da una serie originale:
"SEPARATE WAYS"
una fanfiction di:

Generi:
Sentimentale - Romantico - Azione - Fantasy - Soprannaturale
Rating:
Per Tutte le età

Anteprima:
Avevo troppa sete. Non ce la facevo più a resistere. Avevo bisogno di nutrimento, e di quello buono, non come la schifezza della settimana prima...

Conclusa: No

Fanfiction pubblicata il 11/05/2009 20:43:42 - Ultimo inserimento 12/06/2009
 
ABC ABC ABC ABC



 SCHOOL DAYS


Quel mercoledì di marzo era il mio primo giorno nella nuova scuola. Era la terza volta quell'anno che dovevo cambiare scuola, a causa dei casini che succedevano tutte le volte. A volte era colpa mia, a volte del mio fratello maggiore Laurie, qualche volta addirittura dei miei genitori, fatto sta che ogni volta che uno dei cosiddetti "casini" succedeva, dovevamo andarcene alla svelta dalla cittadina dove abitavamo, pena la visita di un addetto dell'Ispezione. Era questione di un attimo: bastava stare a digiuno solo per un'ora di troppo e pam! arrivava la strage. Quello che succedeva dopo era sempre la stessa cosa: valigie fatte in fretta e furia, per poi saltare sul primo volo disponibile. La meta non era importante, bastava che fosse lontana.
Quella volta era toccato a San Diego. La California non era esattamente la mia idea di "stato perfetto": troppo sole e troppo mare. Oltre a questo, però, era sempre meglio dell'Arkansas o del Texas. Avevo tanto insistito con i miei genitori perché mi iscrivessi ad una scuola pubblica, ma le mie domande erano rimaste inascoltate, quindi mi toccò frequentare un istituto privato, uno dei più costosi della città, oltretutto. Meno problemi burocratici e meno rischio di informazioni riservate che trapelavano, dicevano loro. Fighetti a tutta randa e ragazze con più trucco che cervello, dicevo io.
Comunque, quando entrai nel maestoso istituto "Derrick Wavenmyer" (che sembrava la reggia del Re Sole, tanto era grande e fastoso), per prima cosa diedi un'occhiata alla mappa dell'istituto. Cercando la mia aula, notai con disgusto che tutte le classi del corso del Linguistico, quello che avrei dovuto frequentare, erano colorate di rosa.
- Bleah! Con tutti i colori che esistono... - sbuffai sonoramente. Finalmente trovai la terza B sulla mappa. Memorizzai il percorso e mi accinsi ad imboccare il corridoio. Prima che potessi muovere un passo, qualcuno mi picchiettò la mano sulla spalla. Mi girai di scatto, ritrovandomi di fronte a tre ragazzi: il primo, a sinistra, aveva corti capelli biondi e una marea di piercing al sopracciglio; il secondo, a destra, aveva anche lui i capelli biondi, e li portava con una frangia assurda che gli copriva completamente gli occhi. Ma era il terzo che aveva attirato completamente la mia attenzione: alto, con i capelli neri scompigliatissimi e un paio di occhi verdi che non avrei mai smesso di fissare. Come mi aspettavo, i due biondini erano vestiti con degli abiti di marca: pantaloni AngelDevil, maglietta Dolce&Gabbana, scarpe Superga e la solita, ridicola cuffietta di Chanel. Il moro invece aveva un paio di comuni jeans neri, una camicia bianca e una cravatta nera. Anche se non si notava come nei primi due, sicuramente anche lui vestiva firmato da capo a piedi.
- Ehi, faccio così schifo? - mi chiese lui, sfoderando un sorriso a trentadue denti.
Scrollai la testa e mi ricomposi. - No, scusami, non volevo... - tentai.
- Non ti preoccupare, faccio questo effetto praticamente a tutte - fece lui, con aria strafottente. I suoi due amici si misero a sghignazzare.
Repressi a malapena l'istinto di tirargli una ginocchiata nei denti e di saltargli al collo.
- Lo vuoi un consiglio, cara la mia nuova arrivata? - sussurrò quindi lui, mettendomi una mano sotto al mento. - Io sono Nicholas. Impara presto il mio nome, tra poco diventerò una leggenda! - .
E ti pareva se non incontravo il solito sbruffone con il comitato di benvenuto...
- Capisco... - feci io, pensierosa. - Penso che sia giunto il momento di ricambiare con un altro consiglio... -
- Ah, sì? Come se il grande Nicholas avesse bisogno di consigli! E quale sarebbe? - .
- La prossima volta, quando faranno ancora la distribuzione dei cervelli, non metterti in ultima fila - proferii. Dentro di me pregavo che questo commento bastasse per fargli capire che con me non c'era da scherzare.
Non andò esattamente come avevo sperato. Pensavo che rimanesse stupito dall'affermazione, e così io avrei potuto andarmene alla svelta. Per tutta risposta, invece, lui mi afferrò fulmineo per i polsi e mi inchiodò all'armadietto, la cui anta produsse un rumore sordo quando la mia schiena la colpì. Non sentivo alcun dolore, ma gemetti leggermente, giusto per non dare sospetti.
- A me le ragazze troppo sicure di sé non sono mai piaciute... - iniziò.
Lo interruppi quasi subito: - Perché forse sono le uniche a poterti tenere testa? Non sono come quelle ochette con più trucco in faccia che cervello? - .
Alla mia domanda lui aumentò, e di molto, la stretta sui miei polsi, e io mi lasciai sfuggire un gemito di dolore. Stavolta faceva male davvero, era incredibile. La presa era davvero troppo forte, sentivo addirittura le mani intorpidirsi.
Nicholas intanto non proferiva parola, si limitava a guardarmi fisso, le pupille dilatate in modo abnorme. Mi avrebbe fatto quasi paura, se non fosse stato per il mio asso nella manica.
Osservai di sottecchi il suo collo. Le vene stavano ribollendo, il sangue scorreva veloce. Mi sarebbe bastato solo un momento per mettere fine a tutto. Certo, mi sarei dovuta di nuovo trasferire, ma questo aveva un'importanza secondaria. Mi preparai a scoprire i denti...
- Ehi, tu, lasciala stare! - un ragazzo stava correndo a perdifiato lungo il corridoio.
- Ci mancava solo l'eroe della scuola che arriva a salvare la povera, sperduta nuova arrivata... - mi lamentai. Nicholas non diede segno di aver sentito le mie parole, intento a fissare il ragazzo che stava arrivando correndo dal fondo del corridoio.
Il ragazzo, alto poco più di me, fece un gesto imperioso, come a voler sottolineare le sue parole. - Come supervisore scolastico, ti ordino di recarti immediatamente nell'ufficio della preside! -
- E io, come me stesso, ti ordino di andare immediatamente a cagare - . Nicholas non era affatto disposto a farsi sottomettere da quel ragazzo.
Scossi leggermente i polsi (per quello che riuscivo) per far sentire che io ero ancora presente: - Se mi lasciassi andare, sarebbe... -
- Sarebbe il caso che imparassi a startene zitta - mi rimbeccò Nicholas. Comunque, dopo avermi lanciato uno sguardo di profondo odio, mi lasciò andare.
- Evviva - sbuffai, guardandolo andarsene. - Primo giorno di scuola, e mi sono già fatta un nemico. Perfetto - .
- Dai, non ti preoccupare, Nicholas Gallagher abbaia ma non morde - il ragazzo si sistemò gli occhiali con la punta del dito e mi porse la mano: - Piacere, Jackson Burbank. Capo supervisore scolastico - .
- Leslie Logan - dissi semplicemente, stringendogli la mano a mia volta. Osservandolo per bene, notai che non era poi così male: alto, robusto, occhi azzurri, capelli corti neri. Gli occhiali con la montatura grigia che portava gli davano un'aria intellettuale, ma aperta e affabile allo stesso tempo.
- Forza, adesso muoviamoci. Sta per suonare la campanella - Jackson sciolse la stretta e mi fece un cenno, come ad invitarmi a seguirlo. Mi chiese in che classe mi avessero inserita e gentilmente me la indicò. Giunti davanti alla porta della 3°B Linguistico mi fece un cenno di saluto e mi lasciò sola.
Lo seguii con lo sguardo finché non scomparve oltre la curva del corridoio. Dopodiché mi voltai verso la porta. Inspirai a fondo:
- Coraggio, non può essere così difficile... In fondo, dopo aver affrontato Lucas, ormai sono pronta a tutto. Inoltre, non è la prima volta che cambio classe... - . Tirai l'ultimo respiro e afferrai la maniglia della porta.
- Ok, Leslie, si va in scena - .

Se fossi veramente andata in scena, il pubblico mi avrebbe accolto a suon di fischi e pomodori. A prima vista, sembrava che fossi entrata in una discoteca: musica house e techno a palla e raggi di luce colorati su tutte le pareti. Guardando meglio la scena, però, mi accorsi che in realtà la musica proveniva da un Ipod collegato a delle casse sparate al massimo volume (mi stupiva il fatto che un aggeggio così piccolo potesse produrre un caos del genere), e le lucine colorate sulle pareti non erano nient'altro che il riflesso delle innumerevoli paillettes presenti sulle borse ultrafirmate delle mie compagne.
Appena entrai, nella stanza calò il silenzio. Le ragazze (minigonna, top ultracorto e tacchi a spillo) si voltarono verso di me (pantaloni neri, maglietta rossa e Converse) e mi squadrarono da capo a piedi. Rabbrividendo, mi accorsi di essere l'unica a non avere il brillantino al naso.
"Ma che razza di posto è questo? Una colonia per figlie di papà?". Una ragazza si fece avanti tra tutte: maglietta e gonna D&G, scarpe Jimmy Choo e capelli che sicuramente erano passati tra le spazzole e le cure dei saloni Jean Louis David. Come facevo a sapere tutto questo? Semplice: quella ragazza non aveva niente addosso che non sprizzasse "$$$" da tutte le parti.
- Hai per caso sbagliato scuola? La scuola superiore statale è dall'altra parte della strada, cara! - cinguettò, con una nota di disgusto ben percepibile.
- Forse tu hai sbagliato luogo, tesoro. Il reparto cerebrolesi si trova all'ospedale "Sacred Heart", giusto in fondo alla via - replicai sprezzante.
La ragazza buttò indietro la frangia con una tale veemenza che mi venne voglia di ucciderla all'istante. Avrebbe sicuramente replicato qualcosa, se in quel momento non fosse entrato il professore.
Non finì lì. L'insegnante mi costrinse a uscire accanto alla cattedra per presentarmi alla classe. Mi alzai di malavoglia, mi appostai accanto alla cattedra, dissi frettolosamente: - Leslie Logan, piacere - e ritornai a sedere. Il docente mi guardò con aria indispettita, ma non fece una piega e iniziò la sua lezione.
Alla fine delle lezioni uscii dalla classe in un battibaleno. Nessuno mi salutò o comunque mi degnò di uno sguardo. Meglio così: chi mi ama mi segua, chi mi odia muoia pure.
All'uscita della scuola mi imbattei nell'ennesima scena sgradita: la ragazza che in classe mi aveva insultato stava facendo la civetta... Indovinate un pò con chi? Nicholas Gallagher, ovviamente!
Li dribblai, cercando di passare inosservata, senza successo. Infatti Nicholas si girò giusto in tempo per bloccarmi:
- Guarda guarda chi se ne va senza salutare! - trillò.
Sbuffai: - Gallagher, non ho tempo - .
Per tutta risposta, mi trascinò davanti a lui e, indicando la bionda, proferì: - Ti presento la mia fidanzata, Vanessa Burns! - .
- Ci conosciamo già, imbecille. Siamo nella stessa classe - sospirai con aria di sufficienza.
Vanessa allungò una mano verso di me con aria schifiltosa. Mi rifiutai silenziosamente di stringerla, guardandola negli occhi. Stizzita, Vanessa disse:
- Il mio Nick mi ha detto che sei una grande umorista sarcastica... Mi piacerebbe sentire un esempio di questo tuo umorismo sarcastico... - .
Colsi al volo l'occasione. Sfoderai il mio sorriso più falso e, con aria estremamente innocente, dichiarai:
- Piacere di conoscerti - .

E' proprio vero quello che a volte si sente in giro: certa gente ha un quoziente intellettivo inferiore a quello di un'oca. Vanessa rientrava in questa categoria.
Rimase a guardarmi con aria basita, mentre io mi allontanavo con passo veloce e Nick se la rideva sotto i baffi, evidentemente divertito dal fatto che la ragazza non avesse capito la sottigliezza della battuta.
Arrivata a casa, aprii la porta, trovandomi davanti mio fratello, Laurie.
- Finalmente, sei arrivata pulce! - ghignò. - Allora, com'è andato il primo giorno di scuola? - .
- Alla grande, direi! - sghignazzai. Vedere Vanessa fare quella figura davanti a Nicholas aveva largamente compensato la noia e le occhiatacce subite durante le lezioni.
Il volto di Laurie si fece serio all'improvviso.
- Passando ad argomenti più seri...
- Si? - lo incalzai.
- No, fa niente, lascia perdere - Laurie si girò dall'altra parte e fece per andare in cucina.
Lo bloccai, trattenendolo per il polso. - Lawrence William Noel Logan, che cosa mi stai nascondendo? -
Lui evitò il mio sguardo, borbottando: - Niente che tu non sappia già, Elisabeth Martha Emma Logan - . Sentire il mio vero nome sulle sue labbra mi fece montare un moto di stizza. Odiavo quell'accidente di nome da vecchia nobildonna. Se mi chiamavano tutti Leslie, un motivo c'era.
Ebbi un'illuminazione improvvisa: - E' per via di Lucas, vero? - .
Il braccio di Logan si irrigidì: - Ormai l'hai capito, tanto vale che te lo dica - . Si girò e mi guardò dritto negli occhi: - Ha detto che sta ancora aspettando la tua risposta, e di pensarci bene prima di rifiutare - .
Lasciai il braccio di Laurie e strinsi i pugni. Quel maledetto... Non glie l'avrei fatta passare liscia. Aveva decisamente superato ogni limite alla decenza.
- Ma come diavolo ha fatto a ritrovarci anche qui quello stronzo maledetto? - davvero non riuscivo a capacitarmi di quel fatto: come accidenti era possibile?
- Non ne ho idea, fatto sta che non mi piace. Non è mai stato così insistente, oltretutto - Laurie sembrava perplesso. - Comunque, rifletti bene prima di dare una risposta, sai bene che se non gli dai una risposta soddisfacente, le conseguenze potrebbero essere terribili. D'altronde, Dio perdona, ma Lucas no... -
Era un quadretto niente male quello che si profilava: un pazzo furioso mi stava alle costole, il primo giorno di scuola si era rivelato un fallimento totale e mi ero già fatta una nemica. Perfetto, davvero perfetto. Che cosa dovevo fare? Non ne avevo la minima idea. Ma perché diavolo non ce ne eravamo rimasti in Texas? Tutte a me dovevano capitare. Niente male, Logan, davvero niente male...



§ Author's corner XD §
Salve a tutti... Sono alla mia prima ff, quindi non siate troppo cattivi... Comunque, mi piacerebbe ricevere commenti sulla ff, per sapere se non vi piace, se c'è qualcosa che non vi convince o altre cose del genere... Cercherò di aggiornare presto per potervi fare avere un'idea più precisa X3...




...Continua nel prossimo capitolo


 
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