Joanne ha una bellezza insignificante, per questo si considera fortunata ad avere un fidanzato non vedente come Kevin...
Conclusa: No
Fanfiction pubblicata il 28/12/2022 17:19:28 - Ultimo inserimento 28/09/2023
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1.
Sono sicura che non è mai esistita una giornata peggiore di questa.
Sono arrivata al lavoro in ritardo a causa di un guasto alla metropolitana a distanza di cinque fermate che mi sono dovuta fare a piedi perché nessun autobus si ferma davanti al centro di bellezza Narcissus.
Come se non bastasse, appena arrivata alla mia postazione, la stretta reception, ho trovato in attesa ben tre donne impazienti di farsi fare una manicure prima di andare al lavoro e se non le annuncio arriveranno anche loro in ritardo e sarà solo colpa mia.
Ultimo, ma non meno importante, quella stronza di Agartiglia mi ha scambiata per una cameriera chiedendomi di portarle un caffè che avrebbe bevuto subito dopo aver finito di fare le unghie alla sua ultima cliente della giornata e senza neanche dirmi Grazie. Ci credo che tutti qui la chiamino Agartiglia invece di Agata.
Appena entro in casa, sento l’abbaiare del cane che interrompe il suono del pianoforte.
“Stai buona, Annie Reed”, sento sussurrare.
Appendo il cappotto nel ripostiglio e mi dirigo in salotto.
Kevin ha ripreso a suonare appena Annie Reed si è calmata.
“Buonasera”, mi saluta mentre lo bacio sulla guancia.
“Buonasera a te, White Ray”.
Lui si sposta appena per permettermi di sedermi vicino a lui sul suo lungo sgabello nero.
Annie Reed appoggia il muso sulla mia gamba per ricevere carezze.
“Mi siete mancati tanto oggi, tutti e due”.
Senza smettere di suonare, Kevin sorride e inclina la testa fino a toccare la mia spalla.
“Giornata pesante?”.
“Ci puoi scommettere”.
“Lo è stata anche per me, mi sono capitati solo allievi che pensano di potermela fare solo perché non posso vederli, ma il senso più importante di un musicista è l’udito, no? Dev’essere l’effetto del lunedì. Per consolarmi, ho preparato il mio piatto preferito e anche quello di Annie Reed. Dovrai accontentarti di una scatoletta di carne”.
E conclude Per Elisa.
“Grazie, molto gentile”, dico con sarcasmo, facendolo ridere.
“È già tutto pronto, devi solo lavarti le mani”.
“Va bene, paparino”.
Mi lavo le mani in cucina per evitare di usare il sapone che piace tanto a Annie Reed. Ogni volta che lo uso, si attacca alle mie mani per annusarle e leccarle e non riesco a fare niente in santa pace.
Kevin ha davvero preparato il suo piatto preferito, riso al curry, ma anche il mio.
“Kevin? Scusa, ma sono un po’ confusa, da quando Annie Reed mangia spaghetti al pomodoro?”.
“Glieli ho fatti assaggiare, ma non le piacevano, così, per non sprecarli, li ho dati a te. Non è un problema fare a cambio con lei, vero?”, dice Kevin alle mie spalle. Gli rispondo con una risata e un abbraccio.
“Sei il fidanzato più spiritoso di Londra”.
“E tu sei un’adulatrice”.
Ci baciamo a lungo, finché Annie Reed non si fa sentire.
“Gelosone”, commenta Kevin.
“Un po’ di vino?”, gli chiedo mentre prendo una bottiglia di vino rosso dal frigo.
“Volentieri, ma non esagerare. È solo lunedì”.
Verso un quarto di vino sia a lui che a me e brindiamo.
“Alla nostra sopravvivenza ad un’altra settimana”.
“A noi”, aggiunge Kevin e si gode con calma il vino, mentre io lo mando giù tutto d’un fiato.
Guardo il mio uomo che sfiora il contorno del cucchiaio con l’indice e poi lo prende per il manico.
“Che cosa ho disegnato stavolta?”.
Kevin adora fare dei piccoli disegni con le spezie, l’olio e l’aceto, ma non potendoli vedere, ha bisogno di sapere se non ha rovinato troppo i piatti.
“Un cerchio e un segno che ricordano una Q. L’ultima volta hai quasi fatto una P”.
Lui sorride e inizia a mangiare il suo risotto, gustandosi ogni cucchiaiata, a differenza di me che penso solo a non sporcarmi i vestiti con la salsa di pomodoro.
“Appena sono rientrato a casa, ho ricevuto una telefonata…”.
Quando dice quella parola come se lo avesse chiamato Satana in persona, vuol dire una cosa sola.
“Chi era stavolta?”.
“Mio padre”, dice lui con la mano davanti alla bocca piena.
“Ha detto che questo weekend ci sarà una festa in paese e alla mamma farebbe piacere se venissimo insieme a loro. Possono venire anche i cani. Per un momento, ho pensato di regalare Annie Reed ai vicini e sostituirla con un bastone, pur di evitare l’ennesimo weekend da incubo nel mio paese natale”.
Poso la mia mano sulla sua per consolarlo.
Tornare nei propri luoghi del passato non è sempre facile, ne so qualcosa anch’io.
“Non siamo costretti ad andarci, amore”.
“Lo so, Jo, e neanche io voglio andarci, ma a quelle feste ci sono sempre i genitori di tutti quelli che conoscevo da bambino insieme ai nipoti e il loro hobby preferito è quello di far sentire mia madre una merda per avere un figlio che approfitta della sua cecità per non stare con sua madre, o almeno così dicono”.
Sospiro senza farmi sentire. Mi sento una stronza quando sono felice che lui non possa vedere lo sguardo di sua madre che mi fissa perché, secondo lei, non sono all’altezza di suo figlio.
“Verresti con me?”, mi chiede lui stringendomi la mano.
“Non devi neanche chiedermelo. Annie Reed non è l’unica che ti seguirebbe dovunque”.
Un po’ amara come risposta, ma Kevin non se la prende. Mi bacia la mano.
Dopo cena, ci spostiamo in salotto e io accendo Sky per andare sulla lista dei film che ho salvato per guardarli quando voglio, compresi alcuni che Kevin guardava prima che diventasse cieco. Uno dei suoi preferiti è Ritorno al futuro. Metto proprio quello, ma Kevin mi propone di andare a letto quando Marty McFly incontra Biff Tannen nel 1955.
Mi piace guardarlo vestirsi, lo fa con estrema cura e non lo disturbo mai.
“Kevin, va tutto bene?”, gli chiedo, preoccupata. È rimasto a petto nudo davanti al suo armadio, come se non si ricordasse come ha posizionato le cose in modo da trovarle sempre senza il mio aiuto.
Si avvicina lentamente al mio lato del letto e allunga una mano.
Gliela prendo e lui avanza verso di me, finché non mi sfiora il petto con il suo.
“Ti amo, Jo”, mi sussurra prima di baciarmi con ardore.
Oggi dev’essere successo qualcosa per fargli venire voglia di fare l’amore con me di lunedì sera, ma del resto, anche io ho avuto una giornata no, perciò mi lascio spogliare e abbracciare.
Annie Reed sta dormendo nella sua cuccia in salotto, ma stiamo comunque attenti a non fare troppo rumore per non spaventarla e farla venire a controllare, anche se è difficile rimanere in silenzio quando Kevin mi bacia sul collo.
Ad un certo punto, solleva il capo, come se fosse in grado di guardarmi negli occhi. Ogni volta che lo fa, tremo di paura come se lui fosse un serial killer.
Sono veramente una stronza a desiderare che lui non abbia mai la possibilità di guardarmi.
“Ti amo anch’io, Kevin”.
Sono fortunata ad avere lui e persino Annie Reed nella mia vita. E non me lo merito.