<i>[…]Vieni amaro capitano, vieni, o guida sgradita! tu, o pilota disperato, precìpita d’un colpo solo la tua barca stanca e tormentata dai marosi su quelle rocce aguzze! Bevo al mio amore![…]
[</i>Romeo e Giulietta<i>, scena III, atto quinto, William Shakespeare.]</i>
Lo specchio.
Che ingannevole oggetto.
Soprattutto se ti trovi dinanzi al famoso Specchio delle Brame.
Eh sì. Io, Draco Lucius Malfoy, l’ho ritrovato dopo che Silente se lo era nascosto nella Stanza delle Necessità, circondato da incantesimo che grazie al Marchio Nero impresso a fuoco sul mio avambraccio sono riuscito a neutralizzare. Ho il dubbio che quel vecchio lo abbia previsto, perché altrimenti farla così semplice?
Mi guardo negli occhi per un solo istante, perso nei pensieri. Com’è illusorio questo manufatto antico che mi si presenta dinanzi; quali perfette illusioni si possono ricreare dentro questa cornice pregiata, quali splendidi sogni si posso dipingere sotto il delicato bagliore di una candela, sulla superficie resa lucida grazie alle mie premure.
Quadri irreali di desideri nascosti, perfetti. Peccato che sia tutta un’illusione.
Eccoti lì al mio fianco, con un sorriso dolce sulle labbra rosee e morbide. Rispondi alle mie occhiate cariche di dolore dall’altra parte del vetro, allungo di lato una mano e il mio gemello fa lo stesso; ma mentre lui può stringere la tua, sentire la tua pelle calda e liscia, io non sento altro che il gelo e il nulla.
Come mi fa male, mi manchi da morire e soffro come non ho mai sofferto in vita mia. Mi doni il tuo sorriso e con le dita sfiori la mia guancia in una carezza dolce e, illuso, allungo la mia mano sulla tua, alla ricerca della tua presenza e costringendomi a chiudere gli occhi e sognare di sentirti.
Mi manca la tua pelle di pesca, il profumo dolce e fresco di cannella che scivolava tra i tuoi boccoli, il sapore umido della tua bocca.
Mi mancano le tue dita sulla mia carne, quel tocco che ora rivedo in una crudele illusione e che desidero quasi quanto l’aria stessa. Perché te ne sei andata?
Che meraviglioso sogno sa donarmi il paesaggio nella cornice. Osservo avido ogni particolare più piccolo e insignificante, dalla piega così naturale ma precisa della tua camicia immacolata della divisa al riflesso perfetto della luce sulla superficie lucida delle tue scarpe nere.
Sposto gli occhi per un solo attimo sulla cima della cornice, privandomi di te.
‘Erouc li am otlov li ottelfir non.’
Non rifletto il volto ma il cuore.
E questo che desideri, cuor mio? Cuore di pietra, avvelenato dal buio e dall’odio, reso nero dalla rabbia, è questo che pretendi? Cerchi il dolore per alleviare le tue sofferenze, quando sai che non appena la rivedremo ti spezzerai per rigenerarti il mattino successivo?
Che orrendo giudizio, mi sento come Prometeo che come punizione per aver concesso agli uomini il fuoco lo legarono ad una roccia, costringendolo a farsi mangiare il fegato da un aquila per l’eternità. E così io sono Prometeo incatenato ai miei sogni e il dolore si ciba del mio cuore che si rigenera ogni mattina.
Sospiro e sul tuo volto irreale si dipinge un’espressione di educata curiosità. Sei sempre stata educata, precisa, adorabile quando rispondevi a tono alle mie frecciate. Crudele talvolta, ma di una cattiveria passionale e che sul tuo volto era perfetta come sul mio è perfetta la freddezza.
Il mio quadro dipinto dal cuore, la mia visione di paradiso si muove, ondeggia come il riflesso sull’acqua colpita da una sasso e scompari, per riapparire dall’altra parte dello scaffale sul quale sono poggiato.
Ma hai un’espressione seria e distaccata che non mi piace, che mi trafigge il cuore come uno spillo. Perché?
«Sei venuta, allora.»
«Ero curiosa.»
Non menti, non c'è passione nella tua voce, non c'è amore, solo quel gelo che conosco bene perché lo sento ogni giorno tra le mie parole. Tranne ora.
Buffo, per una volta sono io quello ad essere illuminato dalla luce della candela e tu quella ad essere avvolta da un'oscurità azzurrina e polverosa. Per una volta sono io ad avere una scintilla di insana speranza negli occhi e tu quella ad avere solo un freddo distacco.
«Che cosa vuoi?»
«Vederti.»
Vederti, vederti da sola senza lo Sfregiato e lo Straccione che ti gravitano attorno come se non potessero fare a meno di te. Ma sono solo dei bugiardi, perché solo <i>io</i> sono l'unico che sia mai veramente dipeso da te; e lo sono ancora, non credere.
«Malfoy io…»
«No. Zitta.»
<i>Malfoy.</i>
Quanto mi fa male sentire il mio cognome uscire dalle tue labbra, quando ti ho sentito pronunciare il mio nome in sussurri carichi di amore e passione, come mi fa male la tua voce ora così lontana.
Ma ti ho zittita per un motivo. Mi alzo e ti vedo irrigidire, che c'è hai paura di me? Hai paura che possa farti del male? Sai bene che in fondo non oserei mai. Mi avvicino alla cornice dello specchio, lasciandoti sola a incontrarti con il tuo riflesso, mentre posso posare le mie iridi ormai spente sulla tua immagine reale.
Non l'illusione di cui ho vissuto per interi pomeriggi.
«Che cosa vedi?» ti domando con la voce roca. Non sono più abituato a parlare.
Ti avvicini entrando nella luce, il tuo ambiente naturale perché l'oscurità è mia, e scruti il tuo riflesso, gli occhi ti si inumidiscono, ti porti una mano al cuore e ti guardi indietro, voltandoti poi con lo sguardo basso.
«Che cosa vedi?»
Non mi dai risposta, alzi solo le tue iridi mielate. Merlino… Quasi non ricordavo quanto fossero belle e calde, come se quell’oro fuso sapesse infondermi calore proprio al centro del petto, dove da tanto non sentivo altro che vuoto e gelo.
«Bene.»
Mi scosto dalla cornice e ti vengo davanti. Come sei piccola e graziosa, desidero stringere le braccia attorno al tuo corpo caldo, ho bisogno del tuo calore perché ho tanto freddo. Nemmeno il fuoco più vivo potrà mai scaldarmi come fai tu.
«Hermione, noi due…»
«No! Non chiamarmi per nome!» sibili. Smetto di respirare per un colpo così forte; sei crudele, ti ho insegnato bene allora. Qualcosa nella mia espressione ti fa esitare, devo avere un aspetto orribile ai tuoi occhi, ma continui. «Noi due non possiamo stare insieme, perché non riesci a comprenderlo? Viviamo in due mondi diversi, non siamo fatti per stare assieme.»
«Non è vero e lo sai anche tu!» ruggisco disperato. Sono davvero pietoso, ma è tutta colpa tua se mi sono ridotto a simili livelli. Ti afferro per le spalle ma tu con una scrollata ti scansi da me.
«Io so che <i>non</i> siamo fatti l'uno per l'altra. Io ho la mia vita, tu hai la tua e non possiamo unirle, perché non capisci?»
«Sei tu che non vuoi capire! In quello specchio c'ero io, c'ero <i>io</i> accanto a te! Ammettilo!»
Ti si riempiono di lacrime gli occhi, la pelle sulle guance ti si arrossa e diventi ancora più bella. Ma perché piangi? Perché è vero che ho ragione io. Ero con te nel tuo riflesso, tu mi ami ancora come io amo ancora te.
«Sì, c'eri tu.»
«Hai visto che...»
«Ma non eri con me.»
«Cosa?» rimango di stucco e il mio cuore comincia ad incrinarsi. No, non puoi dirmi questo.
«Eri lontano. E io ero insieme a Ron ed Harry.» cominci a piangere, le lacrime scorrono copiose mentre mi fissi. Devo farti proprio pena se stai piangendo per me.
Si volta e scappa, lontano, lontano dal mio cuore e io rimango fermo, a guardare dove c'era un attimo prima lei e la sua bellezza, mentre abbasso lentamente le braccia lungo i fianchi.
Mi vuole lontano da sé e vuole solo i suoi due migliori amici accanto. Non c’è posto per l’odiato nemico, per l’infida Serpe che ha amato in barba a tutte le regole, non c’è posto per me nel suo cuore; ed è proprio il suo cuore che mi rifiuta e mi caccia, il suo cuore che ha distrutto in modo totale il mio.
L’ho persa, lei non sarà più mia. L’ho odiata, l’ho desiderata e l’ho avuta. E adesso l’ho persa senza poter fare nulla per riaverla.
La mia vita non sarà mai più la stessa, era un’alternativa che avevo previsto in caso di un suo rifiuto e mi sono preparato con il necessario.
Mi rimetto seduto dove ero prima del suo arrivo, poggio la testa sullo scaffale e guardo di sbieco lo Specchio: quasi avesse aspettato solo la partenza della sua parte reale di nuovo lei sbuca di fianco a me.
Mi carezza i capelli come una madre premurosa e mi regala ancora quel sorriso che non vedrò mai più rivolto a me, me soltanto. Lo rivolgerà allo Sfregiato o allo Straccione, ma non a me. Non mi beerò della luce che emana, dell’aroma dei suoi capelli che vedo ma non sento, nulla di nulla.
Il Marchio Nero mi brucia sull’avambraccio sinistro, il Signore Oscuro chiama. Mi dispiace ma stavolta il suo servo non verrà mai più, hanno ucciso il suo cuore e non è rimasto niente di lui se non un guscio vuoto.
Con un sorriso amaro, sempre guardandoti nel riflesso delle mie speranze distrutte, dei miei sogni più belli, dalla tasca estraggo una piccola boccetta scura. La osservo davanti ai miei occhi, non una targhetta le dà nome, non un segno per riconoscerla, solo io la conosco perché l’ho fabbricata con queste mani che non ti toccheranno mai più.
Ti guardo di nuovo, ora anche tu sei concentrata su quella boccetta ma continui a sorridere dolce, sai già cosa mi aspetta e mi continui a carezzare come una madre che accompagna il proprio figlio nel sonno.
Con un risucchio stappo ciò che mi darà la salvezza dal dolore, che mi porterà via sin dentro il mondo delle mie illusioni, per sempre.
«Alla salute.» mormoro, accennando col capo a te. Alla tua salute, mia dolce ragazza.
In un solo sorso svuoto l’ampollina e la lascio cadere a terra, dove si frantuma in mille piccole schegge. Sappi che lo faccio per te, mia adorata, solo per te e anche per me perché sono il solito egoista; comincio a sentirmi debole e la sonnolenza sta già strisciando verso la mia coscienza.
Ti sorrido, dopo tanto tempo il mio volto pallido si anima di un sorriso sincero, carico d’amore per te e tu mi rispondi chinandoti sulla mia figura che lentamente si abbandona languida su questo banco che è la mia tomba.
Le palpebre sono pesanti e le lascio abbassare pian piano, gustandomi l’ultimo tuo riflesso, i tuoi boccoli luminosi e la tua pelle di pesca e rimembrando il tuo dolce profumo che non ho avuto la capacità di recepire questa sera e il calore che non ho potuto provare abbracciandoti.
Sappi che ti ho amato e che ti amo ancora, lo dico e lo penso su questa tomba fredda, alla presenza della tua illusione.
Muori con me, mia Luna.
«Addio, mia Hermione…»
<hr>
Mentre scrivevo io per poco non mi metto a piangere ç__ç Mi scuso se magari non è un gran che, ma avevo una voglia assoluta di scrivere qualcosa di tragico su loro due. Poi con la canzone di ‘Sleeping Sun’ dei Nightwish come sottofondo, sto per scoppiare in lacrime.
Come al solito Draco è parecchio teatrale e giuro che mi sono accorta in ritardo che praticamente mi sono ispirata senza volerlo a ‘Romeo e Giulietta’, che adoro.
Spero che vi sia piaciuta e che la mia ispirazione del momento abbia dato buoni frutti.
Grazie mille a chi legge e a chi commenta (anche se tanto dopo ringrazio tutti, uno per uno XD).
Mei - chan.
T________________________________T Ma...ma...ma è tristissimaaaaaa!!!! AAAAAARGH, NO, ACCIDENTI, MEISIN MI HAI FATTO COLARE TUTTO IL MASCARA!!! ACCIDENTI!!!! Nuuuu, Dracoooo...povero, dai che crudele Hermione...no, non è vero...poveroooo...che tristezza...cmq la fanfiction è bella come al solito, proprio bellissima!! Ma che gli fai tu a 'sti due, tutte le fanfic che scrivi con 'sto pairing sono meravigliose!! ^__^ Eehhe... Bacioni, Kuda
*_________* Grazie Kuda! E\' un po\' che non scrivo ma ho intenzione di rimettermi all\'opera *_* Grazie mille, sono così contenta che ti sia piaciuta! Grazieeeee! :)
Molto bella, mi piaccioneo di tanto in tanto le tragedie. Poi su questa coppia sono uno spettacolo leggerle. Complimenti per la tua fic, è molto bella. Anche io adoro Shakespeare, complimenti ancoraaa.
Grazie, quanti complimenti >///< Figurati, non ho intenzione di far morire Draco un'altra volta, mi piange il cuore al solo pensiero O__O Dai, che con 'Iwu' ('I want you' abbreviatissimo XD) ti risollevo il morale! Ciau ciau ^__^
Bacioni, Kuda