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Sono qui, confuso come non mai, a guardarmi attorno armato di un mal di testa e di un libro di grammatica francese accanto. Dovrei studiare, dovrei concentrarmi nell'attesa delle quattro quando si svolgerà la prossima lezione... eppure non ci riesco, riesco solamente a battere rapidamente le mie dita sulla tastiera del pc su cui mi trovo adesso mentre scrivo.
La mia mente è carica di una sensazione indecifrabile come manoscritti arcani cui nemmeno i Sumeri potevano arrivare; i miei pensieri sono tanti, le mie preoccupazioni ancora di più e la fitta al mio stomaco mi trasmette una sensazione di opprimente di fronte a tanto silenzio ed ignoranza: mi sono già perso?

Mi fermo, mi giro, mi riconcentro sul testo accorgendomi di quante volte abbia utilizzato la parola "MI", ma niente, oramai lo statico fa parte di me, come il lieve asma ed i pensieri che non fanno altro che sovraccaricarmi di peso sulla schiena e sul cuore.
Una divina commedia di pensieri indecifrabili, sembra la mia mente... davvero penoso, molto penoso.

Di cos'ho paura? Di una lezione? Della noia? Di voler tornare a casa? Di un qualche futuro esame o di un'improvvisa sensazione di smarrimento e di alienazione totale?
Non lo so di preciso, credo solamente di essere in quel momento catartico di stanby del mio cervello in cui finalmente inizio a pensare prima di parlare, in cui le emozioni e le impressioni vengono passate al vaglio da una corte costituzionale appena creatasi nel mio immaginario.
Cosa faccio ora?
Ho trovato il tempo e l'idea per scrivere i pensieri di un universitario, uno che dovrebbe essere universitario, nell'attesa di una lezione quando invece dovrei fare qualcosa per armarmi al meglio per gli esami.
Se il mio meglio non bastasse? A questo ci ho pensato? Perché ostento sicurezza solo in apparenza e mi impregno di orgoglio e superbia dentro quando non vi è altro che stupidaggine e paura?
La paura è davvero una fottuta bastarda!
Cos'è la morte senza di essa? Credo nulla... una volta un uomo di cui purtroppo non ricordo il nome, disse: "<i><b>Togli la paura ai cristiani e loro non penseranno più all'inferno</b></i>"
Un concetto che mi fa tornare in mente come mi considero io un cristiano cattolico, è la sola paura dell'inferno che mi fa rimanere tale oppure è perché ho una fede cristiana diversa da quella in cui mi hanno educato?
Non so.
So solo che non voglio averci nulla a che fare con la sede del Vaticano come una volta il mio amico Alex mi disse. Lui ha la certezza, io sono un eterno indeciso... non sulla fede, o almeno non solo, lo sono su tutto.
E tremendamente confusionario aggiungerei pure.
Non capisco cosa c'entri la religioni quando rifletto sul mio iter universitario, ma si sa, sono confusionario ed indeciso di natura.
Cosa voglio dalla vita?
Magari lo sapessi... c'è solo una cosa che vorrei tanto: alienarmi da tutto e da tutti.
<b>Essere un diverso</b>
Diverso dalla gente comune credo di esserlo, diverso fra i miei simili no... cosa posso dire: mi piace essere unico.
Al mondo siamo 6 miliardi di persone, ogni minuscolo puntino, ogni vita forma questo immane numero. Ma sei una persona, sei un'essere insignificante, uno dei tanti a partire da qui, dall'università.
Il diverso è diverso perché incuriosisce e viene invidiato, oppure fa paura, terrore puro.
Mi accontenterei di quest'ultimo piuttosto di indifferenza.
Mi accontenterei di persone vicine invece che di falsità e di modi errati di fare.
Forse mi sbaglierò a non voler mai deludere le persone, forse è per questo motivo che ora mi ritrovo a scrivere incessantemente su questo pc i miei pensieri, o forse, era solo una maniera per auto - consolarmi.
Strano sembra che non sia stato inefficace.



FINE