciato qui, sapendo che, in un modo o nell’altro, saresti cresciuto forte ed intelligente … non avrei mai voluto, però, vederti segnato come mukenin, ma tu dovevi diventare forte e dovevi odiarmi, per non seguirmi e cercarmi.

Ora che è giunto il mio momento, mi rendo conto di quanto sciocco sia stato a non parlartene prima … ma nemmeno potevo. Ascoltami, l’Akatsuki attaccherà ancora Naruto e tu, tu devi proteggerlo. Perché lo ami. E devi vivere, perché devi essere felice con lui, capito?

Ora … uccidimi. Riprendi a vivere e … fammi raggiungere il mio amore. »

Sorride quell’uomo cresciuto troppo velocemente, fra sangue e disperazione.

Piange, quel ragazzino cresciuto troppo in fretta, fra sangue ed urla di dolore.

Annuisce Sasuke, perché comprende le motivazioni di tale gesto.
Estrae, con mani tremule, la sua katana.

Si alza, instabile sulle gambe, puntando la Katana dritta al cuore del fratello.

Si guardano, mentre una lacrima brilla sulla guancia pallida di Itachi.

Si guardano, mentre i singhiozzi trattenuti scuotono il corpo di Sasuke.

Sorride, colui a cui la vita ha deciso di voltare le spalle.

Piange, colui a cui la felicità ha deciso di sfuggirli.

« Sai Otooto, Io Ti Amo. Non come a Shisui, ma ti amo veramente.

Il mio Sharingan, da problemi di vista, ma non è questo che mi sta uccidendo … certo, sono quasi del tutto cieco, ma il motivo, è che da troppi anni non ho più la mia fonte di Luce e Vita.

Prenditi cura di Naruto e salvalo dall’Akatsuki, perché un Uchiha, quando si lega per amore, da in cambio la vita.

Se tu perdessi quella piccola kitsune, moriresti.

Sayoonara, Otooto. Daisuki desu »

E Sasuke risponde a quel dolce richiamo.

« Daisuki, Aniki »

Ed affonda la spada in quel cuore che sembrava arido, ma che in realtà non lo era.

Nessun lamento, solo un sospiro beato.

Il sangue che sgorga lento.

Gli occhi che, lenti, si chiudono per sempre.

Il corpo che scivola, dolcemente, verso il pavimento freddo, ma che non lo toccheranno mai, perché due braccia calde lo impediscono.

Sangue sugli abiti, sul volto rigato d’argento, sulle labbra strette dai denti.

Ed urla il suo dolore Sasuke, mentre il manto bianco copre la cittadina dormiente, come una fredda coperta che nasconde tutto … anche il rosso del sangue.

Epilogo

Esattamente un anno dopo, due figure si avvicinano al limitare del bosco di Konoha.

Fra gli alberi, le cui fronde spoglie sono coperte di neve, ed il candido manto, una volta verde, una croce di legno scintilla brillante.

Le due figure si tengono per mano, mentre posano un fiore, un crisantemo, sul terreno posto sotto la croce.

La prima delle due figure ammantate di nero, quella più alta, parla con voce profonda e solenne.

« Spero che tu sia con lui, Aniki … perché io sono con la mia Fonte di Luce e Vita … »

Arrossisce l’altra figura, mentre un sorriso timido e dolce incornicia il volto dai lineamenti ancora infantili, nonostante i suoi 19 anni.

« Andiamo a casa, amore? »

Chiede quello stesso ragazzo ormai quasi uomo.

« Si … »

Risponde l’altro con una punta di serenità.

« Sai Sasuke, credo che dovremmo dire a Konoha la verità su noi e su tuo fratello … »

« Ne abbiamo già parlato Naruto, sai che non accetteranno mai la realtà … »

« Ma io sono l’Hokage e posso tutto! » asserisce il biondino con un piccolo broncio.

« Umph, sei proprio una baka kitsune … » afferma sorridendo dolcemente

« HEI! »

« … Già, la mia baka kitsune … »

« Sei irrispettoso! Dovresti parlarmi con più gentilezza, io sono il Rokudaime! »

« Si si … ma sei il mio Dobedaime! »

Ed ogni protesta è taciuta, preventivamente, da un bacio ardente di passione.

Gli anni passano, ma le abitudini restano.

Cammino per mano con la mia Vita, sapendo che questa notte sarà solo amorfe e che domani litigheremo, facendo pace fra le lenzuola.

Mi ricordo tutto Aniki.

Il fuoco scoppiettante nel camino.

Gli abbracci caldi.

La notte passata fra le tue braccia …

E lui lo sa e l’ha accettato. Ha accettato il nostro fare l’amore, così come ha accettato di restare con me. Ed ha accettato anche te, che sei, volente o nolente, una parte di me … di noi.

Non tutto muta e, quelle stesse persone che sembrano tante piccole formiche indaffarate, fanno parte della nostra stessa vita.

Quella vita che gira e gira, come una trottola.

Non tutti gli esseri umani sono stupidi e frivoli, non credi Aniki?


OWARY







 
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VOTO: (2 voti, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
mayu93 - Voto: 09/11/08 15:13
Davvero commovente... ma molto molto bella!! Ke tenero itachi...meno male ke passerà l'eternità col suo amore! W Sasuke e Naruto!!!
Scrivi altre fic perchè 6 eccezionale nello scriverle!!
Kiss Kiss
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rossene - Voto: 31/08/08 16:42
Come posso dire....FANTASTICA, MAGNIFICA, INCREDIBILE e chi più ne ha più ne metta. Quando però Itachi chiede a Sasuke di ucciderlo mi è venuto da piangere...in quel punto è troppo triste. Continua a scrivere fic così belle mi raccomando. Baci Rocchan
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