Manga e Anime
creata dalla serie "NARUTO SHIPPUDEN":
"UN AMORE PERSO"
una fanfiction di:

Generi:
Sentimentale - Romantico - Drammatico - Autobiografico
Avviso:
One Shot
Rating:
Per Tutte le età

Anteprima:
Nel paradiso non c'è posto per me

Conclusa: Sì

Fanfiction pubblicata il 07/04/2010 18:03:43
 
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<i>Ho scritto una breve storia tra Sasuke e Sakura inventata al momento, spero l'apprezziate. Sono un pò arrugginita, non scrivo da tanto e forse la troverete alquanto corta e misera (sob).
Accetto commenti negativi e positivi, buona lettura.</i>

Questo vento gelido mi entra nelle ossa, cristallizzandole.
Sono fermo su un suolo freddo e desolato a guardarla spegnersi tra le mie braccia, non sapendo cosa fare o dire. I suoi occhi non esprimono odio o rancore, ma sono semplicemente fermi sui miei e mi tengono in bilico fra realtà e fantasia, ipnotizzandomi ancora una volta. Vedo lentamente il rosso vivo delle labbra tramutarsi in un freddo viola pallido che si intona alla perfezione al bianco cadaverico del suo viso, provocandomi un tuffo al cuore.
Non ho nemmeno il coraggio di guardare lo squarcio che le ho provocato nel petto, ma ne sento il risultato: c'è del sangue caldo che mi bagna le braccia, riesco persino a percepirne l'odore acre.
Sappiamo entrambi come andrà a finire, ma nessuno vuole ammetterlo.
Se solo avessi dato ascolto ai miei sentimenti, cosi in contrasto con la ragione, ora sarebbe stata mia per sempre e avrei potuto stringerla in un altro modo.
Ma i miei movimenti erano stati meccanici e rapidi: l'avevo vista correre verso di me con un pugnale affilato nella mano e mi sono trasformato in un predatore mortale. Un piccolo balzo, uno scatto laterale e un affondo erano bastati per colpirla nel punto vitale, lasciandola stramazzare a terra senza fiato.

<<Sakura...>> singhiozzo, toccandole la guancia. Un debole sorriso appare sul suo volto spento, facendomi ancora più male. Avrei voluto dirle che l'amavo, che era bellissima e che profumava di ciliegie ma avevo la gola talmente secca che non riuscivo ad emettere nessun suono. Cosi, disperato, mi avvicino lentamente alle sue labbra fredde e le do un tenero bacio, scacciando il macabro pensiero di lei posta in una bara di legno a decine di metri sotto terra. Sento il suo respiro irregolare sulla mia faccia e ringrazio che non sia ancora finita, che magari una speranza c'è anche se lontana e irraggiungibile. Ma quella magra idea cade prima di concretizzarsi. Mentre stacco le labbra dalle sue la sento gemere di dolore e con un piccolo spasmo il suo debole corpo si abbandona sul mio definitivamente, senza dare più alcun segno. Provo a scuoterla in preda ad una frenesia incontrollabile, le tocco i polsi e poggio una mano sulla sua fronte ma nulla. Era morta e la colpa era solamente mia.
Senza pensarci due volte caccio la spada dal fodero e appoggio la punta sul mio petto, guardando per un ultima volta tremante il suo viso perfetto. Poi con un respiro profondo affondo la spada più che posso, lottando contro l'istinto di sopravvivenza.
Sento un dolore acuto salirmi fino al cervello e attraversarmi il corpo, dandomi l'impressione di essere avvolto dalle fiamme. Urlo mentre la vista mi abbandona e perdo il senso dell'equilibrio, sbattendo con la schiena sulla terra fredda accanto ai suoi capelli, beandomi un ultima volta del loro dolce profumo.

All'improvviso qualcosa mi tira verso l'alto, staccandomi dal dolore terreno. Attorno a me vedo solo l'azzurro del cielo e una luce abbagliante che mi attira come una calamita, spingendomi verso l'ignoto. Io la seguo speranzoso perseguendo un unico obbiettivo: quello di raggiungere Sakura. Non so in quale luogo mi trovi, so solo che non si tratta più della familiare terra degli uomini, ma di un posto completamente estraneo a tutto ciò che mi ero aspettato. E, mentre mi perdo in quelle congetture, eccola apparire proprio di fronte a me leggiadra e attraente come non mai. È in piedi e mi tende la mano, ma il suo sguardo sembra preoccupato: gli occhi luccicano impauriti e il suo viso è teso, come se temesse chissà cosa.
Ignorando questi particolari faccio per afferrare le sue dita affusolate, quando sento un enorme peso attaccarsi al mio piede. Vengo scaraventato in basso, riuscendo a guardare per un ultima volta la luce che prima mi aveva tanto attirato a se e nella quale si trovava l'oggetto del mio desiderio, ormai perso nel sempre. Sento il calore delle fiamme avvolgermi e il mondo si colora di un rosso vivo, facendomi finalmente capire cosa era successo: nel paradiso non c'e posto per me.




FINE
 
 
 
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