da una serie originale:
"ICE CLUB"
una fanfiction di:

Generi:
Sentimentale - Commedia - Sportivo
Avviso:
Coppie Shounen Ai
Rating:
Per Tutte le età

Anteprima:
Pattinaggio sul ghiaccio e amore in ogni sua forma

Conclusa: Sì

Fanfiction pubblicata il 16/07/2007 16:43:29 - Ultimo inserimento 28/03/2008
 
ABC ABC ABC ABC



 PROLOGO


Michael si alzò dalla panchina a lato della pista di pattinaggio, afferrò il bastone da hockey con entrambe le mani e lo sbattè con forza contro la ringhiera di metallo della scalinata, facendo risuonare tutto il palazzetto con un suono secco e metallico.
<<JOSH! MA SEI UN DEFICIENTE?>> urlò <<LO VOLEVI AMMAZZARE?>>.
Un ragazzo dall’altra parte della pista di pattinaggio strinse le spalle e aiutò un altro a rialzarsi, poi scivolò rapidamente sul ghiaccio e si fermò davanti all’allenatore. Michael Donovan aveva 46 anni e aveva passato gli ultimi venti ad allenare una squadretta di hockey sul ghiaccio in un paesino, Wolfbridge, Manitoba, Canada. Era un bell’uomo, con occhi blu e capelli castani, ma dall’aspetto trasandato; lo conoscevano tutti, ma più per il fatto che suo padre, Leslie Donovan, era sia il proprietario del palazzotto del ghiaccio, sia il sindaco del paese: la squadra di hockey non era sicuramente delle migliori e l’aveva dimostrato fin troppo bene. Come ogni altro anno, i Wolves si erano allenati fino allo stremo delle forze per essere ammessi al campionato provinciale, ma, per una volta, quest’anno avevano buone probabilità di ottenere un piazzamento decente, grazie a Josh Lauren. Josh aveva 17 anni e da poco si era trasferito in provincia da Toronto, distinguendosi ben presto per le sue capacità nel ruolo di ala, sia destra che sinistra. In questo particolare momento Michael era sul punto si spaccargli la faccia perché un attimo prima, durante l’allenamento, con la mazza aveva colpito alla testa Finch, il loro portiere.
Josh si tolse il casco e strinse le spalle.
<<Non l’ho fatto apposta!>> urlò rivolto all’allenatore. Michael scosse la testa e con appena un pochino di rabbia gli indicò il corridoio che portava agli spogliatoi. Non si arrabbiava mai, non era nel suo carattere.
<<FUORI RAGAZZI! PER OGGI ABBIAMO FINITO!>> gridò <<FINCH? COME VA LA TESTA? TUTTO A POSTO?>>. Il portiere annuì sorridendo.
I ragazzi uscirono uno alla volta dalla pista e Michael diede ad ognuno uno scappellotto sulla nuca. <<Ci vediamo domani, alle 3, e no, Thomas, non me ne frega nulla se hai il compito di scienze.. alle 3 qui e se non ti trovo vengo a casa a prenderti di peso..>>.
Pochi secondi dopo che la squadra era entrata nelle docce, un ragazzo e una ragazza fecero letteralmente irruzione nello spogliatoio maschile, urlando l’uno contro l’altra.
<<Su, calmatevi.>> sbuffò Michael <<Smettetela di litigare.>>. Non valeva neppure la pena di alzare la voce perché i suoi figli smettevano di litigare solo quando dormivano e ogni sforzo da parte sua sarebbe stato inutile. Non erano ragazzi, per così dire, “difficile” ma maschio e femmina, 13 e 17 anni, senza una madre che li tenesse separati erano una miscela esplosiva.
<<Per favore Lisa, comportati da donna e lascia in pace tuo fratello.>>. Sospirò Michael.
La ragazza sbuffò, indignata. <<IO? Ma papà! Daniel ha DELIBERATAMENTE versato il caffè sul mio vestito per la gara di sabato!>>
<<Non sono stato io!>> si giustificò Daniel. Michael sollevò un sopracciglio.
<<Non sei stato tu? Ne sei sicuro>> domandò e Daniel scosse la testa, poi scoppiò a ridere.
<<E va beh, sì, è vero, sono stato io..>> ammise a testa bassa, poi si rivolse alla sorella con un mezzo sorriso. <<ma non l’ho mica fatto apposta!>>. Lisa aveva ancora la bacca spalancata e non riusciva a dire nulla per la rabbia. Michael annuì e diede una pacca sulla spalla a Daniel.
<<Dai, almeno non l’hai fatto apposta!>>.
La squadra di hockey uscì dalle docce e alla vista della ragazza si fermò in blocco.
<<Ehi, Josh! C’è la tua ragazza!>> esclamò Finch, e tutti risero sguaiatamente, eccetto Josh, ovviamente. In realtà la ragazza non era minimamente interessata ai giocatori di hockey e tanto meno a Josh Lauren, che si era distinto a scuola non solo per il talento sul ghiaccio, ma anche per la fama di rubacuori; tuttavia, stando alle numerose voci che circolavano in giro, era davvero innamorato di Lisa, la quale rispose a Finch con un gestaccio e un insulto irripetibile, e uscì salutando Josh con un rapido cenno.
<<I ragazzi sono tutti completamente idioti, nessuno escluso>> borbottò tra sé, ma ignorava che presto avrebbe cambiato idea. Poi si diede una pacca sulla fronte e tornò di corsa nello spogliatoio.
<<PAPA’!>> chiamò a gran voce. <<E IO COME FACCIO COL COSTUME????>>.
Michael sbucò dal ripostiglio e corrugò la fronte.
<<Non puoi mettertene un altro? Magari quello della gara di Natale!>> suggerì.
Lisa sbuffò e scosse la testa.
<<Ovviamente! Quello dorato con gli agrifogli.. in aprile!! Ma ti ascolti quando parli? È ridicolo.. ridicolo.. non ho parole..>>. Uscì dallo spogliatoio sbattendo la porta.
Michael e Daniel si guardarono, perplessi.
<<Meno male che non ha parole..>>.
<<Già..>>
<<Papà, devi farti rispettare di più da tua figlia!>>
<<Lo so, lo so.>>
Lisa si diresse allo spogliatoio femminile, dal lato opposto della pista di pattinaggio. Attraversò la lastra di ghiaccio pattinando lentamente, avanzando a zig zag, alternando salti e piroette.
“Ora devo concentrarmi solo sul programma lungo.. al vestito ci penserò stanotte, quando verrò presa dall’ansia per la gara e non riuscirò a chiudere occhio” pensò. Appena raggiunse la balaustra vicino all’uscita dalla pista si bloccò di colpo. Joanna, la sua insegnante di pattinaggio era seduta sulla panchina accanto alla porta dello spogliatoio femminile e accanto a lei c’era il ragazzo più incredibilmente bello che avesse mai visto. Parlavano in modo concitato e Joanna sembrava sul punto di piangere dalla gioia. Joanna era una donna sui trentacinque, con i capelli crespi, neri, sempre arruffati, e grandi occhi nocciola; a undici anni aveva vinto il suo primo trofeo di pattinaggio artistico e la sua strada era proseguita in ascesa fino al 2001, quando un incidente stradale le compromise l’uso del ginocchio destro, impedendole di proseguire la sua brillante carriera. Ci vollero quasi cinque anni per riprendersi e decidere di rimanere nel settore, pur non potendo gareggiare; la speranza di allenare future stelle del pattinaggio le dava la forza di andare avanti.
Quando si accorse della presenza di Lisa le fece cenno di avvicinarsi. La ragazza avanzò timidamente e si fermò davanti all’allenatrice, come pietrificata.
<<Piacere, mi chiamo Alain, Alain Martins tu devi essere Lisa, giusto?>>
La perfezione di quel ragazzo la metteva in soggezione: alto, con due grandi occhi azzurro chiarissimo e capelli ricci, neri, immobili.
"Davvero bellissimo..” pensò Lisa, incapace perfino di rispondere alla semplice domanda che Alain le aveva fatto. "sembra una gigantesca e perfetta bambola i porcellana". Tuttavia l’ultima parola non rimase solo un pensiero.
<<Porcellana?>> domandò il ragazzo con curiosità. Lisa scosse la testa per riattivare i neuroni e cercò l’ispirazione per una scusa accettabile per la sua considerazione ad alta voce ma non la trovò.
<<Porcellana! Ehm.. sì.. bambole, presente? Carine, con gli occhini, la pelle bianchissima..>>
<<Come me!>> concluse Alain ridendo. La ragazza arrossì violentemente e abbassò gli occhi.
<<Io non intendevo..>> mormorò imbarazzata. <<scusami, sono un’idiota..>>
Alain la abbracciò e la cosa non fece che accentuare il rossore del viso di Lisa.
<<allora, Lisa, piacere di conoscerti! Sono felice di comunicarti che d’ora in poi io sarò il tuo partner!>> annunciò il ragazzo esibendo un grande sorriso.
Lisa si staccò dalla presa delle braccia di Alain.
<<Partner? Così.. su due piedi?>> rispose coprendosi le guance rosse con le mani.
<<Per il pattinaggio.>> precisò Alain trattenendo a malapena una risata <<Cosa avevi pensato!?>>
L’espressione di Lisa si contorse in una smorfia.
<<Chi? Io? Non ho pensato.. nulla.. io.. non penso. Mai.>> mentre lo diceva si accorse di essersi appena auto - insultata, ma la situazione era precipitata diverse figuracce fa.
Joanna mostrava senza problemi di non stare più nella pelle dalla gioia per avere finalmente un ragazzo in squadra che avesse più di tredici anni. In effetti non erano molti gli iscritti al corso di pattinaggio e ancora meno quelli che dimostravano un certo talento; tra questi sicuramente Lisa e suo fratello Daniel. Nella sua mente, Joanna riusciva già vedere le Olimpiadi invernali di Vancouver, gli applausi, i fiori, i ringraziamenti alla bravissima allenatrice.. ma, come svegliata di soprassalto, tornò con i piedi per terra e consigliò ai due ragazzi di andare alla caffetteria del palazzotto per conoscersi meglio. Lisa condivise la proposta anche solo per provare ad Alain che non era pazza come avrebbe potuto pensare. Anche Alain era d’accordo e aspettò qualche minuto che Lisa si cambiasse e recuperasse tutte le sue cose dallo spogliatoio. Insieme si diressero all’Ice Club Cafè, dove Lisa fu accolta da colpetti di gomito e strizzate d’occhio da parte di Dylan e Rosie, i due baristi nonché suoi zii.
<<Ciao piccina mia.. solito cappucc.. OH MA CHI E’ QUESTA MERAVIGLIA DI RAGAZZO? DYLAN VIENI, CHE LA NOSTRA NIPOTINA PREFERITA HA UN FIDANZATINO!>>.
Lisa era imbarazzatissima ed aveva una voglia matta di sprofondare qualche chilometro sotto terra. Si voltò e con grande sollievo vide che Alain non era scappato a gambe levate, anzi, sembrava molto divertito dalla situazione.
<<Zia, per favore! Smettila!>> implorò Lisa <<non lo vedi che mi metti in imbarazzo?>>
Rosie scoppiò in una fragorosa risata, alla quale si unì anche lo zio Dylan.
<<Basta, io me ne vado..>> borbottò Lisa ma Alain la trattenne per un braccio.
<<Oramai siamo qui, la figuraccia l’hai già fatta, non vedo perché tu debba andartene a testa bassa!>> disse mentre trascinava letteralmente Lisa a un tavolo libero vicino ai finestroni che si affacciavano sulla piazza davanti all’ingresso del palazzetto.
Si sedettero uno di fronte all’altra, ma rimasero a lungo in silenzio, con lo sguardo fisso sui bambini che si rincorrevano sul piazzale. Lisa sospirò e improvvisamente si trovò immersa nei ricordi: aveva di nuovo sei anni e la mamma la portava a giocare proprio in quella piazza, dove si incontrava con le sue amiche, mentre Daniel, che aveva solo due anni, la seguiva ovunque. Si fermò ancora a pensare a sua madre: i capelli rossi, il suo profumo intenso e gli occhi verdi, che sia lei sia Daniel avevano ereditato. La voce del cameriere che chiedeva le ordinazioni la riportò al presente.




...Continua nel prossimo capitolo


 
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