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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Naruto
Titolo Fanfic: BORED AND ABSENT-MINDED
Genere: Commedia, Erotico
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: One Shot, AU, Lemon, Yaoi
Autore: gillesderais galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/06/2007 00:49:44

[SasoriXDeidara] Che poi, chi l’aveva detto che le feste erano tutte una noia mortale?
 
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CAPITOLO
- Capitolo 1° -

BORED AND ABSENT-MINDED
flavour #43 ~ Eyes meeting over the noise



Che poi, chi l’aveva detto che le feste erano tutte una noia mortale?
Si, era vero, c’erano delle feste che erano assolutamente pallose, dall’inizio alla fine. Di quelle che poi passi tutta la serata in un angolo, rigirando in mano il settimo bicchiere di havana cola, guardando la gente fare spola tra la cucina e il bagno.
Si, giusto. Il bagno.
Cosa c’era di meglio di un bagno pieno di gente che si faceva contro ogni piastrella libera? Non che fossi uno che badava al pudore, per carità, ma Dio mio.
Avevo accennato alla cucina? Ah, si, la cucina. Il ritrovo dei fattoni e degli alcolizzati. Se eri fortunato poteva capitarti di vedere un coma etilico o una possessione del corpo da parte di qualche stella del rock. Ammetto di aver anche parlato con uno che si credeva Jack Skeletron. Comunque, se eri sfortunato – e questo capitava nel 97% dei casi, e le statistiche, si sa, sono importanti -, potevi assistere alla solita gara di rutti o a vomitamenti vari.
Uno spettacolo che sconsiglio caldamente se hai appena finito di mangiare delle tartine.
Soprattutto se erano al salmone.
Beh, cosa stavo dicendo? Ah, si, la noia durante le feste.
- Dei, io sono sicuro che questa volta sarà un successo, vedrai! – alzai lo sguardo dal mio libro di chimica e gli concedetti uno sguardo dubbioso.
- Hidan, non per essere rompicoglioni, ma non si è più vista una festa decente, a casa tua, da quella volta in cui Tobi è stato appeso a testa in giù fuori dalla finestra della camera dei tuoi.-
Sbuffò e batté una mano sul banco, abbassandosi fino a toccare il compensato con il mento.
- ma tu non sai chi ho invitato! Non puoi proprio immaginarlo!-
- e perché dovrei, dato che la gente che si imbuca è sicuramente il doppio della gente che inviti? – obbiettai con aria annoiata.
Lui mi guardò infastidito e fece spallucce, accavallando le gambe e appoggiando la schiena alla sedia, fissandomi con gli occhi ridotti a fessure.
- devi sempre avere questo atteggiamento, quando sto cercando di esporti una magnifica idea? Eh? No, perché è bene che tu sappia che non è carino, proprio per niente, no. -
- ok, va bene, dimmi tutto! – chiusi il libro di slancio, facendogli fare un rumore sordo e incrociai le braccia, appoggiandole al banco e guardandolo dritto negli occhi, - su, illuminami!-.
- illuminarti su cosa? – Kakuzu comparve dietro Hidan come un fantasma, appoggiando due grossi tomi sul banco e facendoci trasalire dallo spavento.
Dopo un imprecazione, Hidan gli rivolse un’occhiata e mi indicò con una mano: - stavo cercando di spiegare a Deidara in cosa consisteva la mia ultima fantastica idea per la festa di fine anno!-
Kakuzu mi guardò e sospirò.
- povero piccolo Deidara. Mi dispiace che sia toccata anche a te…-
- oh, non ti preoccupare, Kakuzu, sono sicuro che abbia rotto le palle anche a te…!- commentai con un sorriso mentre Hidan protestava.
- cosa vorreste dire??-
- niente, piccolo, niente…- gli scompigliò dolcemente i capelli per poi sedersi al banco vicino. Ecco, una cosa che non avevo mai sopportato, era quella: perché tutti avevano qualcuno con cui stare e io no? Perché io dovevo sempre passare la mia vita in uno stato di assoluta noia solitaria? Non che fossi uno molto attivo, anzi, sono sempre stato famoso per il mio essere un pigrissimo genio dell’arte, eppure soffrivo molto il non poter condividere con nessuno la mia apatia.
Vedere Kakuzu coccolare Hidan mi mise di pessimo umore. Inutile dire che non sarei stato in grado di ascoltare neppure mezza parola sull’ennesima festa a casa di quest’ultimo.
- scusatemi, ma io ho un impegno…- mi alzai, prendendo le mie cose e infilandole distrattamente nella borsa a tracolla.
- ma come?! E io quando ti racconto i miei progetti?- Hidan mi rivolse uno sguardo inorridito, come se avere qualcosa di meglio da fare che ascoltare i suoi vaneggiamenti fosse la cosa più spregevole che potessi fargli.
- manca un mese alla fine della scuola. Hai tutto il tempo di raccontarmelo, cambiare idea dieci volte e poi avvisarmi all’ultimo minuto…- commentai acido. Hidan mi fece una linguaccia e si imbronciò, mentre Kakuzu mi salutava con la mano.
- ti telefono questo pomeriggio!!- sentii urlare quando ero sulla porta della mensa.
Maledizione ad Hidan e alle sue idee del cazzo.

Come avevo previsto, nelle settimane successive, Hidan mi diede almeno una decina di versioni diverse del suo progetto per la festa.
Ricordo ancora con orrore le proposte che prevedevano di vestirsi a tema: prima l’idea anni ’70, scartata grazie al timore di essere scambiati per un ritrovo del Gay Pride, poi l’idea “Kill Bill”, sventata da Kakuzu che si rifiutò categoricamente quando Hidan gli propose di cercare altri 87 folli.
Il resto delle idee, riguardavano chi chiamare per la musica, come portare l’alcool senza che i suoi genitori se ne accorgessero e la malsana proposta di fare dei volantini color verde elettrico.
Alla fine, a 13 giorni dalla serata che aveva designato per la festa, Hidan mi si avvicinò dopo la lezione di letteratura e mi guardò con la sua solita aria da “tu non puoi sapere che idea geniale mi è appena venuta, mentre voi mortali stavate seguendo la lezione”.
- Deidara, sai che cos’ho pensato? – cominciò, appoggiandosi al mio banco.
- giuro che non riesco ad immaginarlo…- lo guardai serafico, sorridendogli.
Lui sorrise indulgente, troppo magnanimo per prendersela, a suo dire, grazie a quel suo colpo di genio.
- ho pensato che potrei cercare qui a scuola un gruppo che venga a suonare! Così loro lo diranno ai loro amici, che lo diranno ad altra gente che porterà altra gente e sarà una figata tremenda!-
- oh, fantastico! E hai già pensato a chi chiamare?- domandai fingendomi interessato.
- certo che si! Non indovinerai mai…!- sorrise, orgoglioso e mi guardò, aspettando che io provassi ad indovinare.
Mugugnai un attimo, guardandomi in giro, poi allargai le braccia, sconfitto.
Lui saltellò un attimo sul banco e si avvicinò al mio viso.
- I-t-a-c-h-i.-
Sbiancai. No.
- no. No, tu non lo farai…- lo implorai con lo sguardo, ma lui continuò a sorridere come un idiota, annuendo.
- oh, si! Vedrai, sarà una cosa senza precedenti! Se la ricorderanno tutti questa festa!- mi batté amichevolmente la mano sulla spalla, poi se la squagliò al suo posto quando il prof di Economia entrò.
Io rimasi immobile con gli occhi fissi su un punto indefinito della lavagna, sconvolto e turbato dalla cosa.
Si, perché ti aspetteresti di tutto dal tuo migliore amico, fuorché che decida di invitare il ragazzo per il quale hai fatto la più grande figura di merda di tutta la tua vita. Solo perché è stato l’amore segreto della tua intera vita scolastica. Quello che sogni la notte o che ti fa venire il batticuore quando lo incontri nei corridoi. Quello a cui avevi dedicato uno dei quadri che erano esposti nei corridoi, fatto per il corso di Arte, e che hai beccato a baciarcisi sotto con il fratello minore, proprio il giorno dopo che gli avevi dato un biglietto dove gli dicevi che l’adoravi e che quel quadro, cazzo, era per lui.
Quello che, adesso, evitavi da più di un anno, fingendo di non sentire il suo sguardo addosso, quando passavi davanti alla sua classe per andare ad Educazione Fisica.
Rabbrividii, sentendo uno strano nodo alla gola al solo pensarci. Come poteva? Come diavolo poteva?
Mi girai lentamente, cercandolo con lo sguardo, ma lui se ne stava tranquillo a parlottare con Tobi, ignaro della mia angoscia.
Si, Hidan era ignaro, completamente ignaro di quello che stava mettendo in moto. Non perché non sapesse tutti i retroscena della mia sbandata per Itachi, ma perché non avrebbe mai potuto immaginare la mia reazione alla notizia.
Alzai di scatto la mano, attirando l’attenzione del professore, chiedendogli se potevo uscire un attimo perché non mi sentivo molto bene.
Essendo diventato bianco come un cadavere, dopo la notizia, non si stupì poi tanto della richiesta e mi permise di andare in infermeria.
Hidan mi guardò, crucciato e lievemente preoccupato e io gli restituii un’occhiata raggelante, uscendo di corsa e chiudendomi la porta alle spalle.
Mi ci appoggiai contro per un istante, sospirando, poi guardai nel corridoio e mi indirizzai qualche porta più avanti. Ogni classe aveva una specie di finestra che guardava nel corridoio. Non so perché, io poi le trovavo esteticamente orribili ed inutili, ma ne apprezzai l’esistenza quando mi ci appiccicai contro - cercando di non farmi vedere dal prof che, dentro, stava spiegando - e cercai di attirare l’attenzione di Kakuzu e Zetsu.
Uno stava seguendo distrattamente la lezione, l’altro, vicino, stava tranquillamente dormendo, svaccato sul banco e protetto dai compagni davanti.
Picchiettai disperatamente sul vetro, attirando l’attenzione di uno dei loro compagni di classe e gli chiesi di chiamarmi Kakuzu, gesticolando come un pazzo.
Dopo qualche istante, Kakuzu alzò lo sguardo dal libro e guardò in mia direzione, rabbuiandosi. Kakuzu aveva 2 anni più di me, era stato bocciato una volta quando era alle medie ed aveva sempre un cipiglio da anziano signore. Dimostrava molti più dei suoi anni.
Con una gomitata, svegliò Zetsu che si guardò in giro spaurito, poi seguì il dito di Kakuzu che indicava verso di me e sbatté le palpebre più volte.
Sorrisi appena, poi gli feci gesto di uscire. Kakuzu annuì e pestò violentemente il piede di Zetsu che cacciò un urlo disumano e riuscii a sentirlo anche io che ero fuori dall’aula. Mi acquattai di istinto a terra, guardando lungo il corridoio per assicurarmi che non arrivasse nessuno.
Evidentemente, il prof di Kakuzu e Zetsu doveva aver creduto all’improvvisa “fitta allo stomaco” che aveva colto il povero Zetsu, così li sentii uscire e ringraziare il prof.
Kakuzu aiutava Zetsu a camminare e mi fece cenno, con la testa, di seguirli. Gattonai per qualche metro con loro, poi mi rialzai e li guardai, sospirando.
- spero che sia urgente, perché non so se riuscirò a perdonarlo…- piagnucolò Zetsu mentre si massaggiava il piede, entrando nei bagni.
- è successo qualcosa a Hidan?- domandò Kakuzu, guardandomi.
- no, non ancora per lo meno…- mi guardarono entrambi, aspettando che continuassi - …vuole invitare Itachi e la sua band alla sua fottutissima festa…-
Zetsu inorridì, spalancando la bocca e Kakuzu mi guardò, imperscrutabile.
- non può farlo! Dai, non lo può fare! A te, poi!- esordì Zetsu, mentre si passava una mano fra i capelli.
- tu ne sapevi niente?- domandai a Kakuzu che scosse la testa, pensieroso.
- se vuoi provo a parlarci e a farlo ragionare. Probabilmente non ha nemmeno pensato a come l’avresti presa.-
Risi, ferito.
- si, questo l’avevo capito…-
- intendo dire che, probabilmente, non ha considerato la cosa con la dovuta attenzione. Lo sai anche tu com’è fatto, quando gli viene in mente una cosa è difficile che ci pensi con serietà per più di 20 secondi.-
- 20 è un esagerazione…- commentò Zetsu, guardandosi le unghie con interesse.
- il punto non sono i secondi che ci mette…- brontolò Kakuzu, voltandosi verso il compagno di banco.
- il punto è che io non andrò a quella festa.- annunciai, appoggiandomi alla parete.
Mi guardarono entrambi, in silenzio, poi sentii Kakuzu sospirare.
- se tu non vieni, lui non la farà neppure, lo sai…-
- si, ma non me ne frega niente, se permetti! – protestai, alzando la voce. Kakuzu mi si avvicinò e mi appoggiò le mani sulle spalle, leggero ma forte.
- ci parlerò io, ok? Lo farò ragionare…tu, però, non trarre conclusioni affrettate, d’accordo?-
Mi guardò dritto negli occhi, con il suo sguardo da padre che ti infonde fiducia. Borbottai un “va bene…” poco convinto.

Inutile dire che quando arrivai davanti al campanello di casa, tremavo come un foglia, nemmeno avessi la certezza che, ad aprirmi la porta, ci fosse Piramid Head.
Avvicinai con timore il dito al campanello, premendo 3 volte. Hidan venne ad aprire poco dopo, ridendo come un pazzo e tenendo in mano un vassoio di tartine. Faceva molta più paura di Piramid Head.
- Dei!!! Finalmente sei arrivato!!! – urlò prendendomi per il braccio e tirandomi dentro. Balbettai un “ciao…” guardandomi in giro, coni i sensi all’erta, pronto a spiaccicare le tartine in faccia ad Hidan e a filare a casa, qualora ce ne fosse stato il bisogno.
Notai con sollievo che se non ero il primo (sicuramente Kakuzu, Zetsu e Tobi erano già lì), ero uno dei primi visto che la casa era deserta.
- come sono andato? Troppo sguaiato?- mi domandò serio Hidan, sistemandosi la cintura dei pantaloni. Scossi la testa e mi levai la giacca jeans, cercando gli altri con lo sguardo.
- sono tutti di sopra, stanno sistemando i cavi degli amplificatori! – proferì sgambettando verso la cucina, - non stare troppo di sopra, fra un po’ arriveranno tutti!- urlò e mi lasciò da solo, nel mezzo dell’ingresso.
La casa di Hidan era enorme, e questo va detto. I suoi genitori erano entrambi impresari famosi, fanatici del lusso e della religione.
Anche Hidan aveva il pallino della religione, non che fossero gente che andava a pregare, anzi, mi sembravano laici orgogliosi, semplicemente erano appassionati dei culti. Avevano librerie colme di tomi sul Buddismo, sullo Shintoismo, sulle 3 grandi religioni monoteiste, sui culti pagani nell’Africa Nera e cose del genere.
Ma tornando alla casa di Hidan, era davvero, davvero enorme. Tutta strutturata e arredata in modo molto moderno e un futuristico, ideale per farci delle feste visto che non aveva la moquet da pulire. E comunque, alla pulizia, c’avrebbe pensato la donna di servizio.
Salì le scale che portavano al piano di sopra, dirigendomi automaticamente verso la camera di Hidan, dove trovai i ragazzi intenti a fumare, appoggiati alla finestra.
- oh, spero di non disturbarvi, so che con i cavi dell’amplificatore è un casino…!- trasalirono tutti e tre, poi mi mandarono a quel paese con dei simpatici gesti della mano.
Gettai la giacca sul letto e mi sedetti, guardandoli.
- sei agitato, piccolo?- domando Kakuzu, espirando il fumo. Io feci spallucce e mi limitai a guardarli, facendo un lungo sospiro.
- Deidara-senpai, non ti preoccupare, c’è Tobi che ti proteggerà!- asserì quest’ultimo, prendendosi uno scappellotto in testa da Zetsu.
- non sono preoccupato.- mentii, guardandoli con un sorriso.
- oh, certo, come no! Molto coraggioso, questo bisogno dirlo…- proferì Zetsu, spengendo la sigaretta sul davanzale e tirandola nel giardino.
Si, stavo mentendo spudoratamente, ma cosa ci potevo fare? Alla fine avevo ceduto e avevo promesso che ci sarei andato, anche con Itachi lì, perché io ed Hidan eravamo amici e perché era ora che archiviassi il fascicolo “Itachi” per sempre.
Sulla carta era tutto facile, la realtà era che non avevo la minima voglia di vederlo, né di passare l’ennesima pallosissima festa ad annoiarmi su un divano.
Ma cosa non si fa per l’amicizia…così, ero lì, con la testa che mi pulsava e continuava a ripetermi “scappa, scappa, scappa!!!”, aspettando che il mio destino si compisse sotto gli occhi di un centinaio di persone.
Quando suonarono al campanello, sentimmo Hidan sbraitare di scendere di corsa e così ci avviammo tutti verso le scale, scendendo i gradini lentamente.
- non state percorrendo il miglio verde, muovetevi!- sibilò il padrone di casa per poi sfoggiare un sorriso entusiasta ed aprire la porta.
Poco a poco, la gente cominciò ad arrivare e Zetsu mise su un po’ di musica e offrì tartine e salatini; Kakuzu stava discutendo di economia con dei ragazzi del mio anno, estremamente interessati ad investire i loro soldi in borsa e Tobi teneva banco ad accese discussioni con dei ragazzi più giovani di noi.
Io me ne stavo lì impalato, davanti alle scale, con un bicchiere a stelo lungo in mano, disperso nei miei pensieri.
Cos’avrei fatto quando sarebbe entrato? Come avrei potuto guardarlo negl’occhi?
Sospirai e guardai deciso la porta. Lo avrei salutato e avrei fatto come se fosse uno qualunque, sarei passato oltre con disinvoltura, come se non mi importasse assolutamente nulla di lui.
- Deidara, apri tu che ho le mani occupate! – mi urlò Hidan dalla cucina e io mi svegliai dai miei pensieri. Si, avrei assolutamente fatto così. Con un sorriso, mi avvicinai alla porta e l’aprii.
- ciao Deidara…- trasalii all’istante. Era lui!
Riuscii a mantenere una specie di sorriso sulle labbra e deglutii a vuoto un paio di volte, prima di aprire la bocca e salutarlo.
Era seguito dai suoi soliti accoliti, che entrarono dopo di lui, uno alla volta.
- Deidara…ciao…- oh no…
- Kisame-san…! È tanto che non ci vediamo…!- borbottai con un sorriso isterico.
Kisame era uno degli amici di Itachi. Ricordavo che Hidan me l’aveva presentato ad una festa e mi era rimasto appiccicato finché non dovetti tornare a casa.
Che poi, se chiami uno “squalo” o qualcosa con lo “squalo” in mezzo, un motivo ci sarà, no? Ecco. Lo devi proprio presentare a ME?? Inutile dire che Hidan, certe cose, non le avrebbe mai colte.
Era stato sempre lui a presentarmi Itachi, molti anni prima. E in Irlanda, le marmotte, sono animali mal considerati. L’abito non fa il monaco, ma…
- si, è dall’ultima festa che non ci si vede! – rise, sfoggiando il suo vocione. Io sorrisi di circostanza e lo feci passare oltre, non soffermandomi sul resto della combriccola, ma aspettando pazientemente che finissero per poter chiudere la porta.
Appoggiai il bicchiere su un tavolino e mi avviai velocemente verso la cucina dove Hidan finiva di sistemare le tartine sull’ennesimo vassoio.
- è arrivato…! È arrivato…!-
- l’hai salutato?- domandò mentre faceva un ricciolo di maionese sopra un quadratino di pane.
- si che l’ho salutato, che altro potevo fare visto che ho dovuto aprire io?!- sbottai, abbassando progressivamente la voce per non farmi sentire.
Hidan annuì distrattamente, poi mise via la maionese e guardò il vassoio con occhio critico.
- troppa maionese…?- mi chiese, spostando un po’ il vassoio, come se questo servisse a diminuire o aumentare la quantità di maionese che c’aveva messo.
Lo presi per il polso e serrai la presa, costringendolo a guardarmi.
- Hidan, cosa diavolo devo fare, adesso? Cosa gli dovrei dire? Me lo spieghi?- lui si liberò dalla mia presa e mi guardò negl’occhi, serio.
- Deidara, senti…ok, posso aver sbagliato a chiedergli di venire a suonare, non avevo pensato a quello che era successo fra di voi, ok? Però, poi, gli ho detto che non serviva più che venissero a suonare, lo sai! Non potevo certo dirgli “no, non venite perché Deidara diventa scemo se vede Itachi”? cresci, diavolo…- prese il vassoio e si avviò verso l’enorme soggiorno, lasciandomi lì, immobile e stordito.
Non sapevo se fosse per l’ovvietà delle sue parole o perché, uno come lui, mi avesse detto di crescere, ma rimasi profondamente turbato dalla conversazione. Profondamente.
Aveva ragione, in fondo. Il problema era mio e dovevo superarlo io. Mi ero detto che sarei passato oltre, ma non l’avevo fatto, no. Ero ancora fermo ad un anno prima, impietrito nel mezzo di quel corridoio. Ero ancora lì, fisso a vedere il mio cuore sgretolarsi.
Mi spaventava che Hidan fosse stato capace di esprimersi in quel modo, lui che non aveva neppure la sensibilità per ricordare che il suo migliore amico soffriva ancora per una storia vecchia di un anno.
Mi spaventava che lui ci fosse arrivato e io no.
- ehi, piccolo, passami quella bottiglia di birra…- Kakuzu si affacciò alla porta e tese la mano verso di me.
Presi la birra e gliela passai, muto.
- qualcosa non va? Hai parlato con quello?- mi chiese, stappandola con la mano.
Io scossi la testa e mi appoggiai al marmo della cucina, guardando il tavolino. C’era troppa maionese anche su di me.
- dai, non fare quel muso, piccolo. Di la ci stiamo quasi per divertire, pensa! – mi sorrise con dolcezza e io ricambiai il suo sorriso. Si, c’era troppa maionese su di me, ma sarebbe bastato toglierne un po’.
Mi avviai con lui verso il soggiorno, prendendo un altro dei bicchieri con il vino, appoggiati su uno dei tavolini bassi.
Mi appoggiai al muro e cominciai a bere, guardando la gente riunita lì. Itachi era seduto sul divano, accerchiato dalla sua compagnia e stava bevendo da un bicchiere come il mio.
Trasalii.

Nel giro di un ora, quella che ricordavo come la casa di Hidan, si era trasformata nella bolgia più affollata dell’Inferno. Non c’era così tanta affluenza ad una delle sue feste, da tempo immemore. Inutile dire che Hidan era il più esagitato di tutti: ballava, rideva, beveva (molto) e non sembrava minimamente preoccupato del casino immenso che stavano facendo.
La musica era assordante e le luci bluastre che aveva fatto mettere a Zetsu e a Kakuzu, creavano un’atmosfera da discoteca malfamata. Sorprendentemente, la gente continuava ad entrare e tutti sembravano divertirsi. Io ero riuscito a conquistare un divanetto e continuavo a rigirare la vodka dentro al bicchiere, cercando di salvarla dai continui spintoni che ricevevo.
Come da copione, il gruppo di fattoni aveva fatto circolare qualcosa di non esattamente legale e i risultati erano visibili ad occhio nudo: Tobi girava a petto nudo, ballando contro l’angolo del muro, la gente si faceva più o meno ovunque, e delle pastiglie colorate viaggiavano dentro bicchieri di punch.
Mi appoggiai con la schiena al divano e sospirai, sentendo le orecchie piene di quella musica assordante. A quel punto, tutti sembravano divertirsi tranne me e, quindi, il problema dovevo essere io, più che la festa.
Si, c’erano delle feste noiosissime, di quelle che non puoi fare altro che startene nel tuo angolo a bere e sperare che finisca il prima possibile, ma non era quella.
Probabilmente ero troppo abituato ad annoiarmi per ricordarmi cosa voleva dire divertirsi.
Una cosa sola, mi consolò: non ero proprio l’unico.
Di fronte a me, dall’altra parte del tavolinetto con gli alcolici, c’era un altro ragazzo che stava seduto, solo, e con lo sguardo completamente assente.
Non vedendolo fare un movimento, mi sorse il dubbio che fosse talmente fatto da non riuscire a muoversi, però mi accorsi che sbagliavo quando incrociò il mio sguardo e mi fece una specie di sorriso.
Aveva un aria totalmente assente, sembrava con la testa da un'altra parte. Probabilmente anche lui si stava annoiando, chi lo sa. Dovetti ammettere che fosse piuttosto carino: aveva dei capelli corti e rossissimi, come il sangue e degl’occhi castani, anche se ogni tanto sembravano violacei, forse per la luce.
Sembrava avere la mia età. Finii la mia vodka, appoggiando il bicchiere sul tavolo e mi guardai in giro ancora una volta.
Decisi che era inutile stare a farsi il culo piatto sul divano e mi alzai, scivolando con difficoltà fra la gente che si dimenava e ballava. Dovevo andare in bagno.
Il pensiero mi spaventava un po’, di solito si vedevano cosa assurde nei bagni, ad una festa.
Hidan aveva svuotato la sua riserva di preservativi in un cestino e me l’aveva fatto mettere vicino al lavandino.
- per essere prudenti, non si sa mai, no?- aveva detto, con cipiglio preoccupato.
Non avevo ribattuto e l’avevo messo dove mi aveva detto. A ripensarci in quel momento, mi venne la curiosità di controllare lo stato di quel cestino.
Entrai in bagno e, con il mio sgomento, non vidi nessuno. Nessuno nessuno.
Il cestino, però, sembrava aver avuto successo, perché erano rimasti una ventina di esemplari soltanto, il che mi fece pensare che la massa si era evoluta e, con tutta probabilità, aveva invaso le camere al piano di sopra.
Sghignazzai fra me e me, e svuotai la vescica. Avevo bevuto decisamente troppo. Dovevo sperare che Kakuzu mi accompagnasse a casa in auto, altrimenti avrei barcollato per le strade fino all’alba e Dio solo sapeva se ci sarei mai arrivato.
Quando finii, mi risistemai i pantaloni e mi girai ma incontrai il viso di qualcuno.
Cacciai un urlo, spaventato, poi mi portai una mano sul petto, riprendendomi. Era quel ragazzo dall’aria assente.
- ehm…io ho finito…- gli sorrisi e feci per fargli spazio, ma lui mi prese per un braccio e mi appoggiò alla parete, con forza.
Sembrava esile, invece aveva più forza di me. Trasalii quando lo guardai negl’occhi: erano davvero di un colore indecifrabile, fra il castano e il violaceo.
- come ti chiami…- non era una domanda o, almeno, non aveva l’intonazione di una domanda ma era chiaro cosa volesse sapere.
- Deidara…- balbettai, guardandolo senza capire.
- io mi chiamo Sasori.- Sasori. Scorpione, eh? Oddio…
Deglutii e annuii.
- piacere…- dissi con un mezzo sorriso.
- ti stavi annoiando, per caso?- aveva una voce molto calma. Molto, molto calma.
- beh…non è che mi stessi proprio proprio annoiando…- lo guardai e lui mi rivolse uno sguardo critico. – si, mi stavo annoiando.- ammisi.
- anche io…- sospirò. Si scompigliò un po’ i capelli, spettinandosi. -…stavo pensando ad altro, poi ti sei alzato e…-
E? “E, cosa?” avrei voluto rispondergli, ma la mia bocca era sta occupata dalla sua lingua senza nemmeno che io me ne rendessi conto.
Mugugnai e cercai di spingerlo lontano da me, appoggiando le mani sulle sue spalle, ma non si muoveva di un millimetro. La sua lingua, al contrario, stava ispezionando ogni centimetro del mio palato e della mia lingua. E lo faceva discretamente bene, davvero.
Protestai ancora, sentendo le sue mani accarezzarmi i fianchi e salire verso il mio petto. Rabbrividii.
Saranno stati i 3 bicchieri di vino, i 2 di punch e quella vodka liscia alla fragola, ma sentivo la mia testa leggera come un palloncino pieno di elio.
Anche quella vocina che continuava a dirmi “Scappa!! Scappa!! Scappa!!” sembrava aver ingoiato dell’elio, perché mi sembrava a dir poco ridicola.
E come cazzo fai a scappare in un momento del genere?
Le sue labbra sembravano mangiare le mie con il coloro morbido calore. Si staccò da me solo per poter scendere a baciarmi il collo e sotto l’orecchio. Dio, ma come faceva a sapere dove mi piaceva di più?
- a-aspetta un…- borbottai, sentendo le sue mani cominciare a sbottonare la mia camicia.
- cosa devo aspettare?- domandò, continuando a divorarmi il collo e le spalle di baci. Che cosa cazzo doveva aspettare…?
Le mie mani scivolarono lungo la curva delle sue spalle e gli cinsi il collo con le braccia, sentendo il mio viso andare a fuoco.
Le sue dita risalivano il mio corpo, dal basso verso l’alto, soffermandosi sui miei capezzoli e accarezzandoli con sensualità, facendomi rabbrividire.
Chiusi gli occhi, appoggiando la testa al muro e espirai un lungo gemito compiaciuto. Non l’avevo mai fatto in un bagno. Non l’avevo mai fatto in un bagno, ad una festa. Io. Io che non avevo mai capito perché la gente dovesse farsi in bagno.
Cominciavo a capirlo, però.
Fui io a cercare la sua pelle, addentando piano il lobo del suo orecchio e leccandolo, lenatmente. Lui gemette contro la pelle delle mie spalle, addentandole. Perfino i suoi denti mi sembravano eccitanti. Anzi, soprattutto quelli.
Gli accarezzai la schiena con le mani, gemendo al suo orecchio ogni volta che le sue dita insistevano sui miei capezzoli, stringendoli o tirandoli.
Volevo di più e questo mi spaventò, facendomi rabbrividire quando spinsi il bacino contro il suo, avvertendo la sua eccitazione crescere.
Sasori mi guardò un attimo, facendomi arrossire per la vergogna, poi si abbassò ancora, leccandomi il petto e succhiandomi distrattamente un capezzolo su cui, però, non si soffermò.
Scese ancora, succhiando la pelle del mio addome, fino ai pantaloni. Aveva delle mani favolose, con dita lunghe e affusolate, forti ed eleganti. Velocissime nello spogliarmi, quasi quanto la sua lingua nell’esplorarmi.
- o-oddio…- biascicai sentendolo calarmi i pantaloni e gli slip, avvertendo il calore della sua bocca premuta contro il mio inguine e le sue mani strette sulle mie cosce, pronte ad allargarle. Affondai le dita nei suoi capelli, trasalendo e ansimando piano, sbattendo la nuca contro il muro diverse volte.
- ti farai male, così…- sussurrò passando la lingua sul mio interno coscia, mordendolo piano e facendomi quasi gridare.
- a-aahh…- dissi io, sentendomi avvampare.
Le sue labbra erano umide e calde, quasi quanto la sua bocca e mi fecero gemere con forza quando si impadronirono del mio sesso, facendoselo scivolare in bocca, lente e calde.
Ansimare e gemere erano le uniche cose che sembravano aver senso, in quel momento. Mentre la sua bocca mi succhiava, le sue mani scivolarono sulle mie natiche, stringendole e separandole. Le sue dita mi accarezzarono l’apertura, infilandosi timidamente dentro, ostacolate dalla tensione dei miei muscoli.
Succhiò più forte, facendomi gridare, poi si separò da me e mi guardò dal basso.
- se non ti rilassi è peggio…- proferì serafico, riprendendo a succhiarmi e leccarmi.
Io annuii e cercai di rilassarmi, perdendomi nel piacere della sua bocca. Le sue dita si intrufolarono dentro di me, gentili, poi sempre più curiose, cominciarono ad accarezzarmi con insistenza, entrando e uscendo, entrando e uscendo.
Io sentivo risucchiarmi verso il basso, sentivo una forza nascermi dentro ed espandersi in tutto il corpo. La musica che veniva de fuori era sempre più forte e aveva il ritmo dei suoi movimenti.
Ansimavo, boccheggiavo in cerca di aria e di lui.
Quando mi sentii al limite delle mie possibilità, strinsi le sue dita dentro di me e i suoi capelli fra le mie dita.
Sasori uscì da me e smise di succhiare, passando solo la lingua lungo tutta la lunghezza della mia erezione. Si rimise in piedi e si allontanò per recuperare un preservativo dal cestino.
Dio, benedici Heidan per quei preservativi.
Si slacciò i pantaloni e i boxer, massaggiandosi piano il membro, solo qualche volta, mentre strappava con i denti l’involucro del preservativo.
Io non capivo più nulla. Ero stato interrotto prima di raggiungere quell’esplosione che desideravo tanto e me ne stavo lì, mezzo nudo ad ansimare contro la parte di quel bagno, con gli occhi chiusi e i sensi completamente risvegliati.
Dopo qualche istante, Sasori mi prese per le braccia e mi fece voltare. Io appoggiai la guancia rovente contro le piastrelle gelide e rabbrividii. Appoggiai anche le mani alla parete e aspettai.
Sentii le sue mani prendermi per i fianchi e tirare il mio bacino un po’ indietro. Avvertì la sua eccitazione premere contro di me, senza entrare, solo spingendosi contro la pelle sottile tra i miei glutei.
Io gemetti con un singulto, sentendo la bocca e la gola secca. Lo invitai, spingendomi un po’ contro di lui e lui si infilò lentamente dentro.
Provai un piacere indescrivibile. Cominciai a tremare, sentendo le gambe cedere sotto il piacere di quel corpo bollente dentro di me.
Sasori appoggiò una mano sul muro, vicino alla mia e tenne l’altra sul mio fianco. Si muoveva, lentamente, lasciandomi il tempo di goderne totalmente, finché non fui io a chiederne di più.
- di…di più…- mormorai, appoggiando la fronte sudata alle piastrelle e muovendomi più velocemente contro di lui.
Lui non disse nulla, si limitò a spingere con più velocità e più forza, entrando in me completamente. Non so quanto durò, quello stato di cose, ma sentivo che avrei potuto continuare all’infinito.
Il suo membro era perfetto per me, io ero perfetto per lui. Come due pezzi dello stesso puzzle che si incastrano alla perfezione. Si appoggiò contro la mia schiena, passando la mano che aveva sul mio fianco, sulla mia erezione cominciando a masturbarmi velocemente, al ritmo delle sue spinte.
Era come annegare in acqua nera e densa. Era la libidine che tenevo nascosta. Era la noia.
Era il piacere più grande che avevo mai provato.
L’orgasmo più forte che potessi mai sperimentare, fu quello di scoprire che esisteva un rimedio a quello stato apatico di cose. Mi scosse dentro, mi fece urlare così forte che era impossibile che qualcuno, sopra quel frastuono, non mi avesse sentito.
Mi squartò da dentro. E quando riprendemmo a respirare, sudati, appagati e tremanti, scoprimmo che non era ancora abbastanza.
Per fortuna che quel cestino non era vuoto.

Kakuzu raccoglieva le cartacce, aiutato da Zetsu mentre Hidan salutava tutta la gente che doveva andare a casa.
Quando uscii dal bagno, dopo Sasori, Tobi mi rivolse uno sguardo sospettoso. Mi sistemai il ciuffo biondo che mi ricadeva, spompato, sugl’occhi.
Mi avvicinai ad Hidan, appoggiandogli una mano sulla spalla e sorridendo.
- sai ,credo che quell’idea dei preservativi nel bagno abbia avuto successo, sai?- lui mi guardò, dopo aver salutato due compagni di classe.
- vero? Me l’ha detto anche un altro ragazzo! Quello che sta sempre con Itachi…- io mi guardai intorno, e trovai Sasori vicino a Kisame che gli stava raccontando qualcosa che, evidentemente, Sasori riteneva del tutto inutile.
Avrei dovuto capirlo subito che centrava con loro.
- ma lo sai come sia chiama?- chiesi.
- oh, si! Sasori! – ridacchiò malizioso. – e sai perché lo chiamano così?-
- gli piace metterlo da dietro?- azzardai, candido.
Hidan mi guardò incredulo e annuì. – diavolo, si! Come fai a saperlo?-
Alzai le spalle e gli sorrisi. Quando riportai lo sguardo verso Sasori, lui mi stava guardando e mi sorrise, complice.
Sorrisi di rimando e poi guardai Itachi avvicinarsi a noi.
- Hidan, davvero una bella festa…- commentò con la sua solita voce suadente. Damerino, mangia uomini del cazzo.
- grazie, Itachi! Sono felice che sia riuscita! Spero vi siate divertiti!- esordì entusiasta Hidan, mentre il resto della comitiva si avvicinava.
Itachi sorrise e mi guardò.
- Deidara, spero tu ti sia divertito, in genere ti annoi sempre alle feste, no?-
Lo guardai un attimo, poi le mie labbra si allargarono in un gran sorriso e gettai un occhiata a Sasori con la coda dell’occhio.
- non ti preoccupare, Itachi…io adoro annoiarmi alle feste.- Sasori mi sorrise di nuovo e Itachi annuì, salutando me ed Hidan.
Sasori mi si avvicinò e mi sussurrò una cosa all’orecchio. Io risi e annuì, salutandolo poi con due baci sulle guance.
Quando furono usciti, Hidan mi guardò negl’occhi per diversi istanti.
- non mi dirai che…-
- io non ho fatto niente…- mi difesi, angelico, mettendo le mani davanti.
In quella, Tobi uscì dal bagno con il cestino vuoto in mano.
- certo che c’e n’è gente che scopa, eh?-
Hidan lo guardò, poi guardò me e io feci una risatina isterica.
- ops…!-


Note dell’Autrice:
Io amo Deidara e Sasori e questo va premesso. XD La prima volta che ho guardato i 52Flavours, ho adocchiato questo theme e ho pensato: “questo theme mi darà soddisfazioni…” e così è stato!
Volevo fare una PWP A/U, ma non credo sia uscita PWP, ma sicuramente è un A/U e di questo possiamo esserne certi x3
Devo dire che, all’inizio, non prevedeva tutta questa storia intorno, ma sentivo il bisogno di ridicolizzare Hidan e di salvare Kakuzu dall’infamia dovuta all’essere suo compagno XD
Bene! Aspettatevi altre one shot di Nasuto mentre finisco di scrivere quella “cosa” che è Tainted :***

 
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