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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Death Note
Titolo Fanfic: IL GIORNO DOPO LE "CAMPANE"
Genere: Erotico, Introspettivo
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: Spoiler, Lemon, Shounen Ai, Yaoi
Autore: cristina-mirai galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/11/2009 23:21:44 (ultimo inserimento: 12/11/09)

Sintesi ad inizio del 1° Cap.. 150 caratteri sono troppo pochi.
 
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- Capitolo 1° -

Salve a tutti.
Vorrei partire da un presupposto molto semplice: di tutti i fan di Death Note, io sono l’ultima nella lista nonché indubbiamente la meno preparata a riguardo!
Dico questo perché sono fan di DN e di Elle da si e no due settimane e la mia conoscenza viene prettamente dall’anime e dalle scan del fumetto, quindi chiedo venia a tutti i lettori per la mia presunzione di poter scrivere qualcosa in merito!
Detto questo, è da così tanto tempo che non scrivo qualcosa che non sapevo quante e quali cose mettere per indicare questa fic.. shonen, yaoi e lemon.. ci sarà tutto, quindi.
Premetto che alcune cose forse risulteranno poco chiare.. ma se avete la voglia continuate a leggere =)
Grazie mille per l’attenzione.
E ora..

Buona lettura a tutti.




...

...

...

Il suono di uno sparo ed il proiettile che schizza via dalla canna.

----

DON.. DON..
Lo spazio percorso dal batacchio di ottone era assordante mentre attraversava lo spazio vuoto prina di incontrare la parete della campana..
DON..
BANG!!..

Un altro sparo.
DON..
BANG!

DON..
BANG!

Ancora e ancora, mentre fermo e preciso lo sguardo di Yagami puntava senza esitazione la sagoma nera e priva di volto, bersaglio al poligono di tiro; mai un errore, sempre e comunque la luce finiva a filtrare attraverso il foro creatosi all’altezza del cuore della sagoma.
Le braccia sollevate e tese, ambe le mani sull’impugnatura della pistola, l’indice destro sul grilletto mentre il fumo prodotto dall’ultimo sparo andava lentamente svanendo sfocato alla vista di Yagami.
DON.. DON.. DON.. DON..
Ancora.
Il suono delle campane non si decise a cessare.
Sotto il suo sguardo, tolta la sagoma colpita ecco presentarsi una nuova pronta all’uso; osservò il passaggio dall’una all’altra e solo alla fine di esso Yagami cessò di prestare attenzione, sospirando con fare infastidito e abbassando il braccio destro trattenendo la pistola mentre con l’altra mano andò togliendosi le cuffie protettive muovendo appena i lisci capelli.
DON.. DON..
Ad occhi chiusi aspettava di vedere se smettessero di suonare, ma nulla.. continuava a sentirle battere quel tempo immutabile ed ossessivo.
Con malagrazia lasciò andare la pistola sul piano di tiro quasi a creare un suono di contrasto alle campane e si diresse verso l’uscita.. medesimo tentativo con il picchettare delle suole mentre avanzava; alle sue spalle nessuno, né Ryuuk né Rem, il primo perché in compagnia di Misa, la seconda perché sotto interrogatorio di Elle.
Fuori dal poligono richiamò l’ascensore, ne attese l’arrivo e dunque vi salì, diede le spalle alla parete di fondo appoggiandovisi mentre richiamava le braccia al torace, premette il pulsante del piano cui era diretto e chiuse gli occhi, in attesa.
Rifletté, mentre i piani si susseguivano: c’era sempre stato il piano dedicato al poligono di tiro al quartier generale messo su per iniziativa di Elle? Lui ne aveva mai fatto uso, in precedenza?
Ipotizzarne la presenza non sarebbe sciocco, se si ritiene necessario ad un poliziotto l’esercizio e la buona abilità nell’utilizzo delle armi da fuoco, eppure a memoria quella era la prima volta che ne usufruiva?
Possibile che non sapesse?
No, assolutamente Impossibile.
Era d’obbligo che ogni cosa fosse sotto il suo controllo.. tutto!
Dal giorno in cui divenne possessore del Death Note, il quaderno della morte..
Dal giorno in cui divenne Kira.. il giustiziere.. l’assassino.
Da quel giorno ogni domanda pretendeva una risposta.. ogni mossa avversaria un contrattacco.
E dunque, questo poligono di tiro.. dov’era in passato?
Con gli occhi chiusi pensava e si, ne era certo: quella era la prima volta in assoluto che vi metteva piede e che ne scopriva la presenza al quartier generale. Avrebbe dovuto porsi delle domande.. eppure in cuor suo fu come se nulla vi fosse di sbagliato. Tutto era nella norma delle cose e pienamente sotto controllo.
Con intervalli regolari i numeri indicanti i piani percorsi si illuminarono e si spensero, decine e decine l’una dopo l’altra fin quando l’ascensore non prese a rallentare lasciando in Yagami la sensazione di pressione simile a quando un aereo perde di quota spingendolo ad aprire gli occhi semi celati dai capelli per via dell’angolazione del mento; un’altra manciata di secondi e il campanellino di avviso chiarisce l’arrivo al piano desiderato.
Osservò le porte chiuse cominciare ad aprirsi lentamente fino alla fine, diede un colpo secco di reni così da staccarsi dalla parete ed uscì da esso, immettendosi invece nello studio del quartier generale.
All’interno di esso tutto risultò come sempre: il divanetto con il piccolo tavolino davanti, le sedie davanti ai computer, i monitor che trasmettevano le immagini delle camere tenute sotto sorveglianza continua.
Tutto nella norma.
Tutto.. non fosse che alle postazioni e in giro non si sentiva un anima.
Come mai, avrebbe dovuto chiedersi?.. Non lo fece.
Passando in rassegna il posto vuoto, scivolando senza particolare attenzione sui monitor, in conclusione finì a concentrarsi su uno in particolare di essi: in alto, vagamente sulla destra.. le telecamere riportavano le immagini della camera di Ryuzaki, in apparenza vuota anch’essa.
Osservò.
Ryuzaki.. Ryuga.. Elle..
Elle.. la mente in grado di muovere le forze dell’ordine mondiale.. il grande investigatore..
Il nemico N° Uno di Kira.
Per diversi secondi rimase a fissare quella schermata senza che cambiasse nulla, nella mente il suono delle campane ancora presente.
Non aveva un’espressione contenta, Yagami.. le sue labbra sottilmente chiuse l’una sull’altra senza accenni di sorriso, gelido lo sguardo sul suo volto.
Passò diverso tempo così, con le mani alle tasche, per poi spostare la sua attenzione e prendere a camminare di nuovo per dirigersi, un passo dopo l’altro, verso le scale che l’avrebbero condotto al piano superiore delle stanze adibite ad uso personale dei membri della squadra.
DON.. DON.. DON..
TOC.. TOC.. TOC..

Ad ogni passo corrispondeva un rintocco delle campane.
Continuò a camminare e ancora non si vedeva nessuno.
Raggiunse il corridoio e prese a percorrerlo, oltrepassando una ad una le porte chiuse alla sua destra.
Poi arrivò: s’arrestò mentre i propri occhi osservavano il punto di fuga del corridoio.
L’iridi scivolarono lungo il bulbo dell’occhio verso destra, anticipando il conseguente movimento del viso.
Inquadrò la maniglia.
La mano destra uscì dalla tasca dei pantaloni adagiandosi sul pomello.. il freddo dell’ottone colse la sua pelle.
Ruotò il polso.. la serratura scattò.
Sospinse la superficie della porta e quindi puntò la propria attenzione sull’interno mentre un lieve cigolio distorceva il silenzio apparente intorno a lui.
Vuota così come l’aveva vista nel monitor, i suoi occhi si trovarono a fissare il proprio riflesso dato da giochi di luce: il nero della notte fuori creava sfondo alla vetrata così da rendere la finestra uno specchio evanescente.
Fece un paio di passi avanti e chiuse la porta dietro si sé, continuando a tenere d’occhio quello spazio arredato e freddo come solo ciò che contiene materia può essere..
Solo a seguire i suoi occhi si mossero in direzione diversa da quella avanti a sé.. quando una voce dall’intonazione vuota e incolore distorse il vuoto.

= Hai bisogno di qualcosa.. Light? =

Screziati di amaranto, gli occhi di Yagami intrecciarono quelli altrui intrisi di una luminescenza azzurro cobalto.
Davanti a lui si presentò Ryuzaki.
Davanti a lui.. si presentò Elle.

 
Continua nel capitolo:


 
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