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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: UN FOSSILE CONGELATO
Genere: Sentimentale, Romantico, Erotico, Fantascienza
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: One Shot
Autore: toba galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 20/03/2018 15:01:38

Breve One-Shot ambientata in una colonia attorno ad Europa, satellite di Giove.
 
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- Capitolo 1° -


"Tutti i personaggi sono un prodotto di fantasia dell'autore."



Per chi è nato su una colonia, l'idea di un ritorno sulla Terra e camminare tra la sabbia delle roventi spiagge e tra i rumorosi conglomerati urbani è pura utopia.
Sono della prima generazione di esseri umani nati nello spazio profondo, circa sedici anni fa, durante il viaggio della colonia Twelve-D dalla Luna verso il sistema planetario di Giove.
Un gigantesco sistema urbano spaziale dalla lunghezza di tre chilometri composto da 320 persone in movimento nel vuoto, nella totale assenza di gravità.
Immaginate di essere nati in un mondo con pareti d'acciaio, con un panorama perennemente stellato sull'eternità, e sopratutto nella totale assenza di gravità, dove un salto ti fa levitare fino al soffitto e, cosa ancora più importante, non esiste un sopra e un sotto.
Eccezione fatta per il concetto arbitrario terrestre.
Il fatto positivo è che fisicamente si sta alla grande e il concetto di malattia è puramente relativo alle condizioni ambientali terrestri.
Il lato negativo è che la densità delle ossa è assai minore, con una minore percentuale di calcio, di conseguenza il corpo umano non è in grado di resistere alla gravità terrestre.
Sola nella mia stanza, osservo attraverso la finestra dell'abitacolo, la vasta superficie gelata di Europa.
Un mondo attorno ad una stella non ancora nata con il nome di Giove, la cui superficie era attraversata da una complessa rete senza forma di arterie causate da lunghissime spaccature che si rincorrevano, ormai completamente sigillate da secoli e millenni, lungo tutta la superficie di quel mondo.
Anche se bisogna ammettere che "secoli e millenni" è solo un concetto di tempo del tutto estraneo a queste enormi distanze dalla Terra, ridotta come visibilità ad un puntino celeste tra gli altri nello spazio.
Afferrai il mio libro di "Geology of Europa" relativo alla composizione della superficie e delle rocce di Europa, e mi preparai per il mio compito di esame che avrebbe coinvolto chimica degli isotopi, densità del ghiaccio ad una determinata profondità sotto la superficie di quel mondo gelido, e infine una tesi di ricerca sull'origine del punto caldo (hot spot) che era stato recentemente scoperto in prossimità del Polo Sud del satellite-pianeta.
Erano mesi che tra una lezione e l'altra mi stavo preparando per tutto ciò e una volta che (se) fossi stata promossa per quest'ultimo anno, sarei stata trasferita per un periodo di 6 mesi a B-Colony, vale a dire la colonia che da ormai due anni lavorava come progetto di ricerca ad estrazione, in una cavità artificiale a sette chilometro sotto il ghiaccio sul nord della luna.
Unica zona che nella rotazione di Europa non era soggetta alle forze mareali di Giove che rimestavano, modellavano e riscaldavano il mantello incandescente di Europa, scaldando e causando l'alta e bassa marea sotto la crosta congelata di quel mondo tanto freddo quanto turbolento, che spaccava e risolidificava lo spesso strato di ghiaccio dallo spessore di almeno 90 chilometri che separava l'esposizione dell'oceano dallo spazio esterno.
Mi legai i lunghi capelli biondi e ramati in una coda, ero distratta e non potevo permettermi di ripetere di nuovo l'anno.
Su Twelve-D un'anno scolastico inizia a maggio, mese terrestre e termina a gennaio.
Non esistono stagioni nello spazio di conseguenza nemmeno giornate più lunghe o più corte e una giornata di studio dura in media 12 ore, sommata a dodici ore di riposo e le generali attività quotidiane.
Nello spazio se ci nasci non sei soggetta alle regole delle gravità terrestre che limitano la quantità di accumulo e di consumo di energia fisica e mentale, tuttavia anche il corpo umano ha bisogno di riposo e la mente umana di diversificare costantemente.
Sulla Terra questo genere di libertà non esistono per vari motivi, il sistema economico terrestre costringe le persone a vivere una vita di lavoro senza che abbiano mai il tempo di sviluppare al meglio la loro passione personale.
Vuoti.
Lavorare per vivere o vivere per lavorare?
Quassù ciò che facciamo lo svolgiamo con tale passione che il fallimento non è tollerato da noi stessi, alla peggio cancelliamo il nostro lavoro venuto male e ricominciamo tutto da capo.
Poco dopo, quando ormai mi stavo stancando di studiare venni raggiunta dal mio compagno di corso Aleksandr, anche lui appartenente alla prima generazione di esseri umani nati nello spazio anche se un'anno prima di me, alto circa un metro e ottanta più o meno venti centimetri in più della sottoscritta.
-Hey Lucya, come procede la tesi sull'hotspot?-.
-Discretamente, per non dire uno schifo, il ghiaccio in quel punto è meno profondo rispetto al resto di Europa, le spaccature nella calotta ghiacciata si formano più di frequente ma è impossibile capire cosa diavolo possa produrre una simile quantità di calore!- spiegai sbuffando.
Mi alzai dalla scrivania e andai a sedermi sul divano vicino alla finestra.
-Ne deduco che ti trovi ad un punto morto.- concluse.
-Da cosa l'hai capito?-
-Non ci vuole molto per vederlo.-
-I tuoi calcoli cosa ti suggeriscono?- gli chiesi dal momento che condividevamo la stessa ricerca.
-Nulla di concreto ma l'unica spiegazione è che la rotazione di Europa lo rende più schiacciato ai poli e leggermente più espanso all'equatore, quindi l'energia termica sprigionata dai fenomeni vulcanici come sorgenti geotermali e flussi lavici sotto l'oceano, interagisce maggiormente dove l'oceano e la superficie congelata sono meno spessi- spiegò lui- in poche parole lungo i circoli polari.-

Devo ammettere che decisamente non ci avevo pensato.

-E allora perché questo non accade anche al Polo Nord?- feci perplessa.
-Non lo so, ma nessuno conosce la tettonica di Europa, se ne ha una. Quello che sappiamo finora è che si tratta di un mondo con un diffuso oceano globale piuttosto profondo sepolto da almeno cinquanta-novanta chilometri di ghiaccio duro come roccia. Quindi sulla base dei dati che veniamo a sapere possiamo comunque solo tirare a indovinare in ogni caso.- disse lui appoggiandosi a una parete di acciaio cromato.
-Lo sai che dobbiamo superare quella dannata prova, non posso rimetterci l'anno di nuovo - dissi - i miei e la colonia mi spedirebbero a distillare ghiaccio per il resto dei miei giorni.-
Per la cronaca: le riserve idriche di Twelve-D e B-Colony derivano da un pesante lavoro "minerario" di estrazione del ghiaccio e successivamente scomporre l'acqua dal ghiaccio composto da ammoniaca e altri gas tossici mediante elettrolisi.
Di sicuro non avremmo mai carenza idrica.
Aleksandr si passò una mano sui capelli rasati e mi fissò con i suoi occhi di ghiaccio verde.
-Sappiamo tutti che anche tu vuoi venire a lavorare nel team scientifico, ma questi discorsi che stai facendo non portano a niente.- disse.
-Portano sempre a qualcosa- dissi riflessiva camminando verso la finestra e fissando quel gelido mondo di arterie scure sotto di noi attorno al quale orbitavamo -Portano al nostro domani.-
Troppo stress da studio oppure la forma snella di Aleksandr che avevo osservato un'infinità di volte quando eravamo in classe, ora ce lo avevo davanti in piedi, in mia compagnia a condividere la sua ricerca con me e a chiedermi opinioni.
No, non era un caso, pensai, lui sapeva già la risposta, me l'aveva appena detta e spiegata. Era venuto per vedermi!
Quella conclusione sorprese persino me.
Fissando Europa in tutti i suoi dettagli, il mio sguardo si soffermò sul riflesso di me stessa nel vetro.
Esile, lunghi capelli che crescevano in lunghe ciocche distinte tra ramate, bionde ai lati del mio volto e in diversi altri punti e anche castane formando una chioma di tre distinti colori naturali, frutto di modifiche nella struttura del DNA incapace di adattarsi alla prima generazione alle condizioni di no-gravità dello spazio.
Così come i miei capelli avevo due occhi di due distinti colori, uno celeste e uno verde che nel riflesso fissavano le mie spesse labbra socchiuse e i due piccolissimi nei ad entrambi i lati del naso e uno sulla fronte.
A volte stentavo a riconoscermi, stavo crescendo e le mie nuove preoccupazioni ne erano la conferma!
Mi voltai e appoggiando la penna elettrica sulla scrivania in acciaio, feci qualche passo verso Aleksandr fino ad essergli davanti e guardandolo silenziosa negli occhi.
Poteva crescere ancora un po!
-Lucya come...- si interruppe nel momento in cui con la punta di piedi mi diedi una spinta levitando fino ad altezza del suo volto.
La rotazione della colonia ci permetteva di camminare con i piedi per terra anche in assenza di gravità ma era possibile con un piccolo salto levitare nell'aria rimanendo immobili senza ricadere. Beata no-gravità.
Vicinissima, portai il mio volto il prossimità del suo.
Quindi piegando la testa portai la mia bocca socchiusa in prossimità della sua che, colto alla sprovvista del gesto, aprì di riflesso, sorpreso.
Non capirò mai il motivo per la quale sia così istintivo.
Bocca in bocca rimanemmo lì fermi per un momento lunghissimo, le mie spesse labbra aperte sulle sue che pulsavano mentre la mia lingua si muoveva con la sua in un susseguirsi di movimenti liquidi.
Poco dopo eravamo sul divano in un'intreccio di sudore, graffi, carezze, mani sui seni, mani tra la carta vetrata dei suoi capelli rasati baciandoci.
Facemmo l'amore in quello che sembrò un tempo in cui non esisteva il tempo in cui sentivo la sua lingua muoversi sulla mia, il suo membro muoversi estraneo dentro di me mentre stavo sopra e i miei seni contro il suo petto sudato, la sua mano tra i miei capelli biondo-ramati.
Rimanemmo fermi l'una sull'altro per quella che sembrò un'eternità guardando il panorama di Europa, un mondo di arterie scure che sembrava quasi organico, in lontananza la stella mancata di Giove circondata dalla fredda eternità stellata. Ognuna con la sua storia.
Forse dopotutto avrei passato l'esame...
 
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