Non sapeva da quanto tempo era rimasto in quella posizione, respirando irregolarmente, facendo uscire piccoli urli di dolore, quasi impercettibili.
Conclusa: Sì
Fanfiction pubblicata il 28/07/2008 17:40:48
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Il dramma dell’Oki
Era circa un quarto d’ora, che guardava quel bicchiere, seduto nel letto a gambe incrociate, sotto le coperte, guardandolo con sfiga e disgusto, mentre piccole bolle risalivano tranquillamente il liquido. Chissà se esisteva ancora quella cosa orribile contenuta in quell’acqua. Una sensazione di vomito lo prese alla sprovvista, abbassando il capo nauseato, portando una mano in un pugno, mentre con l’altra si copriva la bocca per bloccare la strada ai germi, che da li a poco sarebbero usciti indisturbati da essa. Un colpo di tosse. Poi un altro e un altro ancora. Piccole lacrime uscivano dai suo occhi, ormai arrossati, la testa gli girava più che mai e il senso di nausea sembrava non volerlo abbandonare. Appoggiò la testa al muro, portandosi una mano sulla fronte bollente, spostandosi i capelli dagli occhi, chiudendoli, respirando affannosamente, mentre tirava su con il naso, da cui non sentiva più nulla, completamente chiuso, privo di qualsiasi forza.
Non sapeva da quanto tempo era rimasto in quella posizione, respirando irregolarmente, facendo uscire piccoli urli di dolore, quasi impercettibili. Cercò l’orologio speranzoso, girandosi goffamente, senza un briciolo di forza, mentre il corpo tendeva a portarsi sul bordo del letto, dandogli la sensazione di cadere, cercando di trattenersi la testa tra le mani, che girava sempre più. Le 15: 30! Sbuffò sonoramente, chiudendo gli occhi, respirando più regolarmente possibile, cercando con i piedi di liberarsi il più possibile da quella prigione fatta di coperte, che gli riscaldavano sempre più il corpo, portandolo a sudare, provocandogli nuova nausea.
- Non l’hai ancora presa? - Chiese una voce calda e profonda, sulla soglia della porta, che guardava preoccupato la figura sul letto, mentre cercava di liberarsi delle coperte, respirando affannosamente tra una tosse e l’altra.
Aprì gli occhi pigramente, trattenendo il vomito, che cercava in tutti i modi d’uscire, disgustato. - Che cosa? - Chiese a voce roca, quasi in percepibile con una mano sulla fronte, liberandosi completamente dalle coperte, guardandolo curioso, mentre cercava di ispirare dal naso.
La figura dai lunghi capelli biondo scuro, legati in una coda, si avvicino al suo letto, con passo lento, toccò la guancia accaldata, accarezzandola, sorridendogli, spostando di botto la mano, appena la sentì infuocarsi, sventolandola nell’aria velocemente. –Dio mio! Bill, sei bollente! - Pronunciò sbalordito, sgranando gli occhi, continuando a sventolare la mano nell’aria.
Trattene una risata, che gli avrebbe provocato troppo dolore, regalandogli un lieve sorriso. –Scusa, non ho fatto in tempo ad avvertirti. - Disse in un sussurro, cercando di respirare calmo, abbassando la testa, sentendosi colpevole.
Il ragazzo si sedette al bordo nel letto, facendo attenzione a dove si metteva, lentamente, spostando del tutto le coperte. –A quanto ammonta la temperatura? - Chiese calmo con voce bassa (nascondendo un velo di preoccupazione) per evitargli altro dolore alla testa.
- Uhm…l’ultima volta che l’ho misurata era: trentanove e qualcosa. - Rispose rocamente, portandosi una mano alla gola, maledicendo quel dolore allucinante, cominciando a tossire, stringendo un pugno, asciugandosi le lacrime, che continuavano a scendere ad ogni colpo di tosse troppo violento, provocandogli sempre più nausea, portando la testa nuovamente al muro, guardando il tetto bianco, perdendosi in esso.
- Accidenti cucciolo, ma è altissima. Potevi chiamarmi, ti avrei messo una supposta. - Disse incredulo, guardando il fratello con occhi pieni di preoccupazione, avvicinandosi un po’ più a lui.
Distolse gli occhi dal soffitto, abbassandoli, guardandolo scettico, respirando faticosamente. –No, tranquillo, ho già fatto da solo. - Disse disinteressato, con voce sempre più bassa, alzando gli occhi, guardando nuovamente tetto, chiudendoli con lenti respiri.
- Ah, capito. Ma perché le hai qua? - Chiese stupidamente con tono meravigliato, tambureggiando con le dita nel materasso, senza distogliere mai gli occhi dalla sua figura.
Aprì gli occhi, abbassandoli nuovamente, lanciandogli una nuova occhiata scettica. –Evidentemente si. - Rispose scocciato, in un sussurro con voce raffreddata, massaggiandosi il collo, spostando di poco il corpo per cercare zone fresche sul materasso.
Abbassò il capo imbarazzato, che domanda inutile, come se avesse potuto avere la forza di alzarsi e andarle a prendere. Si diede dello stupido mentalmente, meravigliandosi della domanda fatta, sotto l’occhio vigile del gemello, che continuava a guardarlo scettico e annoiato, mentre respirava sempre più a fatica.
Altro colpo di tosse, molto più forte e roco degli altri, lo fece saltare in aria, cercando di trattenere l’impulso di stringerlo forte a se e di far vedere l’immensa preoccupazione, che cresceva sempre più. Nel momento stesso in cui alzo lo sguardo per vedere lo stato del fratello, il suo occhio cadde su un bicchiere, riempito per metà, dove piccole bolle, ormai quasi invisibili, salivano indisturbate. Ci volle un secondo per capire cosa fosse. Spostò lo sguardo sulla figura, distesa nel letto, che continuava a tossire, guardandolo severamente.
- Bill, porca miseria, non l’hai ancora presa. - Disse con tono severo, quasi urlando, guardandolo con occhi arrabbiati, senza mai distogliere gli occhi dai suoi.
A quel rimprovero, sussultò quasi spaventato, cercando disperatamente le coperte per nascondersi. –Ehm…cosa dovrei aver preso? - Chiese esitante con voce bassa, rannicchiandosi, quasi tremando, giocando nervosamente con le dita. Odiava quando alzava la voce con lui, si sentiva troppo piccolo e indifeso.
Il fratello gli indicò il bicchiere, sospirando, poggiato sul comodino, da cui non si intravedeva più alcuna bolla, abbandonato in mezzo ad un casino, composto da: supposte, termometro, buste e bustine, sciroppi, cucchiai, fazzoletti, bottigliette d’acqua, tovaglioli, bicchieri, messi uno sopra l’altro facendo venire una gran confusione.
Bill sgranò gli occhi disgustato, un’altra fitta di vomito gli percorse il corpo, facendogli girare più forte la testa, costringendolo a portarsi entrambe le mani per sostenerla, stringendosi sempre più su se stesso con respiri irregolari e pesanti. –Tom, io quella cosa disgustosa non la prendo. - Disse infine con voce sempre più roca, rotta do continui respiri pesanti, mentre il naso continuava a impedirgli di respirare regolarmente e le orecchie sembravano non sentire più nulla, bloccate da un tappo e bucate da una spillo, incapaci di riprendersi.
- Per favore Bill, non vedi che sei uno straccio. Prendila. - Disse con tono autoritario, cercando di farlo ragionare, continuando a indicare il bicchiere.
Vederlo così, gli straziava il cuore, alle volte voleva essere lui al sua posto, pur di vederlo saltellare per casa con il suo sorriso inconfondibile, mentre in quel momento aveva perso ogni vitalità e il sorriso sembrava non voler uscire manco se pagato.
- No e poi no! Quella cosa mi fa solo venire una grande voglia di vomitare e mi fa stare peggio. Perché devo prendere una cosa tanto schifosa? - Disse alzando il tono della voce sempre roca, spezzata da respiri affannati, mentre gola e orecchie urlavano per il dolore, costretto ad ingoiare la saliva che da troppo tempo teneva in bocca, causandogli nuovo dolore, portandosi nuovamente la mano per massaggiare la gola e cercando di placarlo, portando l’altra mano ad un orecchio premendolo forte per evitare di sentirne dell’altro.
Il cuore gli si strinse, costringendolo ad abbassare gli occhi per non far vedere la pena, frustrazione e preoccupazione, che si dipingeva nei suoi occhi. –Non urlare, ti fai solo del male. - Disse con tono quasi supplichevole, coprendolo con uno straziato e autoritario. –E dai, prendi sta benedetta medicina, ti sentirai meglio. - Continuò, alzando la testa, fissandolo speranzoso.
Guardò il fratello dubbioso, lanciando un’occhiata acida al bicchiere, situato al suo fianco. –Tom, ti prego! Mi fa troppo schifo, è una cosa orrenda, dovrebbe sparire dalla faccia della terra. Se la prendo mi ucciderà, me lo sento. - Disse con voce troppo bassa, rannicchiandosi su se stesso, guardandolo con occhi da cucciolo, prendendo la coperta situata ai suoi piedi, in una frazione di secondo, portandola sopra di esso, nascondendosi, stringendosi sempre più su di se.
Sgranò gli occhi, impallidendo. Mai suo fratello era stato così veloce nel prendere qualcosa, che per di più era troppo lontano per le sue misere energie. La disperazione l’aveva portato fino a quel punto e se non si fosse messo sotto le coperte, non avrebbe resistito ai suoi occhi pucciosi. –Oh, Bill! - Disse con voce dolce, massaggiandogli la pancia, nascosta sotto le enormi coperte. –Non è mica veleno, è semplicemente Oki! E poi secondo te, ti lascerei morire così. - Concluse in fine con tono beffardo, ma dolce, perfettamente bassa e calda.
- Appunto è Oki! La medicina più brutta del mondo intero, peggiore di qualsiasi veleno esistente. - Ribatté, soffocato dalla coperta troppo pesante, che a stento faceva uscire la sua voce, fin troppo bassa.
Nella stanza regnava il silenzio, spezzato dai suoi continui respiri affaticati e da quelli del gemello calmi e regolari.
Abbassò di poco la coperta, facendo intravedere il suo capo e il volto più pallido del solito con occhi rossi e lucidi, provocati dalla febbre. –Devo prenderla per forza? - Chiese ormai rassegnato con un filo di voce, guardando il fratello negli occhi, mentre cercava di asciugare il più possibile le continue lacrime, involontarie che scendevano senza permesso, incessantemente, percorrendogli il viso perfetto.
Fecce un cenno di testa, rispondendo positivamente alla domanda posta, sorridendogli.
Sospirò devastato, uscì completamente dalle coperte troppo pesanti, incrociando le gambe e poggiando la schiena al muro, prendendo un respiro, incrociando le dita. Allungò il braccio verso il comodino, cercando piano il bicchiere mezzo vuoto, per non urtarlo e così trovarsi un comodino che sapeva di quella sostanza orrenda.
Sbuffò inorridito, portandosi il bicchiere sulle labbra carnose, secche e bianche, evitando di guardare il contenuto e ringraziando il cielo di non poter sentire quell’odioso odore.
Buttò giù tutto, in meno di un secondo, sentendo quell’orribile sapore di menta e chissà cos’altro, ignorò il possibile contenuto della sostanza per avvitare altro disgusto, trattenendo la voglia di vomitare, massaggiandosi incessantemente la gola e premendo costantemente sulle orecchie, cercando di trattenere il dolore, facendo uscire la lingua bianca, dovuta alla sostanza presa e gridolini di puro disgusto. –Bleah! Che schifo! Che Schifo! - Urlò accigliato, chiudendo gli occhi tenendoli ben stretti, agitando la mano liberà, scuotendo la testa con fare negativo, alzandola, facendo prendere aria alla lingua, invocando ossigeno e acqua fredda.
Tom non resistette, scoppio a ridere di gusto, portandosi la braccia alla pancia, schiacciandola, chinandosi su di se, mentre il fegato cominciava a fargli male per le troppe risate. Era una scena troppo comica, come faceva uno a trattenersi, se per di più si ritrova un Bill Kaulitz completamente schifiato. Suo fratello era una spettacolo comico già per le sue malefatte e stupidaggini, una continua sorpresa. Uno poteva rimanere ore a guardarlo senza mai smettere di ridere, osservando tutto quello che si inventava ogni volta. Ogni scena era diversa e anche quando dopo un po’ di tempo la ripeteva, era sempre qualcosa di eccezionale. Quindi come poteva trattenersi di fronte una scena come quella? No, non poteva assolutamente.
Si fermò, poggiò la testa al muro e alzò un sopracciglio, guardandolo dubbioso e scettico, quasi irritato. –Ma guarda questo! Beato te, che te la ridi.– Disse infastidito, mettendo il broncio, portando la braccia conserte al torace con ancora il bicchiere in mano, sbuffando scocciato.
- Ahah! Bill, te le rideresti anche tu. Mi fai proprio morire! - Disse tra una risata e l’altra, stringendosi sempre più, chinandosi maggiormente al basso, schiacciando il più possibile le braccia alla pancia, cercando disperatamente di asciugare la lacrime, incessanti.
- Vaffanculo! - Disse accigliato, alzando il tono della voce, girandosi dal lato apposto al fratello, guardando la finestra, distendendosi, liberando le braccia, portando le coperte sopra di se, sbuffando irritato, tenendo il broncio.
Smise di ridere, guardando la scena impalato e scettico, sorrise divertito, si avvicinò il più possibile al corpo esile della sua metà, mettendo un braccio davanti al suo per sostenersi, poggiando il proprio corpo di poco in quello debole del gemello, portando la mano libera sulla sua guancia bianca, bollente. –Dai cucciolotto - lotto, non te la prendere. - Disse con voce calma e dolce, sorridendogli, accarezzandogli la guancia calda.
- Uffa, tu ridi e io sto peggio di uno straccio. - Disse sbuffando, scocciato con voce bassa e roca, portandosi una mano sulle labbra, giocandoci, respirando lentamente e pesantemente, tenendo stretto il bicchiere.
- Su Billoccio, se ti da tanto fastidio, la prossima volta cercherò di non ridere, ok? - Disse ancora dolcemente, continuando a sorridergli, mentre con il dolso della mano accarezzava la fronte incandescente.
Si girò lentamente, guardando il fratello negli occhi, appoggiato lievemente al suo fianco, sostenuto ancora dal braccio al suo lato, mentre la mano continuava ad accarezzargli la fronte bollente. –Ok, Tomi! - Disse in fine con voce dolce, mostrandogli uno di quei sorrisi da mozzare il fiato, che solo lui sapeva fare.
Sorrise compiaciuto, spostandogli i capelli dagli occhi. –Bravo cucciolotto - lotto. –Disse ridendo, dandogli un colpetto sul naso perfetto e bianco. –Ma adesso riempi quel bicchiere, sicuramente metà della tua adorata Oki è sul fondo. - Riprese in fine beffardo, alzandosi dal letto, uscendo dalla stanza con passo calmo, ma veloce.
Sbuffò sonoramente, scrutando il bicchiere nella sua mano, spostando lo sguardo sulla bottiglia d’acqua posata sul comodino strapieno. Maledisse mentalmente chiunque avesse inventato quella polvere bianca orribile. Prese la bottiglia, riempiendo a metà il bicchiere, agitandolo lentamente per permettere all’acqua di prendere le ultime tracce della sostanza rimasta. Bevve tutto in un sorso, tossendo rumorosamente, forse aveva bevuto troppo velocemente, sentendo ancora quel gusto orrendo, facendo uscire piccoli urletti di puro orrore. Si domandò mentalmente, dove potesse essere il gemello. Chissà per quanto tempo l’avrebbe passato da solo?
Sentì dei passi che piano, piano diventavano più vicini e pesanti, ma non poteva essere il fratello, erano troppo rumorosi per essere di una sola persona, si chiese chi potesse mai essere o cosa.
Davanti la porta si ritrovò un ragazzo dai lunghi capelli castani, piastrati, dagl’occhi verdi accesi, sorridente più che mai, quasi saltellante con un sacchetto in mano, seguito da una ragazzo un po’ più basso dai capelli corti, biondi dai riflessi castani, dagli occhi nocciola che sorrideva debolmente con anch’essi un sacchetto in mano.
- Billoccio, come stai? Tuo fratello ti ha avvelenato in qualche modo? Io e Gus non eravamo molto convinti delle sue grandi capacità di curatore. –Disse beffardo il bassista, continuando a sorridere, entrando solare nella camera.
- Georg, ha ragione. Come potevamo lascianti nelle mani di quel maniaco, sciagurato. Non se ne parla nemmeno, a costo di accamparci davanti la porta.– Disse scherzoso il batterista, chiudendo gli occhi, acconsentendo con la testa, regalandogli un sorriso sincero, avvicinandosi tranquillamente al letto.
- E poi, chissà che noia a stare tutto solo, soletto qua, perché decisamente, ho seri dubbi che quel disgraziato del nostro chitarrista, ti faccia compagnia. - Disse scettico Georg, lanciando un’occhiata alla nuova figura che si era appoggiata allo stipite della porta, incurante.
- Ma figuriamoci se quello sciupa femmine, passa del tempo con un povero cucciolo abbandonato al suo destino. - Disse dubbioso il ragazzo vicino al letto del piccolo malaticcio, lanciando anch’esso un’occhiata alla figura sulla soglia della porta.
- Fatemi capire. Vi siete coalizzati tutti contro di me? - Disse con fare offeso, ridendo sotto i baffi. –E poi, mi sto prendendo molta cura del cucciolotto - lotto, gli ho appena fatto prendere l’Oki! - Disse con fare altezzoso, portando le braccia conserte al petto, sorridendo soddisfatto.
- Gli hai fatto prendere quella cosa disgustosa? - Chiesero all’unisono, quasi urlando, sgranando gli occhi increduli.
- Ehm…si. - Disse esitando, guardandoli scettici, liberando un braccio, mentre il gemello tratteneva a stento le risate.
- Oh, povero piccolo, sarai traumatizzato. Ringrazia lo zio Georg, che ti pensa sempre. - Disse dolcemente, avvicinandosi completamente al letto, apprendo il sacchetto che teneva in mano, estraendo un pacco, porgendoglielo gentilmente.
Per un momento esitò, non riuscendo a capire cosa fosse, ma appena vide un disegno a lui familiare, lo prese senza pensarci troppo. Appena l’ebbe in mano, i suoi occhi si allargarono, diventando lucidi. –Oh…Danke Schon, zio Georg. - Disse urlando dalla felicità, guardandolo con i suoi occhi pucciosi, regalandogli uno dei suoi magici sorrisi.
- Prego, felice che ti piacciano. Se fosse per quello sciagurato, quel sapore orrendo potevi tenertelo a vita. - Disse dolcemente, lanciando una nuova occhiata acida al chitarrista, mentre il fratello cercava di abbracciare l’amico, goffamente.
- A - ah, Bill, non muoverti troppo che ti fai male. - Disse infastidito il gemello, entrando in camera, avviandosi anch’esso al letto. –E non pensi che quei biscotti al cioccolato siano un po’ accesivi per uno che mangia a stento quando sta male. - Concluse dubbioso, lanciando un’occhiataccia al castano.
- Ma no, mica sono semplici biscotti, sono i suoi preferiti. - Rispose prontamente il nuovo “zio” Georg, sorridendo al piccolo malato.
- Ah, non dimentichiamo i cereali, se no il cucciolo come farebbe colazione. - Disse Gustav divertito, sedendosi ai piedi del letto, porgendogli la scatola.
Bill senza indugiare, afferrò la scatola, stringendola al petto, guardando il batterista pieno di gratitudine, facendolo sciogliere alla vista del suo nuovo sorriso.
- No, scusate. Ma avete svuotato il supermercato per caso? - Chiese scettico il chitarrista, guardandoli estreffatto, senza distogliere mai lo sguardo da loro due.
- Conoscendoti sapevamo che avresti fatto morire di fame il nostro cucciolo adorato e poi ci dispiace, ma noi dobbiamo proteggerlo, soprattutto dalla tua non curanza. - Rispose il batterista beffardo con fare altezzoso, mentre porgeva il sacchetto allo “zio” Georg.
- Uff, ma non è vero. Io mi prendo cura del mio fratellino. - Disse sbuffando annoiato con una voce piccola, piccola che sembrava appartenere ad un bambino di quattro anni, che voleva scusarsi per i guai commessi, portandosi un braccio sul viso per asciugare le lacrime, soffocando la vocina bassa.
Bill lo guardò preoccupato e dubbioso, cercando di capire da dove venisse quella vocina. –Oh, su dai Tomi, questi scemetti scherzano. - Disse dolcemente con voce raffreddata, chiudendo gli occhi, sorridendogli.
Tom guardò il fratello scettico e dubbioso, ma vedendo il suo sorriso e la vitalità che sembrava tornare non poteva di certo tenere il broncio. Fece un cenno di consenso, sorridendogli dolcemente.
- Bene, adesso io e lo zietto Gus, ci accampiamo ai piedi del tuo letto e finché il nostro piccolo bimbo non guarisce non si esce da questa casa, tranne per soddisfare i suoi capricci e riempire la dispensa. - Disse orgoglioso, indicando varie parti della casa e il diretto interessato, piazzando un sacco a pelo blu notte al lato del letto, dove si trovava la finestra, mentre il batterista faceva lo stesso dal lato opposto con il suo sacco a pelo rosso, sotto l’occhio scioccato del cantante e scettico del fratello con entrambi un sopracciglio alzato.
- Ma no, non c’è ne bisogno e poi, mica potete dormire per terra. - Disse il cantante frettoloso, guardandoli scioccato, muovendo velocemente le mani su e giù.
Georg e Gustav gli sorrisero dolcemente. –Tranquillo Billetto, non preoccuparti abbiamo i sacchi a peli più comodi dell’intera Germania e così ci facciamo anche le ossa. Non dire niente, perché noi da qua non ci muoviamo. - Disse cautamente il batterista, finendo di sistemare quello che per i prossimi giorni, sarebbe diventato il suo nuovo letto.
Continuava a guardarli scioccato, mentre i suoi occhi si facevano sempre più grandi e lucidi per la felicità. –Mi sento un coccolotto. - Pronunciò a voce bassa e roca, mente sentiva che il respiro diminuiva, respirando affannosamente con il naso completamente bloccato, portandolo a sentire le continue fitte alle orecchie e gola, cercando di inghiottire la saliva più lentamente possibile. Un colpo di tosse lo prese alla sprovvista, prosciugandogli completamente la gola, sentendola bruciare, mentre la tosse cresceva, facendogli aggitare irregolarmente il corpo, provocando nuove lacrime incessanti, chinandosi su di se, portando goffamente una mano alla bocca, provocandogli un nuovo giro di testa troppo intenso. Alzò lentamente la testa, poggiando la testa al muro, perdendosi nell’immensità del bianco, cercando di riprendere a respirare calmo, chiudendo gli occhi che continuavano ad essere bagnati dalle lacrime, portando una mano alla fronte incandescente.
I tre ragazzi erano rimasti paralizzati, impallidendo a quella scena, facendo crescere la frustrazione e preoccupazione, ad ognuno di loro si strinse il cuore.
Il batterista non resistette, non poteva vedere il più piccolo dei quattro in quella situazione straziante, non aveva mai conosciuto una persona tanto forte e debole allo stesso tempo, si avvicinò a lui, attirandolo a se, abbracciandolo forte. –Oh Bill, non c’è poi così tanta differenza tra te e un coccolotto. - Disse teneramente con voce bassa, avvicinandosi sempre più a quel corpo esile bollente, stringendolo sempre più nel suo abbraccio.
Si staccò da li a poco, accarezzandogli la testa che sembrava bruciare, spostando i lunghi capelli neri che ricadevano su i suoi occhi nocciola profondi, magnetici. –Cuccioletto, dormi un po’, poi ti sentirai meglio.– Pronunciò dolcemente con voce profonda, spostando completamente quelle coperte inutili troppo calde, permettendo al cantante di potersi stendere tranquillamente, facendo segno al bassista di chiudere la finestra per lasciarlo cadere più facilmente nel mondo dei sogni. Si alzò lentamente dal letto, prendendo le coperte per posarle su una sedia li vicino, sentendo piccoli lamenti di disapprovazione dal più piccolo, seguiti da respiri sempre più pesanti. –Tranquillo Bill, io, lo zio Georg e quell’impiastro di tuo fratello, siamo sempre qua non ti lasciamo solo. Dormi bene piccolo coccolotto. - Pronunciò teneramente in una carezza, spingendo il bassista e Tom nel corridoio, spegnendo la luce, chiudendo la porta lentamente.
Fissarono la porta in silenzio, sospirando, abbassando la testa abbattuti. Le lanciarono un’ultima occhiata prima di dirigersi verso il soggiorno, camminando lenti.
Il chitarrista era rimasto bloccato a fissare quella porta chiusa, che teneva segregato il fratello moribondo, sospirando amaramente, i due ragazzi si accorsero della sua assenza, girandosi lentamente verso la sua direzione.
- Lo sempre saputo che in fondo Tom Kaulitz avesse un cuore. - Disse divertito il bassista, avvicinandosi, sorridendogli beffardo. –Ma non penso che il nostro cucciolo, guarisca velocemente se il fratello rimane a fissare una porta. - Concluse con tono scettico, alzando un sopracciglio, fermandosi dinanzi a lui.
Sospirò amaramente, abbassando la testa abbattuto. –Dovrei lascialo solo, quindi? - Chiese tristemente in un sussurro, mentre il suo corpo veniva attraversato da un brivido.
- Oh Tom, quel piccolo fagotto non è mica solo, ci siamo noi e un fratello rompi scatole! - Disse beffardo, portando una mano nella sua spalla, sorridendogli divertito. –Facciamolo dormire un po’ e poi resteremo li finché non guarisce, così ci facciamo pure gli anti - corpi. - Concluse saggio, sorridendo all’ultima frase, avviandosi nuovamente nella direzione opposta dove aveva lasciato il batterista, che se la rideva sotto i baffi.
Guardò scettico la porta indeciso sul da farsi, spostò lo sguardo su i suoi amici che si erano fermati per aspettarlo, sorridendogli sinceri.
Diede un’ultima occhiata alla porta sorridendole, dirigendosi verso il duo quasi correndo.
- Mai più Oki! - Urlò disgustato ed infastidito con voce roca e raffreddata, un piccolo cucciolotto - lotto che risiedeva dietro quella porta ormai superata, piena di germi, causando una risata generale del trio che sparì dietro l’angolo, senza voltarsi.
Ok, anche questa è fatta! Terza one - shot sui Tokio Hotel completata.
Erano secoli che volevo scrivere una fan fiction concentrata solo su di loro *___*.
Per questo “capolavoro” dovete ringraziare l’influenza che mi sono beccata a fine luglio e che ho tuttora =__=, non vuole proprio andarsene, ma ditemi voi se una si può ammalare d’estate, che per di più abita nella calda Sicilia?! Sorvoliamo che sto delirando - . - .
Però c’è da dire che questa schifezzuola che ho creato, mi sia venuta in mente, perché vorrei che ogni tanto il mio fratellino si prendesse un po’ cura di me, mentre succede sempre il contrario, sarà perché sono la sorella maggiore?! Ok, sto delirando di nuovo e di conseguenza non so manco capire cosa mi è uscito, però che ci possiamo fare un autore non può, non amare una sua opera u.u!
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e le povere anime che con un gesto di generosità (o carità, chissà!) commenteranno.
sinceramente a me i Tokio Hotel, non piacciono per nulla, evito la loro musica, ma questa fic, mi è piaciuta molto, l'ho trovata molto ben fatta... brava... è la prima che ho letto e me ne sono innamorata subito!!!