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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: IL DONO DEL PIACERE
Genere: Sentimentale, Romantico, Erotico
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: Lemon, Yaoi
Autore: italian-dream galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 06/07/2022 21:30:55

una ragazza umana ha poteri da strega del sesso. perchè?
 
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1
- Capitolo 1° -

Capitolo 1
Sono in una stanza che non conosco. Come cavolo ci ero finita? Cominciai a tremare. Il mio cuore batteva all’impazzata perché non sapevo come andarmene. La stanza è tutta nera, illuminata solo da candele bianche su candelabri di ottone. Sui muri dei simboli in bianco, strani. Erano tipo dei pentagoni e c’erano simboli che non riuscivo a decifrare. Notai uno specchio con la cornice in ottone. Mi vidi. Avevo una tunica verde scuro con un cappuccio.
Avendo dei poteri strani praticamente da sempre, mi ero avvicinata all’esoterismo. Ne sapevo a pacchi. Le mie amiche dell’orfanotrofio chiedevano a me dei consigli o si facevano fare i tarocchi.
Tuttavia, alcuni di quei simboli non li avevo mai visti. Sembravano scarabocchi. Davanti a me ci sono due persone che non ho mai visto prima. Il primo è un ragazzo. È alto, capelli color del grano rasati ai lati col ciuffo che scendeva sulla sua fronte. I suoi occhi erano di un azzurro intenso. le sue labbra erano carnose. Il tutto contornato da un viso mascolino ma che trasmetteva fiducia. Aveva delle ali candide, meravigliose e piene di piume. Era a petto nudo. Aveva un fisico da atleta greco. Aveva dei jeans blu ed era scalzo. Al suo fianco vi era una ragazza. Aveva il corpo longilineo con dei seni piuttosto prosperosi. Aveva la pelle abbronzata, della stessa tonalità di una ragazza latino-americana, i capelli rosa e gli occhi color nocciola. Le labbra erano sottili, colorate da un rossetto rosso scuro. Aveva un body in pelle nera stile sadomaso con le borchie e le calze a rete. Aveva in testa delle corna nere e delle ali da pipistrello nere e bordeaux.
Non so per quale strana ragione, ma alla loro vista mi calmai. Mi sentii stranamente eccitata. Mi spogliai scoprendo le mie forme. Ho il seno prosperoso, fisico sottile e fianchi abbondanti. senza vederli spogliarsi, erano già nudi, come mamma (ammesso e concesso che gli angeli e i demoni siano come gli esseri umani) li aveva fatti. Notai che non avevano più le ali. Mi si avvicinarono. La calma che prima mi avvolgeva divenne eccitazione e imbarazzo. Una sorta di vorrei ma non posso. Come erano belli. I loro corpi perfetti. Mi sentii avvampare. Ero in piedi ad osservarli. Stranamente non provavo vergogna, come se li conoscessi da sempre. Lui mi baciò ed io ricambiai. Poi mi baciò lei. Sentii le loro mani e labbra baciarmi e toccarmi dappertutto. Dove non arrivava lui, arrivava lei. Dapprima i lobi dell’orecchio, poi il collo… solo questo mi fece fremere. Impazzii quando arrivarono ai seni. Lui e lei succhiavano avidamente i miei capezzoli, lui il sinistro, lei il destro. Accarezzai loro la testa mentre gemevo. Le loro mani mi scrutavano avide. Divaricai d’istinto le gambe quando sentii la mano di lui andare lì… mi massaggiò il clitoride, mentre lei mi toccava le terga. Il piacere mi stava prendendo così tanto che non capivo più niente. Gemetti. Ne volevo ancora. La ragazza mi morse una natica. Mi scappò un gemito più di sorpresa che di dolore. Sentivo le loro dita nei buchi erogeni del mio corpo. Venni. La ragazza prese la mia testa e la mise in mezzo ai suoi seni. Leccai e toccai avidamente, poi feci lo stesso col ragazzo. Stavo letteralmente morendo su quei pettorali scolpiti… poi mi fiondai proprio lì. Glielo presi in bocca e succhiai in modo famelico. Era grosso e succulento. La ragazza mi prendeva la testa e mi dava il ritmo. Poi, una gola profonda che mi fece piangere gli occhi. Finito l’atto avevo la bocca aperta. La ragazza mi sputò in bocca poi il ragazzo mi baciò. Ci stendemmo per terra dove c’erano dei cuscini. Io ero a pecora. Lui entrò in me. La ragazza era a gambe aperte verso di me. Cominciai a succhiarle il clitoride infilando delle dita nella sua vagina. Lei gemeva sotto il mio tocco. Anche lui godeva e faceva godere anche me. Ad un tratto notai che le scritte ebbero un senso “strega del sesso”, “iniziazione”. In quel momento non seppi cosa pensare. L’eccitazione lasciò il posto al panico, ma ormai era troppo tardi perché ero venuta.

Mi svegliai. Ero sconvolta e sudata. Ansimavo. Avevo paura che la mia compagna di stanza avesse sentito qualcosa. Quello strano sogno… io non ero una strega, ero solamente un’umana con degli strani poteri… io del mio passato non sapevo nulla o comunque molto poco. Quando mia madre mi portò lì in orfanotrofio avevo sei anni. Mi disse solo che era necessario. Non so altro. Secondo me le mie tutrici sapevano, ma non volevano dirmi nulla. Ad ogni modo molto presto avrei indagato, anche perché ormai avevo diciotto anni. Tra l’altro mi ero svegliata a mezzanotte del giorno del mio compleanno, il 25 dicembre 2004. Che sogno strano, pensai, forse era colpa del lauto banchetto della vigilia consumato a cena.
La mia compagna di stanza era sveglia. Si chiamava Irene ed era mia coetanea. Aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri.
- Tutto bene, Iris? – mi chiese
- S… sì – mormorai
- Beh, a parte che hai avuto un orgasmo notturno prima di cacciare un urlo allucinante – ridacchiò
Io avvampai dalla vergona. Avevo avuto un orgasmo notturno? Che vergogna…
- Spero che nessuno mi abbia sentita… - dissi io
- Quello no, ma forse l’urlo sì… - disse lei ridacchiando, poi mi chiese in maniera ammiccante se stessi pensando ad Alex.
Alex era il mio ragazzo. Più grande di me, viveva normalmente in una casa tutta sua. Con lui avevo perso la verginità. Uscivo praticamente di nascosto, ma era praticamente un “segreto di Pulcinella”. A una delle tutrici dell’orfanotrofio non piaceva come ragazzo.
Io arrossì
- i…in realtà no…- risposi – sembrava quasi una profezia…-
- hai dei poteri di guarigione – disse Irene con tono interessato – fin da bambina, toccavi qualcosa o qualcuno e guariva… si vede che il tuo potere si sta espandendo
- già… - risposi.
- Magari è legato alla morte di tua madre – disse Irene.
- Strano modo, visto che ho sognato di fare una cosa a tre con un angelo e un demone – dissi io ridacchiando in modo fra lo scherzoso e il nervoso.
Irene sgranò gli occhi poi scoppiò a ridere. Io le chiesi imbarazzata cosa ci fosse da ridere. Lei mi disse che, essendo io una persona che sta molto sulle sue, non si aspettava una confessione del genere. Eppure, con lei mi confidavo anche su “quelle” questioni…
Mi chiedevo spesso come sarebbe stato avere una famiglia… mia madre sì, mi portava soldi, vestiti, giocattoli, ma il tempo passato con lei era poco. Poi scoprii la sua dipartita. Il mio desiderio più grande era quello di scoprire cosa sarebbe successo. Sapevo che aveva avuto un incidente, ma la cosa non mi convinceva molto.
Ora però dovevo andare per gradi. Dovevo capire il perché di quel sogno. Guardai in internet, ma c’era poca roba. Poi, notai un link “rituale iniziazione streghe del sesso”. Cliccai col dito sullo schermo del mio cellulare e vidi tante informazioni. Vidi delle ragazze vestite come lo ero io in sogno. Io però volli saperne di più. Andai in biblioteca. Vi erano libri di ogni epoca ed anche in lingue straniere. Andai nella sezione libri antichi e vidi un grande libro rilegato in cuoio marrone con una scritta oro: “il libro delle streghe”. Cominciai a leggere e lessi tante cose interessanti.
Nell’epoca in cui vivo io, creature mitologiche ed esseri umani vivono pacificamente. Non è stato facile e di anni ce ne sono voluti tanti, ma adesso il caos non regna quasi più. Gli esseri umani traggono beneficio dalle creature mitologiche e viceversa. Purtroppo, ci sono anche le mele marce, ovvero organizzazioni criminali tipo mafia o yakuza. Stavo cominciando a pensare che mia madre fosse coinvolta in qualcosa del genere…
L’arrivo della mia tutrice Maria mi distolse dai miei pensieri.
- Iris, buongiorno! – mi salutò – cosa ci fai qui? –
- Buongiorno – salutai a mia volta – ecco, tu sei più esperta di me su queste cose…-
- Di cosa vuoi parlarmi? – disse lei con aria interrogativa
- Ecco… ho fatto un sogno. Ho letto su internet che sarei una strega del sesso. Ne sai qualcosa? –
Lei mi guardò con aria pensierosa e mi disse che ne aveva sentito parlare, poi mi chiese con un tono un po’ più comprensivo, se io pensassi che c’entrasse con la morte di mia madre.
Con lei non potevo tenere i segreti. Le volevo bene. Era lei che amministrava i soldi che mia madre dava per me e che avrei avuto dopo il diciottesimo compleanno.
Lei mi disse che poteva essere, nonostante fossi umana. Era una cosa molto rara ma poteva capitare. Di solito le streghe hanno un genitore stregone. Era appurato che i miei genitori erano umani. Come lo sapevo? Test del DNA e documenti specifici. Ma allora, com’era possibile?
Era il mio diciottesimo compleanno. Presto me ne sarei dovuta andare. Avevo pensato di andare da Alex. Preparai la mia valigia. Irene era lì. Avrei voluto che venisse con me. Le promisi che appena mi fossi sistemata, sarebbe venuta da me. La abbracciai.
Salutai tutti. Si mise a piovere. Chiamai Alex. Gli avevo raccontato del sogno, ma gli dissi solo dopo che pensavo di essere una strega del sesso.
- Oddio, guarda… meglio che la finiamo qui – disse con tono scazzato
- Cosa intendi dire?!?!? – mi arrabbiai e gli urlai contro – scusa eh, mi illudi dicendo che potevo venire da te, poi adesso non mi stai vicino solo per questo? –
- Sì! Ho le mie buone ragioni! Le streghe del sesso sono delle donnacce –
- Come ti permetti?!?!? –
Sapevo la nomina delle streghe del sesso, ma alla fine era il loro compito. Non ci vedevo nulla di male. Però, non capii perché ma mi sentii come se dovessi vergognarmi. Forse era colpa della mia non lucidità.
Buttai giù. Tornai dentro e piansi. Maria mi vide affranta. Non sapevo cosa pensare, non sapevo cosa provare. Irene era lì con fare preoccupato. Piansi. Maria ed Irene mi abbracciarono. Gli amici mi vennero incontro. Molti piansero, altri mi dissero che era proprio un bastardo.
Me ne tornai in camera. Ero mogia e rammaricata.
Ero in camera con Maria e Irene.
- Posso fare una battutaccia? – disse Irene con un tono quasi divertito
- Dimmi… - dissi io
- A parte che si è rivelato per la testa di cazzo che è e poi, considera il lato positivo! Sei con noi – cinguettò
- Non credi di non avere tatto? – la rimproverò Maria
- Guarda che capisco bene la situazione, anzi… siccome che anche io ho diciotto anni e anche io ho un gruzzolo da parte, io e lei possiamo andarcene da qui – poi guardò me sorridendo – non sarebbe bello? –
- È vero ma… quanti soldi abbiamo? –
Maria andò a chiamare la tutrice di Irene, Elisabetta.
Noi due seguimmo le nostre tutrici in una stanza piena di scartoffie. Nonostante fosse piuttosto pulita, si sentiva un odore di polvere. Evidentemente erano tutti i libri e scatoloni. Era lo stesso odore che si sentiva in biblioteca, misto però a quello della colla per rilegarli.
C’era un grande armadio di legno pieno di mensole con delle chiavi. Ad ogni cassetto corrispondeva un nome. Ogni tutore aveva le chiavi dei cassetti. Capitava che un tutore o tutrice avesse una o più chiavi e quindi uno o più bambini in custodia.
Le due donne aprirono l’anta coi nostri rispettivi nomi.
Irene aveva molti soldi. Scoprì di essere discendente di cacciatori di creature sovrannaturali.
- So come farò soldi una volta uscita di qui! – cinguettò Irene come se fosse il lavoro più semplice del mondo.
- Ma sai cosa stai dicendo?!?! – sbraitò Elisabetta
- Quindi? Molti di noi usciti di qui fanno questo mestiere e quindi? –
- Irene… mi farai diventare idrofoba – ghignò indispettita la sua tutrice
Io trovai dei soldi e delle lettere. Maria mi mise una mano sulla spalla e guardandomi negli occhi mi disse che qualsiasi cosa scoprissi, non dovevo cambiare mai. La abbracciai.
In seguito, io e Irene cercammo su internet un appartamento. Coi nostri soldi uniti, potevamo permetterci un appartamento modesto. Dopotutto a noi bastava. Anche le tutrici ci aiutarono anche con qualche soldo in più. Per uscire dall’orfanotrofio Mani fiorite (dove stavamo io e Irene) bisognava avere i seguenti requisiti:
1. Avere minimo diciotto anni (alcuni andavano via prima, ma solo se un parente, genitore o tutore legale li andava a prendere)
2. Una casa
3. Un lavoro con cui mantenersi (molte volte erano i tutori ad aiutare a cercare lavoro ai loro assistiti, ma non era questo il nostro caso almeno per ora)
Dopo qualche giorno, trovammo un appartamentino. Pagammo la caparra e ormai era nostro. Salutammo tutti e ce ne andammo. Le nostre tutrici ci aiutarono con le valige. Ci dissero che per ogni evenienza loro c’erano.
Eravamo nella nostra casetta. Era un bilocale molto carino. C’era una cucina in legno con un forno ed un frigorifero. Vi era un bagno con una doccia e una lavatrice funzionante.
- Evviva! – cinguettò Irene
- È bellissima… - sospirai
Ci stendemmo sul letto e ci mettemmo a ridere.
I nostri amici dell’orfanotrofio ci avevano regalato una tv. Stavamo guardando distrattamente qualcosa in tv mentre mangiavamo cinese d’asporto. Noi quando eravamo lì facevamo dei quadri o cose del genere per arrotondare. Una metà andava a noi l’altra all’orfanotrofio.
Lì eravamo trattati veramente bene. Non ci mancava praticamente niente.
Forse era la magia che si stava facendo strada dentro di me, non un desiderio di vendetta nei confronti di Alex anche perché lui non si meritava niente. Erano passati dei mesi da quando mi lasciò così senza senso logico. Avevo visto Irene nuda, mentre facevamo la doccia. Avevamo fatto la doccia assieme molte volte, ma non c’era malizia. Ci pensai e mi imbambolai.
- Eih?! Che ti prende? – mi svegliò Irene
- Ehm… - arrossii
- A cosa pensi? –
Come potevo dire ad Irene che stavo facendo una fantasia erotica su di lei senza passare da pervertita?
- Mentre ci pensi, vado a fare la doccia – disse lei
Io arrossì.
- Vuoi venire con me? – mi disse
Io a quel punto divenni paonazza. Lei mi guardò con fare interrogativo.
- N… niente-
- Hai paura che succeda qualcosa di piccante? – ridacchiò lei
- A… adesso b… b… basta – ero diventata di tremila colori dalla vergogna
Irene si rammaricò.
- Scusami, sono sempre impulsiva…- si scusò
- No, ecco io…- mi sentii avvampare – voglio che succeda… anche se ho paura di cosa diventeremo dopo…-
- Noi siamo migliori amiche, Iris! Ma se succederà che ci innamoriamo, pazienza, ma questa cosa non ci scalfirà, anzi fortificherà il nostro rapporto-
Mi baciò. Io ricambiai.
- Adesso godiamoci il momento – mi disse.
Eravamo sotto la doccia. Il getto caldo era un toccasana. Ci lavammo la schiena a vicenda, poi lei scese giù. Mi toccò il seno e mi mordicchiò i capezzoli. Con una mano mi toccava quello libero dalla sua lingua.
- Sei bellissima…- mi disse
- Anche tu – gemetti
Poi prese il telefono della doccia e me lo poggiò sul clitoride. Gemetti. Avevo paura di essere sentita dai vicini, ma ero troppo eccitata per dare importanza alla cosa. Poi con la mano libera mi lavò davanti e dietro, in mezzo alle terga. Io dopo ricambiai.
Ci asciugammo ed eravamo nude sul letto. Mi misi a pecora. Lei dietro che si occupava di tutti i miei buchi. Mi mise un dito nella vagina ed uno nelle terga. Andrò su e giù con fare ritmico. Poi dopo le dita usò la lingua. Mi piaceva essere toccata e leccata in quel modo.
- Ahhh… ancora ti prego…- dissi in preda all’eccitazione-
Io le feci altrettanto e lei gemeva. Anche lei ne voleva ancora. Era il mio primo rapporto saffico.
- Godi? – le chiesi
- Sì… non male per una prima volta – rispose nei gemiti.
Intuii che non fosse la sua prima volta con una ragazza, anzi a dire il vero un po’ sapevo la storia.
Ci mettemmo a sessantanove. Era meraviglioso essere esplorata ed esplorare.
Poi unimmo le nostre vergogne e strisciammo. I nostri seni ballonzolavano su e giù. Venimmo, quasi contemporaneamente. Ad un tratto una luce bianca irradiò i nostri corpi. Sapevo cosa voleva dire: legame sancito. Si poteva fare in altri modi più casti… noi lo avevamo fatto così.
Stremate ma felici, ci abbracciammo… non sapevo che sarebbe stato l’inizio di una sorta di relazione aperta. Ci baciammo appassionatamente. Il nostro legame di amicizia era stato sancito nella lussuria. Le volevo bene? La amavo? Del primo sentimento ne ero sicura, del secondo ovviamente no… però le volevo bene e la avrei protetta a qualunque costo. Eravamo amiche nel cuore e ora nel letto.
Il giorno dopo ci svegliammo. Non c’era imbarazzo fra di noi. Nulla era cambiato, anzi. Forse serviva in qualche modo. Per qualche strana ragione dopo colazione facemmo ancora l’amore. Era istinto animale, forse… ma a me piaceva… piaceva come amica e come amante.
Eravamo nel giardino condiviso dell’appartamento sedute su una panchina. Vennero vicino a noi un ragazzo biondo con le ali bianche e una ragazza coi capelli rosa e la carnagione olivastra con due corna nere. Erano gli stessi che avevo sognato la notte del mio diciottesimo compleanno. Li squadravo perché semplicemente ricordavo di averli sognati.
Salutammo. Loro ricambiarono.
- Siete nuove di qui? – chiese la diavolessa con tono gentile
- Sì – risposi io – ci siamo trasferite solo ieri…-
- Piacere io sono Lamia…-
Irene ad un tratto ebbe gli occhi a cuore. Stavo per dirle di calmarsi, che non doveva essere sempre così impulsiva come al solito.
- Io sono Archemar – si presentò il ragazzo.
- Noi in questi giorni siamo liberi – disse Lamia – perché non venite da noi a prendere qualcosa? –
- Sarebbe bellissimo…- disse Irene con gli occhi a cuore
“è partita” pensai.
Lamia ridacchiò. Non sembrava cattiva. Aveva una bella risata ed era bella anche di fisico. Anche lui non era davvero male.
Volevo prendere la palla al balzo e vedere se l’amicizia con loro mi avrebbe portato a scoprire sul mio passato, su mia madre e su come utilizzare il mio potere.

Continua…
TUTTI I PERSONAGGI SONO MAGGIORENNI





 
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