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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Persone famose e TV
Dalla Serie: Tokio Hotel
Titolo Fanfic: UNA GIORNATA PARTICOLARE
Genere: Comico, Fantascienza
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: lally-mangaka galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/11/2009 10:09:43

Cosa succederebbe se Bill Kaulitz scambiasse il suo corpo con quello di una sua fan?
 
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UNA GIORNATA PARTICOLARE
- Capitolo 1° -

Autore: Lally-chan
Titolo: Una giornata particolare
Raiting: Pg13
Avvisi: Oneshot
Note: Comica - Fantascienza
Riassunto: Cosa succederebbe se Bill Kaulitz scambiasse il suo corpo con quello di una sua fan? XD

Disclaimer: I Gemelli Kaulitz non mi appartengono in nessun modo.
Tutto ciò che è scritto di seguito è puramente inventato senza nessun riferimento alla realtà dei fatti,e niente di ciò che è descritto è a scopo di lucro.



La stanza era completamente buia, se non per un vago bagliore proveniente da un computer acceso. La freccina girava vorticosamente per lo schermo, bramoso di trovare qualcosa; un gridolino di gioia confermò l' avvenuta scoperta.
< Mio Dio...queste sono ancora più realistiche di quelle che ho salvato ieri! >
Un'immagine brillava ora negli occhi della ragazza: Bill e Tom in una posizione tutt'altro che fraterna si davano da fare per riprodurre chissà quale mossa del Kamasutra, ammesso che tale posizione fosse mai esistita, distesi su un letto pieno di rose.
< Maria, è ora di cena; scendi! > la chiamò la voce della madre fuori dalla porta. < Ma insomma...!> continuò indispettita. < Che bisogno hai di chiuderti continuamente in camera!?Apri la porta!!! >
< Arrivo! > sbuffò Maria spegnendo il pc.
< Scommetto che eri di nuovo sul computer! > sbraitò la madre appena la soglia fu aperta. < Che avrai mai da vedere sempre in quello schermo lo sai solo tu!Un giorno o l'altro sarei proprio curiosa di vedere che diavolo ci fai con quell'arnese! >finì ancora nervosa mentre lei e la figlia scendevano le scale dirette in cucina.
A Maria scappò un risolino.
"Se tu riuscissi a vedere anche una minima parte delle immagini che ho salvato sul computer, come minimo mi diserederesti! O mi sbattereresti fuori di casa dandomi della depravata!" pensò tra sé Maria.
< Allora tesoro! > le sorrise il padre venendole incontro dal salotto. < Oggi qualcuno festeggia gli anni o sbaglio? Tanti auguri di buon compleanno. > fece, porgendole un pacchetto quadrato.
La ragazza lo ringraziò con un bacio e scartò il regalo senza complimenti.
< Una barbie...? > pronunciò con un misto di disgusto e di delusione.
< Ma come non ti piace? Fino a poco tempo fa ti piacevano le bambole. > rispose l'uomo costernato.
< Papà...ho smesso di giocare con le bambole a diec' anni! Sono grande ormai! >
< Potresti mostrare un po' di gratitudine a tuo padre! L'importante è il pensiero! > si intromise la madre.
< Poteva evitare di spendere inutilmente questi soldi! Se passasse un po' più di tempo con me saprebbe quali sono i miei gusti o i miei interessi! Invece per lui esiste solo il lavoro! E per qualche inutile regalo che mi fa ogni tanto pretende pure che io gli sia grata? >
Quasi non fece in tempo a terminare la frase che la madre la zittì con un sonoro ceffone ammonitore.
< Non ti azzardare mai più a parlare in questo modo a tuo padre! E' merito suo se ogni sera trovi da mangiare a tavola! > urlò irosa la donna alterata. < E ora fila in camera tua! >
Maria non riuscì a trattenere le lacrime.
< Vi odio! Siete i genitori peggiori del mondo! Detesto questa vita mediocre con questa famiglia mediocre in questa casa mediocre!!! > urlò correndo in camera e sbattendo la porta.
L'ultimo rumore che si sentì fu la chiave che girò nella toppa della porta, e il pianto della giovane che si era buttata sul letto depressa e senza più forze. Passarono parecchi minuri di sfogo più che giustificato, in cui la ragazza osservò la bambola regalatagli dal padre che teneva ancora in mano.
< E' orribile... > sibilò Maria prendendo una forbice dalla scrivania e cominciando a tagliarle i capelli della barbie per poi tingerli con una tempera nera che aveva in un cassetto della scrivania. < Ora sì che sei bella. > sorrise.
Ormai stanca di tutti quegli avvenimenti, la giovane lanciò in un angolo la bambola "modificata" e si rigettò tra le coperte sfinita. Iniziò a fissare sovreppensiero il poster di Bill Kaulitz sulla parete accanto a lei e finalmente un po' di tranquillità la pervase.
< Ahhhh... > sospirò mezza addormentata. < Chissà come sarebbe essere Bill Kaulitz...vorrei poter provare ad essere lui per sentirmi libera... >
E senza accorgerse sprofondò nel sonno.

******

La camera era ancora buia quando Maria si alzò quella mattina.
La giovane si mise a cercare a tentoni le ciabatte, che dovevano essere nascoste probabilmente sotto il letto, e non trovandole si diresse alla porta della stanza senza.
Abbassò la maniglia, ricordandosi però subito di aver chiuso l' uscio la notte prima, e si stupì nel scoprirla aperta. Come aveva fatto sua madre ad aprirla?
Si avviò in corridoio titubante e ancora assonnata, cercando di abituare la vista alla luce, ma ciò che vide la lasciò confusa: quello non era il corridoio di casa sua! Dove diavolo si trovava?
< Mamma?! Mamma?! > iniziò a urlare istericamente aprendo tutte le porte della casa.
Nulla.
Arrivò al bagno ed aprì anche quella, scoprendo che li c'era qualcuno che stava facendo presumibilmente una doccia.
< Mamma...? > fece avvicinandosi.
Il suo sguardo venne attirato da un'immagine appiccicata allo specchio: un poster di Bill Kaulitz?
Cercò di afferrarlo con la mano, ma l'unica cosa che toccarono le sue dita fu la liscia e levigata superficie vetrosa. L'immagine presente sullo specchio aveva ripetuto esattamente lo stesso gesto.
Maria iniziò a toccarsi istericamente i capelli, poi la faccia.
Cosa significava tutto ciò?
Era forse un sogno?
Doveva constatarlo.
D'istinto, non riuscì a fare a meno di tirare l'elastico del pigiama e dei boxer per vedere cosa potesse esserci sotto.
C' era tutto quello che immaginava di trovare, proprio lì, davanti ai suoi occhi.
< Oh mio dio! > non potè fare a meno di urlare prima di svenire.
La persona che si stava lavando, sentendo il grido provenire dall' interno della stanza, uscì immediatamente dalla cabina doccia, non badando certo al suo aspetto, ed aiutò Maria a riprendersi.
< Bill! Bill tutto bene?! Cosa è successo? Perchè hai urlato? Ti sei fatto male? >
La ragazza poco a poco si riprese ed aprendo gli occhi non potè che rimanere pietrificata alla vista di Tom Kaulitz...nudo.
Ovviamente lo sguardo cadde subito in QUEL punto.
La pressione mista ad adrenalina le salì fino al cervello, facendola sanguinare dal naso, prima di un nuovo svenimento.
< Bill...Bill! O mio dio, Bill! >

******

< Maria! Maria apri questa cavolo di porta! Devi andare a scuola! >
Bill ancora confuso ed in uno stato di dormiveglia, si alzò di malavoglia dal letto con un viso scuro e assonnato.
< Ma chi diavolo urla a quest'ora? >boffonchiò mentre l' occhio gli cadeva sulla radiosveglia poggiata sul comodino che indicava le 7:00. < Le sette?! Non ci penso neanche ad alzarmi a quest'ora! La partenza per il concerto è stata fissata per mezzogiorno! > pensò alterato.
< Maria alzati o farai tardi! > bussò insistentemente una donna alla porta.
< Signora, qui non abita nessuna Maria e ora mi lasci dormire in pace o chiamerò la polizia per le molestie che mi sta arrecando! > urlò il moro infastidito.
La frase gli morì in gola.
Di chi era quella voce?Non era la sua!
Che avesse preso ferddo durante la notte o gli fosse successo qualcosa alle corde vocali?
Si alzò immediatamente alla ricerca dell'interruttore per accendere la luce e, dopo essere inciampato in una sedia ed aver sbattuto il naso contro la porta, riuscì infine a trovarlo. Appena la camerà si illuminò, il cantante non riuscì a trattenere un gridolino di terrore scoprendo di essersi svegliato in una camera che certo non era la sua.
Dove cavolo era finito?
Aprì la porta, che non ricordava di aver chiuso, e scese le scale che portavano al piano terra, entrando in quella che sembrava una cucina.
Una donna era tutt' intenta a preparare delle frittelle sul fornello dall' altra parte della camera, dandogli le spalle mentre canticchiava qualche canzone anni '80.
< Finalmente ti sei decisa a scendere! Sono già le sette e un quarto; arriverai tardi a scuola se non corri subito a darti una lavata e a vestirti! > lo rimproverò la signora. < E...a proposito...stasera pretendo che tu chieda scusa a tuo padre per il tuo comportamento di ieri! Non accetto rifiuti, o non andrai al concerto domani sera. > concluse.
Bill, il volto sconvolto e contratto in una smorfia di puro orrore, era rimasto ad ascoltarla in silenzio, pietrificndosi sempre più ad ogni nuova parola proferita dalla sconosciuta donna.
< S-signora...ci deve essere un malinteso...io sono Bill Kaulitz, non sono sua figlia Maria! > balbettò dubbioso e sconfortato. < La prego se questo è uno scherzo me lo dica! >
< Non mi sembra questo il momento di scherzare! Fila a cambiarti! >
< Ma signora...lei non capisce... >
< Vai! > urlò stizzita la donna.
Bill non potè fare a meno di ubbidire, anche se non ne capiva realmente il perché, ed uscì dalla cucina salendo le scale velocemente in cerca del bagno. Vi entrò con uno scatto quasi felino e subito un urlo si levò nell'aria raggiungendo anche il piano inferiore dove stava ancora cucinando la signora.
< Cosa c'è ancora?! > urlò da donna. < Cos'è tutto questo baccano?! Lavati,vestiti e scendi! O vuoi che mi arrabbi davvero? >
Il moro, dal canto suo era rannicchiato in un angolo del bagno le braccia strette intorno al petto nudo che lasciava trasparire un piccolo seno sodo di una ragazzina in via di sviluppo.
< No...non può essere vero...questo è tutto un incubo....ora mi sveglierò e quando racconterò a Tom di quest' incubo, facendomi una bella risata con lui... > farfugliò Bill dondolandosi come un bimbo autistico.
< Allora Maria hai proprio deciso di farmi arrabbiare stamattina. > tuonò minacciosa la donna portandosi sulla soglia della cucina. < Ti ho preparato i vestiti sul letto. Se non ti vedo scendere entro dieci minuti giuro su Dio che stavolta le prendi! >
Bill rimase impietrito; era sicuramnete finito in una famiglia di psicopatici.
Qualcosa tipo "non aprite quella porta".
Chi era quella donna sadica che continuava a minacciarlo?
Cosa aveva fatto di male per meritarsi questo?
Il moro prese un po' di coraggio e raccolse la maglia del pigiama che aveva fatto cadere a terra pochi minuti prima, dirigendosi silenziosamente in camera. Cercò di darsi una calmata, ragionando sulla sua situazione attuale per trovare una risposta a quel caos: doveva pur esserci una spiegazione logica a tutto ciò; uno modo per capire come uscire da quell' incubo. Perché lui doveva uscirne se non voleva diventare pazzo.
Perso in questi pensieri Bill si svestì meccanicamente, prendendo i vestiti che la madre di questa "Maria" gli aveva poggiato sul letto.
< Ma chi è il tuo "sarto" di questa ragazza? Un barbone? > non riuscì a trattenersi guardando poco convinto la maglia verde pisello, con una rana disegnata al centro, che aveva in mano e i jeans a vita "alta" stesi ancora sul materasso. < Mi rifiuto di indossare questa roba! > sbottò contrariato ributtando i vestiti sul letto per dirigersi verso l' altro lato della camera.
Iniziò a frugare nell'armadio a muro difronte a lui e riuscì a trovare una maglia nera stropicciata in un angolo e dei jeans a vita bassa praticamente nuovi. Cominciò ad indossare la maglia che trovò subito era un po' troppo attilata sul seno, e poi passò ai pantaloni, per cui dovette trattenere il respiro per cercare di infilarli.
< Andare in palestra no? > sbuffò già stanco il cantante. < Mi sembro un insaccato con addosso questi cosi! >.
Bill si guardò nello specchio interno dell' armadio con addosso quegli abiti e sospirò sconfortato dalla situazione; c'era ancora qualcosa che non andava, quei pantaloni erano troppo ordinari senza un briciolo di stile.
Li tolse, faticando non poco nel gesto e prese una forbice che trovò ai piedi del letto iniziando a tagliuzzarli qua e là. Se li rimise poi addosso, faticando per l' enesima volta nel infilarseli, ed osservò il risultato più che buono raggiunto dalle sue migliorie.
< Se proprio devo risolvere questa situazione di merda, tanto vale farlo con stile. > pensò guardandosi nello specchio dell'armadio. < Dove saranno i trucchi? > aggiunse avviandosi in bagno per frugare nel mobiletto sopra il lavandino.
Niente.
Tornò in camera e guardò ovunque; sembrava che in quella casa non esistesse niente che sembrasse una matita per gli occhi o un rossetto. Finalmente dopo incessanti minuti di ricerca trovò qualcosa nascosto nell'ultimo cassetto della scrivania e subito ci si fiondò; tempo dieci minuti ed era pronto, truccato nello stesso modo in cui lo era stato sino alla sera prima. Certo, questa volta la faccia riflessa nello specchio non era la sua, ma il lavoro su di essa era impeccabile come nel suo stile.
Bill tirò un sospiro sconsolato e decise che era ora di scendere.
< Maria hai fatto? > lo richiamò la donna da sotto.
Il moro scese le scale, la cartella a tracolla, fiero e almeno un poco più sollevato per il miglioramento di look apportato al suo stato; ed entrò in cucina leggermente più allegro di prima.
Ma la sua felicità durò poco perché la madre di Maria si bloccò sbigottita e sconvolta.
< Ma dove diavolo stai andando conciata a quel modo; ad un raduno di prostitute?! >
< Prosti...cosa? > fu la risposta acida del ragazzo < Guardi che oggi è alla moda vestirsi così! >
Cavolo! Le aveva dato ancora del lei! Doveva comportarsi il più normalmente possibile e reggere il gioco se voleva risolvere la situazione e sopravvivere ala giornata.
< A stasera! > tagliò corto Bill correndo fuori dalla stanza per scappare dalla donna prima di subire da lei qualche altra lamentela; in quel momento la cosa migliore era scappare da quel mattatoio formato casa.
< Ehi?! Non vorrai davvero uscire vestita così?! > gli gridò la madre di Maria dalla porta di casa. < Torna indietro! >
Il moro iniziò a correre a perdifiato per la via che aveva appena imboccato, continuando ad avanziare senza meta per quella strada sconosciuta diretto chissà dove.
Forse sarebbe dovuto andare a scuola, come le aveva imposto quella donna; ma da che parte poteva essere l' edificio scolastico? Non l' avrebbe mai trovata da solo; e allora che poteva fare? Ci mancava solo che saltesse qualche lezione; così, visto che doveva per forza di cose doveva tornare in quella casa, la madre di Maria avrebbe avuto finalmente una scusa per picchiarlo o torturarlo in chissà quale altro modo, vista la sua indole aggresiva.
< Mariaaaa!!! > si sentì chiamare da lontano Bill che, per lo spavento e la sorpresa, si girò nella direzione della voce, finchè una ragazzina bionda non lo avvicinò. Non era ancora abituato a quel nome anche se ormai l'aveva sentito qualcosa come due milioni di volte nell'ultima mezz'ora rivolto a lui.
< Maria...perchè non mi hai aspettato quando sono arrivata a casa tua, tua madre mi ha detto che ti eri già avviata alla fermata! L'hai fatta ancora arrabbiare? Aveva una faccia?! > finì la giovane cominciando ad osservare l 'amica. < Ma come diavolo ti sei vestita oggi? Sembri la moglie di un camionista! >
< Oh...insomma la piantate di prendermi tutti per il culo!? Sono vestito benissimo! E poi con quelle quattro cose che c'erano nell'armadio non è che si potessero fare miracoli! Credo che persino un bimbo del terzo mondo abbia più vestiti di questa qui! > se ne uscì Bill alterato.
< Stai bene Maria? Perchè parli al maschile e in terza persona? Hai battuto la testa o che altro? >
Il moro sospirò affranto.
< Lasciamo stare... >

******

Georg e Gustav guardarono preoccupati Bill che ormai era svenuto da più di 10 minuti. Tom, da bravo fratello l' aveva messo sul divano del soggiorno e ora aspettava l' arrivo di David per capire se si dovesse annullare il concerto della sera successiva.
< Scusate se vi ho chiamato ragazzi... > farfugliò Tom contrito. < Non so cosa sia successo stamattina a Bill...prima si è messo ad urlare ed è svenuto e quando sono corso ad aiutarlo si è ripreso mi ha guardato ed è svenuto di nuovo! >
< Sarà lo stress? > bofonchiò pensieroso Gustav tra sè e sè. < O i bagordi che abbiamo fatto ieri notte... >
< Stress o bagordi, tra domani abbiamo il concerto...come facciamo se Bill sta ancora male? Se lo annulliamo come minimo le fan ci sciolgono nell'acido! > sbuffò Georg, tremando al solo pensiero.
< Beh, aspettiamo che si svegli e poi decidiamo cosa fare. > concluse il Tom. < Tanto David non sarà qui che tra mezz' ora. >

******

La mensa della scuola di Maria traboccava di studenti allegri ed estremamente rumorosi. Bill e la sua nuova amica bionda, che scoprì chiamarsi Veronika, riuscirono a stento a trovare un paio di posti, vicino alla finestra che dava sul cortile interno dell'edificio scolastico, per mangiare il loro "pasto", se così si poteva chiamare, prima che la campana suonasse per le lezioni pomeridiane. Il moro si sentiva confuso; quello pareva solo un incubo ad occhi aperti; un orribile incubo chiamato vita quotidiana. Bill non si ricordava neanche più quando fosse stata l' ultima volta che avesse assistito ad una lezione, che avesse parlato coi suoi compagni di classe o che avesse pensato, spensierato, a cosa avrebbe dovuto studiare il giorno successivo.
< Che palle...pensavo che l'ora di chimica non finisse più! > sbottò Veronika per l' ennesima volta all' amica che non sembrava ascoltarla.
Bill sorrise, era quasi bello sentire quella ragazza lamentarsi. Quasi si sentiva di dire che ci si sarebbe potuto abituare. Quasi...appunto. Quella non era la sua vita ma quella di un' altra persona. Lui non sarebbe dovuto essere li; avrebbe dovuto essere a casa sua, pronto per partire per il tuor che lo aspettava ormai da mesi. Chissà se sarebbe riuscito a tornare nel suo corpo? Chissà se avrebbe rivisto suo fratello, i suoi amici, i suoi collaboratori. Chissà se l 'avrebbero riconosciuto nel corpo di un altro; perché ora come ora il pensiero di tornare come prima gli sembrava una cosa molto labile.
"Devo fare assolutamente qualcosa." pensò Bill depresso. "Non posso rimanere qui."
Il moro aveva guardato intorno a se ricerca di indizzi che lo aiutassero a capire dove fosse finito.
"Ci dovrà pure essere un indicazione del posto in cui si trova questo dannato posto?" pensò alterato. "Almeno sembra che siamo in Germania."
< Maria...Maria mi stai ascoltando? >la bionda interruppè i suoi pensieri. < Allora come ci organizziamo per il concerto di domani? Io pensavo di accamparci fuori dallo stadio da stasera fino a quando non aprono le porte; che ne dici? Ho sentito che qualche ragazza è già lì! Però non so se mia madre mi lascia... >
< Concerto...quale concerto? > sbottò lui.
< "Quale concerto"? Che bestemmia stai dicendo?! Il concerto dei Tokio Hotel, ovvio! Certo che oggi sei proprio strana! >
Bill sentì le lacrime affiorargli agli occhi.
"Oddio...il concerto...allora...forse...ho qualche speranza!" pensò mentre il suono della campana decretava la fine della pausa pranzo.
< Forza andiamo...! > sorrise Veronika buttando gli avanzi del pranzo, mettendo via il vassoio.
< Aspetta. > impose Bill trattenendo la ragazza. < Andiamoci adesso. Dobbiamo partire subito e arrivare ad Amburgo! > disse serio pensando che così sarebbe riuscito a vedere almeno Tom o Georg, cercando così di parlargli per farli convincere che il "Bill" sul palco era sicuramente un impostore che gli aveva rubato il corpo.
"Certo...perché mi crederanno..." si depresse subito.
< Non si può Mary, sarebbe un suicudio. > rispose Veronika.
Bill sbuffò contrariato e cercò un'altra soluzione che andasse bene a quella ragazza tanto bastian contrario.
< Allora facciamo così; appena finisce sta scuola del cavolo, tu va casa tua e preparati. Poi vieni da me e partiamo subito dopo. >
< Ma... >
< Nessun "ma"; si farà così e basta. >

******

Maria aprì gli occhi e mise a fuoco un soffitto bianco panna e subito dopo il viso di un uomo di non più di trent' anni.
< ...non mi sembra stia male... > disse David agli altri. < ...oh...ecco che si sta svegliando! >
Maria si tirò su a sedere ed osservo quattro paia di occhi che la guardavano, chi interrogativi, chi preoccupati.
< Tutto bene Bill? > chiese quasi apprensivo Tom che gli stava vicino.
Maria rimase paralizzata, ma cercò di calmare il cuore che le stava cercando di uscire dal petto.
< ...s-si... > biascicò riconoscendo Georg, Gustav, e dopo pochi secondi anche David.
< Cosa ti è successo? > proruppe il manager quasi scorbutico.
< Come? > sembrò scendere dalla nuvole Maria.
< Sei svenuto due volte?! > sbraitò David con la sua solita delicatezza da elefante. < Non è che stai ancora saltando i pasti? Ti ho detto che devi smetterla! >
Maria saltò sul posto e si sentì a disagio: ma quanto non era stronzo David? Ora poteva capire davvero la band quando sparlava di lui.
< Non lo so che mi è preso. > mentì la ragazza, sentendo dentro di se crescere uno strana spavalderia e forza, non certo adatta al continuo andamento del suo povero cuore sovr'eccitato. < Forse tutti sti concerti mi stanno facendo male. > sbottò acida.
David imprecò a bassa voce e non commentò verbalmente una risposta, quasi sicuramente colorita.
< Bene. > disse invece pratico. < Allora se non ci sono problemi, muovetevi a prepararvi che il Tourbus sarà qui tra meno di mezz' ora. >
Maria strabuzzò gli occhi conscia di quello che aveva appena udito; sarebbe salita sul mezzo che aveva sempre sognato di visitare, non poteva ancora crederci.

******

La campanella risuonò per tutta la scuola e fu seguita subito dopo da un immenso vociare di ragazzi diretti a casa.
Bill corse a perdifiato fino all' ingresso e li intercettò Veronika, rapendola sotto gli occhi delle sue amiche, e trascinandola a gran velocità verso le loro rispettive case.
La giovane si lamentò per tutta quella fretta e cercò di stare dietro all' amica, non riuscendo proprio a comprendere tutti quegli strani cambiamenti.
Alla fine Bill optò per andare a casa di Veronika, dove l' aiutò a preparare il necessario per il viaggio e si fiondò a quella che al momento era la "sua" casa, raccogliendo quel poco di vestiti che potessero essere considerati tali, prima di scappare letteralmente, quasi inseguito dalla madre di Maria che gli inveiva contro.
< Mary, oggi mi fai proprio paura. > disse Veronika preoccupata mentre lei e l' amica aspettavano il treno che le avrebbe portate al luogo del concerto, sedute su una delle panche della stazione. < Capisco essere fan, ma mi sembra che tu stia esagerando... >
< Devo assolutamente vedere Tom... > rispose Bill apprensivo. < ...lui capirà tutto, ne sono certo. >
< Che? Non ti capisco? Cosa dovrebbe capire? > domandò confusa Veronika. < Lo sai che non abbiamo vinto i Meet&Greet per cui sarà già una fortuna se li vedremo da sotto il palco. > continuò lei. < Certo, se riuscissimo a corrompere qualche bodyguard magari...anche io vorrei poter avere un incontro ravvicinato con Bill... >
Bill tremò a quelle parole e si sentì improvvisamente ansioso.
< A te piace Bill? > chiese stupidamente a conferma.
< Mary, ma che domande mi fai? Certo, come a te piace Tom. > sbuffò Veronika. < Lo sai...lui può essere solo mio...o di suo fratello. > ridacchiò mentre Bill sbiancava.
< Cosa? Non credo di c-apire... > sibilò con voce incrinata Bill.
< Mary...parlo di twincest! > rispose Veronika squotendo la testa in dissenso. < Non pensavo che non capissi più le mie allusioni! Voglio dire; tu sei la prima che fa battute del genere e poi non le capisci quando te le dico io... >
< Scusa. > disse Bill ormai depresso.
Un rumore in lontananza scosse le due "ragazze" e le avvertì dell' arrivo del treno. Bill osservò le carrozze delinearsi all' orizzonte e sospirò affranto: sarebbe stato un lunghissimo viaggio.

******

Il TourBus era partito ormai da qualche ora e Maria aveva cercato di apparire calma, nascondendo la pura gioia nel poter salire su quel mezzo. Infatti dopo un tour per tutto la lunghezza del bus, essa si era congedata temporaneamente dagli altri ed era salita al primo piano, nascondendosi letteralmente dal gruppo, rifugiandosi nella cuccetta che se non ricordava male, doveva appartenere a Tom.
Agli occhi di un osservatore esterno, tutte quei suoi gesti sarebbero potuti apparire strani, ma per lei, già il non urlare e piangere senza ritegno era una grossa vittoria.
Maria si rigirò nella cuccetta, aspirando l' odore del rasta che sembrava volerla inebriare. Se quello era un sogno, pensava Maria, allora preferiva dormire per tutta la sua vita.
< Ehi! >
Maria saltò sul posto e sbatté la testa contro il tetto della cuccetta.
< Ahia! > strepitò dolorante.
< Bill, che cavolo ci fai nella mia cuccetta?! Non hai la tua? > chiese Tom notando il gemello massaggiarsi il capo. < Ecco cosa ti succede ad entrare nelle cuccette degli altri. > commentò poi sedendosi accanto al giovane e chinandosi verso di lui per sincerarsi che stesse effettivamente bene.
Maria alzò il viso ed incontrando quello di Tom avvampò, trattenendosi dal urlare o dal svenire.
< Che ti prende? > chiese Tom preoccupato. < Non è che davvero ti sta venenndo la febbre? > domandò poggiando la sua fronte a quella dell' altro.
Maria si sentì mancare.
A poter fare una foto in quel momento si sarebbe potuto tramare twincest per secoli! Se fosse sopravvissuta di certo lei l' avrebbe inserita certo una scena di quel tipo in qualche storia assicurando che essa corrispondeva alla realtà. Certo era che in quel momento Maria non era totalmente convinta di sopravvivere, o per via dell' infarto che l' avrebbe colta all' età di...quanti anni aveva Bill...giusto...19 anni, o per la morte celebrale che sicuramente l' ictus che l' avrebbe colpita, avrebbe causato.
< Tom, tu quanto mi vuoi bene? > chiese di getto Maria, come a voler domandare quanto più poteva prima di morire di una delle due sventurate malattie sovra citate.
< Che domande del cazzo mi fai adesso? > chiese Tom confuso.
< Rispondi. > impose Maria abbassando il viso per nascondere io rosso porpora che sembrava intensificarsi ogni secondo di più.
< Sei la persona più importante della mia vita; ma lo sai. > rispose Tom arrossendo lievemente. < Ma se proverai a richiedermelo ti prendo a botte. >
Maria sentì un sorriso allargarsi sul viso e presa da un puro attacco di follia, abbracciò Tom e senza preavviso lo baciò sulla bocca.

******

Il viaggio in treno era durato ben 6 ore.
Le sei ore peggiori di Bill.
Oltre al fatto che Veronika si era rivelata una logorroica nata, che lui a confronto non parlava mai, i discorsi su cui erano caduti, praticamente avevano sempre riguardato il twincest, quindi lui e Tom.
Non immaginava che una ragazza così giovane potesse essere tanto perversa. Gli veniva quasi da vomitare.
Ormai alle porte di Amburgo, a Bill veniva solo vogliascappare dal treno a gambe levate, domandandosi cosa ancora lo bloccasse accanto alla niova amica.
< Eccoci!!! > salterellò allegra Veronika sentendosi improvvisamente euforica. < Erano mesi che non venivo qui. >
Bill annuì e seguì l' altra verso la stazione degli autobus per prendere quello che gli avrebbe portati al luogo del concerto. Appena seduto nel mezzo, il giovane si voltò verso il finestrino cercando di distrarsi con il paesaggio che gli passava davanti: l' 'Hauptbahnhof', il 'Rathaus', l' Elba. Vedere paesaggi così conosciuti metteva quasi una malinconia al moro, anche se forse ormai erano solo un ricordo visto il suo stile di vita. Però, ciò non toglieva il fatto che quella fosse la sua città, la città di suo fratello, la città dove aveva sempre vissuto. Se avesse preso un paio di metro e un autobus o due, sarebbe potuto arrivare a casa sua in un' oretta. Certo, non che sarebbe servito a molto perché, conciato com' era, di certo l' avrebbero arrestato pensand a lui come una stalker o peggio.
< Mary...cos' hai? >
Bill si voltò verso la ragazza che le aveva posto la domanda e la guardò con volto triste.
< Mi sento male. Oggi è come se mi fossi svegliato in un incubo... >
Veronika guardò stranita l' amica e cercò di tralasciare il fatto che essa continuasse a parlare al maschile.
< Mi spiace. > disse sincera.
< E' che... > cominciò a singhiozzare Bill. < Mi manca Tom...mi manca la band...Domani ci sarebbe stato il concerto...e ora forse verrà cancellato... >
< Mary, ma che dici... > cercò di confortarla Veronika, stringendo in un abbraccio l' amica. < Tra poche ore li rivedremo! Vedrai che ci dimenticheremo di ogni problema appena appariranno sul palco. >
< ...s-si... > biascicò Bill non del tutto convinto.

******

Maria stava guardando il soffitto della sua camera d' albergo e cercava di ragionare sugli ultimi avvenimenti accaduti. Dopo quel stupidisimo bacio, dato per un incondizionata ed irrazionale pazziada twincester, chissà se Tom le avrebbe più rivolto la parola. Anzi, non avrebbe più parlato a Bill. Era già un miracolo se Tom non l' avesse scorticata o buttata giù dal TourBus.
Ma cosa le era saltato in mente; così aveva appena rovinato una famiglia e probabilmente compromesso una band di successo.
< Ahahahahah!!! > imprecò sbattendo i pugni sul materasso su cui era stesa. < Sono un' emerita idiota! >
Qualcuno bussò alla porta, e Maria saltò sul letto spaventata dalla cosa.
< Chi è? > chiese preoccupata.
< Io. > rispose una voce maschile.
Maria si alzò, anche se con riluttanza, ed andò ad aprire facendo entrare in camera l' inatteso ospite.
< Come stai? > chiese Maria tornando a sedersi sul letto.
< Come vuoi che stia? > chiese Tom raggiungendolo.
< Mi dispiace per prima. > si scusò Maria abbassando lo sguardo dispiaciuta.
< Vorrei proprio sapere cosa ti è saltato in mento. > commentò Tom acido.
< Era una specie di prova...sai, da fare sul palco... >
< Bill sei ammattito tutto di un colpo? > urlò lui scioccato. < Se lo facessimo davvero davanti a migliaia di fan ci arresterebbero in due secondi! > continuò a sbraitare alterato. < E poi usare la lingua non mi sembra fare una prova. >
Maria sbiancò e abbassò il capo.
< Scusami. > aggiunse non sapendo che dire.
Tom sbuffò sonoramente.
< Fallo di nuovo e la band perderà il suo cantante. >
< Ok. > annuì Maria per salvare ciò che quasi aveva distrutto.
Il rasta sorrise e sembrò rilassarsi accanto al fratello.
< Penso che forse... > tornò a parlare Tom. < ...dopo tanto tempo sarebbe bello che io e te parlassimo un poco; forse questo tour ci ha allontanati. >
Maria sorrise come rinquorata e annuì.
< Mi piacerebbe molto. >

******

La notte passò assieme al freddo caratteristico del nord della Germania.
Bill aveva cercato di dormire in una specie di tenda prestata da delle ragazze conosciute in fila ed il resto del tempo aveva ascoltato le miriadi di discorsi fatti dalle giovani che si erano unita a loro nella notte.
Doveva ammettere che, oltre a sentirsi uno straccio, domandandosi perché quella città gli sembrava un incubo, vissuta in quel modo; Bill era quasi affascinato da tutte le esperienze che stava sperimentando. Prima di tutto non immaginava davvero che le sue fan potessero vivere tali ore infernali prima di vederli; e poi non sapeva certo che loro potessero unire delle ragazze tanto diverse, creando un legame comune.
< Mary, tieni, sono riuscita a trovare solo dei croissant alla marmellata e caffé d' orzo. > disse Veronika porgendo a Bill la sua colazione.
< Grazie. > le sorrise il moro addentando il croissant famelicamente, vista la fame che aveva non avendo mangiato la sera prima.
< Tra poche ore dovrebbero mettere le transenne per cui è meglio stare all' erta...non si sa mai che qualche furbetta cerchi di infilarsi... >
< Infilarsi? > domandò dubbioso Bill.
< Certo. Lo fanno sempre per cercare di essere nelle prime file. >
Bill spalancò la bocca sorpreso; la vita di una fan era proprio un inferno a quanto pareva, e lui non ne aveva mai saputo niente.

******

Quando le parlarono del Soundcheck, Maria per poco non svenì per la paura. Ormai quasi si stava abbituando ad impersonare Bill, ma di certo, anche conoscendo a memoria tutta la discografia dei Tokio Hotel, non sarebbe stata in grado di fare quello che solo lui faceva.
< Ragazzi, vorrei potermi riposare prima del concerto. > provò a dire Maria pregando che gli altri stessero al suo gioco.
< Stai di nuovo male? > chiese preoccupato Georg.
< No, è che... > ci pensò su lei. < ...non ho dormito molto stanotte... > disse ripendando alla lunga chiaccherata della sera prima con Tom.
Tutti scrutarono Bill da cima a fondo e Tom prese parola per dire cosa pensava il gruppo.
< Stasera dobbiamo sbalordire. > proferì piatto il rasta. < Quindi...va a riposarti e caricati perché non vogliamo sorprese, ok? >
Maria annuì e si diresse subito nel camerino per poter dormire qualche ora. Si sentiva a pezzi ed aveva solo voglia di tornare sestessa, perché quel tipo di vita la stava già logorando; ed era passato solo un giorno!

******

Bill e Veronika stavano correndo a perdifiato lungo tutto il cunicolo di transenne che portava al palco in cui si esibivano i Tokio Hotel. Bill arrancò ormai senza fiato e si guadagnò una prima fila, quasi per miracolo, appoggiandosi alla transenna sotto il palco e rispirando pesantemente mentre il cuore gli esplodeva nel petto.
< Mio Dio... > sibilò col fiato corto mentre Veronika gli sorrieva accanto. < Sto per morire... >
< Sempre esagerata. > sorrise l' amica tirnado fuori macchina fotografica e cartelloni preparati a casa. < Di che ti lamenti; siamo in prima fila come volevi. >
Bill annuì e si sentì spinto improvvisamente contro le transenne, avvertendo tutto il torace schiacciarsi in una morsa dolorosa e costrittiva.
< Ma che cazzo?! > sbraitò cercando di spingersi indietro per riprendere fiato. < Perché spingono così tanto, non riesco a respirare... >
Veronika rise e spinse anche lei le ragazze che le stavano dietro.
< Ormai il mio stomaco e le mie tette hanno imparato a non soffrire più per tutto questo. >
< Non so proprio come ce la fai...a me vien voglia di andarmene... >
< Ma sei matta? Guarda che meglio di questi posti non potevamo proprio beccarli?! >
Bill si sentì improvvisamente male; un po' per la consapevolezza che ,se per lui quella era la prima esperienza, non osava immaginare cosa dovesse essere stato per persone come Veronika; un po' perché, ora come ora,non sapeva se davvero sarebbe riuscito ad attendere ancora ore prima di vedere suo fratello.

******

Ormai il concerto era imminente e Maria non sapeva più che pesci pigliare.
David era andato a chiamarla indispettito e l' aveva praticamente rapita costringendola a una quantità di torture di cui non poteva nenache fare una descrizione.
Ora era li, nel backstage, a sudare freddo nei suoi pantaloni attillati e giubbino di pelle, domandandosi seriamente se non sarebbe svenuta appena salita sul palco. Maria osservò la sua immagine riflessa in un vetro poggiato per errore li vicino, e si ricordò solo allora del suo aspetto: era Bill Kaulitz da più di un giorno e con tutto quello che era successo non aveva mai approfittato di quello stato per qualsiasi tipo di cosa.
Se solo una settimana prima avrebbe fatto di quel corpo il suo tempio, sfruttandolo a suo piacimento per chissà quale "verifica" da brava fan del twincest; ora invece si sentiva solo in dovere di non rovimare la reputazione al suo cantante prefetito.
< Bill...manca un minuto. > la riportò alla realtà David. < Preparati davanti agl' altri; subito! >
Maria fece ciò che il manager le aveva appena ordinato, e col cuore in gola si diresse verso le scale che l' avrebbero portata al palco, sentendosi improvvisamente tesa come una corda di violino.
Una piccola spinta in avanti e Maria fu spinta verso il palco e costretta a salire sul palco dove un pubblico di quantità bibbliche la osservava come a volerla violentare.
< Mio dio... > bisbigliò atterrita Maria avanzando incerta verso il centro del palco. < Non ce la farò mai... >
Maria osservò velocemente le ragazze nella prima fila, forse per cercare di calmare il cuore che la stava facendo star male, ed allora notò qualcosa che la stupì e la scosse: in mezzo a quel cumulo di migliaia di giovani, proprio davanti a lei stava la sua figura, la vera se stessa; messa li dinnanzi come un riflesso di ciò che era.
< Quella sono io! >

******

Bill sentì lo strepitare delle fan in visibilio ed allora capì che il concerto stava iniziando.
Si guardò a destra ed a sinistra per cercare di scorgere suo fratello o qualche altro componente della band ed allora vide ciò che certo non si aspettava: se stesso.
Quello che accadde dopo certo non lo comprese; ma come per magia, il moro sbattè le palpebre e si ritrovò dall' essere in mezzo alla folla, a sovrastarla interamente dal palco del concerto.
< Ma cosa? > si domandò osservando davanti a se e poi guardandosi genenralmente come a voler studiare il suo aspetto.
< Bill... >
Tom si avvicinò al gemello e gli fece segno perché questi sembrava essersi imbambolato.
< ...stiamo aspettando solo te. > gli fece notare Tom malamente. < Muoviti. >
< Si. > rispose Bill sorridendo e tornando a guardare il pubblico, nella parte che sapeva essere quella dove stavano Veronika e Maria. < Si comincia. > proferì sensualmente mentre prendeva in mano il microfono e salutava tutte le persone presenti con un caloroso "Buona sera a tutti."
Quello fu il miglior concerto che le fan ricordarono. Non sapevano dire il perché, ma quella serà sembrò che Bill fosse come rinato dalle sue ceneri, e migliorato in qualche modo, sia nell' approccio CON il pubblico; sia nel cantare PER il pubblico. Il fan service che lui e suo fratello fecerero poi fu la cosa più sublime mai vista la mondo; un misto di sensualità e doppi sensi lasciati intendere per chiunque volesse accoglierli e farli suoi. Tutto vorticò lineare e perfetto e finì con la consapevolezza, sia per Bill che per la sua fortunata fan Maria, che la vita di qualcun' altro non è quasi mai come appare all' occhio inesperto di una persona esterna.
Tutta quella misica esperienza, voluta da chissà chi, li aveva mutati entrambi, facendogli capire cose che mai avrebbero appreso in altro modo. Entrambi erano cresciuti e ora sentivano che, anche se con alti e bassi, quella specie di sogno ad occhi aperti li aveva forse avvicinati, ed aveva spiegato loro cose che non avrebbero mai creduto. Ora potevano dire di essere consapevoli, e di poter fare scelte molto più opinate e giuste.
Forse era proprio questo quello che entrambi erano stati chiamati ad imparare; o forse quello era stato solo l' esaudimento di due menti collegate, che avevano che desideravano solo scappare dalla loro realtà per qualche tempo per imparare quanto la loro vita non fosse migliori di altre.


Note dell' autrice: Spero che sta ciofeca vi sia piaciuta; che vi abbia fatto un attimo ridere. Boh, non so come sia venuta in mente a me e mia sorella; ma eccola. Che dire d' altro...sarebbe bello poter essere Bill per un giorno!!! XD
Quante cose si potrebbero fare.....^____-
Io saprei come usare il suo corpo....X°°°°°D

Per chiudere in bellezza...vi regalo una delle mie deliranti "teatrini" posto FF: Cosa è successo alla fine del concerto?

Maria voleva solo andarsene di li prima che Bill la riconoscesse. Aveva una paura cane che il cantante avesse vista durante il concerto e ora non era certo intenzionata a scoprirlo. Tirò l' amica Veronika per la manica della felpa che indossava e la strattonò quasi violentemente.
< Mary perché sei così... >
< Signorina... >
Maria sbiancò e si voltò prima verso l' amica e poi, con riluttanza, verso l' uomo che l' aveva appena chiamata.
< ...signorina, deve venire con me. > impose il bodyguard facendo fermare lei e l' amica.
< No, devo prender il treno per tornare a casa e... >
< Mary, ma ci sta chiedendo di andare con lui! > disse Veronika eccitata.
< No Vero, noi dobbiamo andare. > sembrò seria l' altra.
L' uomo sbuffò e osservò le poche ragazze rimaste vicino al palco dissiparsi velocemente verso le uscite.
< La band vi invita nel backstage. > disse incolore. < Se volete seguirmi bene; se no buona serata. >
Veronika urlò e fece quasi assordare l' amica; mentre Maria sospirava depressa, perché in un' altra occasione avrebbe fatto esattamnte lo stesso dell' altra. Ma quella non era "un' altra occasione", era la realtà e lei sapeva che era così solo perché Bill sapeva chi era.
< Vero io non so se... > provò a dire mentre l' amica era già accanto al bodyguard che la stava scortando in un' entrata laterale del palco. < Cazzo! > imprecò rincorrendoli per non rimanere indietro.
Il trio si addentrò in una serie di cunicoli impossibili e fitti e arrivò davanti ad un' anonima porta bianca dove l' uomo bussò prima di entrare.
< Oh...siete arrivate! >
Bill corse verso le ragazze e si fermò davanti alla ragazza di cui era stato gentilmente "ospite" per qualche giorno, seguito poi dal resto del gruppo.
< Maria...è bello poterti vedere difronte a me, anziché allo specchio. > disse sorridendo mentre la giovane avvampava vistosamente.
< Bill io...non so cosa ti abbiano detto o se tu sappia cosa è successo; ma io... >
Il cantante rise allegro e mise una mano sulla spalla dell' amica.
< Ne parleremo. > sorride enigmatico lui.
< Ma che cavolo succede? Coma fa a conoscere il tuo nome? > l' altra ragazza sembrava basita da quel discorso insensato.
< Tu sei Veronika! >
Bill sorrise riconoscendo anche la sua pseudo amica.
< Che bello rivederti! Già mi manchi. >
La giovane per poco non si sentì svenire.
< Bill, ma dove hai conosciuto queste ragazze? >
Tom si affiancò al gemello e osservò le due amiche avvertendo una strana sensazione mentre guardava Maria.
< Segreto. > sorride lui facendo la lingua al fratello. < Non te lo dirò neanche morto; tanto non mi crederai mai! >
Maria guardò il cantante e poi il rasta, e si sentì come mai in vita sua. Se quello era l' inizio di qualcosa allora non sarebbe stata lei a negarsi!

 
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VOTO: (1 voto, 4 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 4 commenti
lally-mangaka 23/11/09 10:45
GRazie ragazze!XD
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hila93 22/11/09 14:19
Ci entrerei volentieri anche io nel corpo di Billuzzo XDXD
Molto bella complimenti
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monykurz 21/11/09 19:05
è bellissima complimenti XD vorrei anche io provare l'ebrezza di ritrovarmi nel corpo di uno della band (soprattutto in quello di tom huhuhihihi).....cmq è davvero bella..perchè nn la continui?????????=) mi piacerebbe vedere cosa succede dopo hihihihihihi ti prego continualaXD....
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moon-stars-sun - Voto: 17/11/09 14:46
WooooooooooooooooooooooW *.*
Certo che deve essere davvero molto bello ritrovarsi nel corpo di uno della band.. e si!
Comunque la fantiction è stupenda, come tutte le altre che hai scritto ;-)
A presto!
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