E così bello stare con loro, noi siamo un tutt’uno, Vorrei che la nostra amicizia durasse in eterno.
Conclusa: Sì
Fanfiction pubblicata il 09/03/2008 18:36:34
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Un giorno pensi che il mondo è fantastico, che il posto dove vivi è meraviglioso, che tutto ciò che desideri sia dietro l’angolo anche perché il posto in cui vivi può darti tantissime opportunità, tipo…prendiamo una cosa a coso, incontrare il tuo cantante o attore preferito, qui è facilissimo, beh più o meno, ma hai una vaga speranza di poter far avverare i tuoi sogni, e la mattina dopo ti rendi conto che non è affatto così, che alla fine era solo un’illusione e uno resta totalmente fregato.
Non basta pensare che ci sono così poche persone che la pensano come te, a cui piacciono le stesse cose, che le amano…poche…eppure una volta era un intero esercito a pensarla come te, ma d'altronde non tutti possiamo pensarla allo stesso modo, no?! Però e anche brutto che ci sia qualcuno che te lo faccia pesare, che faccia di tutto per farti abbassa la testa, di non essere orgogliosa/o di quello che sei, davvero bello, eh?! Beh c’è chi riesce a non farsi mettere i piedi in testa e c’è chi cade in un bel periodo di depressione e alla fine molla tutto, siamo tutti diversi tra noi, decisamente.
Ma naturalmente non è questo il problema, no, alla fine non interessa più di tanto, l’importante ed essere noi stessi e crede in ciò a cui teniamo, e allora perché sono arrivata a questo punto? Uhm…ah si, sono rinchiusa nella mia stanzetta, tappezzata di poster ormai di un solo gruppo, ed è stato difficile ottenere questo risultato, sto ascoltando il mio gruppo, navigando per internet cercando notizie su loro, solita vita, ma alla fine a me va bene così, tanto ci sono loro, ma più me lo ripeto, più mi rendo conto che sono sempre più distanti da me, e di certo questo non mi rassicura. Poi un giorno qualcuno, mi dovrebbe spiegare perché uno si attacca alle cose e le vede sempre distanti e impossibili da avere, sono convita che non esista davvero una risposta, ma ognuno a le sue versioni, e va bé pazienza, d'altronde non si possono avere tutte le risposte.
Ed eccomi qua, nel loro sito ufficiale, sperando di ricevere qualche volta una notizia positiva per me…e naturalmente come al solito non ce ne sono, nessun concerto, niente, manco a pagarli. La cosa diventa stressante.
Ma io dico, cosa gli costa farmene uno in questa stupenda città? A parte soldi, tempo, e stress, niente, e quindi che cavolo aspettano?!
Mi basterebbe una semplice data, sarebbe la più bella della mia vita, incisa per sempre nel mio cuore…ma qua di inciso c’è solo tristezza e disperazione, evviva l’allegria!
Eppure mi basterebbe vederli anche solo per un secondo, un misero secondo…
Ma perché devono significare così tanto per me? Eppure in fondo loro non sono nessuno.
…Si…proprio nessuno, guarda dei pinco pallini che non sanno che fare nella loro umile vita. Vah, meglio non aggiungere altro che non faccio che dire sciocchezze.
…Eppure un secondo mi basterebbe…
…perché può cambiare la vita…
…in bene o in male…
[Voi non siete nessuno,
Mi fate solo del male]
Perché esistete se poi fate stare male la gente? Perché dovete avere questo potere? Perché non siete rimasti a casa a piangervi addosso come tutte le persone di questo mondo? Perché siete voluti uscire dalla vostra tana per conoscere questa terra? Per far avverare i vostri desideri? Per farvi conoscere? Per far vedere quanto valete? Per conquistare qualcosa che ormai sta marcendo? Per riportare tutto al suo splendore originario? Perché? Perché?
Condannate le persone, le fate stare uno schifo, le fate lottare, per difendervi, per seguirvi, per fare la qualsiasi per voi.
Siamo esseri umani, cerchiamo solo qualcuno che ci guidi, abbiamo troppi difetti, e non smettiamo mai di cercare, non ci accontentiamo mai, ma alla fine cadiamo sempre in un buco nero senza uscita, senza luce, la luce della salvezza, la speranza. E dovreste essere voi la nostra speranza? Voi ragazzini della nostra età che avete vissuto quello che viviamo ogni giorno? Voi così immaturi e maturi allo stesso tempo? Voi così piccoli, fragili, indifesi, esseri comuni?
Si...perché voi siete essere comuni, siete come noi, gente dimenticata dal mondo.
…Voi siete noi…
…noi siamo voi…
Chi sareste senza di noi? Chi saremmo senza di voi? Ogni essere vivente ha bisogno di qualcuno, qualcuno di davvero importante, che ti faccia star davvero bene, che ti aiuti, ti consoli, ti faccia ridere, scherzare, gridare, ballare, cantare…
Senza questo non si è nessuno, ma uno deve davvero trovarlo.
…La salvezza può essere qualsiasi cosa…
…un sorriso…
…una risata…
…uno sguardo…
…un riflesso…
…un’immagine…
…un profumo…
…un rumore…
…una voce…
Non sembra così difficile e forse non lo è, forse…
Il male esiste sempre, il cattivo della situazione, le cose troppo facili non esistono…chi si arrende alla prima difficoltà, chi continua a lottare…
Ognuno si attacca a qualcosa, e quel qualcosa non deve essere toccato, mai.
Ognuno ha le sue credenze, pensieri…chi piccoli, chi grandi…ognuno le sue speranze…
…voi siete la mia…
Così lontani, ma così vicini, siamo tutti nello stesso pianeta, alla fine non è così grande…ma tutto viene sempre impedito da qualcosa.
I vostri sorrisi, i vostri visi, la tua voce, i vostri atteggiamenti, il vostro essere voi stessi…
E io mi chiedo ancora chi voi siate?
Ma non troverò mai una risposta per questo.
Voi siete tutto ciò che di più bello possa esistere al mondo, ma proprio questo vi rende così irraggiungibili.
Lontano da me.
- Aly c ontempli ancora quei poster? - una voce calda proviene in direzione della porta, la sua figura è ferma, appoggiata ad essa, mi guarda beffarda.
- Ah Ellen, non ti avevo sentito! - pronuncio abbassando la testa in segno di imbarazzo.
- Bé ci credo, quando guardi quei pezzi di carta il mondo non esiste! - dice avvicinandosi verso di me, con passo fiero.
- Quei “pezzi di carta” come li chiami tu, sono l’unica cosa che ho di loro, che me li faccia sentire vicini! - pronuncio seccata, guardandola con glacialità.
- Sono davvero così importanti per te? - dice sedendosi accanto a me, nel mio letto, con espressione dolce, in un sussurro, massaggiandomi la testa.
Abbasso la testa, abbraccio il mio cuscino compagno fedele da sempre, mi sento così piccola e indifesa.
- Lo prendo per un si! - mi sorride e continua a massaggiarmi la testa come se volesse darmi conforto, protezione…lo sai che ti voglio bene, vero?
Il tempo scorre sotto quelle carezze, senza parlare, solo i nostri respiri nella stanza…mi sento così protetta.
All’improvviso si alza e mi sento nuda, come se mi mancasse qualcosa, qualcosa di importante. Alzo la testa e la vedo avvicinarti ai miei cd, così sacri, così belli, così perfetti… ne prende uno, non riesco a vedere quale, si avvicina allo stereo, apre la custodia con cura, lo inserisce, preme il tasto per cambiare traccia, si fermi, alza il volume, ed ecco che partono le dolci note di quella canzone: “Sacred”.
- Io non li amerò molto, ma sai quanto adori questa canzone! - pronuncia avvicinandosi nuovamente verso di me, sorridendo.
- Si lo so! Io ho ottimi gusti! - dico con fare altezzoso mettendomi in ginocchio.
A quelle parole lei si avvicina correndo, afferrando il primo cuscino che le capita a tiro, farfugliando qualcosa come del tipo: ”Tu e sti Tokio Hotel” o “Mi farete impazzire di brutto”, e così ecco che comincia una nuova battaglia a colpi di cuscini, chi vincerà? Ah bé, questo è uno dei tanti misteri che rimarrà nella storia della terra!
<b> [Voi siete troppo importanti,
ma senza volerlo fate davvero del male]</b>
<b> {Pensa se non ci fossero le amiche,
tutto sarebbe brutto e incolore}</b>
<b>{Ellen ti voglio davvero bene}</b>
<i> Alysea tu adori così tanto quei quattro ragazzi, così lontani da te, così irraggiungibili, così belli, così perfetti e imperfetti, il loro modi di essere, il loro comportamento, il loro carattere, la loro inconfondibile, bellissima, unica musica, non amata da noi inglesi. I tuoi inglesi, i tuoi concittadini, le persone a cui vuoi un bene immenso, anche a chi non conosci, perché siete tutti un’unica cosa. La nostra Inghilterra, la tua Inghilterra, la tua terra, quella che non abbandoneresti mai, quella in cui vuoi disperatamente che i tuoi amori suonino per regalare ancora una volta nuovo colore a questa città così amata, contemplata e grigia, non li ama, o forse fa solo finta di non amarli. D'altronde lo sai, noi siamo così perfettini, altezzosi e adorabili ci da fastidio qualcuno che canta una lingua non sua, e meno male che dovrebbe essere la lingua dell’intero globo, a volte credo che ci contraddiciamo da soli, e va bé nessuno è perfetto.
Ma un giorno si sveglierà e noi rimarremo sbalordite e contente, perché ancora una volta la nostra terra ci avrà voluto dimostrare che vi vuole un bene immenso, dobbiamo solo darle una mano, e noi gliela daremo, ma sta volta questo lavoro tocca a me.</i>
Sempre la solita vita, sempre in movimento, di qua e di la, mai fermi, adesso so come si sente una valigia, capisco il suo dolore. Piccolina vieni qui che ti consolo io e divideremo questa seccatura insieme.
- Bill, per favore la finisci di abbracciare ogni cinque minuti quella benedetta valigia! -
pronuncia scocciato il mio adorato fratellone, portandosi una mano davanti la faccia scuotendo la testa, come se volesse dire: “ma come si fa ad avere un fratello del genere, tutto a me dovevano capitare?!”
- Ma Tom, dobbiamo condividere lo stesso dolore! - pronuncio abbracciando sempre di più la mia adorata compagna di sventure, guardando il mio gemello con sguardo da cucciolo, solitamente funziona.
- Bill, santo cielo è una valigia, le valigie sono fatte per viaggiare! - dice sbuffando, portandosi una mano in una tasca di quegli enormi pantaloni, continuando a scuotere la testa.
- Non la mia Guendalina! - dico, portandomi al cuore la mia fedele compagna, accarezzandola come se la volessi rassicurare, dirle che quello sciagurato dice solo fandonie.
- Chi è Guendalina? - chiede, spalancando gli occhi, con voce tremante, come se avesse paura della risposta che stavo per dargli.
- Ma la mia valigetta adorata! - pronuncio fiero, continuando ad accarezzare la mia Guendalina.
Ecco aveva azzeccato, quella era la risposta che gli avrei dato. Prende un respiro, mette entrambe le mani nelle sue enormi tasche, butta l’aria, alza lo sguardo verso di me, oddio ho paura…
- PORTATELO VIA DA ME, O LO AMMAZZO! - grida furioso, cercando di non correre da me e rompermi il bel visino che mi ritrovo.
Spalancando gli occhi, abbraccio forte, forte la mia Guendalina, rimpicciolisco sotto il suo sguardo…ma non lo capisce che sono una povera vittima.
Gustav si avvicina a me prendendomi per mano come si fa con i bambini piccoli quando hanno paura, prende Guendalina per il manico e la porta lontano da me…
- Nooooo, Gusty, non portarmi via Guendalina, mi sento perso senza di lei! - pronuncio con un lamento, con occhi lucidi, con l’espressione di un bambino a cui è stato levato il suo tesoro, la cosa più importante.
Gusty mi guarda dolcemente comprendendo il mio dolore, ma anche dubbioso, sta per ridarmi la mia compagna e…
- FERMO! FAI SPARIRE QUELLA COSA! IO LO DISINTEGRO! - grida nuovamente il mio gemello, agitando le mani, con passo veloce verso di noi, tutto rosso in faccia per la rabbia, ma viene bloccato da Georg, gli fa abbassare le braccia, gli dice qualcosa per calmarlo, il suo respiro sembra tornare calmo, il suo colorito sta tornato come prima.
- …Bill, meglio tenere Guend…ehm…la valigia lontano da Tom, sai oggi è un po’ nervosetto! - dice Gustav con qualche esitazione, dando la mia adorata compagna a Saki, che con la delicatezza di un elefante la getta nel carrello dove risiedono tutte quelle valigie senza identità.
- La mia Guendalinaaa! - Urlò con le lacrimette agli occhi, percependo il dolore della mia valigetta.
- BILL! - Urla nuovamente Tom, stringendo le mani…mi sa che mi conviene stare lontano da lui per un po’, un bel po’.
Tom e Georg si avviano in direzione di Saki, mentre io e Gusty li guardiamo allontanarsi, sospiriamo.
- Ma è possibile che in questo periodo, ogni mattina sia sempre nervoso? - domando sbuffando, prendendo la mia tracolla.
- E che ti devo dire, magari fa cilecca la notte! - pronuncia, grattandosi la testa, cercando di capire tale atteggiamento.
Ci guardiamo…
- Tom!? Ahahah! - scoppiamo a ridere, mi piego in due, mi aggrappo a lui cercando di reggermi in piedi, con gli occhi pieni di lacrime per il troppo ridere.
- No, è impossibile! - continuiamo a ridere a crepapelle cominciando a seguire gli altri membri della band, con qualche difficoltà.
E così bello stare con loro, noi siamo un tutt’uno, i Tokio Hotel sono speciali, come ogni band che si rispetti. Vorrei che la nostra amicizia durasse in eterno.
- Bill, muoviti! - pronuncia la mia “dolce” metà sbuffando.
- Arrivo! - mi volto verso di lui, gli sorriso, lui per un momento sembra dubbioso, ma risponde al mio sorrido mostrandomene uno fantastico…corro verso di lui senza perdere tempo, continua a sorridermi. Ti voglio bene fratellone.
<b> [Il legame tra gemelli
è l’unico che non può essere spezzato,
durerà in eterno,
perché sono un unico essere,
un’unica cosa]</b>
Dopo tanto travaglio, incomprensioni, stress, aver sistemato bagagli su bavaglini, Guendalina lontano da pericolosi criminali e chi più ne ha più ne metta, eccoci negli studi dell’Universal, bè ormai è casa nostra, no?! Uno si dovrebbe sentire bene a casa propria, ma se considerare uno studio di registrazione casa, ehm…non so, non mi alletta molto la cosa.
- Bill, spostati! - ringhia quell’essere che in teoria dovrebbe essere mio fratello, esatto in teoria.
Mi sposto, ed ecco che tutta la band mi supera correndo verso i loro computer, ecco come sempre, ogni volta sempre una gara: chi arriva prima, chi riceve più e - mail, chi più insulti, chi più elogi, ehm...si, contenti loro.
Mi dirigo verso la nostra cucinetta, apro uno sportello qualsiasi sperando di trovare un qualcosa da sgranocchiare, ho una fame...
- BILLLLLLLLLLL!! - Urlano quei pazzi dei miei compagni.
Avevo appena aperto il frigo, preso una bella bottiglietta di coca - cola, appena aperta, e in un attimo sussulto per le grida di quei deficenti, ed ecco tutta la bevanda sui miei vestiti, li ammazzo!
- Che c’è? Spero abbiate una buona motivazione, altrimenti vi faccio fuori! - ringhio precipitandomi nella stanza in cui sono.
Ed eccoli tutti attaccati al monitor del computer di Gustav con gli occhi spalancati, che sia per la sorpresa?! Forse ha vinto lui.
- Ah, eccoti, leggi qui! - dice mio fratello accorgendosi della mia figura, tutto esaltato, facendomi cenno con la mano di venire li.
Sospiro mi avvicino a quella scatola così amata, Tom mi indica il punto esatto da leggere. Leggo, spalanco gli occhi…ma come si fa ad essere così scemi?!
- Ragazzi, vi siete esaltati per così poco?! - chiedo beffandomi di loro.
- Ma che così poco, ma hai letto?! - chiedono in coro, guardandomi come un alieno.
- C’’è semplicemente scritto: “da: Ellen! Oggetto: London vi reclama!” - dico portandomi una mano alla tempia scuotendo la testa, poi sono io l’alieno.
- Ma non capisci, è un’e - mail di una fans inglese! - dice Georg con gli occhi lucidi per la felicità, con un sorriso disegnato nelle labbra, mentre gli altri due annuiscono convinti.
Ehm…si, ma dove sono finito?!
- Ehm…ragazzi non vorrei dirvi che può essere anche pubblicità o semplicemente insulti! - pronuncio convinto.
- Ma che blateri, e anche se fossero insulti vuoi dire che ci considerano! - pronuncia Gustav anche lui con occhi lucidi, mentre gli altri due annuiscono. Si danno il cambio?!
Ok…calma Bill, tu sei un bravo ragazzo e ragioni con la tua testa.
- Si…certo, quando vi sarete ripresi per il lungo viaggio mi fate un fischio! - dico allontanandomi da quegli esseri posseduti, guardandoli quasi scioccato.
Eccomi nuovamente in cucina, mi dirigo al frigo, lo apro, prendo una nuova coca - cola rimpiangendo quella povera disgraziata nei miei adorati vestiti.
- BILLLLLLLLLLLLLLL!! - un altro urlo, un altro sussulto, altra bibita nei miei vestiti, porca miseria, ma che ho fatto di male nella vita?
- IO VI DISINTEGROOO!! - urlo con tutto il fiato che ho in corpo, rincamminandomi versa quella stanza.
- Bill, ma sei tutto bagnato! - mi fa notare incredulo quel essere con cui divido il dna.
- Ma no, vero?! Non me nero reso conto! - dico in senso ironico, cercando di controllare la mia ira, prima di farlo sparire per sempre dalla faccia della terra.
Gustav e Georg che la ridono sotto i baffi, cercando di non scoppiare in una risata fragorosa, almeno loro si divertono.
- Posso sapere perché mi avete chiamato di nuovo? - chiedo sottolineando l’ultima parola, strizzando quella povera maglietta ormai ridotta ad uno straccio.
- Uhm…perché l’abbiamo richiamato? - chiede quella sottospecie di fotocopia agli altri due, cercando di ricordarsi il motivo –Ah si, devi leggere quell’e - mail! - conclude.
Non ho mai visto quei tre così presi da un’ e - mail, che c’è una richiesta di matrimonio per Gustav o Georg? Va leggiamo qua…
<b>“Buon giorno o sera che sia, cari Tokio Hotel,
un saluto un po’ insolito, ma decisamente iniziare con il classico “salve”, sa tanto di vecchi decrepiti e costatando che siete tra i 18 anni e i 21 anni, direi che non era molto appropriato, o forse avrei fatto una figura migliore? Uhm…e chi può dirlo, ormai lasciamo le cose come stanno, che ho da perdere alla fine? Niente, non sapete manco che faccia abbia, grande invenzione l’e - mail.
Ok, ora che vi siete fatti un’idea di una ragazza con qualche problemino e una crisi ormonale (perché sono in piena età adolescenziale), posso esporvi tranquillamente il problema che mi affligge e non mi fa dormire la notte (anche se questa è una grossa balla, visto che mi appisolo appena mi distendo cinque secondi nel mio adorato lettuccio, cascasse il mondo), bene, tutti attenti? Domanda inutile visto che non solo li ad osservarvi, per mia grande fortuna - sfortuna. Allora…io sono inglese e come tutti sappiamo non siete molto amati in questa bellissima terra, forse. E già avete letto bene, forse, è impossibile che in una nazione così grande ed evoluta non ci sia nessuno a cui piacete. Infatti non è così, l’unico problema è fuoriuscire, se ci fosse un’opportunità, una sola in cui voi vi avvicinaste a noi, può essere che vi potremmo sbalordire. Gia…potremmo.
In realtà a me di voi non mi interessa più di tanto, non sono una vostra fans, certo non mi dispiacete, dirlo sarebbe un’emerita cavolata, ma decisamente non farei pazzie per voi. Per voi no…ma per il legame che unisce me e la mia più cara amica, Alysea, farei di tutto.
Voglio vederla sorridere, solare, felice, rivoglio quel sorriso che le si dipingeva nelle sue labbra molto spesso, quel sorriso che mi tirava sempre su quando c’era qualcosa che non andava, quel sorriso che mi contagiava giorno dopo giorno, mentre adesso è così raro vederlo, le uniche volte che la vedo sorridere è quando si parla di voi, ma subito dopo sparisce lasciando trasparire tutta la sua tristezza, lasciandomi un nodo alla gola. Ormai quel velo di tristezza la segue dovunque ed ogni giorno è sempre peggio, e io soffro in silenzio con lei. Se solo sapesse che io sto così male per lei, non se lo perdonerebbe, allora farebbe di tutto per sorridere, mostrarsi felice, ma sarebbe tutto una maschera, una stupidissima maschera, solo per regalare un sorriso a me. La rivoglio semplicemente indietro, com’era, era unica e l’ho è tuttora.
Vi starete chiedendo che cosa voglio e cosa c’entrate voi con tutta questa storia, anche se penso l’abbiate capito fin da subito, alla fine tutti vogliono le stesse cose.
Se vi dicessi che questo suo cambiamento è dovuto proprio a voi, tutta quella tristezza, amarezza, cosa fareste mai? Molti se ne laverebbero le mani, ma io so che voi siete davvero speciali, e che fate di tutto per rendere felici le vostre fans, però naturalmente nelle vostre tasche devono avere qualcosa in cambio, e mi sembra pure giusto, nessuno da niente per niente, lo faccio anch’io, è nella natura dell’uomo.
Io vorrei qualcosa che vi costerebbe tanto, anche troppo, ma credo che sia l’unica cosa che la farebbe tornare come prima. Non è un’incontro, no, tranquilli non dovrete incontrare quella peste, ci rimettereste la vita e poi il resto del mondo darebbe la caccia a noi due, per carità, ho una vita davanti ancora per un po’.
La cosa a cui tiene di più, va bé a parte un ragazzo dai lunghi cappelli neri, sparati, con occhi marcati da una gran bella, fortunata matita nera, che gli fanno risaltare gli occhi, con quei lineamenti così perfetti, così invidiabili, alto un metro e ottantatre centimetri e chi più ne ha più ne metta(almeno lei dice così), è poter avere, vedere un vostro concerto nella sua amata terra, nella sua città, per svegliarla, ridarle quel colore che ormai ha perso, per farle ascoltare qualcosa che custodirà gelosamente per sempre.
Una grande richiesta, che vi costerà davvero tanto, potrebbe essere un successo, potrebbe essere un fallimento, potrebbe far accorrere tutti quelli che vi amano nell’anonimato e far riempire le casse, o potrebbe non farlo, e quindi sarebbero soldi buttati al vento.
Lo so è davvero una decisione difficile, chissà mai ci penserete sopra, certo lei si accontenterebbe di un mini concerto anche si due semplici canzoni, ma voi siete i Tokio Hotel se fate le cose devono essere fatte in grande, voi siete speciali e noi lo sappiamo.
Grazie per aver letto, e qualunque cosa voi facciate ve ne sarò riconoscente a vita.
La vostra rompiscatole preferita
Ellen” </b>
Resto dieci minuti a fissare quell’e - mail, incredulo, non spiccico nessuna parola, mi sento quasi svuotato…incredibile.
- Bill, ancora vivo? - chiede speranzoso il mio caro gemello, cercando il mio sguardo.
- E… - continua Tom, aspettando una mia qualsiasi reazione.
- “E” cosa? - chiedo quasi infastidito, girandomi verso di lui.
- Che si fa? - domanda Gustav, intervenendo in soccorso di Tom.
- Bé…io credo che si dovrebbe fare! - soggiungo, portandomi una mano al mento, con ara di chi sta pensando una qualche, possibile soluzione. Si…una bella impresa.
- Tu dici di andare, eh?! - pronuncia Georg, guardando nuovamente quell’e - mail.
- Qualche pazzia nella vita dovremmo pur farla! - soggiungo, facendo comparire un nuovo sorriso.
- Si…siccome ne facciamo poche! - pronuncia Gustav con tono beffardo.
- Dai alla fine vada come vada, noi ci avremo provato! - pronuncio, guardandoli uno per uno negli occhi.
- Ok, fratellino! Chi la va, la spacchi! - pronuncia tutto contento il mio gemello, con un dolce sorriso disegnato sulle labbra. Ho la strana sensazione che gli piaccia l’idea.
- Ok, dobbiamo solo rimboccarci le maniche! Ma adesso ho altro da fare! - pronuncio avviandomi verso la porta.
- Che devi fare? - chiedono all’unisono, guardandomi interrogativi.
- Magari andarmi a cambiare! - pronuncio seccato, sparendo dietro la porta, mentre quei tre sghignazzano. Bastardi…sorrido, sono davvero unici.
Ricordo esattamente quel giorno, Ellen è venuta di corsa in camera mia gridando come una povera pazza, come se avesse scoperto chissà che cosa, o che avesse ricevuto chissà quale notizia, davvero impressionante.
Io bella tranquilla in camera mia ad ascoltare i Tokio Hotel, guardando il soffitto ricoperto interealmente da loro, ed ecco che sento un urlo agghiacciante, provenire dall’ingresso, e in meno di un secondo un tornado invade la mia stanza con nessuna difficoltà, cominciando a gridare frasi sconnesse fra loro: “Mi hanno risposto”, “Non ci posso credere”, “Allora il mondo mi vuole bene”, “Evviva”.
La guardavo con occhi sgranati, ero spaventata, nella mia testa un unico pensiero: “Chi è questa pazza? Aiutooo!!”
Si era seduta nel mio letto con occhi lucidi, con un sorriso a trentadue denti e se ce ne fossero stati di più, si sarebbero visti anche quelli. Mi porge dei fogli appena stampati, riporta un’e - mail che ha scritto lei e una risposta, leggo a chi era indirizzata, grano gli occhi, salto in aria, la guardo incredula, lei mi fa un cenno con la testa timidamente, con un sorriso sulle labbra, in pochissimi minuti leggo tutto…le salto addosso, abbracciandola forte, forte, per poco non perdeva la vita, le grido una valanga di “Grazie”, le dico tutto il bene che le voglio, in somma un pomeriggio passato tra urla, grida, risate, abbraccia. Quella sera mi sono addormentata con un unico pensiero: “Impossibile, eppure è così”.
Nella vita può davvero accadere di tutto, lasciandoti di stucco, perché tutto può cambiare in bene o in male.
Ed eccomi qua, quei giorni sono passati, l’ansia è ormai passata, il giorno tanto atteso è ormai passato, tutto è volato in un secondo, quei momenti vivi nella mia mente, rinchiusi, sigillati in essa, senza lasciargli via di scampo.
I Tokio Hotel hanno colpito ancora e continueranno a farlo, quel concerto tanto desiderato, bramato, amato è già finito, lasciando un segno indelebile nel mio cuore, in quello di altrettante fortunate e soprattutto nel cuore della mia città, che spende più che mai, sembra sorridere ai propri cittadini più felice che mai, perché ha ritrovato finalmente serenità, colore, ha conosciuto qualcosa di nuovo, l’ha regalato ai suoi amati abitanti, lo terrà per sempre con se, e continuerà ad proteggerci finché le sarà possibile, e lo farà per molto tempo.
Ed eccomi nuovamente qua con una nuova fan fiction, come sempre nata da una mente davvero particolare =_=, si molto.
Per molto tempo ho lasciato questa fic di lato, con l’intento di riprenderla, e ogni volta mi inventavo di tutto e non la concludevo mai, finché un giorno non mi sono detta che cavolo ci aspettavo ad concluderla. Alla fine eccola qua, così almeno smetto di sognarla mentre mi insegue minacciandomi di farmi fuori con un forchettone per raccogliere la paglia, hihi!
Spero via sia piaciuta.
Che dire di Guendalina, ormai fa parte della famiglia! Si, nella mia povera mente, ahah.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e le povere anime che con un gesto di generosità commenteranno (se mai ci sarà qualcuno che avrà questo coraggio).