CAP.UNICO
- Capitolo 1° -
"PAURA..." di Cream89
Ha paura!
Non aveva mai avuto paura in vita sua.
Non poteva avere paura, per il suo bene e per quello delle persone a lei care.
Ora, però, aveva paura.
Per la prima volta in vita sua aveva paura.
E non era paura del buio, come i bambini.
Né paura dei mostri.
Né la fatidica paura di morire che raggiunge il cuore e l’anima di tutti.
Lei sapeva cosa voleva dire morire e non aveva mai temuto la sì detta morte.
La sua paura era diversa.
La sua paura era legittima.
La sua paura era atroce.
Lei temeva di perdere...
Perdere quella cosa che solo lei conosceva...
Quel sentimento a cui aspirano tutti, ma pochi lo raggiungono veramente...
Quella cosa, quel sentimento così remoto, era l’amore!
Lei aveva paura di perdere l’amore.
Credeva di aver amato abbastanza finché non conobbe lui.
Lui era così affascinante...
Così coraggioso...
Così dolce...
L’aveva conosciuto in sogno.
L’aveva scorto fra gli alberi del suo giardino come un fiore splendido e raro, anzi unico.
L’aveva ritrovato al ballo, un principe dai tratti orientali e misteriosi che faceva cadere ai suoi piedi tutte le dame, le eleganti, le serve, le giovani e le vecchie.
Faceva fantasticare le vergini che con lui viaggiavano in mondi proibiti e desiderati, dei quali, rimpianti dalle vecchie e sognati dalle giovani, erano violati i confini più remoti fra eccitanti carezze e baci passionali.
Lo ritrovò un giorno, sulla spiaggia dove il mare è sempre limpido e luccicante e il rumore delle onde picchiate dal vento rimbomba nel cielo bianco dell’infinito.
Lui passeggiava, tranquillo e pensieroso, sulla riva e i suoi piedi nudi erano bagnati dall’acqua calda baciata dal sole.
Lei, seduta su una nuvola, lo vide e per l’ennesima volta ne rimase scottata.
Era bello come un angelo senz’ali né boccoli.
I suoi occhi, grandi e luminosi, del colore delle viole a primavera, la ipnotizzarono in quel paesaggio incantato dove i raggi del sole facevano brillare la superficie vivace del mare.
I capelli corvini di lui danzavano leggeri e morbidi nel vento calmo, e lei s’immaginò ad accarezzarli sensualmente, sdraiatagli accanto con il viso appoggiato al suo petto scultoreo.
Lui non la vide poiché ella rimaneva alta in cielo, nascosta fra le nuvole a spiarlo.
Da quel giorno la giovane cominciò a pensare a lui sempre: al mattino, al pomeriggio, la sera, persino di notte lo sognava ed era così felice e innamorata che diventò più bella.
Ma a volte nei suoi occhi si vedeva la solitudine che la pervadeva pensando a lui e, quando era sola, nella sua camera vuota piangeva in silenzio per il dolore della lontananza, per non poterlo vedere tutti i giorni, per non aver mai sentito la sua voce, per un amore taciuto.
Una sera a corte fu organizzato un ballo e lei fu invitata dal principe in persona, invaghito d’ella.
Lei v’andò, per dovere più che per divertimento, e si vestì di tutto punto, con un semplice abito nero e lungo e un paio di guanti anch’essi neri. Per scarpe aveva un paio di semplici ballerine nere e i capelli lunghi e lucenti le ricadevano sciolti sulle spalle.
Quando il principe l’andò a prendere rimase sbalordito da sì tanta bellezza e se ne compiacque d’aver scelto una compagna di tale rarità.
Quella sera lei se ne restò seduta, immersa nei suoi pensieri felici e tristi, guardandosi di tanto in tanto in giro, alzando la mano e accennando un saluto.
Ad un tratto un giovine cavaliere le chiese di danzare e lei con gentilezza rifiutò senza alzare lo sguardo, abituata a quella situazione visto che molt’altri prima l’avevan chiesta.
Il giovane insistette e lei, alzando lo sguardo, rimase muta e immobile nel vedere che dinnanzi aveva lui.
Così bello, così misterioso...
Lei non seppe che dire.
“Allora, volete concedermi questo ballo Madamigella?”
Che voce suadente! Calda e forte. Un po’rauca e sensuale.
Lei accettò, rapita da quella voce e da quel portamento ribelle e gentile.
Mentre ondeggiavano leggiadri sulle note di un rondò, lui le chiese il nome.
“Sango” disse lei ed egli ne fu incantato.
“Che nome splendido...” la lusingò il cavaliere senza accorgersene ”...un nome regale, nobile fanciulla”.
Lei ne rimase meravigliata. Nessuno mai le aveva saputo parlare con tale innocienza. Seppe dire solo un grazie semplice e imbarazzato.
“Non dovete ringraziarmi. Voi siete la ragazza più bella della festa. Mi avete colpito, sapete?”
“Mi lusingate, ma io non so ancora il vostro nome”.
“Miroku”.
Quel nome parve musica alle orecchie sue di lei ed ella ne ripeté in mente ogni singola sillaba, ogni singola lettera, ogni singolo accento.
Ballarono e conversarono tutta la sera e lui la riempì di elogi e complimenti regalandole una felicità mai provata.
Ma durò poco perché lui se ne andò quella notte strappandole un bacio d’amore.
D’allora lei non lo vide più, ma non si arrese.
Lo cercò ovunque senza trovarlo, e ancor oggi lo cerca e continuerà per l’eternità ricordandosi, giorno dopo giorno, ogni istante passato con lui per non dimenticare cos’è l’amore.
Per non perdere l’amore...
Ecco la sua paura..
FINE
Questa ficcy mi piace un sacco!!!
All'inizio i protagonisti non erano Sango e Miroku, in realtà non esistevano i protagonisti.
Erano solo due persone ignote create dalla mia mente.
Poi rileggendolo, mi sono accorta che la descrizione di lui assomigliava molto a Miroku.
In realtà assomiglia molto anche a Tsuzuki di Yami no Matsuei, ma sono dettagli.
E poi non c'era una donna adatta a Tsu-chan...non potevo mica trasformare il mio Hi-kun in una donna!!!!
Così ho deciso di adeottare Sango e Miroku come protagonisti.
Bene...ora che vi ho annoiato con questi dettagli vi saluto.
E mi raccomando:
COMMENTI!!!!!!!!
Grazie ^______^
Cream89
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