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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Cronache dei Vampiri
Titolo Fanfic: UCCIDILO CON ME
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Slash
Autore: kumo galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/12/2004 14:35:18

non ho dubbi sul fatto che louis e lestat si amino. one-shot, yaoi. ambientata a londra. to my sensei!
 
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CAPITOLO UNCICO
- Capitolo 1° -

QUESTA FICCIA (BRAND NEW!) SULLE CRONACHE DEI VAMPIRI è STATA SCRITTA COME REGALO DI COMPLEANNO PER LA MIA SENSEI!!! SENSEI, AUGURI!!!

Coretto di voci bianche: Compleanos feliiiiix… compleanos feliiiiiiiix! Te auguriamo todos… compleanos feliiiiiiiiix!
Sensei: che è ‘sta roba?
Earendil: Non me la ricordo più… ç____ç era così, più o meno…
*la Sensei esce dalla pagina del suo regalo, precipitando Earendil in un baratro di disperazione*
Earendil: almeno leggetela, voi… sniff-sniff… ci sono poche ficcie sulle cronache dei vampiri… questa è una Louis x Lestat… e poi, già che ci siete, commentate.

^ ^ I personaggi qui citati non appartengono alla sottoscritta -nel senso che non li ho creati io ma la Sensei Anne Rice… no, non è lei la Sensei alla quale è dedicata la ficcia. Ok. Fate finta di nulla. E poi Armand è comunque uno dei miei mariti.- Indi io non ci guadagno nulla. Piuttosto spreco un po’ di tempo… ^ ^


UCCIDILO CON ME.

‘Potrei farle da chaperon?’ Udì la sua voce soprannaturale limpida e cristallina, il timbro virile purificato dalle imperfezioni mortali.
Si voltò con la sua solita grazia ed eleganza di movimenti.
Louis, così pensava il suo interlocutore, era sempre bellissimo. Avrebbero potuto trascorrere altri mille anni, ma sarebbe rimasto sempre splendido e meraviglioso, una creatura diabolica dal fascino malinconico.
Nemmeno la sua gestualità sarebbe mai cambiata: era stato un uomo posato, dai gusti raffinati, dallo stile impeccabile, dai modi impulsivi.
Il suo sangue vampiresco aveva evidenziato ed amplificato in maniera netta ognuno di quei tratti che aveva adorato quando Louis era ancora un giovane mortale soffocato dalla disperazione più profonda: il verde brillante dei suoi occhi, la gentilezza delle sue mani, la deliziosa curva delle sue labbra morbide, la purezza dei suoi lineamenti… l’indicibile morsa di angoscia che gli attanagliava l’anima lacerata.
Lestat poteva sentirlo. Non riusciva a leggergli nella mente, ma chiunque, anche lui, sarebbe stato in grado di avvertire la cappa tremolante di dolore che l’avvolgeva e lo faceva risplendere di una luce particolare ed abbagliante.
Quella luce l’aveva fatto innamorare alla follia, l’aveva arso dentro per secoli.
Louis, Louis, Louis.
Ah, quanto aveva avuto ragione Armand a dire che si, aveva pianto mentre l’aveva fatto! (In realtà questo è un dettaglio del film. Ma è stata una frase che mi ha colpito parecchio, perché secondo me traspariva tutto l’amore smodato di Lestat e la sua fragilità… Ndearendil Oh, grazie, autrice! Ndlestat)
L’aveva consacrato egoisticamente all’eternità! Cosa poteva aspettarsi in cambio? Amore, perdono?
Se lui odiava Magnus non vedeva perché Louis non dovesse provare altrettanto nei suoi confronti.
Lo scintillio dei suoi occhi lo ammaliava. Il suo profilo fiero, i suoi capelli neri come la notte lo incantavano.
Si, lo amava da impazzire.
‘Lestat…’ Sospirò con la sua voce sommessa, dolce e sensuale. Si rendeva conto di quanto riusciva ad essere eccitante?
‘Dove siamo questa notte, Louis? A New Orleans? A Los Angeles? Oppure nella vecchia Europa, a Parigi, a Roma? Londra?’
‘Londra.’ (Ma tu pensa… Londra… chi se lo sarebbe mai aspettato… Ndsensei Ehi, ma non te n’eri andata? Allora stai leggendo! Son commossa ç_____ç Ndearendil)
Lestat gli cinse la vita con un braccio vigoroso. Il sangue di Akasha lo aveva rafforzato ancora di più, rendendolo maestoso, potente, splendidamente scolpito nel marmo.
Louis si domandò come potesse un mortale non percepite la natura contorta di Lestat, il suo essere divino, come non sapesse capire e spaventarsi per la sua bellezza immobile e perfetta.
- Forse sarebbe come abbracciare una statua. -
‘E dove andiamo, mio dolce vampiro?’
‘Ovunque tu voglia, Lestat. Oh, io vado da quella parte. Puoi seguirmi.’
‘Non potrei accompagnarti?’
‘Anche, anche.’
Attraversarono la città con la loro velocità innaturale rallentando solo sul Westminster Bridge per dare un’occhiata alle acque opache del Tamigi; e se qualcuno li avesse scorti, eleganti ed impeccabili nei loro abiti neri e nel candore dei loro volti, li avrebbe certamente scambiati per spiriti erranti, angeli neri, diavoli belli come il peccato.
Il portone maestoso della Westminster Cathedral era chiuso da serrature pesanti e robuste, nulla che un vampiro non potesse aprire.
Prima che Louis muovesse un passo e allungasse una mano nella loro direzione, Lestat aveva già sciolto i chiavistelli con la forza del suo pensiero penetrante. (Westminster… mi è piaciuta Westminster… Ndsensei A me un po’ meno… Ndearendil è quasi svenuta… a momenti va giù come una pera cotta… Ndsensei che spiega ai lettori >____< Ehi, è stata colpa della Giorcelli che mi ha fatto prendere un colpo!Ndearendil)
‘Vuoi entrare?’
‘Oh, si.’
‘Perché?’
‘Sai, in trecento anni non sono mai stato in Westminster Cathedral.’
‘E’ per questo che sei venuto a Londra?’
‘E tu mi hai seguito?’
‘Non ti ho seguito, ti ho semplicemente trovato.’
‘Non ti credo.’
‘Oooooh… oh! Metti in dubbio la mia correttezza, Louis?’
‘Non hai mai avuto una morale. L’unica cosa che conta, per te, è rompere gli schemi più che ti riesce. Ciò ti da una soddisfazione immensa, ma ti rende una persona inaffidabile.’
‘Touché.’
‘Allora entriamo.’
I passi leggeri di Louis echeggiarono nel vuoto buio della cattedrale.
Si sentiva un empio profanatore camminando su pietre così sacre, muovendosi tra le colonne impregnate dell’odore penetrante dell’incenso.
Guardava coi suoi occhi curiosi le splendide curve sinuose degli archi a sesto acuto, le ampie vetrate che di notte inondavano le navate di un denso buio.
I vetri policromi sembravano scintillare di una luce vivida, e per la sua vista amplificata erano quasi fluidi, malleabili, prendevano vita.
Sfiorava amorevolmente e pieno di commozione le scanalature delle colonne, le incisioni, i bassorilievi, le statue immobili, rigide ed austere. Lesse le epigrafi sulle pietre tombali che lastricavano il pavimento, e cercò di intuire i tratti che erano stati consumati e cancellati dal tempo. Studiava i monumenti commemorativi.
‘Oh, Louis, Louis!’ Un soffio gentile che non riusciva a celare l’amore radicato nell’anima. ‘Sei così… perennemente attratto dalla bellezza mortale!’
‘Questa non è bellezza mortale, Lestat. La bellezza creata da mani umane… così struggente… è imperitura. Una sicurezza ed un punto d’appoggio per chi come me è destinato all’immortalità. In questo mondo, dove non esiste nulla, a parte noi, di eterno, posso bearmi della bellezza traendo conforto dalla sua presenza, perché ne sarà sempre partecipe.’
‘Così importante…’
‘E’ un amore spassionato. Non ho bisogno di nulla in cambio. Ci hai mai pensato? Guardando qualcosa di bello ci si sente felici.’
‘Certo…’ Avrebbe voluto aggiungere che era ciò che aveva provato innamorandosi di lui a prima vista. ‘Tu sei sensibile. Troppo.’
‘Ma questa non è affatto una novità. È stato il tuo errore, ricordi?’
‘Oh!’ Lestat si voltò di scatto dando le spalle a Louis, reprimendo un singhiozzo.
Era così fragile, e cominciò a piangere tanto silenziosamente che Louis, all’inizio, nemmeno se ne accorse.
‘Certo, certo! Errore! Come puoi pensare di essere stato un.. un… errore!’
Louis l’aveva fronteggiato e lo guardava senza trasparire emozione.
‘Si, si, ti ho ucciso, Louis, e ti ho dannato l’anima!
Tu e la tua maledetta convinzione che Dio esiste e continua a giudicare la tua condotta non potete fare altro che incolparmi del destino di perdizione al quale ti ho condannato!
Avanti, dimmelo! Non l’hai mai fatto, ne sono certo, perché sei troppo composto e gentiluomo per una dichiarazione del genere! Dimmelo ora, quanto mi odi per quello che ti ho fatto, per ciò che ti ho lasciato diventare! Perché io stesso, in fondo, mi detesto per tutto ciò…
Ma non me ne puoi fare una colpa. Tu eri troppo bello, troppo splendido perché trovassi il coraggio di lasciarti portare via dal tempo, di lasciarti consumare dalla morte.
Se sei davvero un errore, allora in questo mondo di imperfezioni tu sei la cosa più giusta, la creatura più perfetta sulla quale abbia mai posato gli occhi.’
Louis continuava a guardarlo.
‘Sei tu quello più indifeso, alla fine.’
‘Mi stai sorridendo?’
‘Voleva essere una confessione d’amore?’
‘Perché diavolo non rispondi alle mie domande!’
‘Ah… si, ti sto sorridendo.’
‘Non volevo lasciarti. Non l’ho mai voluto, Louis.
Ho tanti rimpianti, sai! Tutta la mia vita… ho tanti rimpianti, e questo è uno dei più opprimenti.
Vorrei chiederti scusa per tante cose: per averti reso schiavo del sangue, per averti ingannato creando Claudia, per avverti messo in pericolo così spesso… ma le discolpe non risolvono nulla.
Ho bisogno del tuo perdono.’
‘Allora ti perdono, mio Lestat.’
‘Certo. Sono tuo per l’eternità, ormai.’
Louis gli si avvicinò, accostò il volto al suo. Era tremendamente freddo.
Leccò le lacrime di sangue che lo rigavano.
‘Però, sai, tu non potrai mai cambiare. Resterai per sempre un impulsivo, e più tempo trascorrerà, più saranno i rimpianti della tua anima. Posso restarti di fianco per addolcirti la pillola.’
Lestat lo abbracciò fortemente appoggiando il volto nell’incavo della sua spalla. ‘Uccidi con me.’ Gli sussurrò. ‘Louis, uccidi con me, stanotte. Uccidiamo insieme.’
‘Si, si.’
Passeggiarono per minuti silenziosi il Mall del St. James Park, si sentirono investiti dall’atmosfera Vittoriana che ancora pervadeva quel luogo.
Poi trovarono la loro vittima ignara ed impotente, un odioso ladro ubriaco assopito su una panchina di legno, il braccio destro ciondolava fin quasi a sfiorare il terreno.
Lestat gli accarezzò i capelli svegliandolo.
Non ebbe nemmeno il tempo per accorgersi di ciò che stava accadendo, di chi lo stava fissando, delle mani gelide che lo toccavano, della bellezza austera dei suoi carnefici.
Lestat gli azzannò il collo con rapidità, sollevandolo e offrendolo al suo amato Louis.
E Louis non si tirò indietro. Abbracciò l’uomo incosciente prendendolo per la vita, gli tastò la vena pulsante del collo e affondò i denti nella morbida carne.
Il calore lo invase, l’estasi, la felicità e l’equilibrio più agognato…Si sentiva appagato, si sentiva riempito.
Cadde per terra, trascinando con se il corpo esanime e Lestat.
‘Ah… ah…’ Si staccò dal suo nettare appena prima che il cuore dell’uomo smettesse di pompare. Guardò Lestat e con gli occhi gli chiese di seguirlo.
Camminò con velocità per i sentieri deserti del parco che sprigionava una bellezza sinistra, ed era silenzioso ed immobile come un vampiro. Ma la vita, lì, cresceva rigogliosa e rispettata.
Si adagiò su un morbido prato di erba verde e tenera ed aspettò che Lestat lo raggiungesse.
Eccolo, era già steso di fianco a lui.
‘Cosa hai imparato, stanotte, mio amore?’
‘Che a cacciare con te, Lestat, non basta una preda sola. Sei troppo ingordo.’
‘Noooo… mi dispiace che tu abbia ancora sete.’ Si slacciò il primo bottone della camicia nera e lasciò che Louis continuasse l’opera e gliela togliesse.
Si sdraiò su di lui scostando i suoi morbidi riccioli d’oro dal collo, appoggiò la carne dura come il marmo delle sculture romane sulle sue labbra.
Louis aprì la bocca, premette coi suoi denti e la penetrò più delicatamente che poté. Cominciò a sentire il sangue potente di Lestat, un sangue che sapeva anche di antico, scorrergli nelle vene e annientarlo dal piacere.
Era ancora mille volte meglio che uccidere un essere umano.
Era bello… bello, e oh, si! Era perfetto, era una sensazione di estasi dimenticata, ah! Era troppo, troppo… ancora… le labbra umide di Lestat gli baciavano il collo, la sua lingua lo stuzzicava… basta giocare, Lesta!… si, si, si… non poteva smettere, non voleva per nulla al modo, ciò che desiderava era solo… di più…
Lestat recise la vena del suo collo, bevve quel sangue che era il suo e quello del suo amato Louis, e perciò aveva un sapore intimo e sicuramente più dolce di quanto potessero essere il miele, l’ambrosia, il secreto delle Angiosperme.
Era tutto, tutto… la suggellazione di un patto perpetuo, quello che stabiliva la loro reciproca appartenenza.
Poi… non sperava di poter provare un piacere così grande, tra le sue braccia che lo accarezzavano, con le sue dita gentili che gli sfioravano le ciocche chiare, arricciandole per capriccio.
Lo stava annientando… lo sentiva fremere e gliene domandava silenziosamente ancora…
Non avrebbe mai rinunciato a lui, non si sarebbe mai più fermato.
‘Aaaaaah…’ Lestat si staccò da Louis in uno scatto, sollevando la schiena. Era ancora seduto sulle sue gambe.
Guardò Louis, si soffermò incantato sulle sue labbra rubiconde che scintillavano, colorate dal sangue scarlatto.
Il collo era macchiato di sangue, la camicia bianca era intrisa di sangue. Era un’immagine sensuale.
Gli mandò un baciò, facendo schioccare forte le labbra, gli tese la mano e l’aiutò a rialzarsi.
Louis lo colse di sorpresa, abbracciandolo, baciandolo con impeto.
Uscirono da St. James’s Park e Lestat insistette per prendere la metropolitana dei mortali. Disse che gli piacevano quelle luci taglienti dei neon, quella modernità spartana e quei sedili scomodi imbrattati di scritte oscene, di firme e di anonime dichiarazioni d’amore.
Entrarono in Victoria Station in tempo per le ultime corse. (Sensei, ti ricordi mica se la metropolitana a Londra funzionava anche dopo la mezzanotte? A me sembra di si… Ndearendil ma che razza di domande fai! Ndsensei), salirono sullo squallido treno che puzzava incredibilmente dell’odore della vita mortale. Era semideserto.
Lestat si sedette sulle gambe di Louis, la luce era abbagliante. Gli sfiorò le labbra con le sue e lasciò che la lingua gli penetrasse nella bocca e cominciasse a sfiorare con delicatezza e sensualità la sua.
Gli baciò il collo dove la ferita era già rimarginata, gli baciò gli occhi, il nasino, la fronte, le guance arrossate dal sangue.
La loro pelle era diventata più morbida ed aveva assunto un colorito più umano. Era piacevole mordicchiarla e succhiarla, giocare in maniere quasi infantili.
‘Dove alloggi domani mattina, amor mio?’ Gli chiese all’improvviso, quando si accorse di averlo seguito per i corridoi della metropolitana senza nemmeno sapere dove si stava dirigendo.
‘Al Coram Field. Vieni con me.’
‘Certo, certo… un cimitero di prestigio…’


<< Perché le forme mutano, e la ragione odierna non è che la superstizione di domani, e in quell’antica restrizione è incluso un grande e sublime intento, un’infaticabile purezza. >>
Anne Rice, The Vampire Armand.


*** OWARI ***

Earendil: Finita in un giorno. Madonna, mi son messa qui dalle tre alle sei… che faticaccia… cosa non farei per la Sensei! Ah… ieri studiavo inglese e oggi faccio ‘ste cavolate.
Sensei: Non è una cavolata, è il mio regalo!
Earendil: Domani dimmi se t’è piaciuta… io c’ho messo il cuore…
Tutti: Non potevi regalarle un profumo? Un maglione? Un… un… non so… ma proprio un’altra ficcia!
Earendil: Mi sembrava una buona idea… E comunque anche il regalo mio e della Vale era bello! Cioè… abbiamo avuto un problemino col profumo, così abbiamo ripiegato sulla tazza di Lupo Alberto. Bella, bella.
Tutti: mai più, eh!
Earendil: >_____< Crepate! Tutta invidia, perché nessuno v’ha mai regalato una ficcia.
Vale: Mi sento ignorata.
Earendil: aspetta il tuo compleanno, insomma… non posso pensare a tutto! (ricordamelo il giorno prima, vale.)
BOH, ASPETTO COMMENTI! VI PREGO! GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!

= Ëarendil =

 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
-gufetta- - Voto: 07/07/08 13:38
adesso.... mi è venuta voglia di fare una visitina a londra xD

bella fic! complimenti ù_ù
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