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<b> Kirjava’s Note </b>: Oggi è il compleanno di Suzako, sì. E posto questa fanfic dedicandogliela. Tanti auguri, Suzako! Non sarà un granché, ma è il pensiero che conta…no? *Kirjava cerca scuse*
E’ che questa…<i>cosa</i> non dovrebbe nemmeno esistere, ecco.
A proposito, se Ross ti ha abbracciata e spiaccicata a terra per farti gli auguri, sappi che il 20% della rincorsa presa era da parte mia, sotto esplicita richiesta a Ross. X°°D
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Il ragazzo si sedette sul muretto. Sabbia anche quella, ovviamente.
Incrociò le braccia, tentando inutilmente di vedere qualcosa nel terreno sabbioso. O magari di vedere oltre ad esso.
Non ne poteva più, della sabbia.
Era estremamente noioso averla sempre addosso, tra i capelli, nei vestiti; come un guscio.
Si sforzò ancora di più nel tentativo di scorgere qualcosa tra i granelli.
E la sabbia si mosse. Senza la sua diretta volontà, questa volta. Si alzò e ribollì, vene si gonfiarono sotto di essa, arti si flessero, sangue scorse.
Il ragazzo non si mosse, restituendo lo sguardo fisso della sua copia vicina ai suoi piedi.
La guardò e la analizzò con una parvenza d’attenzione.
Stessi capelli corti e tagliati disugualmente. Stessi occhi appannati.
Sì. Era <i>lui.</i>
Non si scompose. Davvero, nulla di sconvolgente. Non per lui.
Decise di sfruttare l’occasione per trovare risposta ad una domanda. Si rivolse alla sua copia.
- Come ti chiami? - , gli chiese.
L’altro lo fissò in silenzio per un altro momento, forse soppesando le parole.
- Questo dipende - , rispose infine. Intuì l’invito dell’altro a spiegarsi e proseguì.
- Io ho tanti nomi. Uno per ogni persona che mi conosce, direttamente o, più spesso, indirettamente. Solitamente sono Gaara, mostro o demone; posso essere anche Il - ragazzo - della - sabbia.
Qualcuno mi chiama Contenitore, Involucro, Forza Portante.
Quelli ansiosi di essermi amici per evitare morte e ferite mi chiamano Gaara - sama, ma il rispetto verso di me si limita all’appellativo.
Per quelli che non sanno dove scaricare l’amarezza sono Bastardo e Maledetto Demone.
Ma per i più, sono Niente e Nessuno - , concluse senza quasi prendere fiato.
Il ragazzo avvolto dalla sabbia aveva ascoltato attentamente quello ancor più finto di lui mentre snocciolava alcuni dei suoi nomi. Sembrò non esserne toccato – alcuni li conosceva già.
I due non sarebbero potuti essere più seri nemmeno durante una partita a scacchi.
Lui si chiese se quella pallida imitazione – di un’altrettanto pallida realtà – potesse veramente capire i suoi pensieri. Lo guardò fissamente, e l’altro non sembrò intimorito. Era evidente che stesse pensando. Poi parlò.
- Ad ogni modo, non preoccuparti. Questi sono solo appellativi, grumi di suoni prodotti da persone che di te conoscono solamente quelli - .
Il ragazzo sembrava quasi indispettito.
<i> Preoccupato? Lui? Che assurdità. </i>
- Io non mi stavo preoccupando. Lo so, credi che non abbia capito <i>almeno </i> questo, in tanti anni? - .
- A me sembra di sì, sai? Ti conosco. Sono la tua unica compagnia, quando di giorno combatti i nemici e di notte combatti il sonno. Ti proteggo da entrambi. Ed anche se non lo sapevi, io ho una coscienza - , disse quasi sbeffeggiandolo.
Non reagì, ma in fondo era sorpreso. Quindi lui non era mai stato <i>veramente </i>solo.
La sabbia allungò un braccio, e poi la mano, con lentezza esasperante, verso di lui. Puntò l’indice verso la sua figura, in un unico gesto tante volte compiuto alle sue spalle da coloro che lo temevano.
- Io sono <u>te</u> - , affermò, come se gli parlasse la prima volta, come se ancora non gli avesse detto nulla.
- Sono la sabbia, e sono te. Lo capisci, vero? Io sono tante cose. Tu conosci tutte queste cose, ma non conosci ancora me; ed è ora che tu lo sappia - , proseguì senza fretta.
Poi, lentamente come era apparso, si ricompattò alla sabbia, lasciando Gaara a crogiolarsi nei pensieri che quel discorso gli aveva originato.
Bene. Ora è meglio che scappi. Suzako…ehm…so che stai leggendo…abbi pietà. XD