Manga e Anime
creata dalla serie "INUYASHA":
"**LA VITA CON TE**"
una fanfiction di:

Genere:
Romantico
Avvisi:
OOC - AU
Rating:
Per Tutte le età

Anteprima:
Kagome lacrimava per il dolore e la vergogna, mentre quattro paia di occhi bellissimi erano puntati su di lei. "Ma dove diavolo sono capitata???!?".

Conclusa: No

Fanfiction pubblicata il 23/05/2008 19:33:48 - Ultimo inserimento 25/08/2009
 
ABC ABC ABC ABC



 DOVE SONO CAPITATA??


<i><b>**ATTENZIONE: I PERSONAGGI NON APPARTENGONO A ME MA ALLA VENERABILE RUMIKO TAKAHASHI**</b></i>




<i>Tante persone mi passano davanti. Vedo volti felici di ritrovarsi, volti curiosi di scoprire terre nuove, volti stanchi per i lunghi viaggi percorsi. Ed io? Bhè... io sono seduta su una panchina dell'aeroporto, con la mia valigia tra le gambe, e chiunque mi stia guardando immagino possa notare dalla mia faccia quanto sia arrabbiata in questo momento. Non riesco ancora a perdonare mia madre per avermi fatto questo. Mandarmi a vivere con degli sconosciuti..... Bhà. E non m'importa se questo è il paese dell'eterna estate. Può anche essere il paradiso, ma non ci voglio stare qui. Non avrebbero dovuto rovinarmi a vita in questo modo..... </i>



<i>***Ricordi*** </i>



- CALIFORNIA??? -
Una ragazza quasi urlò mettendosi in piedi, e sbattendo le mani sul tavolo con tanta forza che per poco non si rovesciò il suo piatto di minestra. Si girò verso il nonno, che stava mangiando il più in fretta possibile per filarsela via, poi verso il fratellino, che sorpreso quanto lei dalla notizia la guardava interrogativo. - Cerca di capire, tesoro! - disse una voce femminile che proveniva da dietro il piano di cottura. - Per me è importante accettare questo lavoro a Tokyo! Ma l'unico appartamento che potevamo permetterci di affittare non è abbastanza grande per quattro persone! - - Quindi mi vuoi mandare all'altro capo del mondo per questo? E dove dovrei vivere, poi? Non abbiamo soldi per una casa qua, figurati per un posto come la California! Vuoi che viva per strada? - .
In quel momento arrivò una donna con un piatto pieno di riso bollito che poggiò sul tavolo prima di mettersi a sedere. - Non stare alzata, cara! Ora ti spiego tutto! Ti ricordi di Inu no Taisho, vero? - - Chi? - domandò la ragazza, rimanendo in piedi. - Ma si, quell'uomo dai capelli platinati che abbiamo incontrato un mese fa, al funerale di tuo padre! - spiegò la donna mentre serviva il vecchio seduto vicino a lei. - Era un suo carissimo amico, sai? - - Non ricordo...! Và al dunque, mamma! - insistette lei. - Ecco, ha saputo della nostra nuova... ehm... situazione economica, ed ha voluto darci una mano! Naturalmente ho rifiutato...! - - Perchè? - chiese il bambino che la donna aveva di fronte. - Perchè si, Sota! Non siamo caduti tanto in basso da chiedere l'elemosina! Comunque, ha insistito tanto...! Alla fine ha proposto di ospitarti a casa sua per un pò! E' una buona occasione per te, tesoro! -
- Buona occasione?? Cosa stai dicendo? -
- Ti iscriverai alla stessa scuola che frequentano i suoi figli! Con un titolo di studio preso laggiù, potresti fare qualunque lavoro! - .
In quel momento, il nono finì di trangugiare il suo pasto e corse subito a mettere i piati sporchi nel lavabo. - Figli? - udì la nipote. - Che figli? Quanti? - - Non saprei, non li ho mai visti! Dovrebbero avere più o meno la tua età! - spiegò la donna, osservando la figlia che non si era ancora mossa dalla sua posizione. - Comunque sia, non ci voglio andare! Perchè io? Mandaci Sota! - - Non dire sciocchezze, Kagome! Sota è solo un bambino, non riuscirebbe ad ambientarsi da solo in un paese straniero! - - E credi che io ci riuscirei? Sei una stupida, mamma! Perchè non mi capisci? -
- BASTA COSI'!!! - .
Ora anche la madre si era alzata in piedi, fissando la giovane con severità. - E' ora che ti decidi a crescere, ragazzina!! Impara a capire i bisogni della tua famiglia piuttosto che preoccuparti dei tuoi capricci! Ora finisci di mangiare e prepara i bagagli!! Parti domani! - .




<i>***Fine dei ricordi*** </i>






Kagome guardò l'orologio: le sette e mezza di sera. Sbuffò scocciata, poggiandosi con forza sullo schienale della panchina sulla quale era seduta. Si guardò attorno, alla ricerca di qualcuno che neppure conosceva. Stava aspettando da tre quarti d'ora e nessuno era venuto a prenderla. Aveva una fame da lupi.
Frugò nella borsetta a forma di caramella e vi tirò fuori uno specchietto tondo. Come se lo portò davanti, vide una ragazza di sedici anni dai capelli scuri e gli occhi color tabacco che si stava passando le lunghe dita sulla frangetta nera nel tentativo di sistemarsela.

- Kagome Higurashi? - domandò una voce fredda e pacata alle sue spalle.

Presa alla sprovvista, la ragazza si voltò subito, col cuore che le batteva dallo spavento.
Rimase a bocca aperta da ciò che vide.
Di fronte a lei c'era un bellissimo ragazzo, che doveva avere venticinque anni al massimo. La fissava con un'espressione incredibilmente indifferente dipinta sul volto. I suoi occhi erano piccoli, di un castano tanto chiaro da sembrare dorato, e sulla fronte aveva una bella voglia a forma di mezza luna. - S...si? - domandò lei intimorita. Lo sguardo le cadde sui suoi lunghissimi capelli biondo platino... che le fecero capire subito di chi si trattasse quella persona. - Sono Sesshomaru, figlio di Inu no Taisho! Sono venuto a prenderti! - . Senza dire altro si chinò a prendere i suoi bagagli e si avviò verso l'uscita, con Kagome alle calcagna. "Cavolo, sarà bello, ma stò qui è più freddo del ghiaccio!".
Camminarono per un pò, accompagnati dal rumore assordante degli aerei che atterravano o prendevano il volo. Raggiunsero un grosso taxi giallo limone, dove un uomo stava leggendo il giornale, poggiato allo sportello anteriore della vettura. Come vide dei clienti arrivare, mise via il tutto e tirò fuori il suo sorriso professionale. - Buona sera, signori! - il ragazzo, senza dire nulla, gli porse la valigia. Mentre il tassista era intento ad infilarla nel bagagliaio, lui si girò verso Kagome. - Sai parlare la nostra lingua? - chiese. Lei annuì. "Alla faccia della cortesia! E ci dovrò pure vivere con questo qui!!".







- Asp...! Questa è casa tua??! - esclamò Kagome mentre fissava esterrefatta l'enorme villa che le si era presentata di fronte. Era grande, con le mura bianco latte piene di finestre. Il giardino che avevano appena attraversato con l'auto era caratterizzato da un tipico prato inglese, accompagnato da pochi alberi e da qualche cespuglio decorativo di rose rosse e bianche. La ragazza era sbalordita, non aspettandosi che l'amico di suo padre potesse essere tanto ricco.
Mentre il taxi usciva dal cancello, Sesshomaru si diresse verso l'ingresso principale, girando la chiave nella toppa. Come aprì la porta, rimase un momento fermo sulla soglia, guardandosi attorno. - Che c'è? - domandò Kagome dietro di lui.
- C'è troppo silenzio! Devono essere usciti tutti...! - disse prima di entrare.
"Usciti? Chi?" si chiese Kagome tra se e se seguendo il suo accompagnatore. Anche l'interno era favoloso: il pavimento era in parquet color marrone chiaro, le pareti erano ricoperte di bellissimi quadri, e c'erano mobili dall'aria molto antica. Come vide Sesshomaru dirigersi verso la grande ed alta rampa di scale poco distante, si affrettò a raggiungerlo. - Il signor Taisho non è in casa? - domandò lei tanto per fare conversazione. - Non c'è mai! E' sempre in viaggio! - fu la dura risposta che ricevette, e che la convinse a non aprire più bocca.
Arrivati in cima, camminarono per un lungo corridoio, fino a fermarsi di fronte alla porta più lontana. - Siamo arrivati! Questa sarà la tua camera! - disse aprendo la porta e facendola entrare. La stanza era quadrata, ben illuminata ed accogliente, anche se un pò vuota. - Io scendo in salotto! Riposati pure quanto vuoi! - disse lui poggiando i bagagli di Kagome vicino al letto matrimoniale ed uscendo di lì.
La ragazza, non appena fu sola, si poggiò al muro, sospirando stancamente. "Mamma che sonno! Che ore saranno in Giappone?" si chiese mentre apriva la sua valigia. Subito tirò fuori una piccola cornice in legno dipinta di rosso e decorata con fiorellini gialli. Osservò nostalgica la foto che conteneva, dove vi erano raffigurati lei, la sua famiglia ed i suoi amici durante la festa del suo ultimo compleanno. La poggiò sul comodino, avviandosi verso la finestra. Come l'aprì, si ritrovò davanti la spiaggia, mentre il vento le portava profumo di mare. Ma questo non bastò ad alleviare la sua tristezza.
Non voleva stare in quel posto sconosciuto, lontana dagli amici e dalla famiglia. Avrebbe dato qualsiasi cosa per andarsene.....


- Mewwwwww!!! -


La ragazza, spaventata, fece un balzo all'indietro, mentre un gatto grosso dal colore marroncino e dagli occhi socchiusi si era accomodato sul letto. Kagome lo osservò stupita. - E tu chi sei? - chiese sorridendo, accarezzandogli la testa. L'animale ricambiò facendo le fusa, mentre si girava a pancia in su sopra le coperte. Fu allora che lei notò il suo collare azzurro con attaccatovi sopra un grazioso sonaglio. - Sei il gatto del signor Taisho? - suppose. Visto che adorava i gatti, Kagome lo coccolò divertita dal buffo modo col quale il felino cambiava posizione.
Improvvisamente, però, quello fece un lungo sbadiglio, e alzò sul mobile lì vicino. Prese qualcosa con la bocca e corse via.
- EHI!!! - gridò Kagome dirigendosi verso la porta. - Ridammi la foto! Non si mangia!! - . Ma come uscì dalla stanza non lo vide più. "Cavolo, capitano tute a me??".
Mentre attraversava il corridoio, il lieve suono di un sonaglio attirò la sua attenzione. - Sei lì!! - esclamò trionfante entrando in una camera alla sua destra, la cui porta era semi aperta. La stanza era rettangolare, in ordine, con una lunga fila di libri sullo scaffale ed una tavola da surf poggiata alla parete. "Sarà la camera di Sesshomaru?" pensò. Si girò un pò intimorita verso una porta nera e serrata in fondo alla grande camera. Proprio lì di fronte vide il gatto lavarsi il morbido pelo con la lingua, seduto sopra la cornice che aveva rubato. Come vide la ragazza avvicinarsi, corse subito a nascondersi sotto il letto. - Stupido gatto!! - disse Kagome scocciata, chinandosi per prendere la sua foto.

Ma proprio in quel momento la porta davanti a lei si aprì, costringendola ad alzarsi di scatto per lo spavento, scoprendo che oltre quella porta c'era un bagno.
Ma non fu quello a lasciarla sbigottita, bensì chi si ritrovò di fronte.
Un ragazzo, con solo un asciugamano attorno alla vita ed il corpo umido, uscì sospirando, mentre si passava una mano in testa. Aveva capelli platinati e limpidi occhi color ocra. Sembrava Sesshomaru... ma non era lui. Questi, accortosi della ragazza, si fermò di colpo. I due si fissarono, rimanendo in silenzio assoluto.

Poi.....

Dalla camera uscì un grido talmente forte che si potè sentire per tutto il quartiere Un attimo dopo Kagome stava correndo via, imbarazzata fino alla punta dei capelli. "Ma chi cavolo...?!". Ma non appena uscita fuori dalla stanza andò a sbattere contro qualcuno, finendo per farlo cadere all'indietro. - Ahi...! - . Kagome alzò lo sguardo, ancora scossa... e si rese conto di essere sdraiata sopra un ragazzo, che in quel momento la fissava confuso con i suoi occhi azzurro cielo. Lei si ritrasse subito, andando a sbattere contro la parete, rossa in volto, senza riuscire a smettere di guardare il bellissimo tipo seduto davanti a lei.
- Koga, che succede? - . Entrambi si voltarono verso la stessa direzione, e dalla rampa di scale videro arrivare di corsa due persone. La prima era una bambina, con capelli ed occhi color carbone, con addosso un bel vestitino color albicocca. Come vide la ragazza, arrossì improvvisamente e si rifugiò dietro il giovane che era salito con lei. Questi aveva capelli corvini raccolti in un codino ed occhi di un profondo color lapislazzulo. - Che è successo...? - domandò stupito.
Prima che qualcuno potesse rispondergli, la porta si aprì bruscamente e ne uscì il ragazzo dai capelli argentati in accappatoio. - MIROKU!!! - urlò furibondo. - Maledetto!! Te l'ho già detto un milione di volte! Non m'intressa quante donne ti porti a casa, basta che tu le tenga lontano da me!!! - - Che? - . Il ragazzo col codino si mise le mani aperte davanti a se. - Guarda che io non ho portato nessuna donna! -
- INUYASHA!!! LEVATI, COGLIONE!!!!! - sbraitò Koga spostando la porta con decisione. - E tu che vuoi? Che ti prende? - domandò quell'altro. I quattro guardarono il muro, scoprendo che il ragazzo in accappatoio aveva sbattuto la porta dritto dritto contro il naso di Kagome, che ora si stava premendo la faccia con le mani, dolorante. Tutti rimasero scossi. - Occavolo! - esclamò Miroku. - Rin, va a prendere la cassetta del pronto soccorso! - . La bambina obbedì, dirigendosi subito ai piani inferiori.
Al suo posto, però, comparve Sesshomaru.
- Che state combinando? - domandò gelido. - E' tutta colpa sua!!! - urlò il giovane dagli occhi azzurri indicando Inuyasha. - Colpa mia?! E che ci fa una femmina in casa nostra?? - - E' Kagome Higurashi! - spiegò l'uomo chinandosi verso la ragazza e porgendole un fazzoletto. - Ve l'avevo detto che sarebbe arrivata oggi, mi pare...! Kagome, loro sono i miei fratelli minori! - .

Kagome lacrimava per il dolore e la vergogna, mentre quattro paia di occhi bellissimi erano puntati su di lei. "Non... non è possibile!" pensò rimanendo seduta, sentendosi mancare dalla sorpresa.

"Ma dove diavolo sono capitata???!?".














<i>Continua...</i>




...Continua nel prossimo capitolo


 
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